Il palcoscenico della Scala si apre al Balletto del Bol’šoj

Ospitalità Corpo di Ballo
del Teatro Bol’šoj di Mosca
al Teatro alla Scala di Milano


La Compagnia, che mancava da Milano da undici anni, è in scena dal 7 al 13 settembre con La Bayadère di Minkus/Grigorovich e La bisbetica domata di Maillot sulle musiche scritte da Šostakovič per il cinema.

La Scala era stata a Mosca nel 2016 con Simon Boccanegra diretto da Chung e Messa da Requiem diretta da Chailly.

Dal 7 al 13 settembre 2018 il palcoscenico del Teatro alla Scala si aprirà a una nuova ospitalità del Balletto del Teatro Bol’šoj nel quadro di un lungo e articolato rapporto di collaborazione e scambi culturali che nell’arco di oltre cinquant’anni, dal 1964, ha già prodotto quattro grandi progetti di scambio per un totale di 9 tournée della Scala a Mosca e 7 del Bol’šoj a Milano.

L’ultimo momento di questa collaborazione risale al 2016, quando la Scala ha portato nella capitale russa Simon Boccanegra diretto da Myung-Whun Chung e Messa da Requiem e un concerto dedicato a Cherubini, Rossini e Verdi diretti da Riccardo Chailly.

Il Bol’šoj propone ora al Piermarini due titoli importanti, La Bayadère e La bisbetica domata a coniugare storia del balletto e novità dopo undici anni dalla precedente ospitalità, che risale al maggio 2007 con La fille du Pharaon e Il limpido ruscello agli Arcimboldi.

Prima di quella data, soltanto due erano state le occasioni che avevano visto il sipario della Scala aprirsi sui balletti del Teatro Bol’šoj: nell’autunno 1970, Il lago dei cigni, Spartacus e Lo Schiaccianoci, interpretati tra l’altro da Maja Plisetskaja e Vladimir Vasiliev; e la storica tournée dell’ottobre del 1973, quando accanto a cinque opere i Complessi del Teatro Bol’šoj portarono a Milano anche il balletto Anna Karenina.

Nel 1974 la Scala avrebbe ricambiato portando a Mosca altrettante opere e la Messa da Requiem dirette da Claudio Abbado e Francesco Molinari Pradelli

Il primo titolo proposto dalla Compagnia moscovita il 7, 8 e 10 settembre con l’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala diretta da Pavel Sorokin è La Bayadère, uno dei balletti cardine del repertorio classico che vide la sua prima assoluta a San Pietroburgo nel 1877.

La partitura di Ludwig Minkus dipinge un’India da leggenda in cui fioriscono intrighi e drammi d’amore: il fascino dei paesi esotici e il successo di opere letterarie come il poema Śakuntalā ispirarono Petipa, che creò una perfetta armonia fra scene di massa e protagonisti, momenti di alto lirismo e fascino poetico. Su tutti, la meraviglia del Regno delle Ombre, quadro che aprì la strada alla fortuna occidentale di questo balletto.

Lavorare sui balletti di Petipa è stata una delle linee principali dell’attività coreografica di Yuri Grigorovich. Nato nel 1927 e ballerino del Kirov fino al 1962, Grigorovich è stato direttore artistico del Bol’šoj fino al 1995 imponendosi tra le figure di maggior rilievo della coreografia russa del Novecento. Il suo lavoro su La Bayadère, allestita per la prima volta nel 1991 e riproposta nel 2013, è consapevole della presenza viva di Petipa e della necessità di conservare l’eredità classica - e Petipa stesso meglio di altri ha dimostrato che i vecchi balletti devono essere ripresi.

I principi alla base della produzione restano invariati: ci sono tutte le composizioni originali di Petipa, le successive interpolazioni e anche gli ampi frammenti dell’azione ri-coreografati dallo stesso Grigorovich; la novità, per il pubblico del 2013, è l'assenza del finale in cui il terremoto distrugge il tempio. Grigorovich ha ritenuto che, dopo l’atto sinfonico delle Ombre, non fosse necessaria altra danza: “Le Ombre sono una vetta nell’arte del balletto; speriamo che lo siano ancora per molto. E che ogni persona in sala possa sentire a portata di mano la magia del balletto russo, una delle meraviglie del mondo”.


L’11, 12 e 13 settembre è la volta di un lavoro recente; commissionato dal Teatro Bol’šoj, in debutto nel 2014, La bisbetica domata è il primo balletto creato da Jean-Christophe Maillot per una compagnia che non fossero Les Ballets de Monte-Carlo, che dirige dal 1993.

Ispirato alla omonima commedia di Shakespeare, si è aggiudicato tre Maschere d’Oro.

Maillot ha pensato per i danzatori del Bol’šoj un lavoro con una grande vena narrativa, che potesse esaltare oltre che la loro bravura anche l’abilità interpretativa.

Per il coreografo questa commedia è come una meravigliosa storia sui rapporti umani che semplicemente chiede di essere tradotta nel linguaggio del corpo: una trama abbastanza complessa, uno dei lavori più sensuali di Shakespeare, una analisi appassionata delle relazioni d’amore.

Per Maillot, coreografo che ama rinarrare una storia classica a suo modo, è una commedia che parla dell’incontro di due caratteri eccezionali, Caterina e Petruccio, che non possono sopportare l’idea di avere un rapporto mediocre tra di loro o con altri.

Lavorando con i ballerini del Bol’šoj, per lui era ovvio che il compositore dovesse essere russo.

Sceglie Šostakovič, orientandosi questa volta sulle composizioni per il cinema, che alla Scala sono affidate al direttore Igor Dronov alla testa dei musicisti dell’Orchestra Verdi.

http://www.teatroallascala.org

Alyona Kovalyova - Jacopo Tissi / La Bayadere by Damir Yusupov

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