Prima delle Prime - FIDELIO di L. v. Beethoven - a cura di Giorgio Pestelli


Quattordicesimo appuntamento del ciclo

Prima delle prime”
Stagione 2017/2018

Amici della Scala – Teatro alla Scala

FIDELIO
di Ludwig van Beethoven
libretto di Joseph Sonnleithner e Georg Friedrich Treitschke

Teatro alla Scala - Ridotto dei palchi “A. Toscanini”
Giovedì 7 giugno 2018 ore 18


Fidelio è l’opera dell’elogio dell’amore fedele ma anche l’opera della libertà. In questo Singspiel i due grandi ideali si incontrano. Il seme da cui sbocciò il Fidelio beethoveniano era stato gettato in Francia negli ultimi anni del Settecento da Jean-Nicolas Bouilly, che aveva partecipato attivamente alla Rivoluzione e che poi si era staccato dalla vita politica per dedicarsi all’attività drammatica e letteraria. Lo spunto inventivo della sua Léonore ou l’Amour conjugal, secondo quanto scrisse Bouilly nella sua autobiografia, era un fatto accaduto realmente; si trattava di un episodio “di sublime eroismo e di devozione di una dama della Turenna che era riuscita a entrare, travestita da uomo, nel carcere dove era rinchiuso il marito e a strapparlo ai suoi persecutori”. L’opera di Bouilly (il libretto era stato completato entro il 1795), musicata da Pierre Gaveaux nel 1798, ebbe un certo successo, anche perché apparteneva ai canoni di un genere alla moda, di una voga attestata poi dai numerosi libretti musicati da compositori come Cherubini, Morlacchi, Paër, Mayr. Non ci si stupisce che il soggetto sia piaciuto a Beethoven, devoto all’Amata Immortale, innamorato di quell’ideale femminile, virtuoso e puro, al quale per tutta la vita dedicò il suo sogno. Sempre presenti e cari in lui erano però gli ideali di libertà, di rispetto dei diritti umani al di là della contingenza storica. Il lavoro di composizione del Fidelio fu tormentato, accompagnato da pentimenti e rifacimenti. Eppure prendeva forma in anni d’ispirazione felice, insieme a capolavori come l’Eroica per orchestra e l’Appassionata per pianoforte; in questa occasione però il compositore si trovava a lottare contro la propria inesperienza del canto drammatico, ad affrontare i problemi del teatro in musica, a dover attenuare la tendenza al sinfonismo per dare forza al canto. E il segno evidente del lungo travaglio è rappresentato dalle quattro ouverture per il Singspiel: la Leonora I è del 1808 (per un’esecuzione a Praga mai avvenuta), la Leonora II del 1804-1805, la Leonora III del 1806. Fidelio, oder die eheliche Liebe andò in scena al Theater an der Wien il 20 novembre 1805. L’opera non incontrò il favore del pubblico sia per la sua lunghezza sia perché in essa forte era il peso politico: Beethoven fu costretto a ritirare l’opera. L’anno successivo arrangiò una nuova versione con il titolo Leonore: nuovo esito disastroso. Soltanto 8 anni dopo, su richiesta del Theater am Kärntnertor, il maestro di Bonn ritornò sul Fidelio avvalendosi della collaborazione del giovane Georg Friedrich Treitschke che migliorò il libretto dal punto di vista teatrale. Finalmente il successo, il 23 maggio 1814 Beethoven scrisse: “Di tutte le mie creature il Fidelio è quella la cui nascita mi è costata i più aspri dolori, quella che mi ha procurato i maggiori dispiaceri. Per questo è anche la più cara su tutte le altre mie opere, la considero degna di essere conservata e utilizzata per la scienza dell’arte”.

Nell’incontro Lo squillo in extremis”, al pianoforte, parla di Fidelio Giorgio Pestelli, storico e critico musicale.

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti





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