Prima assoluta allo Strehler per la Tempesta di Aterballetto firmata da Giuseppe Spota

TEMPESTA 



Durata: 70’ - Per tutta la Compagnia

Coreografia GIUSEPPE SPOTA 

Musiche originali GIULIANO SANGIORGI 

Drammaturgia PASQUALE PLASTINO 

Scene GIACOMO ANDRICO 

Consulenza critica ANTONIO AUDINO 

Costumi FRANCESCA MESSORI 

Luci CARLO CERRI 



MILANO, PICCOLO TEATRO STREHLER 

12 GIUGNO 2018 ore 19.30 

13 GIUGNO 2018 ore 20.30 

14 GIUGNO 2018 ore 19.30 



CAST MILANO: 

PROSPERO: Hektor Budlla 

ANTONIO: Damiano Artale 

MIRANDA: Martina Forioso 

CALIBANO: Philippe Kratz 

ARIEL: Serena Vinzio, Saul Daniele Ardillo, Roberto Tedesco 

FERDINANDO: Giulio Pighini 

Noemi Arcangeli, Alessandro Calvani, 

Arianna Kob, Ina Lesnakowski, Valerio Longo, 

Grace Lyell, Ivana Mastroviti 



Con Tempesta Aterballetto affronta una sfida: mettere alla prova la danza e la sua capacità di raccontare storie e personaggi di un narrazione teatrale, illuminandoli in modo originale e osservandoli da nuovi punti di vista. Garantendo una chiara leggibilità della storia di Shakespeare, senza rinunciare ad aprire dimensioni visionarie. E allora si partirà proprio da una tempesta, quella che, possiamo immaginare, ha portato Prospero e Miranda a naufragare sull'isola, per poi ripercorrere la linea degli eventi delineata da Shakespeare, evidenziando alcuni nuclei tematici di forte profondità umana. Per andare al cuore di una delle più straordinarie invenzioni pensate per la scena dal grande scrittore inglese, grazie alla coreografia del giovane Giuseppe Spota, alla drammaturgia di Pasquale Plastino, alle musiche originali di Giuliano Sangiorgi e alla consulenza critica di Antonio Audino. 

In coproduzione con CTB - Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile del Veneto 

Sostegno alla produzione Fondazione I Teatri Reggio Emilia

In collaborazione con Piccolo Teatro di Milano

Sponsor tecnico Promusic
Realizzazione scene Laboratorio Fondazione I Teatri Reggio Emilia

Realizzazione costumi Sartoria Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto - Francesca Messori, Debora Baudoni e Filippo Guggia

Prima assoluta

Milano, Piccolo Teatro Strehler, 12 giugno 2018



/ APPUNTAMENTI / 

13 e 14 giugno 2018, Milano, Piccolo Teatro Strehler

22 e 23 giugno 2018, Vignale Monferrato Festival, Piazza del Popolo

29, 30 novembre e 1 dicembre 2018, Brescia, Teatro Sociale

6 e 7 dicembre 2018, Genova, Teatro della Corte

12, 13, 14, 15 e 16 dicembre 2018, Padova, Teatro Verdi

21 dicembre 2018, Pisa, Teatro Verdi

www.aterballetto.it



CREDITI 

Coreografia Giuseppe Spota
Musiche originali Giuliano Sangiorgi

Drammaturgia Pasquale Plastino

Scene Giacomo Andrico
Consulenza critica Antonio Audino

Costumi Francesca Messori

Luci Carlo Cerri

Durata 70’

Per 16 danzatori

Produzione Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto

In coproduzione con CTB - Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile del Veneto

Sostegno alla produzione Fondazione I Teatri Reggio Emilia

In collaborazione con Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Sponsor tecnico Pro Music


Realizzazione scene Laboratorio Fondazione I Teatri Reggio Emilia
Realizzazione costumi Sartoria Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto -
Francesca Messori, Debora Baudoni e Filippo Guggia

Si ringraziano

Rossella Zucchi – Scenografo realizzatore

Giorgia Amabili – Assistente scenografo

Tommaso e Federico Fornari per la preziosa partecipazione al video di apertura



PRESENTAZIONE DEL PROGETTO

TESTO DI GIGI CRISTOFORETTI – DIRETTORE 

Tempesta è un mito letterario, è una specie di favola magica che conclude la carriera di Shakespeare in maniera del tutto originale e misteriosa. Scelta dalla direzione che mi ha preceduto, mi è sembrata un’occasione straordinaria non soltanto sul piano artistico, ma anche su quello della crescita consapevole della Fondazione Nazionale della Danza verso nuovi orizzonti. I prossimi anni ci troveranno impegnati non soltanto nel ruolo storico, produttivo, ma anche rivolti verso nuove progettualità. In particolare, ci siamo orientati verso il compito di “facilitatori” di nuove relazioni interne al sistema nazionale dello spettacolo dal vivo, incarnando una vocazione transdisciplinare e aperta. Così, Tempesta permette un passo fondamentale alla danza italiana: due teatri importanti, quello del Veneto e quello di Brescia, ci producono e ci ospitano nelle loro stagioni, dopo il debutto al Piccolo di Milano. È la strada per una diffusione più capillare della danza e per rivolgerci a nuovi spettatori. Dopo l’esperimento di incontro con arte e fotografia (In/Finito), alla vigilia del Bach Project che propone una tappa importante nell’esplorazione della relazione tra danza e musica, Tempesta segna il nostro avvicinamento al mondo del teatro. 



TESTO DI ANTONIO AUDINO – CONSULENZA CRITICA
UNA TEMPESTA IN DANZA

Una Tempesta in danza. Si può trasferire in gesto e movimento la scrittura così densa di racconto e di significato di quest’opera? Questa la sfida dello spettacolo. Quantomai ardita perché il confronto è con un testo che ha un valore particolare e assoluto in tutta la produzione di Shakespeare. Si tratta della sua ultima opera ed è considerata come il suo testamento spirituale, un addio al teatro che non a caso presenta in scena un artefice di magie che, come aveva ben capito Strehler, allude ad un creatore di meraviglie teatrali. E proprio in questo caso il drammaturgo rinnova il suo linguaggio scenico, fornisce alla vicenda un andamento narrativo ed emotivo inconsueto, rinuncia ai continui spostamenti di luoghi e di figure, al fitto intreccio di azioni, ai salti temporali. Qui c’è un solo luogo, una sola storia, e un tempo unico, così come volevano le regole aristoteliche che per la prima volta lo scrittore si trova a osservare, rendendo un volontario ultimo omaggio all’idea più pura di teatro.La creazione coreografica si confronta con questa nitidezza, con questa linearità creativa, ma Shakespeare apre comunque infinite suggestioni, e la danza può quindi consentirsi la libertà di scartare dal testo per raccontare in altro modo, può evocare in maniera diversa, per aprire spazi immaginativi inconsueti, pur restando sempre sulla traccia della narrazione originale. Al centro non può non restare la storia di un padre e di una figlia, Prospero, il duca spodestato dal fratello Antonio, e Miranda che vive sull’isola da quando era così piccola da non avere altri ricordi se non quelli di quel luogo. Del conflitto tra i due uomini ci arriveranno immagini come da un remoto passato in bianco e nero, e poi il lungo racconto che il padre fa alla figlia, narrandole della sua nascita nobile e dell’arrivo in quello sperduto angolo del mondo, si trasformerà in calligrafia visiva, arrivando alla tempesta che farà approdare sull’isola Antonio, il suo alleato Re di Napoli e il figlio Ferdinando, scatenata da Prospero come se fosse un grande gioco realizzato per il compleanno di Miranda, affinché l’evento cambi il corso delle cose per tutti. In questa trascrizione gestuale e di movimento il solo essere che abita l’isola, Calibano, si moltiplica, diventa un’entità multipla e complessa, sembra nascere dalle onde del mare e a quelle ritornare. Mentre Ariel non tocca mai terra, continuamente risospinto dall’elemento di cui porta il nome. Ma c’è un passaggio centrale dell’opera su cui questa trasposizione coreografica vuole mettere l’accento. Il progetto di Prospero, all’inizio, è un disegno di rivincita: intende ripristinare il suo potere e la sua autorità ai danni del fratello e dei suoi complici. Sono poche parole di Ariel, creatura non umana commossa dalla sofferenza dei naufraghi, a fargli cambiare idea, a fargli imboccare in maniera repentina la via del perdono, cancellando il rancore, spingendolo ad architettare le nozze della figlia con Ferdinando e a rinunciare ad ogni istinto conflittuale. È un punto spesso trascurato nella lettura dell’opera. Ed è invece lo snodo centrale di tutta la produzione shakespeariana. È come se il poeta volesse rinnegare le sue tragedie di vendetta e le concatenazioni di lutti, per lanciare un nuovo messaggio più umano e profondo. Così si scioglie la vicenda, nel segno della pietà, della comprensione tra gli individui, delineando attraverso i giovani un luminoso futuro, e con l’abbandono di quel luogo da parte di tutti coloro che l’hanno temporaneamente abitato. Mentre l’isola e Calibano torneranno a essere un magma fluttuante.


TESTO DI GIUSEPPE SPOTA – COREOGRAFIA

Nello studiare il testo un’immagine mi ha condotto all'altra (come succede nella storia di Shakespeare, in un continuo effetto domino), dando la possibilità all’immaginazione di espandersi. Una delle fascinazioni principali è stata quella dell'isola, dove un padre (Prospero) e una figlia (Miranda) trascorrono dodici anni insieme ad esseri non umani e lontani da ogni forma di civiltà. Proprio come in un viaggio, in ogni tappa il corpo e il movimento cambiano e si evolvono, attirando il pubblico dentro un mondo magico, al centro del quale si trova Calibano, servo di Prospero, legato a Miranda da un rapporto che si trasforma negli anni.


TESTO DI GIULIANO SANGIORGI – MUSICHE ORIGINALI

Affrontare Tempesta ha significato cercare la chiave per raccontare una storia senza utilizzare parole. Ho dunque creato un'installazione di musica, all’interno della quale i corpi diventano essi stessi dialogo. Con Giuseppe Spota c'è stata un'intesa fantastica: ho composto mentre lui e Pasquale Plastino stavano creando la drammaturgia. Quando abbiamo confrontato i nostri lavori ho scoperto una naturale sintonia, che mi ha permesso di ritrovare il mood della mia composizione. Quando scrivevo mi muovevo molto ed è così che credo di aver visto i singoli personaggi. Per esempio Calibano ha un aspetto tribale, che ci pone davanti al suono del legno, e io mi sono immaginato, naturalmente in chiave moderna, un mostro che contiene una moltitudine di persone. Per me c'è una felicità che i personaggi non raggiungono mai: ciò che io sento come il tema di Tempesta è, infatti, una sorta di malinconia.

TESTO DI PASQUALE PLASTINO – DRAMMATURGIA

La grandezza dei veri classici si fonda sicuramente sulla infrangibilità del loro valore quando viene tirato da tutti gli angoli possibili delle innumerevoli interpretazioni. L’opera di Shakespeare ne è l’esempio massimo. La regia e la drammaturgia contemporanea l’hanno letto e interpretato in migliaia di modi e certamente non tutti riusciti. Eppure il testo resta lì imponente, granitico, autorevole, impermeabile ai graffi e alle ripetute violenze, irradiando e irretendo chiunque con la sua poeticità, suscitando sempre emozioni profonde. Come può confrontarsi la danza con un testo scritto dove le parole restano fondamentali per scatenare sensazioni le più diverse? Abbiamo quindi scelto di dare un “corpo” a tutto quello che nel testo viene solo detto ma non visto.

DRAMMATURGIA DI PASQUALE PLASTINO

Prologo

Lo schermo di un televisore appeso a mezz’aria mostra le immagini in bianco e nero di un filmino di famiglia dove due ragazzini, uno più grande dell’altro, giocano alla lotta per assicurarsi il possesso di un oggetto molto bello e particolare: una corona scintillante che richiama nella foggia e nell’intarsio il Duomo di Milano. In proscenio uno strano separé costruito come un mini-labirinto, con infiniti giochi ottici. Due adulti, Prospero e Antonio, i due fratelli, sembra stiano continuando lo stesso gioco del filmato in bianco e nero. Ma ad osservarli meglio, i loro movimenti esprimono più sfumature. Prospero che indossa la stessa corona del video si muove con più eleganza e divertimento, pare proprio divertirsi, mentre l’altro, il fratello Antonio è decisamente più nervoso e insidioso. Cerca in ogni modo di ghermire la corona che il fratello porta sul capo. Al contrario di Prospero sembra non divertirsi. Attraverso il gioco illusorio degli specchi, Prospero scompare lasciando solo e vittorioso Antonio che è riuscito ad afferrare la corona l’istante prima della sparizione e la brandisce come una testa mozzata.


Esilio per mare

Una tempesta in mare notturna. Il tumulto dell’elemento acquatico composto dai danzatori è accompagnato dalla furia degli elementi atmosferici che si sono scatenati: pioggia battente, tuoni, lampi. Movimenti incessanti in mezzo ai quali emerge la figura di Prospero con l’infante Miranda, la figlioletta, stretta al suo grembo. Cercano di sopravvivere e salvarsi dalla furia degli elementi.


Approdo all’isola

La tempesta si è placata. È una notte spettacolare quella in cui Prospero e la figlioletta Miranda approdano su un’isola sconosciuta. Non si riesce a distinguere nulla. Nel buio però affiorano numerosi punti luminosi. Sembrano lucciole. In realtà ad uno sguardo più attento sono gli occhi di chi in quell’isola ci vive. Sono gli sguardi di Calibano, un solo nome per dare corpo ad un popolo. Calibano non è una singola creatura ma una tribù intera. L’incontro fra Calibano e Prospero non è minaccioso. È piuttosto un annusarsi per capire chi si ha davanti. La presenza di una bambina ancora in fasce rende Prospero intoccabile, quasi magico. Calibano vuole offrire ospitalità ai due naufraghi.


Primi passi

L’isola di giorno. La luce abbagliante di un posto battuto dal sole. Staccando un bastone, Prospero si accorge di un corpo incastonato di cui è visibile solo la bocca rosso acceso. Prospero prende ad agitare il bastone come in un antico rituale, ieratico e misterioso.
Calibano ne è ipnotizzato e imita tutti i suoi movimenti riconoscendolo come capo. Prospero libera il corpo dalla sua gabbia lignea e, come un uccello, si manifesta il corpo guizzante di Ariel, tutto bianco, vaporoso come una nuvola, avvolto da filamenti che svolazzano di qua e di là, una frangia senza peso. È sostenuto nel suo movimento da due danzatori, quasi senza identità, fasciati di nero assoluto. Ariel prova ogni volta a liberarsi di loro. Vorrebbe poter toccare terra liberamente, da solo. Ma ogni volta che si avvicina all’obiettivo viene prontamente allontanato e riportato in alto. Ariel si inchina a Prospero grato per averlo liberato.


Educazione isolana

Ariel è il compagno di giochi della piccola Miranda. Insieme fanno giochi spensierati e divertenti in attesa dell’arrivo di Prospero che invece la costringe a rimanere immobile e ad usare la mente attraverso il gioco degli scacchi. La ragazza è sempre tenuta d’occhio, spiata a distanza da Calibano.


Tentazione di Calibano

Miranda è ormai una giovane ragazza. La sua bellezza insieme all’armonia con cui muove il corpo è un richiamo irresistibile per Calibano. Si legge nel suo/loro movimento il desiderio per quel corpo. Miranda ne è del tutto inconsapevole. Tratta Calibano come un amico di giochi, l’unico essere insieme ad Ariel e il padre ad abitare su quell’isola. Non si rende conto della potenza del desiderio di possesso da parte di Calibano. Si offre alle sue carezze senza capire. Ma, misteriosamente, Calibano si arresta ogni volta che potrebbe ottenere quello che desidera con la facilità della forza. La bellezza e l’innocenza di Miranda emanano una energia misteriosa in grado di fermarlo. Ma c’è un attimo in cui questa energia misteriosa non riesce più a resistere alla potenza del desiderio. È un attimo. Calibano ha già le sue mani sul corpo di Miranda Prospero, che vegliava sulla figlia da lontano senza essere mai intervenuto prima, arriva a mettere fine all’irreparabile. Calibano fugge terrorizzato.


Compleanno di Miranda

Si festeggia il compleanno di Miranda. Ai bordi della scena, c’è Calibano in punizione. Prospero, aiutato da Ariel, mostra il portentoso regalo concepito per la figlia: una grande scatola trasparente con un veliero galleggiante sull’acqua. Il modellino dell’imbarcazione è corredato anche di pupazzetti che riproducono i personaggi dell’equipaggio. Miranda guarda incantata quell’oggetto bellissimo. Prospero, sempre aiutato da Ariel, agita la scatola facendola oscillare in un crescendo, come un’altalena. Magicamente quel movimento scatena la magia dei suoni di una tempesta, con effetti di luce e effetti sonori di tuoni e lampi. Una grande magia. Lo stupore si impadronisce di Miranda ma anche di Calibano che osserva a bocca aperta. Al culmine del movimento e degli effetti di luce e suono, il fondo della scatola si apre facendo cascare tutta l’acqua con veliero e pupazzetti. Miranda, come un gigantesco Gulliver, si accovaccia per osservare i resti che giacciono ormai inerti per terra.


Ebbrezza di Calibano

In scena c’è solo Calibano che ha assistito a quella strana festa tenuto in disparte. Osserva i resti del veliero e i pupazzetti. In preda a una strana euforia, i diversi danzatori iniziano a giocare come bambini con i pupazzetti. Come spuntati dal nulla, dal fondo della scena, avanzano verso di loro due figure. Lo schiamazzo si interrompe di colpo e Calibano, ancora una volta, fugge terrorizzato.


Educazione sentimentale

Dal fondo della scena avanza la figura solitaria di Ferdinando, stremato dal naufragio. Si guarda totalmente spaesato. Avverte intorno a lui delle presenze ma non si vede niente. All’improvviso però si staglia la silhouette di un corpo femminile magnifico: Miranda. Miranda a sua volta si ritrova davanti, sulla sua isola deserta, un altro essere umano con le fattezze sublimi di Ferdinando. È un attimo. I due ragazzi si studiano come due immagini riflesse. Cercano di scoprirsi sfiorando man mano tutte le parti del corpo l’uno dell’altra. È la scoperta dell’amore con tutto il suo carico di meraviglia e stupore.


Prove di vendetta

Aleggia fra Prospero e Ariel una strana atmosfera. Prospero sembra corteggiare Ariel. Man mano che l’ardore di Prospero cresce, aumenta la malinconia di Ariel che tenta disperatamente di tornare con i piedi per terra ma non ci riesce. Prospero però non vuole spaventarla e quindi attenua il suo slancio. Insieme tracciano un cerchio di polvere che assume immediatamente, attraverso le luci, la funzione di uno spazio sacrale. Prospero si ferma al di fuori del cerchio. Sembra improvvisamente estenuato dallo sforzo e incapace di proseguire. Ariel, che non riesce invece a fermarsi, gli svolazza intorno come a volerlo rianimare. Ma Prospero resta lì immoto, una stanchezza atavica sembra essersi impadronita di lui. Ariel gli gira intorno cercando di fargli ritornare l’attenzione verso il suo bastone-bacchetta magica. Ma Prospero sembra non reagire.


Il perdono vale più della vendetta

All’interno del cerchio, immobili, come vittime di qualche sortilegio, Miranda e Ferdinando allacciati inestricabilmente come prigionieri del loro amore. Poco distante c’è Antonio. Non ha più l’attitudine superba del prologo. Il suo corpo è fiaccato dal naufragio. Prospero è fuori dal cerchio. Ci gira intorno. Li osserva. Si sofferma su Antonio, suo fratello. Restano soli. I loro corpi si predispongono per un duello finale. Intrecciano le loro mani in un intenso braccio di ferro. Appare Ariel. Si frappone fra i due fratelli come un arbitro. Interrompe quella tensione insopportabile. La corona cade per terra. Né Antonio né Prospero cercano di prenderla. Rimane lì come un oggetto inerte. In quel momento Ariel prova ad appoggiare i piedi per terra e ci riesce. I suoi portatori si dissolvono. Ariel può finalmente muoversi in autonomia esibendosi in un assolo che celebra la gioia della ritrovata libertà. In questa felicità rientrano anche Miranda e Ferdinando che si uniranno ad Ariel in quella celebrazione. Ariel raccoglie la corona rimasta a terra e la porge alla coppia. Miranda e Ferdinando la tengono tutti e due fra le loro mani mentre gli elementi scenici si assemblano a formare una zattera che trasporterà lontano, come uno strano corteo nuziale, la giovane coppia di Miranda e Ferdinando seguiti da Prospero e suo fratello Antonio.


Epilogo

Sulla scena nuda, restano solo i danzatori che compongono Calibano. Non c’è più nessuna traccia delle altre presenze. Calibano ne avverte l’assenza. Niente sarà più come prima.


BIOGRAFIA GIUSEPPE SPOTA
Nato a Bari il 09-07-1983, inizia i suoi studi presso la scuola della sua città per poi completare la sua formazione professionale presso la Scuola del Balletto di Toscana diretta da Cristina Bozzolini. Dal 2002 inizia il suo percorso professionale ed entra a far parte dell’organico del Balletto di Roma sotto la direzione artistica di Franca Bartolomei, Walter Zappolini e la stessa Cristina Bozzolini, esibendosi nel ‘Giulietta e Romeo’ di Fabrizio Monteverde. Successivamente lavora per il Gruppo Nuova Danza Treviso, Notre Dame de Paris (Coreografie Martino Müller) e dall’agosto 2004 entra a far parte della Compagnia Aterballetto sotto la direzione artistica di Mauro Bigonzetti. Durante i successivi 4 anni con la Compagnia Aterballetto, Giuseppe ha la possibilità di esibirsi con coreografie di Jirí Kylián, Ohad Naharin, William Forsythe, Mauro Bigonzetti. Nel 2009 decide di espandere il suo bagaglio professionale all’estero, entrando a far parte della Compagnia Gauthier Dance//Dance Company Theaterhaus Stuttgart sotto la direzione artistica di Eric Gauthier, collaborando con coreografi come Christian Spuck, Paul Lightfoot/Sol Leon, Hans van Manen, Itzik Galili, Francesco Nappa e lo stesso Eric Gauthier. Dopo questa prima esperienza estera, dal 2010/11 Spota entra a far parte dell’organico dell’Hessisches Staatstheater Wiesbaden sotto la direzione artistica di Stephan Thoss. Quattro anni di un ricco scambio con il direttore Thoss daranno inizio ad un profondo interesse coreografico, debuttando 2 grandi lavori nello Staatstheater Wiesbaden e ricevendo commissioni che entreranno a far parte del repertorio della compagnia. Oltre ad iniziare a coltivare la passione per la coreografia, Spota ha la possibilità di lavorare come ballerino con coreografi come Johan Inger, Jirí Kylián, Medhi Walerski e lo stesso Stephan Thoss. Nel 2011 Spota riceve il German Theatre Prize THE FAUST come migliore danzatore dell’anno per la sua interpretazione di ‘Blaubart’ di Stephan Thoss. Nello stesso anno si classifica al secondo posto nella competizione International Choreographic Competition di Hannover, con la sua prima coreografia UN / ATTAINABLENel 2012 riceve il premio come "Talento emergente italiano all’estero", da una giuria composta per le riviste di Dance for you (Germania), Dance Europe (Inghilterra) e Danza&Danza (Italia). Dall'anno 2013/14 ad oggi, Giuseppe si dedicacompletamente alla coreografia iniziando le sue collaborazioni con Aterballetto, Staatstheater Mainz, Hessisches Staatstheater Wiesbaden, Gauthier Dance, Nationaltheater Mannheim, Theater Regensburg, Theater Ulm. Nell’estate 2015 gli viene data la possibilità di partecipare al Beijing International Ballet Gala con alcuni estratti delle sue creazioni. Attualmente Spota sta continuando la sua collaborazione con Stephan Thoss al Nationaltheater Mannheim, come assistente dello stesso direttore.

Coreografie per Aterballetto:
  • 2018 Tempesta – Piccolo Teatro Strehler, Milano
  • 2017 Narcissus – Piccolo Teatro Strehler, Milano
  • 2016 tiportoVia – Chiostri di San Pietro, Fotografia Europea, Reggio Emilia
  • 2015 LEGO – Teatro Comunale Luciano Pavarotti, Modena




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