Riccardo Chailly riporta "Manon Lescaut" al Teatro alla Scala di Milano
Manon
Lescaut
Per
la prima volta al Piermarini la prima versione dell’opera secondo
l’edizione critica curata da Roger Parker per Ricordi. La regia è
di David Pountney con scene di Leslie Travers e costumi di
Marie-Jeanne Lecca. In scena Maria José Siri come Manon, Marcelo
Álvarez e Roberto Aronica come
Des Grieux, Massimo Cavalletti come Lescaut e Carlo Lepore Geronte. L’opera
sarà trasmessa in diretta radiofonica su Radio 3 il 31 marzo e
in differita televisiva su Rai 5 l’11 aprile.
Il
ciclo pucciniano promosso e diretto dal Direttore Musicale Riccardo
Chailly prosegue dal
31 marzo al 27 aprile con Manon
Lescaut in una
nuova, spettacolare produzione firmata da David
Pountney per la
regia, Leslie Travers
per le colossali scene e Marie-Janne
Lecca per i costumi.
In scena nei panni di Manon Maria
José Siri,
recentemente applaudita alla Scala come Cio-Cio-San in Madama
Butterfly diretta dal
M° Chailly per l’inaugurazione della Stagione 2016/2017 e quindi
come protagonista di Francesca
da Rimini di Zandonai
con la regia di Pountney. Accanto a lei ritorna al Piermarini come
Des Grieux Marcelo
Álvarez, che manca
dall’edizione de Il
trovatore diretta da
Daniele Rustioni nel 2014 e che si alternerà con Roberto Aronica,
che con Chailly ha cantato la parte di Dick Johnson ne La
fanciulla del West
nel 2016. Lescaut ha la voce di Massimo
Cavalletti, Geronte
quella di Carlo
Lepore. Manon
Lescaut mancava dalla
Scala dall’edizione diretta da Riccardo Muti nel 1998 con la regia
di Liliana Cavani.
L’opera
viene presentata nella prima versione andata in scena al Teatro Regio
di Torino il 1° febbraio 1893 come documentata nell’Edizione
critica curata da Roger Parker edita da Casa Ricordi nel 2013. Manon
Lescaut rappresenta
un momento di svolta nella carriera del compositore che dopo il
successo de Le Villi
al Teatro dal Verme nel 1884 e la delusione di
Edgar alla Scala nel
1889 (entrambe su libretto di Ferdinando Fontana) aveva bisogno di
un’affermazione che ne consolidasse la fama, anche in competizione
con gli esponenti della scuola verista: Cavalleria
rusticana di Mascagni
trionfa nel 1890, Pagliacci
di Leoncavallo nel 1892. Puccini, su suggerimento di Fontana, sceglie
come fonte la Storia
del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut,
testo scandaloso vergato dall’abate Antoine Francois Prévost nel
1731 che contava già diversi adattamenti per le scene: in forma di
commedia nel 1772 (La
courtisane amoureuse),
di balletto su musiche di Fromental Halévy nel 1830 e di mélodrame
nella versione di Théodore Barrière e Marc Fournier del 1851 che
fornisce ossatura drammaturgica a quella pucciniana. Ma a rendere
temeraria l’impresa di Puccini c’erano in Francia due importanti
precedenti operistici: Manon
Lescaut di Auber del
1856 e soprattutto la celeberrima e magnifica Manon
di Massenet del 1884. L’elaborazione del libretto della nuova opera
è accidentata: Puccini rinuncia alla collaborazione di Fontana, cui
succedono Marco Praga, Domenico Oliva, Giuseppe Giacosa, lo stesso
Giulio Ricordi, infine Luigi Illica, sicché il frontespizio non reca
il nome del poeta. Altrettanto e più accidentato è però il
percorso compositivo, nonostante il trionfo della prima torinese:
Manon resterà
un’ossessione per Puccini che continuerà ad apportare correzioni e
varianti fino alla vigilia della morte nel 1924, tanto che gli
studiosi contano ben otto versioni dell’opera. Nella partitura,
affiorano tra l’altro numerosi autoimprestiti: dal secondo dei
giovanili Tre minuetti
per quartetto d’archi
del 1884 allo Scherzo per archi degli anni del conservatorio fino
alla Messa a quattro
e ai Crisantemi.
La stessa aria ‘Donna non vidi mai’ ricalca la scena e aria
Mentia l’avviso
scritta per gli esami di licenza del Conservatorio. Nella pluralità
e complessità delle versioni, tra le quali prevale la partitura del
1915 che recepisce modifiche già apportate per le esecuzioni al
Coccia di Novara e ulteriori suggerimenti di Toscanini, ha cominciato
a mettere ordine dal 2007 l’Edizione Nazionale delle Opere di
Giacomo Puccini, cui nel 2012 si è aggiunta l’edizione critica di
Casa Ricordi nel cui quadro si colloca il lavoro di Roger Parker.
Le
differenze principali tra la prima versione e quella più comunemente
eseguita, come spiega lo stesso Maestro Chailly, si trovano nel
primo, secondo e quarto atto. “La più significativa è alla fine
del primo atto. Alla notizia che Manon e Des Grieux sono fuggiti,
dopo un grande accelerando, seguito da uno scoppio, si sviluppa un
Largo sostenuto (introdotto dalla citazione ai tromboni della melodia
di ‘Donna non vidi mai’) con una sovrapposizione tra solisti,
coro e orchestra sconvolgente, caratterizzata da una complessità
ritmica modernissima. Il tutto si conclude con una stretta finale
punteggiata dalle risate di scherno nei confronti di Geronte.
L’ossessione wagneriana, testimoniata dalla impegnativa scrittura
orchestrale, si manifesta pienamente nel secondo atto con il
Tristan-Akkord,
che è come un serpente sotterraneo. Denota la sensualità dell’amore
tra Manon e Des Grieux. Questo riferimento alla scrittura wagneriana
mi porterebbe a chiedere, come ho fatto con Chénier,
di non
applaudire dopo le arie, perché la scrittura è concepita in
continuità, anche dal punto di vista armonico. In tutto ci sono 137
battute nuove. Dopo la grande romanza del quarto atto ‘Sola,
perduta e abbandonata’, quando lei dice ‘no, non voglio morire’
- che qui è ripetuto più volte - c’è un piccolo intermezzo
sinfonico, come un commento orchestrale lacerante”.
Riccardo Chailly
Direttore
Principale del Teatro alla Scala dal gennaio 2015, assume
la carica di Direttore
Musicale dal gennaio 2017. Il suo debutto alla Scala risale al 1968
con I masnadieri
di Verdi; in seguito ha diretto opere di Rossini, Verdi, Puccini,
Prokof’ev e Bartók; con Aida
ha inaugurato la Stagione 2006/2007,
con Giovanna d’Arco
la Stagione 2015/2016, con Madama
Butterfly la Stagione
2016/2017, con Andrea
Chénier la Stagione
2017/2018 e con Attila
la Stagione 2018/2019.
Per il prossimo 7 dicembre è in programma Tosca.
Il suo impegno con il Teatro milanese si concentra sul repertorio
italiano con la
prosecuzione del ciclo
di opere di Puccini iniziato
nel maggio 2015 con Turandot,
evento inaugurale di Expo, e
proseguito nel 2016 con
La fanciulla del West
cui è seguita Madama
Butterfly. In
programma anche titoli di Verdi, Rossini e Donizetti,
con un’attenzione particolare per le opere presentate alla Scala in
prima assoluta come La
gazza ladra e Andrea
Chénier; nel 2020
tornerà a dirigere un’opera del repertorio internazionale con
Salome di
Strauss per la regia di Damiano Michieletto. Nel 2018 la Decca ha
festeggiato i 40 anni di collaborazione con la Symphonic Edition, un
box di 55 cd; nello stesso tempo il Festival di Lucerna rinnovava
l’incarico di Direttore Musicale dell’Orchestra del Festival.
David Pountney
Nato a Oxford e laureato a
Cambridge, ha debuttato come regista a Wexford nel 1972 con Kat’a
Kabanová di Leoš
Janáček. Al compositore ceco ha poi dedicato fra il 1975 e 1980 il
ciclo prodotto dalla Scottish Opera, di cui era Direttore, in
collaborazione con la Welsh National Opera di Cardiff, che gli è
valso la Janáček-Médaille. Proprio con un’opera di Janáček, La
piccola volpe astuta,
Pountney ha debuttato alla Scala nel 2003 con uno spettacolo di
straordinario successo affidato alla direzione di Sir Andrew Davis.
Il suo secondo successo alla Scala è recente, con la Francesca
da Rimini di Zandonai
diretta da Fabio Luisi nella primavera del 2008. Dal 1982 al 1993
Pountney è stato Direttore dell’English National Opera, dove ha
allestito oltre venti produzioni. Dopo un periodo di attività
indipendente, dal 2003 al 2014 è stato Sovrintendente del Festival
di Bregenz e dal 2011 è Direttore artistico della Welsh National
Opera. Accanto all’attività di regista, svolta in tutto il mondo,
Pountney è stato anche librettista per The
Doctor of Myddfai, Mr
Emmet Takes a Walk e Kommilitonen! di
Sir Peter Maxwell Davies e per Figaro
gets a Divorce di
Elena Langer. Prossimamente ha impegni a Tel Aviv, Bonn, Londra,
Cardiff, Berlino oltre al Ring
wagneriano che sta
realizzando per la Lyric Opera di Chicago, che si concluderà con
Götterdämmerung
nell’aprile 2020.
31
marzo; 3, 6, 9, 13, 16, 19, 24, 27 aprile 2019
MANON
LESCAUT
Dramma
lirico in quattro atti
dall’omonimo
romanzo di A. F. Prévost
Libretto
di Luigi Illica, Domenico Oliva, Marco Praga
Musica di
GIACOMO PUCCINI
(Edizione
critica a cura di Roger Parker, 2013;
Editore
Casa Ricordi, Milano)
Prima
rappresentazione: Torino, Teatro Regio, 1 febbraio 1893
Prima
rappresentazione al Teatro alla Scala: 7 febbraio 1894
Nuova
produzione Teatro alla Scala
Direttore
RICCARDO CHAILLY
Regia DAVID
POUNTNEY
Scene LESLIE
TRAVERS
Costumi MARIE-JEANNE
LECCA
Coreografia DENNI
SAYERS
Luci FABRICE
KEBOUR
Personaggi
e interpreti principali
Manon
Lescaut Maria José Siri
Lescaut
Massimo Cavalletti
Il
Cavaliere Renato des Grieux Marcelo Álvarez / Roberto Aronica (13,
24 apr.)
Geronte
di Ravoir Carlo Lepore
Edmondo
/ Maestro di ballo / Lampionaio Marco Ciaponi / Alessandro Scotto Di
Luzio (13, 24 apr.)
L’oste Emanuele
Cordaro
Un
musico Alessandra Visentin
Un
sergente degli arcieri Daniele Antonangeli
Un
comandante di marina Gianluca Breda
Coro e Orchestra del Teatro
alla Scala
Maestro del Coro BRUNO
CASONI
Date:
Domenica 31 marzo 2019 ore 20 ~
abbonamento Prime opera
Mercoledì 3 aprile 2019 ore 20 ~ turno B
Sabato 6 aprile 2019 ore 20 ~ turno C
Martedì 9 aprile 2019 ore 20 ~ turno A
Sabato 13 aprile 2019 ore 20.30 ~ turno N
Martedì 16 aprile 2019 ore 20 ~ turno D
Venerdì 19 aprile 2019 ore 20 ~ turno E
Mercoledì 24 aprile 2019 ore 20 ~ ScalAperta
Sabato 27 aprile 2019 ore 20 ~ fuori abbonamento
Prezzi:
da 230 a 14 euro più prevendita
Prezzi
recita ScalAperta (24 apr.): da 115 a 7 euro più prevendita
Infotel:
02 72 00 37 44
Domenica 31 marzo l’opera sarà trasmessa in diretta da RAI-Radio3.
Lo spettacolo sarà ripreso da Rai-Radiotelevisione Italiana e
trasmesso su RAI 5 giovedì 11 aprile.
Maria José Siri e Carlo Lepore credit Brescia/Amisano - Teatro alla Scala |
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