In Troades Seneca rivela una straordinaria modernità sull’interiorità e il male umano
Teatro Don Bosco, Gualdo Tadino
TROIANE
Paolo Bonacelli
La
Stagione di Prosa di Gualdo Tadino prosegue, giovedì 28
febbraio al Teatro Don Bosco, con il capolavoro di Seneca
TROIANE, interpreti
Paolo Bonacelli, Edoardo Siravo, Alessandra Fallucchi,
Alessia Giangiuliani, Marcella Favilla, Cecilia Zingaro e Gabriella
Casali, diretti da Alessandro Machia.
In
una Troia avvolta dalle fiamme, Seneca mette in scena un universo
segnato dal lutto e dalla perdita del controllo sulle passioni, in
cui l’umano si afferma soltanto nella sua possibilità di fare il
male.
Gli dei sono ormai presenze lontane e insignificanti, l’uomo è
solo davanti al rischio dell’esistenza, con la sua sofferenza e con il
peso della sua libertà.
A dominare è la guerra, quel pòlemos
che
secondo Eraclito è madre di tutte le cose. E la morte. Una morte
che è anche liberazione dal dolore, dal male che “si
trova dentro di noi” e
“proviene
dalle nostre viscere”,
come afferma Seneca stesso nelle Lettere
a Lucilio.
In
Troades
Seneca rivela una straordinaria modernità nel rappresentare il
demoniaco che abita l’interiorità dell’uomo e il male di cui è
capace.
Pur mantenendo il titolo dell’originale euripideo, che
rimanda a una coralità in cui protagoniste sono le donne troiane,
Seneca concentra l’azione drammatica soprattutto sulle scene a due
- a cui Fabrizio Sinisi che cura l’adattamento aggiunge l’inedito
confronto tra Ulisse ed Elena.
Il fuoco della tragedia si sposta così
dalla rappresentazione del dolore e della sofferenza dei vinti, a un
piano più politico: a quel “discorso
del potere” che
vede la parola come rappresentazione,
luogo di mascheramento attraverso l’eccesso della sua esibizione.
Siamo di fronte a una testualità che è vera e propria “scena
della parola”,
nella quale ogni personaggio recita la propria parte nel palcoscenico
del potere e in cui la retorica,
lungi dall’essere un freno alla teatralità, costituisce a nostro
avviso il vero motivo di modernità della tragedia senecana, capace
di parlarci ancora oggi: perché rivela una parola che – come ai
nostri tempi - ha perso ogni aggancio etico e morale, ogni
riferimento veritativo, ogni intenzione di comunicazione per
diventare pura affermazione di sé, strumentale al potere e
all’annientamento dell’altro.
Si può
prenotare telefonicamente, al Botteghino Telefonico Regionale del
Teatro Stabile dell’Umbria 075/57542222, tutti i giorni feriali,
dalle 16 alle 20.
I biglietti prenotati vanno ritirati mezz’ora
prima dello spettacolo, altrimenti vengono rimessi in vendita.
E’
possibile acquistare i biglietti anche on-line sul sito del Teatro
Stabile dell’Umbria
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