FRANCESCO VENTRIGLIA conversa sulla "bellezza" con Michele Olivieri

DIALOGO SULLA BELLEZZA


Cos’è la bellezza per Francesco Ventriglia?
Questa è una domanda molto complessa e non semplice. Credo che per iniziare si possa dire che dovrebbe essere una responsabilità individuale di tutti educarsi alla bellezza quotidianamente. Educarsi non solo a cercarla quanto a costruirla, edificarla, proteggerla. Ci sono tanti modi, diversi tra loro, di incontrare la bellezza, ma dipende esclusivamente da noi riconoscerla e darle il giusto valore. Ho sempre creduto che siano gli artisti i veri custodi della bellezza nel mondo. Esseri apparentemente fragili ma fortissimi, che si fanno carico di quella fatica dalla quale il pubblico necessita di fuggire. Essi la trasformano, la nascondono, la creano, la diffondono e lo fanno per tutte quelle persone per le quali l’arte rappresenta un rifugio, un luogo dove poter resistere, dove potersi difendere, dove poter trovare bellezza nella necessità di scappare dalle miserie quotidiane che ognuno incontra. Gli artisti creano mondi possibili in cui si narra e si ascolta, è per questa ragione che andrebbero protetti, tutelati e aiutati maggiormente. Ho passato gran parte della mia vita da danzatore, lottando ogni giorno per modellare il mio corpo e il mio modo di danzare. Seguivo i canoni di bellezza più comuni nel mondo del balletto e a volte ne cercavo di nuovi per forgiare una unicità o perfezione che, malgrado sapessi fosse impossibile da raggiungere, costituiva il motore primario del mio modo di sentirmi un artista. Volevo essere sempre meglio di me stesso, nel rispetto del personaggio, del coreografo, della musica, del pubblico. Ogni giorno, il duro lavoro per essere più armonico, più musicale, più magro, più muscoloso, più leggero... più bello.  La bellezza della bellezza






Che valore hanno i Maestri in tutto ciò?
I Maestri ti indicano come usare il peso sul pavimento per volare sempre più in alto nei salti, oppure a conoscere la fisica della forza centrifuga per girare con qualità o ad ascoltare la musica con attenzione per tradurla nei movimenti mediante forza e gentilezza, usando questa o quella nota per appoggiarvi uno sguardo o un’intenzione. Fidarsi dei Maestri e dei loro consigli è sicuramente un atto di bellezza. Sono stato fortunato ad incontrarne tanti ed alcuni molto bravi.  La bellezza della fiducia






La bellezza è una maschera che si indossa?
Siamo tutti abituati ad “organizzare” la nostra personale bellezza davanti allo specchio. Solitamente negli anni dell’adolescenza ci abituiamo ad “acconciarci” per essere belli. È quello il momento della vita in cui indossiamo la nostra maschera per andare nel mondo. Ragazzi e ragazze lo fanno in modo diverso, ma con lo stesso scopo, quello di piacere, ovvero essere comunemente approvati, riconoscibili attraverso i canoni del gruppo per essere accettati ed amati, insomma per essere belli. Per un danzatore il confronto con se stesso davanti allo specchio passa per quello della sala prove. Tutto il giorno per tutti i giorni, cercando senza sosta una bellezza, sia essa oggettiva o soggettiva, l’importante è che sia in linea con i canoni imposti dalla società, quella che tutti possono riconoscere, sognare, volere... comprare. Oppure tutto il giorno, tutti i giorni, cercando una bellezza diversa, personale, alternativa che rappresenti quell’artista intimamente, nella speranza che qualcuno possa riconoscersi, possa sognare attraverso di essa, possa volerla, possa... comprarla!  La bellezza della ricerca di sé





A tuo avviso, Francesco, qual è la forma dell'arte?
Qualcuno una volta, quando ero molto giovane mi disse: “La forma informa” ed informa molto chiaramente del contenuto e della passione di un artista. La forma stessa dell’arte consente a chi ne fruisce di sognare di poter essere qualcosa di perfetto, di poter essere qualcosa di bello che non ha nulla a che vedere con la fatica o con la difficoltà quotidiana di vivere, di essere, perfino di dover essere brutti. La bellezza dell'arte






Chi determina cosa è brutto?
Spesso mi sono interrogato su ciò che è brutto e cosa non lo è, su dove sia il limite tra le due cose e come lo si percepisca. Mi sono detto spesso che forse il Brutto è quello che sta nel diverso dal canone, diverso dal senso comune o popolare di bellezza, ma poi un giorno di settembre del 2015 a causa di un incidente di percorso sul mio personale itinerario della vita, la percezione di bellezza e il suo contrario hanno subìto un cambio drastico nella mia visione di uomo e di artista. Proprio davanti ad uno specchio, nella mia casa di Wellington in Nuova Zelanda, è avvenuta la grande rivoluzione umana della mia vita. Una alopecia aggressiva e totale in poche ore cambiava i miei tratti somatici. In pochi minuti, quello che faceva di me un ragazzo tipico nel suo aspetto dei paesi mediterranei, era dissolto. Gli elementi della mia “maschera” (una folta chioma di capelli corvini e ricci, lunghe ciglia nere e sopracciglia spesse) sparivano senza che io potessi fare nulla. La bellezza, che per anni avevo riconosciuto come la “mia” e con la quale le persone identificavano al mio nome, stava mutando in una metamorfosi Kafkiana che da quel giorno, mi avrebbe obbligato ad intraprendere un nuovo cammino di consapevolezza e percezione di me stesso e del concetto di bellezza estetica ed interiore. La bellezza della metamorfosi





La tua identità artistica assumeva un aspetto inedito?
La mia provenienza partenopea ha sempre fatto di me, all’interno del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano, dove ho studiato e danzato per molti anni, il ragazzo moro dai lineamenti marcati. Una faccia tipica per i ruoli forti dei comprimari o degli antagonisti “cattivi”. I grandi coreografi contemporanei mi sceglievano nei loro cast per il carisma della mia “faccia” e della mia fisicità. Tutti cerchiamo una maschera riconoscibile e che possa piacere a molti, per sentirsi approvati, amati. Per molti anni ho giocato e “venduto” tale maschera costruendo il mio DNA artistico proprio su questo, e divertendomi moltissimo a scoprire e costruire ruoli sempre inediti in una relazione costante di fiducia con i miei compagni di lavoro, con la critica, con i coreografi e con il pubblico. Essere riconoscibile significa essere al sicuro e questo vale un po’ per tutti, ma per un artista ne costituisce l’identità. La bellezza dell'identità


Mentre l'identità personale?
Oggi, a tre anni di distanza dall’inizio della mia personale rivoluzione sul concetto di bellezza nel senso più ampio della parola, posso dire che il cantiere del processo di comprensione sia ancora pienamente e consapevolmente aperto e i lavori ancora in corso. Mi sono domandato cos’e la bellezza dunque? Lo sto scoprendo. La bellezza della scoperta







A volte ciò che viene considerato bello non è propriamente ciò che rende gli uomini felici. Come si può indagare con maggior profondità la bellezza in senso lato? 
Mi piace molto considerare bello, le azioni che si fanno per renderci o rendere qualcun’altro felice. Ho Creato l’hastag #sonopiudeimieicapelli #muchmorethenmyhair. L’ho fatto, perché molti ragazzi e ragazze, o i loro genitori mi scrivono in privato. Ragazzi ai quali succedono eventi come il mio, un incedente o una malattia per il quale il loro aspetto fisico cambia. Ragazzi molto giovani o bambini che affrontano questo cambiamento come un momento alquanto difficile, spingendoli ad isolarsi e a deprimersi. Cerco attraverso il mio stile di vita, il mio lavoro e la mia positività, di dimostrare che la resilienza è possibile ed è la strada maestra per affrontare un cambiamento nel confronto con gli altri, con il mondo e che il mondo non ci ama solo per il nostro aspetto. Sei molto più dei tuoi capelli, era il mantra che le persone a me vicine nel momento del mio grande cambiamento, mi ripetevano costantemente. Mi dicevano che mi amavano per quello che sono come uomo e non per i miei capelli. Fu proprio questa frase che mi aiutò ad iniziare la ristrutturazione all’interno del mio piccolo mondo personale. Era arrivato il giorno in cui, si faceva necessario per davvero essere, prima di mostrare quello che volevo che gli altri percepissero io fossi. La ricerca di bellezza finalmente cominciò verso la direzione giusta. La bellezza del cambiamento 





La bellezza, a tuo avviso, è misurabile? 
Oh sì che lo è!  Mi è capitato di incontrare bellezza in luoghi o persone molto lontani da dove la cercavo e di trovarla con una potenza inaspettata. La bellezza dello stupore 






Ogni epoca ha prodotto un canone di bellezza, attualmente come lo si può riconoscere? 
Osservando quello che l’Arte ci propone. Ogni epoca viene espressa e conservata mediante le Arti. I governi che tutelano ogni forma d’Arte, proteggono la propria memoria e le proprie generazioni future. La bellezza della conservazione e della memoria






La bellezza, intesa solo fisicamente può trasformare i corpi in esche senza anima? 
Nella società contemporanea nella quale viviamo, e che amo osservare ci sono app di incontri in cui le persone parlano tra di loro guardando foto di corpi senza teste, senza occhi, senza emozioni. I corpi belli posso essere assolutamente essere esche senza anime. Amare senza anima, senza occhi nel senso più ampio del termine, può generare solitudine. La bellezza e il divertimento, anche se momentaneo, stanno proprio nello scambio totale di emozioni. Quindi, quando si trova il coraggio di metterci gli occhi, le emozioni, la testa e l’anima allora anche il nostro corpo assume un valore diverso e può essere un’esca certo, ma per pescare un amore, o momenti di grande divertimento tutt’altro che sterile, in grado di trasformare qualunque incontro in Bellezza. La bellezza dell’amore consapevole 





La piena coscienza della “Bellezza” ci rende liberi? 
E’ possibile, però credo anche che ciò che davvero ci renda liberi sia la coscienza di cosa siamo e di cosa vogliamo essere nei confronti degli altri non tanto quanto belli ci percepiscano gli altri. La bellezza di essere se stessi





La felicità di un attimo, per molti definito l’attimo fuggente, può essere sincero e per lo più contagioso? 
Sicuramente sì. Credo profondamente nel qui e ora. La felicità e il futuro stanno negli attimi di presente. Bisogna viverli senza proiezioni. Fare Futuro significa costruire futuro oggi e farlo qui, adesso. #facciamofuturo. La bellezza del qui e ora 





Attraverso il tuo lavoro, hai ricalibrato l’immagine della bellezza? 
Totalmente! Ovviamente la bellezza della forma nella danza che curo ha una grande importanza. Spingo sempre gli artisti con i quali lavoro come maestro o come coreografo ad investigare la profondità e il senso del movimento, sia esso nel vocabolario più classico o in quello più contemporaneo. Io cerco di fare lo stesso. Riempire di senso il movimento aiuta a rendere autentico il gesto, oggi di per sé già molto bello, perché danzato da artisti sempre più bravi e dotati di fisici oggettivamente belli. La bellezza dei gesti autentici 





Per te che aspetto ricopre la bellezza nella danza? È tradizione o è rompere le categorie e le etichette? 
Ci sono artisti che con il loro carisma personale hanno modificato il senso comune di bellezza legato alla tradizione. Questi artisti straordinari, nel senso proprio delle loro esibizioni fuori dall’ordinario, hanno introdotto nuovi orizzonti sia di tecnica che di stile e di interpretazione. Credo che sia proprio questa la naturale evoluzione delle arti. Sono convinto che l’evoluzione sia sempre una dimensione di crescita, se non altro per comprendere ciò che è bene perdere e cosa invece sia necessario conservare e custodire gelosamente. La bellezza dell’evoluzione 





A tuo avviso, oggi, i Social Network hanno creato, magari anche negativamente, una nuova “idea di bellezza”? 
Decisamente sì. Come dicevo prima, diventa bello tutto quello che è facilmente riconoscibile, popolare. Tutto quello al quale i nostri occhi si abituano. Sicuramente i Social Network sempre di più ci spingono a fruire di messaggi rapidi e a comprenderli attraverso immagini e video molto brevi. I concetti non sono quasi mai sviluppati, ma solo toccati e nella modalità “effetto wow”. I social sono importantissimi, dovremmo però avere di più la consapevolezza che siamo noi a farli esistere e che di conseguenza siamo proprio noi ad avere il potere di veicolarne i messaggi e i concetti non solo di bellezza, ma anche di gentilezza e di educazione. La bellezza dell’educazione 




Perché oggi si guarda così tanto all’aspetto fisico ed estetico, fine a se stesso? Ultimamente ciò avviene anche nel mondo della danza oltre alla sua naturale evoluzione... non trovi sia del tutto innaturale in certi ambiti? 
Credo che i canoni oggettivi di bellezza vadano tutelati. La danza si è evoluta molto negli ultimi anni con una attenzione anche alla salute e al benessere dei danzatori. Belli sì, ma in modo sano e prevenendo gli infortuni. Una danzatrice bella di oggi è molto diversa da una danzatrice bella di trent'anni fa. Credo sia un processo normale e che accada in tutte le forme d’Arte, dalla moda alla pittura, dalla musica al canto, alla danza. Il cambiamento ha i suoi aspetti positivi quando tiene conto di tutto il buono che del passato bisogna conservare e rispettare. Il punto è che sempre di più si rende necessario conoscere il passato e tenerne in considerazione. Tradizione e innovazione sono facce della stessa medaglia. La bellezza della conoscenza 




Qualcuno ha avuto modo di dire che “più passa il tempo, più il corpo ci somiglia, lasciando traccia di tutto ciò che siamo”, ti riconosci in questa definizione sulla bellezza?
Il corpo è la nostra mappa, il foglio bianco sul quale scriviamo ogni giorno la nostra storia. Credo che ogni singola parola scritta sul corpo, dalla più dolorosa delle ferite alla più felice ruga del sorriso sia preziosa, perché rappresenta chi siamo e da dove veniamo. Per questa ragione a volte i corpi con tante parole scritte sulle sue pagine sono molto più belli e interessanti. La bellezza del corpo che cambia 





L’etimologia della parola bellezza è molto discussa. Che sguardo hai Francesco verso la bellezza interiore, come la riconosci? 
La bellezza interiore di qualcuno si riconosce attraverso l’insieme delle azioni pratiche che quotidianamente quell’individuo compie. Nel rispetto che poniamo verso noi stessi e gli altri. Osservare e riprodurre, credo sia sempre un grande insegnamento, cioè riprodurre quotidianamente solo il buono che si osserva, creando bellezza. La bellezza della gentilezza



Per il mio pensiero la “bellezza” è sinonimo di equilibrio perfetto. Sei d’accordo? 
No, non sono d’accordo. Credo che il disequilibrio abbia un fascino intrinseco. Una bellezza in bilico costringe alla ricerca di equilibrio e a volte non trovarlo è proprio la chiave. Essere in bilico ci consente di non fermare le azioni di ricerca. Forse la bellezza si trova proprio lì, nel processo di costruzione e non nel risultato finale. La bellezza del disequilibrio e della ricerca




La bellezza della virilità maschile in scena o quella della graziosità femminile ultimamente si sono perse e in taluni casi si sono sostituite. È solo una mia percezione o la ritrovi anche tu? 
Come tutte le forme d’Arte, anche la danza rispecchia e racconta quello che accade nella società contemporanea. Tutto adesso è molto più fluido, si va verso una consapevolezza e una tolleranza che erano necessarie. Penso che in questo ci siano note positive da investigare e rispettare, sempre però senza perdere il decoro. La bellezza della tolleranza 





La bellezza è tale solo quando serve a qualcosa? 
Se si usasse la bellezza più profonda degli esseri umani per migliorare il mondo, si potrebbero generare atti di grande coraggio e civiltà. Dovremmo iniziare delle piccole rivoluzioni quotidiane, rispettare l’ambiente, fare la raccolta differenziata, comprare cibi consapevolmente, prendersi cura della quantità di acqua che usiamo, rispettare ogni forma vivente. Fare tutto questo senza aspettare che qualcun’altro inizi a farlo... Ho avuto la fortuna di ascoltare Sylvie Guillem raccontare la storia del Colibrì, che mi ha profondamente colpito: Il Colibrì volava verso un incendio nella foresta con una goccia di acqua nel becco per cercare di spegnere le fiamme. Tutti gli altri animali che correvano nella direzione opposta alle fiamme lo deridevano invece di aiutarlo. Cosa sarebbe accaduto se tutti gli animali avessero corso con lui verso le fiamme, ognuno con una goccia d’acqua? Forse l’incendio si sarebbe spento. La responsabilità personale è la responsabilità collettiva.  Aiutiamo il colibrì, facciamolo di più.  Questa sì che potrebbe essere una bellezza che serve a qualcosa. La bellezza di volare nel senso opposto 



Platone associava la bellezza alla verità, è ancora così oggi? 
Sì, però a volte lo dimentichiamo o peggio ancora non leggiamo Platone né a scuola né a casa. La verità stessa è bellezza, in tutto. Essere onesti ed agire onestamente va sempre contro la compiacenza, e in questo c’è una grandissima bellezza, quella del coraggio. La bellezza del coraggio 





La verità della danza e del balletto nella spiritualità dell’esistenza – concreta agli albori, simbolica nel tempo – la ritroviamo ancora nel nostro quotidiano ad apertura di sipario? 
Dipende sempre dall’artista che troviamo dietro al sipario che si alza.  A volte sì, la troviamo a volte assolutamente no. Come in tutte le esperienze anche quelle a teatro necessitano di essere accompagnate dall’artista giusto. La bellezza degli artisti giusti 


L’importanza della bellezza esteriore ha il suo ruolo di sorpresa nella prima impressione, ma come si può mantenere intatto questo stupore in relazione ai rapporti interpersonali? 
Guardando le persone davvero negli occhi, comunicando gentilezza e sincerità, stringendo la mano con forza, non tradendo mai le promesse fatte e la parola data. La bellezza dell’onestà 


Tutti conosciamo l’importanza dell’aspetto fisico nella società odierna, ma il fascino è tutt’altra cosa? 
Il fascino è un mistero, una magia che porta con sé un grande potere, molto più grande della bellezza stessa. Bisogna certo saperlo usare con cautela. Il fascino è una energia alquanto forte in grado di generare follie. La bellezza del mistero 


Peppino Impastato sosteneva che “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura, l’omertà”, sei d’accordo? 
Ci vorrebbero più Peppino Impastato nel mondo. I popoli liberi sono proprio quelli a cui i governi insegnano la cultura della bellezza nella più alta delle sue forme. La bellezza dei valori condivisi 


Ultimamente, senza generalizzare, nella danza si tende di cadere nel rischio di far prevalere l’apparenza piuttosto che la disciplina e la preparazione? 
Sì concordo, è una tendenza comune, a mio avviso molto pericolosa. La disciplina, l’autoregolazione, il rigore sono l’unico mezzo possibile per ottenere dei risultati concreti ed essere un artista per tanto tempo. Si possono anche raggiungere degli obiettivi velocemente, ma correndo il rischio di perderli quasi subito senza il rispetto per il lavoro. La bellezza del rigore 


La danza insegnata e praticata con i giusti dettami, crea sempre felicità? 
No, purtroppo! Per quanto sia importante avere un codice per insegnare e farlo con attenzione e serietà, seguire le regole e i dettami non basta. Per rendere felici, l’Arte necessita di magia e per questo non esistono regole. Semplicemente succede quando c’è talento. La bellezza del talento 


Michele Olivieri 

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