DANZA: I passi della Musica all'Auditorium

Tra flamenco e jazz… 

Gran (doppio) finale della rassegna dedicata alla musica da ballo con laVerdi diretta da José Antonio Moñtano e la chitarra di Juan Manuel Cañizares

Giovedì 31 agosto e Domenica 3 settembre
Auditorium di Milano - largo Mahler
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Chitarra Juan Manuel Cañizares
Direttore José Antonio Moñtano


L’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi chiude in bellezza la rassegna Danza: i passi della Musica, dedicata alla grande musica da ballo. E lo fa con un programma affascinante, sul filo intrecciato della migliore tradizione latina e dell’effervescente spirito anglosassone contemporaneo.

Doppio appuntamento giovedì 31 agosto e replica domenica 3 settembre, sempre alle ore 20.30, all’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo.

Sul palco di largo Mahler il gradito ritorno della bacchetta madrilena José Antonio Montan͂o, che debuttò a laVerdi la scorsa stagione sinfonica, con un concerto dedicato a Manuel De Falla e Isaac Albéniz. Ma il pubblico milanese potrà assistere anche al debutto del fuoriclasse chitarrista flamenco e compositore catalano Juan Manuel Cañizares, impegnato nell’esecuzione del suo Al-Andalus. Si tratta di un concerto per chitarra e orchestra, emozionante omaggio ad uno de più affermati, amati e conosciuti protagonisti della musica spagnola de XX secolo, il chitarrista virtuoso Paco de Lucia, scomparso nel 2014 e maestro di Cañizares.

La locandina si snoda attarverso brani di assoluto appeal musicale ed emotivo: ascolteremo così Danzón n. 2 per orchestra del compositore contemporaneo messicano Arturo Márquez, per passare quindi all’America di George Gershwin, con Ouverture Cubana, e di Leonard Bernstein, con Symphonic Dances da West Side Story.

(Biglietti: euro 25,00/15,00; info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler, orari apertura: mar/dom, ore 10.00/19.00, tel. 02.83389401/2/3; on line: www.laverdi.org o www.vivaticket.it ).



Al-Andalus concerto per chitarra e orchestra
alla memoria di Paco de Lucía
di Juan Manuel Cañizares
Musica classica e Flamenco, un abbraccio che sorge dal dolore

Il concerto Al-Andalus per chitarra flamenca e orchestra, dedicato alla memoria di Paco de Lucía, ultima composizione di Juan Manuel Cañizares, è un progetto singolare per diverse ragioni. Una delle più importanti è il gemellaggio che si costituisce, in maniera istintiva e colta allo stesso tempo, tra musica “classica” e flamenco, che avviene in una forma del tutto naturale, come se i due mondi si abbracciassero e si abbeverassero alla stessa fonte. A ciò si deve aggiungere, tra le altre virtù del pezzo, il carattere a programma di un’opera che nasce dal dolore, dalla perdita dell’amico del cuore, dalla nostalgia di tutte quelle cose già passate ed irraggiungibili, le quali però conducono ineluttabilmente verso il sentimento della speranza e del giubilo che, senza cadere nell’illusorio pericolo dell’euforia, brilla nel terzo movimento.

L’emozionante risultato non può certo essere considerato una sorpresa; infatti Cañizares unisce la formazione classica alla sua anima flamenca in un’indissolubile unità, che da tempo trasforma le sue composizioni e le sue trascrizioni in una sintesi unica e singolare, così come eterogenea, di fare ed intendere la musica.

Il chitarrista e compositore spagnolo sta attraversando, soprattutto per quanto detto sopra, un momento creativo di indubbia maturità e originalità. Cañizares si muove indistintamente tra le vette del flamenco e quelle della musica classica, ed in entrambe si “sdoppia” con la maestria e la tranquillità che gli dà il fatto di sentirsi sempre a proprio agio. Per tale ragione, risulta estremamente coerente l’abbraccio nel quale si fondono questi due ambiti creativi, che costituisce lo spirito più autentico del concerto Al-Andalus. Tutto ciò, però, a Cañizares non basta, giacché, come autore e interprete, cerca sempre di superarsi. Con la serenità di un veliero in alto mare, si muove da quei mondi conosciuti verso la ricerca di nuovi universi da esplorare. Questo è ciò che lo rende unico.

Dieci anni di lavoro e di prossimità uniscono Cañizares e Paco de Lucía. Dieci lunghi anni, trascorsi insieme sui palcoscenici di tutto il mondo, dall’Europa alle Americhe, dall’Asia all’Africa. Così nacque, imperitura, un’amicizia completa e intelligente che nemmeno l’improvvisa morte del maestro di Algeciras, avvenuta nel 2014, è stata capace di alterare. Ed è proprio da questa profonda mancanza, dalla nostalgia per l’amico ed il maestro, che nasce Al-Andalus, un concerto che aveva iniziato la sua incubazione da almeno due lustri, senza che nemmeno Cañizares se ne rendesse conto.

Quando Cañizares si apprestava a comporre il suo concerto (una commissione della Orquesta Nacional de España), gli arrivò l’inaspettata notizia della scomparsa di Paco de Lucía e in tal modo il pezzo si tinse inevitabilmente del suo ricordo, del ricordo di tanti momenti vissuti insieme, ormai irripetibili. La composizione di Al-Andalus si è convertita così in un processo doloroso e complesso, a causa di una transizione improvvisa, che viene raccontata soprattutto nel secondo movimento, una “marcia funebre”, preceduta da una “bulería” (così tipica dello stile di Paco de Lucía) nel movimento iniziale. In tal modo, il dolore di Cañizares viene riflesso proprio nel secondo movimento, in quella tristezza sconosciuta che si scatenò con la sensazione del peso sulla spalla del feretro dell’amico scomparso, peso che rendeva sempre più difficile il passo successivo.

Quando entrarono nella chiesa, il giorno era plumbeo e dalle nubi piovevano lacrime; quando uscirono dalla chiesa, il sole risplendeva, come fosse un ampio e inatteso sorriso. I presenti passarono dal dolore alla consolazione di quel sole, nel quale c’era Paco, sole che rallegrava la giornata e confortava i cuori dei presenti. Questo passaggio rivelatore è raccolto e raccontato nel terzo movimento. La cadenza in forma di “taranta”, che serve da ponte tra il secondo e il terzo movimento, si trasforma in un ritmo di “tanguillo” di Cadice, la città spagnola cara a Paco de Lucía. In quest’ultimo movimento del concerto, Cañizares ha voluto ricordare il maestro e l’amico accennando ad alcune delle sue più celebri composizioni, vale a dire Río ancho e Entre dos aguas. L’assenza, la presenza di Paco de Lucía pervadono ogni nota di Al-Andalus, sebbene siano filtrate come attraverso un balsamo lieve, che è la cifra caratteristica di Cañizares.


José Antonio Montaño, direttore. Nato a Madrid, è direttore d’orchestra e di coro, pianista, clavicembalista e compositore, formatosi al fianco di maestri come Jesús López Cobos, Evelino Pidò, Pinchas Steinberg, Arturo Tamayo, Arnold Bosman o Alberto Zedda. Dal 1998 svolge intensa attività in ambito operistico e si specializza nel repertorio del XVIII secolo, dirigendo in teatri spagnoli e internazionali, oltre alla partecipazione a numerosi festival. Tra i titoli che ha diretto ci sono La vera costanza e Il mondo della luna di Haydn, Orfeo di Monteverdi, Il tutore burlato di Martín y Soler, Dido & Aeneas di Purcell, Il matrimonio segreto di Cimarosa, Don Giovanni di Mozart, La contadina di Hasse e La serva padrona di Pergolesi, ma anche Il barbiere di Siviglia e Il viaggio a Reims de Rossini, Don Pasquale e Rita di Donizetti, Don Giovanni Tenorio di Carnicer, I Puritani di Bellini, La Bohème di Puccini, El gato con botas di Montsalvatge, Fantochines di Conrado del Campo e The Little Sweep di Britten. Dirige frequentemente anche spettacoli di danza, collaborando spesso con la prestigiosa formazione del Ballet Nacional de España, con il quale partecipa anche a tournée e a registrazioni televisive. Tra il 2003 e il 2013 ha ricoperto l’incarico di direttore stabile dell’Orchestra Scuola dell’Orchestra Sinfonica di Madrid, partecipando alla realizzazione di molti dei progetti pedagogici del Teatro Real; lo stesso teatro d’opera di Madrid gli ha affidato la direzione d’orchestra di numerose altre produzioni, anche in prima esecuzione assoluta. Lavora nei principali teatri e sale da concerto di Spagna, come il Teatro Real, Zarzuela e l’Auditorio Nacional di Madrid, il Teatro Arriaga di Bilbao e il Colón di A Coruña. Ha diretto anche in Italia, al Carlo Felice di Genova, al Teatro Valli di Reggio Emilia, al Comunale de Ferrara, al Comunale de Treviso e nel Palazzo Reale di Napoli. Ha debuittato con laVerdi all’Auditorium di Milano nella Stagione sinfonica 2016/17, con un programma dedicato a Manuel De Falla e Isaac Albéniz. In Francia ha diretto al Grand Théâtre Massenet di Saint-Etienne; in Russia nel Alexandrinsky di San Petersburgo e in Belgio all’Opera Royal di Wallonie-Liège. Il suo interesse per l’interpretazione filologica della musica barocca lo ha portato a creare recentemente l’ensemble La Madrileña, orchestra di strumenti d’epoca che recupera alcune delle eccellenze del repertorio spagnolo del XVIII secolo, con particolare attenzione all’opera e alla zarzuela barocca di autori spagnoli e stranieri che ebbero relazione con la Spagna. Come compositore, ha vinto il concorso europeo Opera J con l’opera per bambini La città di Hamelin.


Juan Manuel Cañizares, chitarra. Vincitore di premi prestigiosi quali il “Premio nazionale di chitarra” (1982) e “Music Award” (2008), è stato il primo musicista flamenco invitato dalla Berlin Philharmonic Orchestra. Nel suo concerto europeo, ha eseguito il “Concierto de Aranjuez” con l’orchestra guidata da Sir Simon Rattle al Theatre Royal. Ha collaborato con Paco de Lucia per dieci anni, condividendo palco e registrazioni con grandi artisti come Enrique Morente, Camaron de l’Isla, Serrat, Alejandro Sanz, Mauricio Sotelo, Leo Brower, John Paul Jones, Peter Gabriel, Michael Brecker, Mike Stern, Al Di Meola, Peter Erskine, The Chieftains tra gli altri. Come compositore, ha scritto la musica per il Balletto Nazionale di Spagna e varie colonne sonore di film come La Lola sta per porte, con Rocio Jurado e Paco Rabal; Flamenco di Carlos Saura. Firmando la registrazione del tema ufficiale della Fiamma Olimpica 2004, ha collaborato a più di 100 album, di cui 13 come solista. Cañizares dedica tempo alla ricerca e all’insegnamento del flamenco; dal 2003 è docente di chitarra flamenco presso il prestigioso Catalogna College of Music (ESMUC). Protagonista di tour in ogni parte del mondo, ha suonato in sale prestigiose dagli Stati Uniti al Giappone, da Israele all’Europa. Ha collaborato con le più prestigiose orchestre del pianeta, tra cui, oltre alla Berlin Philharmonic Orchestra, Staatskapelle Dresden, Orchestra Nazionale di Spagna, Barcelona Symphony Orchestra, Residence Orchestra L’Aia, Sinfonia Varsovia Orchestra, Orchestre d’Auvergne, Yokohama Sinfonietta Orchestra, Japan Century Symphony Orchestra, Netherlands Philharmonic Orchestra, Orchestre National du Capitole de Toulouse, Gruppo Strumentale di Valencia, Orchestra Sinfonica di Madrid. Debutta con laVerdi all’Auditorium di Milano nell’agosto 2017. Ha collaborato naturalmente anche con grandi direttori; ricordiamo tra gli altri: Sir Simon Rattle, Josep Pons, Pablo Gonzales, Cristian Vasquez, Jean-Jacques Kantarow, Kazuki Yamada, Yasuo Shinozaki, Roberto Fores, Jordi Bernacer, Joan Cervero, Mauricio Sotelo, Yakov Kreizberg, Ruben Gimeno, Eduardo Portal, Edmon Colomer, José Antonio Moñtano.


Nelle foto: Jose Antonio Montano dirige laVerdi con Jorge Luis Prats al piano
14 ott 2016 - foto Paolo Dalprato









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