TORINODANZA presenta TANGO GLACIALE RELOADED (1982 - 2018) di Mario Martone
TORINODANZA FESTIVAL
2018
Fonderie Limone Moncalieri
18 - 19 ottobre 2018 - ore 20.45 │
Italia │durata
60 minuti
TANGO
GLACIALE RELOADED
(1982
- 2018)
progetto,
scene e regia Mario
Martone
riallestimento
a cura di Raffaele Di Florio, Anna Redi
interpreti
1982 Tomas Arana, Licia Maglietta, Andrea Renzi
interpreti
2018 Jozef Gjura, Giulia Odetto, Filippo Porro
Progetto
RIC.CI - Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni
Ottanta-Novanta
Ideazione
e direzione artistica Marinella Guatterini
Fondazione
Teatro di Napoli - Teatro Bellini, Fondazione Nazionale della Danza /
Aterballetto
in
coproduzione con Fondazione Ravenna Manifestazioni
con il sostegno di Torinodanza
Festival / Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale
in collaborazione con Amat –
Associazione Marchigiana Attività Teatrali, Fondazione Fabbrica
Europa per le arti contemporanee, Fondazione Teatro Comunale di
Ferrara, Teatro Pubblico Pugliese - Consorzio Regionale per le Arti e
la Cultura, Fondazione Toscana Spettacolo onlus, Fondazione Milano -
Civica Scuola di Teatro "Paolo Grassi"
Lo spettacolo circuiterà
nell’ambito delle rassegne: Torinodanza Festival, Romaeuropa
Festival, Festival Aperto che da quest’anno hanno costituito “Un
network per la creazione contemporanea”. Dopo il debutto a
Torinodanza in programma il 18 e 19 ottobre, andrà in scena al
Teatro Vascello di Roma per il Romaeuropa
Festival, dal 25 al 28 ottobre, e al Teatro
Cavallerizza di Reggio
Emilia, per Festival Aperto,
dal 15 al 18 novembre 2018.
Tango Glaciale reloaded
Secondo
Mario Martone, Tango
Glaciale
da lui creato, nel 1982, a 22 anni, con il gruppo Falso Movimento
nato a Napoli nel 1979, è tutt’altro che un’operazione
nostalgica, bensì “una macchina del tempo” reloaded,
ovvero
“ricaricata” da Anna Redi e Raffaele Di Florio su tre giovani
danzattori nel 1982 non ancora nati. Per RIC.CI - Reconstruction
Italian Contemporary Choreography Anni ‘80/’90, la pièce
del regista napoletano è un tassello necessario. Dà conto di quanto
negli anni della nostra “tradizione coreografica del nuovo”,
anche il teatro sperimentale si muovesse in una direzione fisica,
“alla Artaud”, refrattaria a testi e parole come unici veicoli
espressivi. Qui, in sessanta minuti, una cascata di immagini, musiche
non solo pop e jazz, danze e azioni/citazioni crea un universo di
ritmica freschezza. A sorpresa, questo postmoderno anni ‘80 ci
catapulta ancora nel futuro. Come? Simulando un percorso narrativo
incentrato sull’attraversamento di una casa da parte di tre
personaggi: due uomini e una donna in un rapporto tra loro non ben
definito. Dall’esterno, sulla strada, si procede verso la casa a
più piani ma non prima di una schizofrenica immersione dei tre
protagonisti di spalle, in un getto di interferenze visive, strisce
colorate e punti neri, come quando si cerca di sintonizzare il
televisore su di un canale. Il viaggio “casalingo”, quanto mai
paradossale, consta di dodici stazioni e due “fiati sospesi” che
segnano la fine di una ideale prima parte e dell’insieme. Dallo
zoom sul salotto assai colorato e con strisce da cartoon, si passa
nell’antica Grecia, in costumi consoni, sullo sfondo di un lungo
colonnato e la riproduzione del Discobolo, da parte di un danzattore.
L’ascensore interno alla casa ci immette in una stanza con serrande
dove si balla un tango con l’aspirapolvere ma anche tra uomini,
assai diversi tra loro ma che ormai abbiamo imparato a conoscere,
giudicando da quelle apparenze che secondo Oscar Wilde non mentono
mai sui tratti invece interiori degli esseri umani.
Nuova
sorpresa: i tre in impermeabile da film poliziesco si trovano sul
tetto della casa, tra fughe, inseguimenti, pistole, comignoli e
antenne. Le stelle di un galassia lontana e sognante diventano
stelline di Broadway; il sax comincia a suonare (primo “fiato
sospeso”), si balla sulle note di Duke Ellington: è una citazione
dal film
New York New York
di Martin Scorsese.
La
seconda parte di Tango
Glaciale reloaded
ci tuffa in una piscina dove cadono automobiline in un’acqua
virtuale. C’è chi s’immerge nel liquido, chi pretende di
tuffarvisi, chi si scatena in un rap su base elettronica. Ma quando
compare un giardino fiorito i tre, di spalle, ci trasportano in Cina
muniti di implacabili forbicioni da presunti giardinieri poco dopo
nascosti da maschere da elefante e tigre: il giardino si è
trasformato in una foresta… Il rientro a casa passa per la cucina a
scacchi bianchi e neri; all’ingresso di pacchi portati
dall’interprete femminile cresce la baraonda: gli oggetti
cominciano a muoversi; uno dei danzattori si fa la doccia e schizza
l’acqua luminosa che lo bagna. Ai litigi segue la distruzione della
casa e chi si straccia le maniche della camicia attende il sax per
suonare l’ouverture dell’Arlesienne
di
Bizet alquanto rallentata. È il secondo “fiato sospeso” e la
citazione è tratta da The
Conversation
di Francis Ford Coppola… La distruzione totale dell’ambiente è
catastrofica per il danzattore/musicista che vi soccombe, ma si apre
sullo squarcio di un paesaggio desertico, con canyons poco assolati.
Non accenniamo ai movimenti, né alle parole, né ai testi recitati
in più lingue: abbiamo già svelato troppo.
Tango
Glaciale
ora reloaded
con
la sua perfetta sincronizzazione e la sua spiazzante e folle energia
finisce di essere logico, razionale, o davvero “narrativo” nel
momento stesso in cui inizia a respirare. La musica è il suo
racconto e la sua struttura più che rigida che in quanto tale non
lascia scampo, proprio come la rapidità di ogni azione. La pièce,
di certo anni Ottanta e postmoderna, potrebbe ormai essere
tranquillamente definita “coreografica”. Non solo: nella sua
espressività trasversale e inclusivista rientra nell’ambito
dell’“opera coreografica”, a nostro avviso le
dernier cri
della coreografia contemporanea odierna, ancora traballante, ma
proiettata verso il futuro.
Marinella
Guatterini
UNA MACCHINA DEL TEMPO
Ho
visto la prima prova di Tango
Glaciale reloaded
tra Anna Redi e Raffaele Di Florio che hanno ricostruito con scrupolo
e con passione questo pezzo di scarsi sessanta minuti e di trentasei
anni fa e non ho potuto non venire scaraventato in un turbine di
ricordi che mi hanno commosso. Ho rivisto il debutto a Napoli, al
Teatro Nuovo, con le case dei Quartieri tutte puntellate, una foresta
di pali di legno comparse all'indomani del terremoto, e la fila di
spettatori così lunga da arrivare fino a via Toledo, allora si
chiamava ancora via Roma. Ricordo gli amici, emozionati e sorpresi,
consapevoli più di noi che quello spettacolo avrebbe avuto lunga
vita, tutti a darci coraggio, a trasmetterci amore. E quella lunga
vita è un fiume di ricordi, Tango
Glaciale
ci portò in mezzo mondo (chi era mai salito su un aereo?), venne
visto a New York da Martin Scorsese, Laurie Anderson e Andy Warhol, a
Londra, a Gerusalemme, a San Francisco, non si contano le città. A
Roma al Quirino e prima alla Biennale di Venezia lo spettacolo era
stato uno sconquasso, la gente gremiva le platee come a un concerto
rock. Tomas Arana ci trainava con la sua inesauribile energia nei
teatri e nei festival più prestigiosi, durò tanto, forse tre o
quattro anni. È comprensibile che io abbia tentennato molto a lungo
prima di dare il via libera a questa ripresa. Nulla può riportare
quel fenomeno e quella energia, e bisogna considerare che Tango
Glaciale
era frutto non solo di un percorso (ebbene sì, avevo ventidue anni
ma avevo cominciato a diciassette) ma anche di un clima artistico che
oggi è lontanissimo, sebbene molte delle sperimentazioni sui
palcoscenici del nostro tempo derivino da quel clima. Ma Marinella
Guatterini e Gigi Cristoforetti mi hanno dolcemente assediato, il
museo Madre ha messo in cantiere una mostra sul mio lavoro, il
Bellini che si è proposto per produrre lo spettacolo è uno dei più
dinamici teatri italiani, mi son detto: buttiamoci. Soprattutto mi
sembrava interessante mettere il lavoro alla prova di una generazione
che era lontana dall'essere stata concepita quando lo spettacolo
nasceva: gli interpreti di questa versione reloaded sono nati tutti e
tre ben dopo il 1982. Tutto è diverso, sono i diversi i corpi, il
rapporto col genere (che in Tango
Glaciale,
due uomini e una donna, si rimescola e si trasfigura continuamente),
le mitologie di riferimento (il cinema, la new wave), è interessante
vedere quel che accade a questi attori scaraventati, diversamente da
me, da noi di Falso Movimento e dagli spettatori di allora, ma pur
sempre scaraventati anch'essi, nella macchina del tempo che è questo
Tango
Glaciale reloaded.
Noi veniamo scaraventati nel passato, stranamente loro nel futuro.
Era pur sempre uno spettacolo di fantascienza, Tango
Glaciale,
come certi racconti di Ray Bradbury. C'è un ragazzo che nel chiuso
della sua stanza vede la casa improvvisamente trasfigurata in ogni
ambiente, il salotto, la cucina, il tetto, il giardino. A spingere,
secondo lui, sono forze che stanno trasformando il mondo ("this
is the ice age", cantano Martha and the Muffins alla fine dello
spettacolo), che lo stanno portando al di là della frontiera dove
tutti i riferimenti saltano e si ricombinano tra loro, si vola tra le
stelle, si comunica attraverso parole esplose. Solo l'immaginazione
salva, pensa quel ragazzo (e continuerà a pensarlo per tutta la
vita). Solo una relazione vitale salva, pensava Pasolini, e anche
questo era vero per quel ragazzo (e lo è ancora oggi). Con quel
ragazzo ci sono infatti tre compagni di scuola che coltivano le sue
stesse passioni, Angelo, Pasquale e un diciottenne che sarà il suo
primo attore feticcio, Andrea; un pittore, Lino, che sente esplodere
anche lui la tela su cui dipinge; il conduttore di una radio libera
che trasmette magicamente proprio la musica che ama quel ragazzo, il
suo nickname è Daghi. C'è una giovane e meravigliosa donna, l'unica
del gruppo, Licia, e c'è un formidabile straniero, Tomas, viene
dagli Stati Uniti ma è l'unico scugnizzo tra questi napoletani.
Insomma, abbastanza per un racconto di avventura e di fantascienza.
Il racconto di Tango
Glaciale.
Tra i collaboratori che avrò la gioia di rivedere in occasione di
questa ripresa (Daniele Bigliardo, Ernesto Esposito...), mancheranno
alcuni amici che non ci sono più, li voglio ricordare: Bruno
Esposito e Giancarlo Coretti dei Bisca, il gruppo che ha composto lo
straordinario tango esploso che ascolterete nello spettacolo, e con
loro il grande Dario Jacobelli, i suoi versi erano illuminazioni
continue. Gigi D'Aria era il più amato tra i nostri amici-supporter,
ciao Gigi, che il tuo sonno sia sereno. Infine l'artista a cui
desidero dedicare Tango
Glaciale reloaded,
Annibale Ruccello. Mi sono imbattuto da poco in una sua intervista
che non conoscevo: "ho un piccolo sogno, fare uno spettacolo con
Mario Martone", diceva, "io mi sento più vicino a lui che
non ad altri artisti". Io scrivevo con le immagini e col gesto,
lui con le parole, le parole di un genio. Se solo la macchina del
tempo potesse davvero farci tornare indietro e da lì tutto potesse
venire ricaricato, reloaded... Chiudiamo gli occhi, e viaggiamo.
Mario
Martone
(Copyright
RIC.CI - Reconstruction Contemporary Choreography Anni ‘80-‘90)
Mario Martone
(Napoli, 1959) regista teatrale e cinematografico, fonda nel 1978
il gruppo Falso Movimento. Nei suoi spettacoli, dove proiezioni e
pannelli mobili creano la fusione di spazio, luci, suoni, colori,
movimento, gesto, musica e immagini. Nel 1992
realizza il suo primo lungometraggio, Morte
di un matematico napoletano.
Tra le pellicole più recenti: L'odore
del sangue (2004); Noi
credevamo (David di
Donatello come miglior film nel 2011);
Il giovane favoloso (Nastro
d'argento 2015). Direttore del Teatro Stabile di Roma (1998-2000)
e del Teatro Stabile di Torino (2007 - 2017), per la struttura
torinese ha diretto Operette
morali da Giacomo
Leopardi (Premio UBU 2011 per la miglior regia); La
serata a Colono di Elsa
Morante; Carmen
da Georges Bizet; Morte di
Danton di George Büchner
(Premio Ubu miglior attore 2016; Premio
Le Maschere del Teatro Italiano 2016
per Migliore
attore protagonista, migliori costumi, migliori
luci); Il
Sindaco del Rione Sanità di
Eduardo De Filippo (Premio
Hystrio-Twitter
2018 e Premio Le
Maschere del Teatro Italiano 2018 come migliore spettacolo di prosa).
Martone si è dedicato inoltre alla messa in scena di opere liriche
in Italia e all’estero. Nel 2018, nella ricorrenza dei quarant'anni
di carriera, il regista ha allestito presso il Museo Madre di Napoli
la retrospettiva 1977-2018
Mario Martone Museo Madre.
TORINODANZA | I PARTNER
Torinodanza 2018 è un progetto
realizzato da Torinodanza festival/Teatro Stabile di Torino –
Teatro Nazionale, maggior sostenitore Compagnia di San Paolo, con il
sostegno di Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del
Turismo, Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione per la
Cultura Torino, in partenariato con Intesa Sanpaolo.
Il Festival Torinodanza, nato nel
1987, è organizzato dal 2009 dal Teatro Stabile di Torino - Teatro
Nazionale.
INFO:
TEL 011 5169555 /
NUMERO VERDE 800 235 333.
Biglietteria
del Teatro Stabile di Torino
Teatro
Gobetti, via Rossini 8 - Torino
Tel
011 5169555 / Numero Verde 800 235 333.
Vendita
on-line: www.teatrostabiletorino.it
- www.torinodanzafestival.it
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