Prima assoluta allo Strehler per la Tempesta di Aterballetto firmata da Giuseppe Spota
TEMPESTA
Durata: 70’ - Per tutta la Compagnia
Coreografia GIUSEPPE SPOTA
Musiche originali GIULIANO SANGIORGI
Drammaturgia PASQUALE PLASTINO
Scene GIACOMO ANDRICO
Consulenza critica ANTONIO AUDINO
Costumi FRANCESCA MESSORI
Luci CARLO CERRI
MILANO, PICCOLO TEATRO STREHLER
12 GIUGNO 2018 ore 19.30
13 GIUGNO 2018 ore 20.30
14 GIUGNO 2018 ore 19.30
CAST MILANO:
PROSPERO: Hektor Budlla
ANTONIO: Damiano Artale
MIRANDA: Martina Forioso
CALIBANO: Philippe Kratz
ARIEL: Serena Vinzio, Saul Daniele Ardillo, Roberto Tedesco
FERDINANDO: Giulio Pighini
Noemi Arcangeli, Alessandro Calvani,
Arianna Kob, Ina Lesnakowski, Valerio Longo,
Grace Lyell, Ivana Mastroviti
Con Tempesta Aterballetto affronta una sfida: mettere alla prova la danza e la sua capacità di raccontare storie e personaggi di un narrazione teatrale, illuminandoli in modo originale e osservandoli da nuovi punti di vista. Garantendo una chiara leggibilità della storia di Shakespeare, senza rinunciare ad aprire dimensioni visionarie. E allora si partirà proprio da una tempesta, quella che, possiamo immaginare, ha portato Prospero e Miranda a naufragare sull'isola, per poi ripercorrere la linea degli eventi delineata da Shakespeare, evidenziando alcuni nuclei tematici di forte profondità umana. Per andare al cuore di una delle più straordinarie invenzioni pensate per la scena dal grande scrittore inglese, grazie alla coreografia del giovane Giuseppe Spota, alla drammaturgia di Pasquale Plastino, alle musiche originali di Giuliano Sangiorgi e alla consulenza critica di Antonio Audino.
In coproduzione con CTB - Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile del Veneto
Sostegno alla produzione Fondazione I Teatri Reggio Emilia
In collaborazione con Piccolo Teatro di Milano
Sponsor tecnico Promusic
Realizzazione scene Laboratorio Fondazione I Teatri Reggio Emilia
Realizzazione costumi Sartoria Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto - Francesca Messori, Debora Baudoni e Filippo Guggia
Prima assoluta
Milano, Piccolo Teatro Strehler, 12 giugno 2018
13 e 14 giugno 2018, Milano, Piccolo Teatro Strehler
22 e 23 giugno 2018, Vignale Monferrato Festival, Piazza del Popolo
29, 30 novembre e 1 dicembre 2018, Brescia, Teatro Sociale
6 e 7 dicembre 2018, Genova, Teatro della Corte
12, 13, 14, 15 e 16 dicembre 2018, Padova, Teatro Verdi
21 dicembre 2018, Pisa, Teatro Verdi
www.aterballetto.it
Coreografia Giuseppe Spota
Musiche originali Giuliano Sangiorgi
Drammaturgia Pasquale Plastino
Scene Giacomo Andrico
Consulenza critica Antonio Audino
Costumi Francesca Messori
Luci Carlo Cerri
Durata 70’
Per 16 danzatori
Produzione Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto
In coproduzione con CTB - Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile del Veneto
Sostegno alla produzione Fondazione I Teatri Reggio Emilia
In collaborazione con Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Sponsor tecnico Pro Music
Realizzazione scene Laboratorio Fondazione I Teatri Reggio Emilia
Realizzazione costumi Sartoria Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto -
Francesca Messori, Debora Baudoni e Filippo Guggia
Si ringraziano
Rossella Zucchi – Scenografo realizzatore
Giorgia Amabili – Assistente scenografo
Tommaso e Federico Fornari per la preziosa partecipazione al video di apertura
Realizzazione costumi Sartoria Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto - Francesca Messori, Debora Baudoni e Filippo Guggia
Prima assoluta
Milano, Piccolo Teatro Strehler, 12 giugno 2018
/ APPUNTAMENTI /
22 e 23 giugno 2018, Vignale Monferrato Festival, Piazza del Popolo
29, 30 novembre e 1 dicembre 2018, Brescia, Teatro Sociale
6 e 7 dicembre 2018, Genova, Teatro della Corte
12, 13, 14, 15 e 16 dicembre 2018, Padova, Teatro Verdi
21 dicembre 2018, Pisa, Teatro Verdi
www.aterballetto.it
CREDITI
Musiche originali Giuliano Sangiorgi
Drammaturgia Pasquale Plastino
Scene Giacomo Andrico
Consulenza critica Antonio Audino
Costumi Francesca Messori
Luci Carlo Cerri
Durata 70’
Per 16 danzatori
Produzione Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto
In coproduzione con CTB - Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile del Veneto
Sostegno alla produzione Fondazione I Teatri Reggio Emilia
In collaborazione con Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Sponsor tecnico Pro Music
Realizzazione scene Laboratorio Fondazione I Teatri Reggio Emilia
Realizzazione costumi Sartoria Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto -
Francesca Messori, Debora Baudoni e Filippo Guggia
Si ringraziano
Rossella Zucchi – Scenografo realizzatore
Giorgia Amabili – Assistente scenografo
Tommaso e Federico Fornari per la preziosa partecipazione al video di apertura
PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
TESTO DI GIGI CRISTOFORETTI – DIRETTORE
Tempesta è un mito letterario, è una specie di favola magica che conclude la carriera di Shakespeare in maniera del tutto originale e misteriosa. Scelta dalla direzione che mi ha preceduto, mi è sembrata un’occasione straordinaria non soltanto sul piano artistico, ma anche su quello della crescita consapevole della Fondazione Nazionale della Danza verso nuovi orizzonti. I prossimi anni ci troveranno impegnati non soltanto nel ruolo storico, produttivo, ma anche rivolti verso nuove progettualità. In particolare, ci siamo orientati verso il compito di “facilitatori” di nuove relazioni interne al sistema nazionale dello spettacolo dal vivo, incarnando una vocazione transdisciplinare e aperta. Così, Tempesta permette un passo fondamentale alla danza italiana: due teatri importanti, quello del Veneto e quello di Brescia, ci producono e ci ospitano nelle loro stagioni, dopo il debutto al Piccolo di Milano. È la strada per una diffusione più capillare della danza e per rivolgerci a nuovi spettatori. Dopo l’esperimento di incontro con arte e fotografia (In/Finito), alla vigilia del Bach Project che propone una tappa importante nell’esplorazione della relazione tra danza e musica, Tempesta segna il nostro avvicinamento al mondo del teatro.
TESTO
DI ANTONIO AUDINO – CONSULENZA CRITICA
UNA TEMPESTA IN DANZA
Una Tempesta in danza. Si può trasferire in gesto e movimento la scrittura così densa di racconto e di significato di quest’opera? Questa la sfida dello spettacolo. Quantomai ardita perché il confronto è con un testo che ha un valore particolare e assoluto in tutta la produzione di Shakespeare. Si tratta della sua ultima opera ed è considerata come il suo testamento spirituale, un addio al teatro che non a caso presenta in scena un artefice di magie che, come aveva ben capito Strehler, allude ad un creatore di meraviglie teatrali. E proprio in questo caso il drammaturgo rinnova il suo linguaggio scenico, fornisce alla vicenda un andamento narrativo ed emotivo inconsueto, rinuncia ai continui spostamenti di luoghi e di figure, al fitto intreccio di azioni, ai salti temporali. Qui c’è un solo luogo, una sola storia, e un tempo unico, così come volevano le regole aristoteliche che per la prima volta lo scrittore si trova a osservare, rendendo un volontario ultimo omaggio all’idea più pura di teatro.La creazione coreografica si confronta con questa nitidezza, con questa linearità creativa, ma Shakespeare apre comunque infinite suggestioni, e la danza può quindi consentirsi la libertà di scartare dal testo per raccontare in altro modo, può evocare in maniera diversa, per aprire spazi immaginativi inconsueti, pur restando sempre sulla traccia della narrazione originale. Al centro non può non restare la storia di un padre e di una figlia, Prospero, il duca spodestato dal fratello Antonio, e Miranda che vive sull’isola da quando era così piccola da non avere altri ricordi se non quelli di quel luogo. Del conflitto tra i due uomini ci arriveranno immagini come da un remoto passato in bianco e nero, e poi il lungo racconto che il padre fa alla figlia, narrandole della sua nascita nobile e dell’arrivo in quello sperduto angolo del mondo, si trasformerà in calligrafia visiva, arrivando alla tempesta che farà approdare sull’isola Antonio, il suo alleato Re di Napoli e il figlio Ferdinando, scatenata da Prospero come se fosse un grande gioco realizzato per il compleanno di Miranda, affinché l’evento cambi il corso delle cose per tutti. In questa trascrizione gestuale e di movimento il solo essere che abita l’isola, Calibano, si moltiplica, diventa un’entità multipla e complessa, sembra nascere dalle onde del mare e a quelle ritornare. Mentre Ariel non tocca mai terra, continuamente risospinto dall’elemento di cui porta il nome. Ma c’è un passaggio centrale dell’opera su cui questa trasposizione coreografica vuole mettere l’accento. Il progetto di Prospero, all’inizio, è un disegno di rivincita: intende ripristinare il suo potere e la sua autorità ai danni del fratello e dei suoi complici. Sono poche parole di Ariel, creatura non umana commossa dalla sofferenza dei naufraghi, a fargli cambiare idea, a fargli imboccare in maniera repentina la via del perdono, cancellando il rancore, spingendolo ad architettare le nozze della figlia con Ferdinando e a rinunciare ad ogni istinto conflittuale. È un punto spesso trascurato nella lettura dell’opera. Ed è invece lo snodo centrale di tutta la produzione shakespeariana. È come se il poeta volesse rinnegare le sue tragedie di vendetta e le concatenazioni di lutti, per lanciare un nuovo messaggio più umano e profondo. Così si scioglie la vicenda, nel segno della pietà, della comprensione tra gli individui, delineando attraverso i giovani un luminoso futuro, e con l’abbandono di quel luogo da parte di tutti coloro che l’hanno temporaneamente abitato. Mentre l’isola e Calibano torneranno a essere un magma fluttuante.
TESTO
DI GIUSEPPE SPOTA – COREOGRAFIA
Nello
studiare il testo un’immagine mi ha condotto all'altra (come
succede nella storia di Shakespeare, in un continuo effetto domino),
dando la possibilità all’immaginazione di espandersi. Una
delle fascinazioni principali è stata quella dell'isola, dove un
padre (Prospero) e una figlia (Miranda) trascorrono dodici anni
insieme ad esseri non umani e lontani da ogni forma di civiltà.
Proprio come in un viaggio, in ogni tappa il corpo e il movimento
cambiano e si evolvono, attirando il pubblico dentro un mondo magico,
al centro del quale si trova Calibano, servo di Prospero, legato a
Miranda da un rapporto che si trasforma negli anni.
TESTO DI GIULIANO SANGIORGI – MUSICHE ORIGINALI
Affrontare
Tempesta
ha significato cercare la chiave per raccontare una storia senza
utilizzare parole. Ho dunque creato un'installazione di musica,
all’interno della quale i corpi diventano essi stessi dialogo. Con
Giuseppe Spota c'è stata un'intesa fantastica: ho composto mentre
lui e Pasquale Plastino stavano creando la drammaturgia. Quando
abbiamo confrontato i nostri lavori ho scoperto una naturale
sintonia, che mi ha permesso di ritrovare il mood della mia
composizione. Quando
scrivevo mi muovevo molto ed è così che credo di aver visto i
singoli personaggi. Per esempio Calibano ha un aspetto tribale, che
ci pone davanti al suono del legno, e io mi sono immaginato,
naturalmente in chiave moderna, un mostro che contiene una
moltitudine di persone. Per
me c'è una felicità che i personaggi non raggiungono mai: ciò che
io sento come il tema di Tempesta
è, infatti, una sorta di malinconia.
TESTO DI PASQUALE PLASTINO – DRAMMATURGIA
La
grandezza dei veri classici si fonda sicuramente sulla infrangibilità
del loro valore quando viene tirato da tutti gli angoli possibili
delle innumerevoli interpretazioni. L’opera
di Shakespeare ne è l’esempio massimo. La regia e la drammaturgia
contemporanea l’hanno letto e interpretato in migliaia di modi e
certamente non tutti riusciti. Eppure
il testo resta lì imponente, granitico, autorevole, impermeabile ai
graffi e alle ripetute violenze, irradiando e irretendo chiunque con
la sua poeticità, suscitando sempre emozioni profonde. Come
può confrontarsi la danza con un testo scritto dove le parole
restano fondamentali per scatenare sensazioni le più diverse? Abbiamo
quindi scelto di dare un “corpo” a tutto quello che nel testo
viene solo detto ma non visto.
DRAMMATURGIA DI PASQUALE PLASTINO
Prologo
Lo
schermo di un televisore appeso a mezz’aria mostra le immagini in
bianco e nero di un filmino di famiglia dove due ragazzini, uno più
grande dell’altro, giocano alla lotta per assicurarsi il possesso
di un oggetto molto bello e particolare: una corona scintillante che
richiama nella foggia e nell’intarsio il Duomo di Milano. In
proscenio uno strano separé costruito come un mini-labirinto, con
infiniti giochi ottici. Due adulti, Prospero e Antonio, i due
fratelli, sembra stiano continuando lo stesso gioco del filmato in
bianco e nero. Ma ad osservarli meglio, i loro movimenti esprimono
più sfumature. Prospero che indossa la stessa corona del video si
muove con più eleganza e divertimento, pare proprio divertirsi,
mentre l’altro, il fratello Antonio è decisamente più nervoso e
insidioso. Cerca in ogni modo di ghermire la corona che il fratello
porta sul capo. Al contrario di Prospero sembra non divertirsi. Attraverso
il gioco illusorio degli specchi, Prospero scompare lasciando solo e
vittorioso Antonio che è riuscito ad afferrare la corona l’istante
prima della sparizione e la brandisce come una testa mozzata.
Esilio
per mare
Una
tempesta in mare notturna. Il
tumulto dell’elemento acquatico composto dai danzatori è
accompagnato dalla furia degli elementi atmosferici che si sono
scatenati: pioggia battente, tuoni, lampi. Movimenti incessanti in
mezzo ai quali emerge la figura di Prospero con l’infante Miranda,
la figlioletta, stretta al suo grembo. Cercano di sopravvivere e
salvarsi dalla furia degli elementi.
Approdo
all’isola
La
tempesta si è placata. È una notte spettacolare quella in cui
Prospero e la figlioletta Miranda approdano su un’isola
sconosciuta. Non si riesce a distinguere nulla. Nel buio però
affiorano numerosi punti luminosi. Sembrano lucciole. In realtà ad
uno sguardo più attento sono gli occhi di chi in quell’isola ci
vive. Sono gli sguardi di Calibano, un solo nome per dare corpo ad un
popolo. Calibano non è una singola creatura ma una tribù intera. L’incontro
fra Calibano e Prospero non è minaccioso. È piuttosto un annusarsi
per capire chi si ha davanti. La presenza di una bambina ancora in
fasce rende Prospero intoccabile, quasi magico. Calibano
vuole offrire ospitalità ai due naufraghi.
Primi
passi
L’isola
di giorno. La luce abbagliante di un posto battuto dal sole. Staccando
un bastone, Prospero si accorge di un corpo incastonato di cui è
visibile solo la bocca rosso acceso. Prospero
prende ad agitare il bastone come in un antico rituale, ieratico e
misterioso.
Calibano
ne è ipnotizzato e imita tutti i suoi movimenti riconoscendolo come
capo. Prospero
libera il corpo dalla sua gabbia lignea e, come un uccello, si
manifesta il corpo guizzante di Ariel, tutto bianco, vaporoso come
una nuvola, avvolto da filamenti che svolazzano di qua e di là, una
frangia senza peso. È sostenuto nel suo movimento da due danzatori,
quasi senza identità, fasciati di nero assoluto. Ariel
prova ogni volta a liberarsi di loro. Vorrebbe poter toccare terra
liberamente, da solo. Ma ogni volta che si avvicina all’obiettivo
viene prontamente allontanato e riportato in alto. Ariel
si inchina a Prospero grato per averlo liberato.
Educazione
isolana
Ariel
è il compagno di giochi della piccola Miranda. Insieme fanno giochi
spensierati e divertenti in attesa dell’arrivo di Prospero che
invece la costringe a rimanere immobile e ad usare la mente
attraverso il gioco degli scacchi. La
ragazza è sempre tenuta d’occhio, spiata a distanza da Calibano.
Tentazione
di Calibano
Miranda
è ormai una giovane ragazza. La sua bellezza insieme all’armonia
con cui muove il corpo è un richiamo irresistibile per Calibano. Si
legge nel suo/loro movimento il desiderio per quel corpo. Miranda
ne è del tutto inconsapevole. Tratta Calibano come un amico di
giochi, l’unico essere insieme ad Ariel e il padre ad abitare su
quell’isola. Non
si rende conto della potenza del desiderio di possesso da parte di
Calibano. Si offre alle sue carezze senza capire. Ma,
misteriosamente, Calibano si arresta ogni volta che potrebbe ottenere
quello che desidera con la facilità della forza. La
bellezza e l’innocenza di Miranda emanano una energia misteriosa in
grado di fermarlo. Ma
c’è un attimo in cui questa energia misteriosa non riesce più a
resistere alla potenza del desiderio. È un attimo. Calibano ha già
le sue mani sul corpo di Miranda Prospero,
che vegliava sulla figlia da lontano senza essere mai intervenuto
prima, arriva a mettere fine all’irreparabile. Calibano fugge
terrorizzato.
Compleanno
di Miranda
Si
festeggia il compleanno di Miranda. Ai bordi della scena, c’è
Calibano in punizione. Prospero,
aiutato da Ariel, mostra il portentoso regalo concepito per la
figlia: una grande scatola trasparente con un veliero galleggiante
sull’acqua. Il modellino dell’imbarcazione è corredato anche di
pupazzetti che riproducono i personaggi dell’equipaggio. Miranda
guarda incantata quell’oggetto bellissimo. Prospero,
sempre aiutato da Ariel, agita la scatola facendola oscillare in un
crescendo, come un’altalena. Magicamente quel movimento scatena la
magia dei suoni di una tempesta, con effetti di luce e effetti sonori
di tuoni e lampi. Una grande magia. Lo
stupore si impadronisce di Miranda ma anche di Calibano che osserva a
bocca aperta. Al
culmine del movimento e degli effetti di luce e suono, il fondo della
scatola si apre facendo cascare tutta l’acqua con veliero e
pupazzetti. Miranda,
come un gigantesco Gulliver, si accovaccia per osservare i resti che
giacciono ormai inerti per terra.
Ebbrezza
di Calibano
In
scena c’è solo Calibano che ha assistito a quella strana festa
tenuto in disparte. Osserva i resti del veliero e i pupazzetti. In
preda a una strana euforia, i diversi danzatori iniziano a giocare
come bambini con i pupazzetti. Come
spuntati dal nulla, dal fondo della scena, avanzano verso di loro due
figure. Lo
schiamazzo si interrompe di colpo e Calibano, ancora una volta, fugge
terrorizzato.
Educazione
sentimentale
Dal
fondo della scena avanza la figura solitaria di Ferdinando, stremato
dal naufragio. Si guarda totalmente spaesato. Avverte intorno a lui
delle presenze ma non si vede niente. All’improvviso
però si staglia la silhouette di un corpo femminile magnifico:
Miranda. Miranda
a sua volta si ritrova davanti, sulla sua isola deserta, un altro
essere umano con le fattezze sublimi di Ferdinando. È
un attimo. I
due ragazzi si studiano come due immagini riflesse. Cercano di
scoprirsi sfiorando man mano tutte le parti del corpo l’uno
dell’altra. È
la scoperta dell’amore con tutto il suo carico di meraviglia e
stupore.
Prove
di vendetta
Aleggia
fra Prospero e Ariel una strana atmosfera. Prospero sembra
corteggiare Ariel. Man mano che l’ardore di Prospero cresce,
aumenta la malinconia di Ariel che tenta disperatamente di tornare
con i piedi per terra ma non ci riesce. Prospero
però non vuole spaventarla e quindi attenua il suo slancio. Insieme
tracciano un cerchio di polvere che assume immediatamente, attraverso
le luci, la funzione di uno spazio sacrale. Prospero si ferma al di
fuori del cerchio. Sembra improvvisamente estenuato dallo sforzo e
incapace di proseguire. Ariel, che non riesce invece a fermarsi, gli
svolazza intorno come a volerlo rianimare. Ma Prospero resta lì
immoto, una stanchezza atavica sembra essersi impadronita di lui. Ariel
gli gira intorno cercando di fargli ritornare l’attenzione verso il
suo bastone-bacchetta magica. Ma
Prospero sembra non reagire.
Il
perdono vale più della vendetta
All’interno
del cerchio, immobili, come vittime di qualche sortilegio, Miranda e
Ferdinando allacciati inestricabilmente come prigionieri del loro
amore. Poco distante c’è Antonio. Non ha più l’attitudine
superba del prologo. Il suo corpo è fiaccato dal naufragio. Prospero
è fuori dal cerchio. Ci gira intorno. Li osserva. Si sofferma su
Antonio, suo fratello. Restano soli. I
loro corpi si predispongono per un duello finale. Intrecciano le loro
mani in un intenso braccio di ferro. Appare
Ariel. Si frappone fra i due fratelli come un arbitro. Interrompe
quella tensione insopportabile. La corona cade per terra. Né Antonio
né Prospero cercano di prenderla. Rimane lì come un oggetto inerte. In
quel momento Ariel prova ad appoggiare i piedi per terra e ci riesce.
I suoi portatori si dissolvono. Ariel
può finalmente muoversi in autonomia esibendosi in un assolo che
celebra la gioia della ritrovata libertà. In
questa felicità rientrano anche Miranda e Ferdinando che si uniranno
ad Ariel in quella celebrazione. Ariel raccoglie la corona
rimasta a terra e la porge alla coppia. Miranda
e Ferdinando la tengono tutti e due fra le loro mani mentre gli
elementi scenici si assemblano a formare una zattera che trasporterà
lontano, come uno strano corteo nuziale, la giovane coppia di Miranda
e Ferdinando seguiti da Prospero e suo fratello Antonio.
Epilogo
Sulla
scena nuda, restano solo i danzatori che compongono Calibano. Non
c’è più nessuna traccia delle altre presenze. Calibano
ne avverte l’assenza. Niente sarà più come prima.
BIOGRAFIA
GIUSEPPE SPOTA
Nato
a Bari il 09-07-1983, inizia i suoi studi presso la scuola della sua
città per poi completare la sua formazione professionale presso la
Scuola del Balletto di Toscana diretta da Cristina Bozzolini. Dal
2002 inizia il suo percorso professionale ed entra a far parte
dell’organico del Balletto di Roma sotto la direzione artistica di
Franca Bartolomei, Walter Zappolini e la stessa Cristina Bozzolini,
esibendosi nel ‘Giulietta e Romeo’ di Fabrizio
Monteverde. Successivamente lavora per il Gruppo Nuova Danza
Treviso, Notre Dame de Paris (Coreografie Martino Müller) e
dall’agosto 2004 entra a far parte della Compagnia Aterballetto
sotto la direzione artistica di Mauro Bigonzetti. Durante i
successivi 4 anni con la Compagnia Aterballetto, Giuseppe ha la
possibilità di esibirsi con coreografie di Jirí Kylián, Ohad
Naharin, William Forsythe, Mauro Bigonzetti. Nel 2009 decide di
espandere il suo bagaglio professionale all’estero, entrando a far
parte della Compagnia Gauthier Dance//Dance Company Theaterhaus
Stuttgart sotto la direzione artistica di Eric Gauthier, collaborando
con coreografi come Christian Spuck, Paul Lightfoot/Sol Leon, Hans
van Manen, Itzik Galili, Francesco Nappa e lo stesso Eric
Gauthier. Dopo questa prima esperienza estera, dal 2010/11 Spota
entra a far parte dell’organico dell’Hessisches Staatstheater
Wiesbaden sotto la direzione artistica di Stephan Thoss. Quattro
anni di un ricco scambio con il direttore Thoss daranno inizio ad un
profondo interesse coreografico, debuttando 2 grandi lavori nello
Staatstheater Wiesbaden e ricevendo commissioni che entreranno a far
parte del repertorio della compagnia. Oltre
ad iniziare a coltivare la passione per la coreografia, Spota ha la
possibilità di lavorare come ballerino con coreografi come Johan
Inger, Jirí Kylián, Medhi Walerski e lo stesso Stephan Thoss. Nel
2011 Spota riceve il German Theatre Prize THE FAUST come migliore
danzatore dell’anno per la sua interpretazione di ‘Blaubart’ di
Stephan Thoss. Nello stesso anno si classifica al secondo posto
nella competizione International Choreographic Competition di
Hannover, con la sua prima coreografia UN
/ ATTAINABLE. Nel
2012 riceve il premio come "Talento emergente italiano
all’estero", da una giuria composta per le riviste di Dance
for you
(Germania), Dance
Europe
(Inghilterra) e Danza&Danza
(Italia). Dall'anno 2013/14 ad oggi, Giuseppe si
dedicacompletamente alla coreografia iniziando le sue collaborazioni
con Aterballetto, Staatstheater Mainz, Hessisches Staatstheater
Wiesbaden, Gauthier Dance, Nationaltheater Mannheim, Theater
Regensburg, Theater Ulm. Nell’estate 2015 gli viene data la
possibilità di partecipare al Beijing International Ballet Gala con
alcuni estratti delle sue creazioni. Attualmente
Spota sta continuando la sua collaborazione con Stephan Thoss al
Nationaltheater Mannheim, come assistente dello stesso direttore.
Coreografie
per Aterballetto:
- 2018 Tempesta – Piccolo Teatro Strehler, Milano
- 2017 Narcissus – Piccolo Teatro Strehler, Milano
- 2016 tiportoVia – Chiostri di San Pietro, Fotografia Europea, Reggio Emilia
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