Presentata la nuova stagione del Teatro Bellini e Piccolo Bellini di Napoli
Il
19 Ottobre 2018 con una nostra produzione del Don
Giovanni di Mozart
nell’originale e appassionante versione dell’Orchestra
di Piazza Vittorio inaugureremo
la trentesima stagione del
Teatro Bellini da
quando nel 1988 fu ristrutturato e riaperto attraverso la volontà e
l’iniziativa del suo fondatore Tato
Russo
che, con questo gesto, ha riconsegnato alla città uno dei suoi
teatri più belli e prestigiosi.
Trent’anni
in cui il teatro Bellini è diventato un punto di riferimento
centrale nella produzione e programmazione teatrale italiana, per il
pubblico, per gli artisti nazionali ed internazionali ospitati e per
i giovani aspiranti attori formati dalla nostra accademia di
recitazione, oggi chiamata Bellini
Teatro Factory,
nata anch’essa con la riapertura del teatro e giunta al suo decimo
triennio di attività.
Trent’anni
in cui l’attività teatrale - che
nel tempo si è allargata con la programmazione del Piccolo
Bellini
e di molteplici attività collaterali come i concerti di musica
classica dell’orchestra
Corallium e
Le
Lezioni di Storia
curate della casa
editrice Laterza
che si tengono la domenica mattina; le presentazioni di libri, le
letture e i corsi di scrittura creativa organizzati all’interno del
nostro foyer dall’associazione A
voce Alta,
sempre nel foyer vengono allestite le mostre di artisti contemporanei
curate da Palomart
o le serate dedicate al tango; e ancora le rassegna di danza
contemporanea e quella dei concerti che si alternato alle stagioni di
prosa, gli appuntamenti con i cantautori del Be
Quiet
sempre al Piccolo Bellini, le serate che dell’anno prossimo
dedicheremo alla Stand
Up Commedy
e la Bellini
Baby Factory
nata
da un anno e dedicata ai più piccoli - pur mantenendo una sua
identità ben precisa ha continuato ad evolversi attraverso
lo sguardo attento e vigile ai mutamenti della società, alle
esigenze di un pubblico appassionato e curioso, al nascere e
l’alternarsi sulla scena di nuovi linguaggi e nuovi artisti.
Il
2018 è anche l’anno in cui il Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali ha collocato il teatro Bellini nella categoria dei Tric
(Teatri
di Rilevante Interesse Culturale)
paragonabile alla vecchia categoria di teatro stabile privato che
nei trent’anni di attività, salvo il triennio 2014/2017, era
sempre stato riconosciuto al Bellini.
Forse
è per questi motivi e per il lavoro svolto che possiamo constatare
l’incoraggiante risposta del nostro pubblico che è in costante
aumento nonostante la complessità di una proposta sempre di elevata
qualità artistica ma non sempre scontata e rassicurante, che vede
alternarsi in scena artisti riconoscibili ad altri meno popolari ma
altrettanto interessanti ed innovativi.
Possiamo
dire che il nostro lavoro miri a creare uno spettatore che vada a
teatro per il piacere del teatro e non esclusivamente legato al nome
di maggiore richiamo in cartellone. Uno spettatore che creda nel
potere del teatro, nella sua funzione civica e sociale, che sappia
fare di ogni stagione teatrale, a volte più soddisfacente a volte
meno , un piccolo tesoro da portarsi dietro. Un’esperienza.
Le
scelte della stagione 2018/2019: all’apertura del Don
Giovanni di Mozart
seguirà un’altra nostra nuova produzione: Fronte
Del Porto,
con la regia di Alessandro
Gassmann
e con protagonista Daniele
Russo nel
ruolo che sul grande schermo fu di Marlon Brando; si tratta di un
progetto in continuità con la fortunata produzione di Qualcuno
volò sul nido del cuculo
composto dallo stesso cast artistico. Infine sempre fra le nostre
produzioni in scena al Bellini Il
binomio shakespeariano
composto da Tito
da me diretto e Giulio
Cesare
diretto da Andrea
De Rosa
costituiranno primo e secondo atto di un unico spettacolo che
chiuderà per questa stagione la presenza delle nostre produzioni al
Bellini.
Mentre
al Piccolo Bellini gli spettacoli programmati di nostra produzione
saranno: Io
mai niente nessuno avevo
fatto
del gruppo Vuccirìa
Teatro
per la drammaturgia e regia di Joele
Anastasi
di cui avete già visto amato e conosciuto l’anno scorso Immacolata
Concezione;
Tiny
Dinamite
per la regia di Bruno
Tramice;
Il
cielo in una stanza
del gruppo Punta
Corsara
per la regia di Emanuele
Valenti;
Creditori
di A.
Strindberg diretto
da Orlando
Cinque
e Look
Like,
spettacolo nato interamente all’interno della Bellini
Teatro Factory,
scritto da Francesco
Ferrara per
la regia di Salvatore
Cutrì.
Per
quel che riguarda l’ospitalità abbiamo scelto di ripetere l’Elvira
(Elvira
Jouvet 40)
di
Toni
Servillo
perché potesse essere visto da chi non ci è riuscito due anni fa o
rivisto da chi, come noi, ne ha amato interpretazione e contenuti.
Il
nostro pubblico li aspettava da un po’ e torneranno anche i Momix
con il loro Viva
Momix Forever.
Ne
abbiamo visto un assaggio al Festival di Sanremo, lo vedremo per
intero in scena a Marzo, La
Notte poco prima della foresta
di
Koltes
nella magistrale interpretazione di Pier
Francesco Favino.
La
potenza del linguaggio del corpo sarà protagonista de La
Scortecata
da
G.Basile
e
il controverso Bestie
di Scena;
due spettacoli di Emma
Dante
che si alterneranno una settimana dopo l’altra costituendo un focus
sull’artista siciliana.
Dalla
Sicilia ci spostiamo alla Sardegna che da qualche anno ha investito e
fatto crescere un’artista come Alessandro
Serra
che con il suo onirico
Macbettu
ha sorpreso ed emozionato pubblico e critica diventando il caso
teatrale della stagione appena terminata. Alessandro
Serra
sarà presente in stagione anche al Piccolo Bellini con il suo nuovo
spettacolo Frame.
Maria
Paiato
sarà protagonista di Così
è (se vi pare)
diretta da Filippo
Dini,
di cui ricorderete lo splendido Ivanov
ammirato due stagioni fa.
Cous
cous Klan
è il nuovo esilarante spettacolo del gruppo Carrozzeria
Orfeo
che vi proponiamo per la prima volta a Napoli sicuri di regalare al
nostro pubblico una gradita sorpresa.
L’occhio
del grande fratello ci guarderà durante 1984
di
G.Orwell,
in scena per la regia del britannico Mathew
Lenton.
Ragazzi
di Vita
di
Pier
Paolo Pasolini,
per la regia di Massimo
Popolizio
e La
Classe operaia va in paradiso
dal film di
Elio Petri diretto
da Claudio
Longhi
ci offriranno uno sguardo crudo ed attuale delle classi sociali
storicamente più deboli della nostra nazione.
La
stagione si chiuderà con Silvio
Orlando
regista e interprete di Si
nota all’imbrunire
scritto e diretto da Lucia
Calamaro
che già l’anno scorso con La
vita ferma
ha divertito e commosso il pubblico del Piccolo
Bellini.
Ed
è proprio al
Piccolo Bellini che
contemporaneamente agli spettacoli in programma al Bellini
continueranno ad andare in scena le proposte più interessanti del
teatro contemporaneo: alle
nostre produzioni di cui abbiamo già detto si alterneranno Il
Nullafacente
di
Michele
Santeramo;
l’adattamento teatrale di un film come Trainspotting
nell’avvincente e grottesca versione di Sandro
Mabellini;
l’amatissimo Ferdinando
di A.Ruccello,
per la regia di Nadia
Baldi;
quattro volte vincitore del premio Ubu Danio
Manfredini
è autore e interprete del suo Vocazione;
Avevo
un bel pallone rosso
è
il testo spiazzante di Angela
Demattè
diretto da Carmelo
Rifici. E
ancora: Settimo
Cielo,
un lavoro prodotto dal Teatro Argentina di Roma in collaborazione con
l’Angelo Mai, diretto da Giorgina
Pi,
Ritratto
di donna araba
che
guarda il mare
di Davide
Carnevali diretto
da Claudio
Autelli.
Licia
Lanera adatta,
dirige e interpreta Cuore
di Cane
di
Michail
Bulgakov.
Il
gruppo Il
teatro nel baule
sarà presente con Desidera.
Infine Made
in china postcard from Van Gogh;
Un
eschimese in Amazzonia;
Il
contrario di uno
da
Erri De Luca
di Nicola
Laieta
prodotto dai Maestri
di Strada;
La
rondine;
Se
non sporca il mio pavimento,
un
melò; sono
i
cinque lavori che completeranno una stagione di 20 spettacoli
complessivi.
Ci
auguriamo che le nostre proposte possano ancora una volta e sempre di
più incuriosirvi, stimolarvi, appassionarvi; sicuri di aver lavorato
con attenzione e scrupolo, consci della responsabilità che un teatro
ha nei confronti del suo pubblico e dei più giovani chiamati con
sempre maggiore insistenza e forza ad essere spettatori e consumatori
passivi dei prodotti che gli si offrono.
Il
teatro è ancora e sarà sempre un porto franco, un luogo in cui
potersi esprimere, confrontarsi e vivere emozioni condivise, reali. Come
ogni anno la Bellini
Giovani Card
è un pacchetto di 8 spettacoli con un prezzo particolarmente
agevolato dedicato esclusivamente agli under29. Regalatelo
ai vostri figli o ai vostri nipoti, per alcuni non sarà il regalo
più atteso ma magari, nel tempo, scopriranno quanto sia prezioso.
Buon
teatro a tutti.
Il
direttore artistico
Gabriele
Russo
Teatro
Bellini 2018-2019
dal
19 al 28 ottobre
DON
GIOVANNI DI MOZART secondo L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO
con
Petra
Magoni,
Simona
Boo,
Hersi
Matmuja,
Mama
Marjas,
Evandro
Dos Reis,
Omar
Lopez Valle,
Houcine
Ataa
pianoforte
Leandro Piccioni,
contrabbasso
Pino
Pecorelli, batteria
Ernesto
Lopez Maturell, chitarre
Emanuele
Bultrini, tastiere
Andrea
Pesce
elaborazioni
musicali Mario
Tronco, Leandro Piccioni, Pino Pecorelli
scene
Barbara
Bessi
costumi
Ortensia
de Francesco
luci
Daniele
Davino
direzione
artistica e regia Mario
Tronco
regia
Andrea Renzi
direzione
musicale Leandro Piccioni
coproduzione
Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini, Accademia Filarmonica
Romana, Le nuits de Fourvière - Lione
produzione
originale
Accademia Filarmonica Romana, Le nuits de Fourvière - Lione 2017
L’Orchestra
di Piazza Vittorio torna al Teatro Bellini con il suo Don
Giovanni di Mozart
presentato a Lione per il Festival Les
nuits de fourvière
nel giugno 2017. Uno spettacolo originalissimo in cui il simbolo
della seduzione maschile diventa allegoria del gioco dell’attrazione.
A vestire i panni del protagonista, la meravigliosa Petra Magoni, già
celebre “regina della notte” nel precedente Flauto
magico
dell’Orchestra di Piazza Vittorio. La regia di Andrea Renzi e la
direzione musicale di Mario Tronco creano un meccanismo perfetto in
cui le note di Mozart convivono con le principali esperienze musicali
del ’900, come il jazz ed il rock, passando per la disco music e il
reggae, in quella commistione di generi tanto cara all’Orchestra di
Piazza Vittorio. In scena, dunque, Don
Giovanni si trasforma in un redivivo Cab Calloway in un immaginario
Cotton Club, in un’ambientazione dal gusto anni ’20.
dal 6 al 25 novembre
FRONTE
DEL PORTO
di
Budd
Schulberg con Stan
Silverman
traduzione
e adattamento Enrico
Ianniello
con
Daniele Russo, Antimo
Casertano, Orlando Cinque, Francesca De Nicolais, Vincenzo Esposito,
Ernesto Lama, Daniele Marino, Biagio Musella, Edoardo Sorgente,
Pierluigi Tortora
scene
Alessandro Gassmann
costumi
Mariano Tufano
luci
Marco Palmieri
videografie
Marco Schiavoni
musiche
Pivio e Aldo De Scalzi
uno
spettacolo di Alessandro
Gassmann
coproduzione
Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di
Catania
Dopo
lo straordinario successo di Qualcuno
volò sul nido del cuculo,
debutta al Teatro Bellini un nuovo progetto di trasposizione teatrale
di una “storia cinematografica”, quella di Fronte
del porto.
Stavolta Alessandro Gassmann dirige Daniele Russo e altri 9 attori in
una riscrittura di Enrico Ianniello che rielabora l’originaria
sceneggiatura di Budd Schulberg, ambientandola nella Napoli della
speculazione edilizia degli anni ’80. In quell’epoca, spiega
Gassmann, «la città stava cambiando pelle nella sua organizzazione
criminale; gli anni del terremoto, gli anni di Cutolo. Anni in cui il
porto era sempre di più al centro di interessi diversi, legali e
illegali». Sulla scena le storie di caporalato, soprusi e gestione
violenta del mercato del lavoro prendono vita tra la baraccopoli di
Calata Marinella, la Chiesa del Carmine, il molo Bausan, la Darsena
Granili e l’avveniristica Casa del Portuale di Aldo Rossi. Uno
spettacolo che sarà capace di restituirci la forza della storia,
facendoci immedesimare nelle intense e rabbiose relazioni tra i
personaggi che la popolano.
dal 27 novembre
al 2 dicembre
1984
di
George Orwell
adattamento
e traduzione Matthew
Lenton e
Martina Folena
con
Luca Carboni, Eleonora
Giovanardi, Nicole Guerzoni, Stefano Agostino Moretti, Aurora Peres,
Mario Pirrello, Andrea Volpetti
scene
Guia Buzzi
luci
Orlando Bolognesi
composizione
musicale e disegno sonoro
Mark Melville
costumi
Gianluca Sbicca
video
Riccardo Frati
regia
Matthew
Lenton
produzione
Emilia Romagna Teatro, CSS
Teatro stabile di innovazione del FVG
Matthew
Lenton, pluripremiato regista britannico, nonché direttore artistico
e fondatore della compagnia teatrale Vanishing Point – del quale
basta ricordare il magnifico Interiors
– torna finalmente a
Napoli con il suo nuovo lavoro: una personale rilettura di 1984,
il classico senza tempo di George Orwell. Dirigendo un cast tutto
italiano, Lenton ci propone una versione teatrale del romanzo che,
seppur molto fedele all’originale, ci suggerisce una riflessione
sulle numerose similitudini tra la realtà distopica raccontata da
Orwell e il nostro presente. Il regista scozzese rilegge 1984
spostandolo in un’era caratterizzata dal controllo da parte dei
Big-Data e degli algoritmi dei social media, cioè quella attuale.
Secondo Lenton, questi ultimi ci costringono a un pensiero binario:
bianco o nero, modificando non solo le dinamiche di interazione tra
esseri umani, ma anche il pensiero stesso. Dunque – si chiede
Lenton – se il nostro modo di ragionare sta cambiando, chi o cosa
guida questo cambiamento?
dal
7 al 16 dicembre
COUS
COUS KLAN
drammaturgia
Gabriele Di Luca
con
Angela Ciaburri,
Alessandro Federico, Pier Luigi Pasino, Beatrice Schiros,
Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
voce
fuori campo Andrea Di Casa
musiche
originali Massimiliano
Setti
scene
Maria Spazzi
costumi
Erika Carretta
luci
Giovanni Berti
regia
Gabriele Di Luca,
Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
uno
spettacolo di Carrozzeria
Orfeo
coproduzione
Teatro dell’Elfo, Teatro
Eliseo, Marche Teatro
in
collaborazione con Fondazione
Teatro della Toscana, La Corte Ospitale – residenze artistiche
Carrozzeria
Orfeo, una
delle più interessanti compagnie del momento, presenta al Teatro
Bellini il suo Cous Cous
Klan che ci trascina
nella quotidianità di una
comunità di assurdi senzatetto. Siamo in
un futuro prossimo in cui l’acqua è privatizzata e i fiumi sono
sorvegliati dalle guardie del governo, in un parcheggio abbandonato
ci sono due roulottes. In una vivono tre fratelli: Caio,
un ex prete nichilista e depresso, Achille, sordomuto e irrequieto, e
Olga, la sorella maggiore, obesa e con un occhio solo; accanto,
nell’altra ci vive Mezzaluna, il compagno musulmano di Olga. Una
piccola comunità logorata da rabbie e conflitti, a cui si aggiungerà
Aldo, un medio borghese elegante e maturo che dopo un grave
problema famigliare si è ritrovato a dormire per strada e il cui
precario equilibrio sarà irrimediabilmente sconvolto dall’arrivo
di Nina, una ragazza ribelle e imprevedibile, che si rivelerà al
tempo stesso il più grande dei loro problemi e la chiave per un
riscatto sociale.
«Fotografiamo senza fronzoli
- spiegano
i registi - un’umanità
socialmente instabile, carica di nevrosi e debolezze
attraverso un occhio
sempre lucido, divertito e, soprattutto, innamorato dei personaggi
che raccontiamo».
Tutto può precipitare o trovare soluzione: la pièce si muove su una
sottile linea tra sublime e banale, con dialoghi serrati e a tratti
isterici, in uno stile provocatorio che ci trascina inevitabilmente
nell’assurdo senso che muove il quotidiano.
dal 26 dicembre
al 6 gennaio
VIVA
MOMIX FOREVER
direttore
artistico Moses
Pendleton
codirettore
artistico Cynthia
Quenn
uno
spettacolo dei Momix
I
Momix tornano finalmente al Teatro Bellini con il loro spettacolo
evento realizzato per celebrare i 35 anni della compagnia. Viva
Momix Forever infatti,
ripropone i momenti più intensi delle produzioni che hanno decretato
il successo internazionale dell’ensemble. Nei novantacinque minuti
di spettacolo rivivono le scene, le coreografie e le emozioni a passo
di danza dei loro capolavori da Momix
in Orbit, Momix
Classics, Passion,
Baseball,
Opus Cactus,
Sun Flower Moon,
fino agli ultimissimi successi di Bothanica
e Alchemy.
A questi, si aggiungono tre nuove coreografie: Daddy
Long Leg, Light
Reigns e Paper
Trails. Il risultato è
uno spettacolo travolgente in cui i ballerini danzano con il supporto
di giochi di illuminotecnica, illusioni ottiche e tessuti
fosforescenti che li trasformano in creature oniriche dalle sembianze
di alberi e animali. Viva
Momix Forever è
un’esperienza imperdibile, uno spettacolo che, come scrive il
direttore artistico Moses Pendleton, «i più grandi ricorderanno […]
i più piccoli scopriranno! Life is short, art is long».
dall’8 al 20 gennaio
ELVIRA
(Elvire Jouvet 40)
di Brigitte
Jacques
© Éditions Gallimard
da
Molière
e la commedia classica
di Louis
Jouvet
traduzione
Giuseppe Montesano
con
Toni
Servillo,
Petra Valentini, Francesco Marino, Davide Cirri
costumi
Ortensia
De Francesco
luci
Pasquale
Mari
suono
Daghi
Rondanini
regia
Toni
Servillo
coproduzione
Teatri
Uniti, Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa
Dopo
una lunga tournée internazionale torna al Teatro Bellini Elvira,
la creazione con cui Toni Servillo ha coraggiosamente portato in
scena alcune delle lezioni di teatro di Louis Jouvet. «Elvira
porta il pubblico all’interno di un teatro chiuso, quasi a spiare
tra platea e proscenio, – spiega lo stesso Toni Servillo – con un
maestro e un’allieva davanti a un sipario tagliafuoco che non si
alzerà mai, un particolare momento di una vera e propria
fenomenologia della creazione del personaggio. Un’altra occasione
felice, offerta dalle prove quotidiane del monologo di Donna Elvira
nel quarto atto del Don Giovanni di Molière, consiste
nell’opportunità di assistere ad una relazione maieutica che si
trasforma in scambio dialettico, perché il personaggio è per
entrambi un territorio sconosciuto nel quale si avventurano spinti
dalla necessità ossessiva della scoperta. Louis Jouvet formula a
proposito dell’attore la famosa distinzione comédien/acteur e dice
precisamente: “il comédien è per così dire il mandatario del
personaggio, mentre l’acteur delega se stesso personalmente. Il
comédien esiste grazie allo sforzo, alla disciplina interiore, a una
regola di vita dei suoi pensieri, del suo corpo. Il suo lavoro si
basa su una modestia particolare, un annullarsi di cui l’acteur non
ha bisogno”. Trovo il complesso delle riflessioni di Jouvet
particolarmente valido oggi per significare soprattutto ai giovani la
nobiltà del mestiere di recitare, che rischia di essere svilito in
questi tempi confusi».
dal 22 al 27
gennaio
COSI’
E’ (SE VI PARE)
di
Luigi Pirandello
con
Francesca Agostini,
Mauro Bernardi,
Andrea Di Casa,
Filippo Dini,
Giovanni Esposito,
Ilaria Falini,
Mariangela Granelli,
Orietta Notari,
Maria Paiato,
Nicola
Pannelli, Benedetta
Parisi
regia
Filippo Dini
produzione
Teatro Stabile di
Torino – Teatro Nazionale
In
una cittadina come tante uno strano terzetto scatena curiosità e
pettegolezzi: un uomo, la suocera e la moglie che nessuno vede mai
sono i protagonisti di un mistero che Luigi Pirandello costruisce con
maliziosa abilità. Filippo Dini è attore e regista di un nutrito
cast, tra cui figura la straordinaria Maria Paiato, in questa
commedia dove nulla è come appare. Le certezze sfumano
inesorabilmente di fronte a una realtà, quella dei coniugi Frola e
della suocera: la loro è una famiglia che esce fuori dagli schemi,
che ha un comportamento anomalo, contraddice il buon senso, si prende
gioco della regole codificate del vivere civile. L’ambientazione
rassicurante del salotto borghese fa da sfondo all’enigma del
signor Frola: è la seconda moglie, quella che tiene nascosta in
casa, per evitare alla suocera lo shock di ricordare la morte della
figlia, la prima consorte? Oppure questa è veramente la prima
moglie, che la follia del marito scambia per un’altra donna?
L’anziana donna e il genero raccontano ciascuno una versione dei
fatti, mentre intorno a loro si insegue un’ipotetica Verità. A
pochi anni dalla trilogia del teatro nel teatro, Luigi Pirandello
consegna un’opera fintamente naturalistica, giocata sui toni della
commedia ma che sfugge alla concretezza della realtà. Arte e vita si
disintegrano sulle tavole del palcoscenico, e a distanza di un secolo
Così
è (se vi pare)
è ancora una potente metafora sull’incertezza delle relazioni.
Piccolo
Bellini 2018-2019
dal
9 al 14 ottobre
TINY
DYNAMITE
di
Abi Morgan
con
Bruno Tràmice, Ettore
Nigro, Cecilia Lupoli
scene
Mauro Rea
costumi
Alessandra Gaudioso
disegno
luci Ettore Nigro
regia
Bruno Tràmice
produzione
Fondazione
Teatro di Napoli – Teatro Bellini
Abi
Morgan, celebre autrice di teatro, cinema e televisione (di cui
ricordiamo la sceneggiatura di The
Iron Lady,
Shame e
The
Hours)
ci racconta di Anthony “il fulminato”, Lucien “il timido” e
la giovane Madeleine, tre anime di un triangolo amoroso. Anthony e
Lucien sono amici fin da bambini, il primo è stato colpito da un
fulmine quando aveva solo 6 anni ed è convinto che se si indossano
stivali di gomma per tutta la vita non si avvertirà mai il crepitio
di energia elettrica nel cuore. Il secondo, invece, è chiuso nel suo
mondo e non ha il coraggio di vivere davvero. Da giovanissimi,
Anthony e Lucien si
sono innamorati della stessa donna che, a distanza di anni, si è
lanciata da un ponte proprio davanti ai loro occhi, segnando
l’esistenza di entrambi. Ma
può un fulmine colpire due volte?
Evidentemente sì.
Infatti molti anni dopo, in
una calda estate trascorsa al lago, Anthony
e Lucien incontrano Madeleine e se ne innamorano. Tentano entrambi di
conquistarla ma sarà lei a scegliere e per i due amici nulla sarà
più come prima: scopriranno
con stupore che per vivere bisogna rischiare di morire e per amare
bisogna rischiare di perdere. «Questo
spettacolo – spiega Tràmice – parla a chi, per diverse
circostanze, ha smesso di credere che la vita possa continuamente
sorprendere, emozionare e trasformare piccoli accadimenti in veri
miracoli».
dal
23 al 28 ottobre
IO
MAI NIENTE CON NESSUNO AVEVO FATTO
drammaturgia
Joele Anastasi
con
Joele Anastasi, Enrico Sortino, Federica Carruba Toscano
scene
e costumi
Giulio Villaggio
disegno
luci Joele
Anastasi
video
Davide Maria Marucci
regia
Joele Anastasi
uno
spettacolo di Vuccirìa
Teatro
produzione
Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini
Dopo
l’originalissimo
Immacolata Concezione,
Vuccirìa Teatro torna al Teatro Bellini con una pièce sull’amore.
Da una parte c’è Giovanni, ingenuo e puro, la cui innocenza supera
tutte le barriere dell’ignoranza di chi vive in un piccolo paese.
Dall’altra c’è Federica, la cugina che vuole partire per il
“continente” e seguire i propri sogni di libertà. E infine c’è
Giuseppe, un insegnante di danza di cui Giovanni si innamora. I due
cugini, sullo sfondo della Sicilia brutale e arcigna degli anni ’80,
crescono insieme e giocano come fratelli per cancellare la solitudine
familiare a cui si sentono destinati, fino a quando lo spettro
dell’HIV interviene brutalmente nelle loro vite. Una drammaturgia a
tre voci, carica di sensualità e colore che colpisce anche grazie
alla forza viva di un dialetto palermitano pungente e dolce e di una
recitazione autentica e carnale. Vuccirìa Teatro ancora una volta ci
propone un lavoro in cui suoni, voci e corpi ci rapiscono in storie
di resistenza testarda e tenace dalla tenerezza disarmante
raccontate, per usare le parole di Joele Anastasi, giovane autore,
regista e interprete del testo, «un linguaggio autoriale frutto
dell’incontro tra una drammaturgia originale e una ricerca
attoriale attiva».
dal
30 ottobre al 4 novembre
CUORE
DI CANE
di
Michail Bulgakov
con
Licia
Lanera, Tommaso Qzerty Danisi
sound
design Tommaso
Qzerty Danisi
luci
Vincent
Longuemare
costumi
Sara
Cantarone
adattamento
e regia Licia
Lanera
produzione
Compagnia
Licia Lanera/TPE – Teatro Piemonte Europa
In
Cuore di cane Bulgakov racconta
le vicende di Filipp Filippovic, un ricco scienziato che trapianta
organi animali nei propri pazienti per donare loro l’eterna
giovinezza. Un giorno decide di realizzare un’operazione diversa:
impianta nel corpo di un cane randagio ipofisi e testicoli umani,
intervento che genera avventure rocambolesche e fa venire a galla
tragiche verità. Licia Lanera affronta il lavoro su Cuore
di Cane
caratterizzandolo con una struttura musicale decisa, affidata al
compositore di elettronica Tommaso Qzerty Danisi: una molteplicità
di suoni e di voci scaraventano lo spettatore nell’atmosfera
moscovita e restituiscono forza pirotecnica alla scrittura. Gli
effetti sonori riprendono la bufera, le lamiere che sbattono, le
matite che scrivono su pagine di diari, le trivelle e le seghe che
aprono scatole craniche, i tacchi di scarpe che corrono e voci, voci,
voci. Tutte affidate all’interpretazione di Licia Lanera che
intraprende un percorso impervio negli abissi delle sue corde vocali,
sperimentandone ogni possibilità: prima il cane, poi l’uomo, poi
la donna. Cuore
di cane
è il primo capitolo della trilogia Guarda
come nevica,
con cui l’artista porta in scena tre drammaturgie russe con
protagonista la neve, al fine di rappresentare i vizi della società
odierna, così narcisistica che a furia di rappresentare se stessa
esclusivamente da un punto di vista estetico, ha perso ogni legame
profondo con la realtà.
dal
6 al 25 novembre
FERDINANDO
di
Annibale Ruccello
con
Gea Martire, Chiara Baffi,
Fulvio Cauteruccio, Francesco Roccasecca
scenografia
Luigi Ferrigno
costumi
Carlo Poggioli
luci
Nadia Baldi
regia
Nadia Baldi
produzione
Teatro Segreto srl
Ferdinando
è considerato uno dei capolavori di Annibale Ruccello; scritto nel
1985, e vincitore di due premi IDI – miglior testo teatrale e
miglior messinscena – racconta la storia, in un perfetto equilibrio
tra comico e tragico, di Donna Clotilde – qui interpretata da una
bravissima Gea Martire - baronessa borbonica che agli albori
dell’Unità d’Italia si ritira in un’antica villa vesuviana
insieme alla cugina Gesualda. Le giornate trascorrono in una routine
anonima e noiosa, intervallate unicamente dalle visite del parroco
Don Catellino, quando improvvisamente compare sulla scena il giovane
e affascinante Ferdinando, scatenando un delicato intrigo passionale
che coinvolgerà prima Donna Clotilde, poi Gesualda ed infine Don
Catellino. «Ferdinando
- spiega Nadia Baldi - contiene notevoli elementi espressivi per una
realizzazione teatrale delle emozioni umane specchiandosi nella
tagliente forza di una storia che attraverso il teatro ruoti intorno
al disvelamento di una serie di segreti. Ferdinando
si concentra su quello che è forse il più insondabile mistero: la
mente umana».
dal
27 novembre al 2 dicembre
DESIDERA
drammaturgia
e regia Simona
Di Maio,
Sebastiano Coticelli
con
Giuseppe
Brancaccio,
Sebastiano Coticelli,
Simona Di Maio,
Amalia Ruocco,
Dimitri Tetta
musiche
originali
Tommy
Grieco
scene
Damiano
Sanna
disegno
luci Paco
Summonte
costumi
Gina
Oliva
produzione
Il
Teatro nel Baule
Simona
Di Maio e Sebastiano Coticelli ispirandosi ai racconti di Antoine de
Saint Exupéry ci parlano di un uomo anziano, interpretato da
Giuseppe Brancaccio, che nutre l’impossibile sogno di diventare
aviatore: il protagonista quanto più desidera volare, tanto più
ripensa al passato. Seduto a un tavolo, l’anziano sfida il tempo,
cercando di trovare un modo per tornare indietro e per recuperare il
suo amore perduto. Il contrasto tra vita e morte, il senso di colpa
ma soprattutto il desiderio - da de
e sidera,
cioè mancanza ma anche moto verso le stelle - sono temi evocati in
uno spazio intimo attraverso gesti, immagini, emozioni e musica.
Alternando passato e presente, la vita e le scelte del protagonista
prendono vita attraverso i corpi e le voci di due coppie di giovani
attori. Come spiegano i registi, «abbiamo indagato le relazioni tra
personaggi e oggetti: come un oggetto fa riaffiorare alla memoria il
ricordo, come le forme dei corpi, le relazioni tra i personaggi e i
gesti ripetuti nello spazio svelano il tempo della memoria».
dal 4 al 9
dicembre
MADE IN
CHINA postcards from Van Gogh
drammaturgia
Simone Perinelli
con
Claudia Marsicano, Simone
Perinelli
musiche
originali Massimiliano
Setti
luci
Marco Bagnai
regia
Simone Perinelli
produzione
Fondazione Teatro della
Toscana
La
compagnia romana Leviedelfool, fondata da Simone Perinelli, va in
scena per la prima volta al Piccolo Bellini con il suo Made
in China, una creazione
originale che prende le mosse dalle opere di Vincent Van Gogh. «Il
testo – spiega il regista – scorre attraverso suggestioni e
richiami a quattro dipinti scelti: Autoritratto
con orecchio bendato, La
sedia vuota, La
notte stellata, La
camera di Vincent ad Arles».
Attraverso antitesi e contrasti, si pone in essere un originale
confronto tra Van Gogh e la Cina, che rappresentano, rispettivamente,
l’unicità del genio artistico e la sua riproduzione in serie a
fini commerciali «quell’universo
kitsch ed effimero – sottolinea Perinelli – proprio dell’oggetto
cinese a basso costo. […] Da
una parte la solitudine, la follia, il caso. Dall’altra la ricerca
di un metodo infallibile per ripetere il caso, riprodurre miracoli a
richiesta, una catena di montaggio in grado di pianificare la
spontaneità».
In Made in China
i riferimenti non solo sono alla produzione pittorica di Van Gogh, ma
anche a quella epistolare: la corrispondenza con il fratello Theo,
con la sorella Wilhelmina e con Emile Bernard. Il risultato è uno
spettacolo originalissimo in cui la parola diventa immagine e il
riferimento al “made in China” apre la strada ad una serie di
osservazioni sulla società contemporanea.
dall’11 al 16
dicembre
AVEVO
UN BEL PALLONE ROSSO
di
Angela Demattè
con
Andrea Castelli, Francesca
Porrini
scene
e costumi Paolo Di
Benedetto
musiche
Zeno Gabaglio
luci
Pamela Cantatore
regia
Carmelo Rifici
coproduzione
LuganoInScena, TPE Teatro
Piemonte Europa, CTB Centro Teatrale Bresciano
A
otto anni dalla prima messinscena e dopo essere stato applaudito in
Francia, Svizzera, Lussemburgo e Belgio per quattro stagioni
consecutive (in un allestimento firmato da Michel Dydim che si è
aggiudicato il prestigioso Premio Molière), Carmelo Rifici e Angela
Demattè riallestiscono il loro Avevo
un bel pallone rosso. Non
è casuale che decidano di farlo nell’anno che segna il 50°
anniversario delle contestazioni del ‘68. Margherita è una giovane
ragazza cattolica nata in una cittadina del Trentino che,
trasferitasi a Milano, diventa in pochi anni “Mara”, leader delle
Brigate Rosse. Lo spettacolo, attraverso la messinscena delle
conversazioni tra lei e suo padre, racconta la storia di Margherita e
delinea il rapporto concreto e drammatico tra un padre e una figlia.
La storia del nostro paese si mescola con la relazione intima tra i
due: è qualcosa di freddo e struggente allo stesso tempo, che è
proprio di una terra faticosa e di un’epoca burrascosa. Si
intravede l’aberrazione del linguaggio ideologico, che provoca la
frattura tra Margherita e suo padre e si scopre, infine, che è
difficile dare colpe e ragioni. E, forse, non è questa la cosa
interessante. Ciò che è interessante è il mistero che rimane
all’interno di un affetto e di un distacco.
dal 26 dicembre al 6 gennaio
IL
CIELO IN UNA STANZA
drammaturgia
Emanuele Valenti, Armando
Pirozzi
con
Giuseppina Cervizzi,
Christian Giroso, Sergio Longobardi, Valeria Pollice, Emanuele
Valenti, Gianni Vastarella
voce
registrata Peppe Papa
scene
Tiziano Fario
costumi
Daniela Salernitano
luci
Giuseppe Di Lorenzo
collaborazione
artistica Marina Dammacco
regia
Emanuele Valenti
uno
spettacolo di Punta
Corsara
coproduzione
Fondazione Teatro di
Napoli – Teatro Bellini, 369gradi
Il
cielo
in
una
stanza
è
la
canzone
di
un amore che abbatte le pareti di una stanza, il racconto di una
storia comune, nata in un luogo intimo, privato, come la propria
casa. Se però questa casa crolla, cosa resta del sogno romantico e
della giovane coppia che l’ha sognato e cosa diventa quel luogo che
il crollo ha portato via? Ne Il
cielo in una stanza,
presentato in prima assoluta nell’ambito del Napoli Teatro Festival
Italia 2018, Punta Corsara prende le mosse da fonti diaristiche e
fatti di cronaca per raccontare, in una sorta di rivisitazione
allucinata
della classica commedia
Eduardiana,
di una stanza vera, di un edificio napoletano costruito durante il
boom immobiliare degli anni ‘50, in cui il cielo è entrato
veramente a causa del crollo del soffitto. In questa stanza che
ora
veramente
“non
ha più pareti”,
incontriamo
una
comunità
di
personaggi
che
negli
anni
’90
continua
a
vivere
in
questa architettura sbilenca, non riuscendo ad allontanarsi da quel
che resta del palazzo. Li incontriamo nel momento in cui vogliono
fare i conti con il proprio passato e trovare un modo,
costi
quel
che
costi,
per
archiviarlo
e
ricominciare
a
sognare
un
futuro,
ammesso che
questo
sogno
sia
ancora
possibile.
Ma
le
posizioni
paradossali
che,
come
in
una
folle
sarabanda,
si
trovano
di
volta
in
volta
a
sostenere
o
ripudiare,
riflettono
la
confusione
in
cui turbina ogni loro ideale politico, etico, anche spirituale, e che
ricorda molto da vicino il nostro disorientato presente.
dall’11 al 27 gennaio
CREDITORI
di
August Strindberg
con
Orlando Cinque, Arturo
Muselli, Maria Pilar Pérez Aspa
scene
Luigi Ferrigno
costumi
Chiara Aversano
musiche
e sound design Luisa
Boffa, Luca de Gregorio
collaborazione
artistica Annachiara
Senatore
regia
Orlando Cinque
coproduzione
Fondazione Teatro di
Napoli Teatro Bellini, Hangar-O’
Al
Piccolo Bellini torna in un nuovo allestimento Creditori,
il capolavoro dello svedese August Strindberg adattato, diretto e
interpretato da Orlando Cinque. Al centro della storia il rapporto di
Adolf con la moglie Tekla: il protagonista si confida con il suo
nuovo amico Gustav descrivendo un amore intenso e carico di dubbi,
incertezze e preoccupazioni che hanno minato la salute e la stabilità
dell’uomo. Gustav, guadagnata la fiducia dell’amico, gli
consiglia di mettere alla prova Tekla: osserva i due coniugi nella
loro intimità, offre ad Adolf la possibilità di spiare la donna e
di valutarne i comportamenti in sua assenza. In realtà, l’interesse
che Gustav mostra di avere per le sorti del matrimonio di Adolf cela
un profondo desiderio di vendetta personale. Amori coniugali,
tradimenti e vendetta. Solo all’apparenza la storia di Creditori
è quella di un tipico dramma borghese; lo spettacolo, in realtà,
porta alla luce la vera natura del rapporto Uomo-Donna. «Creditori
– spiega Orlando Cinque - è un testo che non dà conforto, che
mostra la vita nella sua folle incoerenza, che rivela, con chiarezza
matematica e disarmante scientificità, logiche e meccanismi del
comportamento umano».
dal 5 al 10 febbraio
VOCAZIONE
di
Danio Manfredini
con
Danio Manfredini, Vincenzo
Del Prete
progetto
musicale Danio
Manfredini, Cristina Pavarotti, Massimo Neri
luci
Lucia
Manghi, Luigi Biondi
regia
Danio
Manfredini
produzione
La
Corte Ospitale
Danio
Manfredini, vincitore di quattro Premi Ubu, tra cui uno alla carriera
nel 2013, torna al Piccolo Bellini per raccontare il suo viaggio nel
teatro. Con la consueta forza scenica, Manfredini porta sul palco le
paure e i desideri dell’attore, l’inquietudine e il timore di
fallimento, tra voglia di evasione e “vocazione”. Uno spettacolo
al tempo stesso comico e poetico che ci introduce all’interno di un
linguaggio teatrale sorretto dalla potenza del personaggio. «Fosse
anche, come si dice, che il teatro è destinato a sparire, sarebbe
comunque un privilegio dare luce al tramonto», commenta il regista.
In scena, la drammaturgia ci svela dubbi e assilli, simpatie e
grandezza dei personaggi. Da attore a creatura umana, prende corpo la
tragedia del “lavoro teatrale” sempre in bilico tra gloria e
fatica. Senza effetti scenici strabilianti e musiche assordanti, il
teatro diventa corpo e anima scenica, con Manfredini che non è solo
un attore, è egli stesso teatro e poesia incarnata: scritte nel
volto e nel corpo, le parole che recita e le storie che racconta si
svelano con grande vitalità.
dal
12 al 17 febbraio
UN
ESCHIMESE IN AMAZZONIA
ideazione,
testi e regia Liv
Ferracchiati
scrittura
scenica di e con Greta
Cappelletti,
Laura
Dondi,
Liv
Ferracchiati,
Giacomo
Marettelli Priorelli,
Alice
Raffaelli
costumi
Laura
Dondi
disegno
luci Giacomo
Marettelli
suono
Giacomo
Agnifili
coproduzione
Teatro
Stabile dell’Umbria, Centro teatrale MaMiMò, Campo Teatrale, The
Baby Walk
in
collaborazione con
Residenza Artistica Multidisciplinare presso Caos – Centro Arti
Opificio Siri Terni
Dopo
i successi di Peter Pan
guarda sotto le gonne e
Stabat Mater,
la Trilogia sull'identità
della compagnia The Baby Walk si conclude con Un
Eschimese in Amazzonia,
vincitore del Premio Scenario 2017. Sul palco, assistiamo a un
confronto tra un transgender, ovvero l’Eschimese - interpretato da
Liv Ferracchiati - e la società, rappresentata dal Coro di quattro
voci. Il titolo prende spunto da una citazione dell’attivista per i
diritti dei transessuali, Porpora Marcasciano e fa riferimento a quel
particolare contesto socio-culturale che «compromette, ostacola,
falsifica un percorso che potrebbe essere dei più sicuri e dei più
tranquilli»:la presenza
degli “eschimesi”
nella
società
chiede a tutti di
rimettere in discussione le regole. Il Coro parla all’unisono,
utilizzando una gestualità a tratti robotica, per rappresentare una
società ottusa. Contro questi luoghi comuni si scaglia l’Eschimese,
il quale si sforza di avere una visione autentica della propria vita,
mentre in realtà è anch’essa fondata su pregiudizi. La Trilogia
sull’identità giunge
all’epilogo con una pièce in cui la parola, come spiega Liv
Ferracchiati, «diventa metafora della fragilità di qualsiasi forma
scegliamo per noi stessi».
dal 19 al 24 febbraio
FRAME
progetto
e ideazione Alessandro
Serra
con
Francesco Cortese,
Riccardo Lanzarone, Maria Rosaria Ponzetta, Emanuela Pisicchio,
Giuseppe Semeraro
regia,
scene, costumi e luci Alessandro
Serra
realizzazione
scene Mario Daniele
tecnici
Mario Daniele, Alessandro
Cardinale
coproduzione
Cantieri Teatrali Koreja,
Compagnia Teatropersona
Alessandro
Serra, premiato con un Ubu nel 2017 come Miglior Spettacolo per il
suo Macbettu,
porta al Piccolo Bellini l’ultimo suo lavoro Frame
ispirato all’universo pittorico di Edward Hopper. «Ogni
sua opera è stata trattata come un piccolo frammento di racconto dal
quale distillare figure, situazioni, parole. Una novella visiva,
senza trama e senza finale, direbbe Čechov, una porta semiaperta per
un istante su una casa sconosciuta e subito richiusa»,
commenta Alessandro Serra. Sul fondo del palco solo una cornice al di
là della quale tutto sembra poter accadere oppure tutto potrebbe
essere già accaduto. Tra confini scenici millimetrici, gli attori
raccontano la stasi, la solitudine, l’ordinario di una realtà che
guarda non ai grandi simboli dell’America d’inizio Novecento ma
ai paesaggi anonimi di un caffè o di una veranda sull’oceano. Lo
spettacolo prende forma anche grazie al contributo evocativo di suoni
che vibrano, stridono e rimbombano in una dimensione scenica abitata.
La pièce è un affondo all’interno dell’universo immaginifico
del pittore americano, da cui nascono immagini potentissime che
rappresentano quell’“esperienza interiore” che secondo Serra è
la qualità prima del lavoro del pittore americano.
dal 27 febbraio al 1 marzo
LOOK
LIKE
drammaturgia
Francesco Ferrara
con
Chiara Celotto, Simone
Mazzella, Rosita Chiodero, Manuel Severino, Salvatore Cutrì
regia
Salvatore Cutrì
produzione
Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
Look
Like è uno spettacolo
scritto diretto e interpretato dagli allievi della Bellini Teatro
Factory che hanno scelto di trattare con un tono amaro ma al tempo
stesso ironico l’ossessione di apparire che caratterizza la società
contemporanea. Francesco Ferrara, allievo drammaturgo, scrive la
storia di Chiara, una ragazza che non si accontenta di essere bella,
ma che aspira ad essere ancora più bella, perché solo la perfezione
estetica può condurla al successo. Chiara decide di rivolgersi ad
Arturo Marras, il chirurgo estetico delle showgirl. Per prima cosa,
un consulto. Poi dubbi, paure, ma anche illusioni. Infine la
decisione e quindi l'intervento. Ma dopo? Dopo cosa ne resta di
Chiara e dei suoi diciotto anni? Salvatore Cutrì, allievo regista,
ha creato dei personaggi che vivono una vita sempre in posa, con le
labbra apparecchiate per un ininterrotto selfie. Una metafora che
sottolinea, come spiega il regista , come tutti noi ci troviamo
«anche
inconsapevolmente, all'interno di una perenne cornice virtuale e
gettati, anche involontariamente, in una continua esibizione alla
quale sembra impossibile sottrarci».
dal 5 al 10 marzo
SE
NON SPORCA IL MIO PAVIMENTO un melò
drammaturgia
Giuliano Scarpinato, Gioia
Salvatori
con
Michele Degirolamo,
Francesca Turrini, Ciro Masella
in
video Beatrice Schiros
scene
Diana
Ciufo
luci
Danilo Facco
progetto
video Daniele Salaris
costumi
Giovanna Stinga
regia
Giuliano Scarpinato
produzione
Wanderlust Teatro,
CSS Teatro stabile di
innovazione del FVG
in
collaborazione con Teatro
di Rifredi, Corsia OF – Centro di Creazione Contemporanea,
Industria Scenica, Angelo Mai Altrove Occupato
Presentato
al Romaeuropa Festival 2017, Se
non sporca il mio pavimento
di Giuliano
Scarpinato e Gioia Salvatori è
un originale melò di provincia dal respiro cupo, un noir a base di
menzogne, pericolose fughe dalla realtà e passioni incontentabili.
Lo spettacolo è ispirato a una recente vicenda di cronaca italiana,
il delitto Rosboch: «Una
vicenda – spiega Giuliano
Scarpinato -
che mi ha impressionato, oltre che per l’intreccio, per la forza
archetipica dei suoi personaggi. Mi sembrò subito, quando la prima
volta ne lessi, che in quella provincia piemontese fatta di
supermarket, tubi catodici e fughe nei social, si fosse incarnato
bizzarramente, attraverso Gloria Rosboch e il suo giovane seduttore
Gabriele Defilippi, il mito di Eco e Narciso».
L'opera
di Scarpinato è una profonda indagine sulla contemporaneità,
costruita mediante la rappresentazione dolorosa e struggente di un
insieme di individui – Gioia, insegnante di sostegno in un istituto
magistrale, Alessio, studente diciassettenne che ha 12 profili su
Facebook e Cosimo, il parrucchiere cinquantenne proprietario di un
centro estetico – impegnati nell’ostinata ricerca di
un’improbabile felicità e dell’utopistico riconoscimento di sé.
dal 12 al 17 marzo
LA
RONDINE (LA CANZONE DI MARTA)
di
Guillem
Clua
traduzione
Martina
Vannucci
adattamento
Pino
Tierno
con
Lucia Sardo, Luigi Tabita
musiche
Massimiliano
Pace
costumi
Riccardo Cappello
luci
Salvo Orlando
regia
Francesco
Randazzo
coproduzione
Associazione
Teatro Biondo Stabile di Palermo, Teatro Stabile di Catania
La
rondine (La
canzone di Marta) è il
primo allestimento in
lingua italiana del testo del drammaturgo catalano Guillem Clua,
autore tra i più innovativi della scena internazionale. La pièce
teatrale prende spunto dall’attentato avvenuto nel giugno del 2016
nel bar Pulse di Orlando, Florida, dove morirono 49 omosessuali.
Marta è la maestra di canto e Matteo è un allievo che desidera
migliorare la propria tecnica vocale. Durante la lezione, i due
protagonisti svelano il loro passato riflettendo sulle loro identità
e sulla fragilità dell’amore, al punto da unirsi in un solo canto
alla vita. Oltre alla strage di Orlando, nel dramma risuonano anche
le tragedie del Bataclàn di Parigi, del lungomare di Nizza, della
Rambla di Barcellona. «Questa storia – spiega il regista Francesco
Randazzo – ci dice quanto sia importante l’accettazione
dell’altro nella sua verità, e che questa è l’essenza pura
dell’amore. In questi tempi che vedono, accanto a progressi sempre
più diffusi di riconoscimento di diritti civili finalmente
raggiunti, rigurgiti di oscurantismo e violente negazioni, è molto
importante mettere in scena storie come quella raccontata da Clua (…)
e, attraverso le emozioni, trovare le ragioni per renderci migliori».
dal 19 al 24 marzo
IL
NULLAFACENTE
di
Michele
Santeramo
con
Vittorio
Continelli, Silvia Pasello, Francesco Puleo, Michele Santeramo, Tazio
Torrini
musiche
Ares
Tavolazzi
luci
Valeria
Foti, Stefano Franzoni
regia
Roberto
Bacci
produzione
Fondazione
Teatro della Toscana
Michele
Santeramo, uno dei drammaturghi più interessanti dell’ultima
generazione, intraprende un’originale riflessione sul senso di
impotenza e di fragilità dell’individuo nei confronti delle
difficili prove della vita. Santeramo è anche in scena, nei panni
del protagonista: un uomo che reagisce alla grave malattia della
moglie scegliendo, d’accordo con lei, di non reagire; scelta che
appare paradossale, al di fuori dell’esistere secondo le esigenze
del “mondo” così come lo pratichiamo. Purtroppo, intorno a loro
due, c’è il mondo che si muove, con la sua morale, la sua etica,
le sue regole. Intorno a loro il Fratello, il Medico, il
Proprietario, sono a diverso titolo rappresentanti di quel mondo dal
quale il Nullafacente vorrebbe star fuori, dal quale cerca di
rimanere fuori, ma questa scelta diventa una forma di ribellione.
Alla base di questa pièce c’è l’esigenza di «riflettere
- scrive Santeramo - su cosa sia giusto fare per stare bene. Ma il
Nullafacente, un giorno, ha voluto correggermi e mi ha detto: caro
mio - siamo ormai in confidenza -, tu sbagli domanda; quella giusta
sarebbe: cosa, ogni giorno NON devo fare, per stare bene?».
dal 26 al 31 marzo
RITRATTO
DI DONNA ARABA CHE GUARDA IL MARE
di
Davide Carnevali
con
Alice Conti, Michele Di
Giacomo, Giacomo Ferraù,
Giulia Viana, Noemi
Bresciani
scene
e costumi Maria Paola Di
Francesco
suono
Gianluca Agostini
luci
Marco D'Andrea
regia
Claudio Autelli
coproduzione
LAB121,
Riccione Teatro con
il sostegno di Next/laboratorio
delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal
vivo
in
collaborazione con Teatro
San Teodoro Cantù
Un
turista europeo, in una città senza nome del Nordafrica, incontra
una giovane donna al tramonto davanti al mare. Il confronto tra i due
darà vita ad una riflessione sui valori di culture differenti, sulla
condizione della donna e sul potere dell’uomo. La drammaturgia,
fortemente allegorica, pone l’accento sulla difficoltà di
comunicazione tra i protagonisti: nessuno, infatti, sembra in grado
di spostarsi dalle proprie convinzioni ed accogliere diverse visioni
del mondo. La narrazione si snoda tra dialoghi e didascalie e
coinvolge lo spettatore attraverso un plastico in scala che, ripreso
da una telecamera, offre a chi guarda l’illusione di entrare nella
scena. L’ambiguità della storia tra l’uomo e la donna, tra lo
straniero e il popolo, rimbomba nello spazio scenico fino al punto in
cui la città diventa il quinto personaggio della pièce, che
contiene tutti gli altri. Il testo di Davide Carnevali ha vinto il
52° Premio Riccione per il teatro.
dal
9 al 14 aprile
SETTIMO
CIELO
di
Caryl Churchill
traduzione
Riccardo Duranti
con
Marco Cavalcoli, Sylvia De
Fanti, Tania Garribba, Aurora Peres, Alessandro Riceci, Marco Spiga
scene
Giorgina Pi
costumi
Gianluca Falaschi
musica
e ambiente sonoro Collettivo
Angelo Mai
luci
Andrea Gallo
tecnico
del suono Lorenzo
Danesin
uno
spettacolo di Bluemotion
regia
Giorgina Pi
produzione
Teatro di Roma, Angelo Mai/Bluemotion
Settimo
Cielo
è
il capolavoro datato 1979 della scrittrice inglese Caryl
Churchill,
una
delle
più
importanti
penne
del
teatro
mondiale
molto poco rappresentata in Italia; infatti, questo del collettivo
artistico romano Bluemotion è il primo allestimento italiano
dell’avanguardistico testo. Nella pièce si assiste ad una
contrazione del tempo a causa della quale i protagonisti, una
famiglia inglese, vivono prima in epoca vittoriana nell’Africa
coloniale e poi nel 1979, agli albori del governo di Margaret
Tatcher, nella Londra tra swing e punk della rivoluzione sessuale, il
tutto in soli 25 anni! Vedremo i personaggi mentre cercano di
costruire e definire la propria identità nel tentativo di superare i
ruoli sociali che sono stati loro attribuiti, come l’immagine della
famiglia eterosessuale o di un rapporto schiavo-colonizzatore.
«Questo testo – scrive la regista – è costruito su una
vertigine: sociale, artistica, intima, storica di cui resta oggi
intatto lo slancio, la necessità di percorrere una battaglia anche
camminando sul suo crinale. […] Settimo
Cielo
è un’opera di decolonizzazione che passa attraverso il teatro come
strumento di rivolta».
dal 2 al 5 maggio
IL
CONTRARIO DI UNO
da
Erri De Luca
adattamento
e regia Nicola Laieta
con
i giovani del Laboratorio
Territoriale delle Arti, i peer educator dell’Associazione Maestri
di Strada ONLUS, Associazione Trerrote
produzione
Associazione Maestri di Strada ONLUS, Associazione Trerrote
in
collaborazione con Centro
Giovanile Asterix
Prosegue
la collaborazione con Maestri di Strada, per cui Nicola Laieta torna
al Piccolo Bellini dirigendo i giovani allievi del Laboratorio
Territoriale delle Arti ne Il
contrario di uno. L’idea
della drammaturgia nasce in seguito ad un’escursione sul Vesuvio in
cui i giovani di Maestri di Strada si sono confrontati con Erri De
Luca sulla bellezza che nasce dalle catastrofi. «Inizialmente
– spiega Laieta – lo spunto è partito da Morso
di luna nuova,
il racconto della città durante il suo anno forse più catastrofico,
il ’43, che ha prodotto uno dei suoi frutti più belli: la propria
liberazione. […] La ricerca, poi si è allargata, alla poetica di
Erri De Luca, facendo riferimento a più di un romanzo e/o racconto.
La mia idea è quella prima di tutto di omaggiare un autore e poeta,
ormai noto in tutta Europa. Tutto
questo senza dimenticare il senso del mio lavoro teatrale con i
giovani, ovvero crescere, creare insieme, accompagnarli a scoprire e
integrare le infinite possibilità racchiuse nel processo creativo e
nella loro adolescenza».
dal 7 al 12 maggio
TRAINSPOTTING
da
Irvine Welsh
uno
spettacolo di Sandro
Mabellini
drammaturgia
scenica e interpretazione Marco
S. Bellocchio, Valentina Cardinali, Michele Di Giacomo, Riccardo
Festa
elementi
scenici e costumi Chiara
Amaltea Ciarelli
coproduzione
Viola Produzioni S.r.l.,
Accademia degli Artefatti 2018_20
Del
romanzo di Irvine Welsh, diventato un cult generazionale grazie alla
trasposizione cinematografica di Danny Boyle, esiste una riduzione
teatrale
firmata da Harry Gibson e un adattamento
dell’autore
di origine libanese Wajdi
Mouawad: questo testo, oggi
rivive nel lucido allestimento di Sandro Mabellini. Anche nella sua
versione, i quattro protagonisti, sconfitti e rassegnati alla
mancanza di senso dell’epoca contemporanea, si negano alla vita,
reagendo al proprio malessere attraverso i furti, l’alcool e la
droga. Trainspotting
è dunque un viaggio allucinogeno, un trip adrenalinico e alienante
nel nichilismo dilagante degli ultimi decenni. La messa in scena
dell’atteggiamento decadente e amorale dei quattro personaggi
diventa uno spunto di riflessione nell’analisi delle dinamiche
sociali e individuali della nostra epoca.
Dal
29 gennaio al 3 febbraio
LA
SCORTECATA
liberamente
tratto da Lo
cunto de li cunti
di Giambattista
Basile
testo
e regia Emma
Dante
con
Salvatore
D’Onofrio, Carmine Maringola
elementi
scenici e costumi Emma
Dante
luci
Cristian
Zucaro
coproduzione
Festival
di Spoleto 60, Teatro Biondo di Palermo
in
collaborazione con
Atto Unico, Compagnia Sud Costa Occidentale
coordinamento
e distribuzione Aldo
Miguel Grompone, Roma
Emma
Dante torna al Teatro Bellini con La
scortecata, lo
spettacolo presentato al Festival di Spoleto del 2017 che ha ricevuto
un grande consenso di pubblico e critica. Liberamente ispirato
all’omonima fiaba de Lo
cunto de li cunti
di Giambattista Basile, narra la bizzarra vicende di due anziane
sorelle, Rusinella e Carolina che vivono insieme malsopportandosi e
non si rassegnano alla vecchiaia. L’artista palermitana si
appropria completamente della vicenda, affida a due uomini -
Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola – i ruoli delle due
vecchine e li fa muovere su una scena scarna, abitata solo da due
sedioline un castello in miniatura e un baule. Così, attraverso i
due interpreti che drammatizzano il racconto di Basile, passando
dalla narrazione in terza persona all’immedesimazione e saltando da
un registro all’altro senza soluzione di continuità, assistiamo a
una divertente e originale riflessione sul «maledetto vizio delle
femmine di apparire belle».
dal
5 al 10 febbraio
BESTIE
DI SCENA
scritto
e diretto da Emma Dante
con
Elena Borgogni, Sandro
Maria Campagna, Viola Carinci, Italia Carroccio, Davide Celona,
Sabino Civilleri, Roberto Galbo, Carmine Maringola, Ivano Picciallo,
Leonarda Saffi, Daniele Savarino, Stephanie Taillandier, Emilia
Verginelli, Marta Zollet
e
con Daniela Macaluso,
Gabriele Gugliara
luci
Cristian Zucaro
coproduzione
Piccolo Teatro di Milano –
Teatro d’Europa, Atto Unico, Compagnia Sud Costa Occidentale,
Teatro Biondo di Palermo, Festival d’Avignon
coordinamento
e distribuzione Aldo
Miguel Grompone, Roma
In
esclusiva al Teatro Bellini, lo sconvolgente e provocatorio Bestie
di scena con cui Emma
Dante ha stupito, affascinato e scandalizzato critica e pubblico.
L’artista palermitana presenta un lavoro in cui 16 personaggi, muti
e senza vestiti, si muovono sul palco come delle “bestie di scena”.
Sono attori che cercano il proprio personaggio e lo fanno ballando,
cantando, urlando, litigando nei dialetti del sud, seducendo e
impazzendo, amando, ridendo e combattendo, mettendo in atto un
processo selvaggio che rimanda, secondo l’artista palermitana, a
quello attraverso il quale nasce e si forma un individuo. In Bestie
di scena, spiega la
Dante, «c’è una comunità in fuga. Come Adamo ed Eva cacciati dal
Paradiso, le “bestie” finiscono su un palcoscenico pieno di
insidie e di tentazioni, il luogo del peccato, il mondo terreno. […]
Dopo aver affrontato svariate prove, dalla quinta arriverà
l’ennesimo comandamento, l’ultimo, il più terribile. Solo allora
gli “imbecilli” disubbidiranno. Sceglieranno di restare nudi in
schiera davanti a noi. La loro scoperta sarà di essere sempre stati
nudi e di non essere stati altro che quello. Non avrà più senso
raccogliere, coprirsi, compiere altre azioni ma semplicemente stare,
e guardare».
dal
12 al 17 febbraio
MACBETTU
tratto
dal Macbeth
di William
Shakespeare
traduzione
in sardo Giovanni
Carroni
con
Fulvio
Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Andrea Carroni,
Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu, Felice Montervino
musiche
pietre sonore Pinuccio
Sciola
composizioni
pietre sonore Marcellino
Garau
regia,
scene, luci, costumi Alessandro
Serra
coproduzione
Sardegna
Teatro, Compagnia Teatropersona
Finalmente
il Macbettu
di Alessandro Serra – vincitore, nel 2017, dell’UBU come miglior
spettacolo e del premio ANCT – arriva al Teatro Bellini. Lo
spettacolo trasferisce il Macbeth
di Shakespeare in lingua sarda, così sul palcoscenico prende vita
l’universalità della vicenda di Macbeth
interpretata dagli attori - solo uomini, come da tradizione
elisabettiana - che con maschere, sonagli e abiti scuri, si donano,
corpo e voce, ad una regia tutta sonorità e ritmo, grazie anche alle
composizioni musicali. «Quell’incedere
di ritmo antico, un’incombente forza della natura che sta per
abbattersi inesorabile, placida e al contempo inarrestabile: la
foresta che avanza», con queste parole Serra descrive la suggestione
da cui ha preso forma il suo lavoro. Il risultato è uno spettacolo
ricco di meraviglia tragica
e affascinante, in
grado di utilizzare elementi della tradizione in modo contemporaneo.
In uno spazio evocativo, gli attori si muovono seguendo precise
traiettorie coreografiche e Macbettu
inquieta con atroce bellezza.
dal 26 febbraio al 4 marzo
LA NOTTE
POCO PRIMA DELLE FORESTE
di
Bernard-Marie
Koltès
traduzione
Giandonato
Crico,
Pierfrancesco Favino
adattamento
teatrale Pierfrancesco
Favino
con
Pierfrancesco
Favino
luci
Marco D’Amelio
sound designer
Sebastiano Basile
regia Lorenzo
Gioielli
produzione
Compagnia
Gli Ipocriti
Il Teatro Bellini presenta La notte poco prima delle foreste, il monologo di Koltès reso celebre da Pierfrancesco Favino e presentato in piccola parte sul palco del Festival di Sanremo. La regia firmata da Lorenzo Gioielli propone uno spettacolo dalla scena scarna ed essenziale, costituita esclusivamente da una sedia e da luci al neon intermittenti nascoste da un velatino a rappresentare una pioggia battente ed incessante. Sotto il temporale si muove Pierfrancesco Favino nelle vesti del “diverso”, dello “straniero”, dell’“immigrato” dalla postura inclinata dal dolore e dalla voce che sembra sempre essere ad un passo dall’infrangersi nel pianto. Le parole struggenti di Koltès danno vita ad un monologo al tempo stesso caloroso e crudo, che esprime e denuncia l’oppressione del diverso, il suo dolore e la sua ribellione. «Mi sono imbattuto in questo testo – spiega Favino – un giorno lontano, mi sono fermato ad ascoltarlo senza poter andar via e da quel momento vive con me ed io con lui. Mi appartiene, anche se ancora non so bene il perché. E’ uno straniero che parla in queste pagine. Non sono io […] eppure mi perdo nelle sue parole e mi ci ritrovo».
dal 12 al 24 marzo
TITO/GIULIO
CESARE
2
riscritture originali da Shakespeare
Tito
di Michele Santeramo
con
cast da definire
regia
Gabriele Russo
Giulio
Cesare di Fabrizio
Sinisi
con
cast da definire
regia
Andrea De Rosa
scene
Francesco Esposito
costumi
Chiara Aversano
luci
Salvatore Palladino,
Gianni Caccia
produzione
Fondazione Teatro di
Napoli - Teatro Bellini
Tito/Giulio
Cesare
nasce nell'ambito del Glob(e)al
Shakespeare,
il progetto presentato a giugno 2017 nell'ambito del Napoli Teatro
Festival Italia, per il quale Gabriele Russo, che l’ha ideato, si è
aggiudicato il Premio dell'Associazione Nazionale Critici 2017 come
migliore progetto speciale. Il Giulio
Cesare e
il Tito
Andronico
di Shakespeare, riscritti e diretti l'uno da Fabrizio Sinisi/Andrea
De Rosa e l'altro da Michele Santeramo/Gabriele Russo – in un
riallestimento pensato appositamente per la tournée – condividono
identità, spazio scenico e un linguaggio potente e fortemente
contemporaneo e, insieme, diventano due parti di una riflessione
unitaria sul concetto di potere e sulle conseguenze del suo
esercizio. Da una
parte, il Tito di
Santeramo riesce a
restituire l’insensatezza della guerra e della violenza con un tono
generale lieve ed elegante, capace di strappare anche un sorriso;
dall’altra, Andrea De Rosa, privilegiando l’aspetto politico e
filosofico del Giulio
Cesare di Shakespeare,
realizza un allestimento dall’atmosfera metallica in cui i
congiurati cercano le ragioni profonde del loro omicidio, le
interrogano e ne sono al tempo stesso travolti.
dal 26 al 31 marzo
RAGAZZI
DI VITA
di Pier
Paolo Pasolini
drammaturgia
Emanuele Trevi
con Lino
Guanciale
e con
Sonia
Barbadoro,
Giampiero
Cicciò,
Roberta
Crivelli,
Flavio
Francucci,
Francesco
Giordano,
Lorenzo
Grilli,
Michele
Lisi,
Pietro
Masotti,
Paolo
Minnielli,
Alberto
Onofrietti,
Lorenzo
Parrotto,
Cristina
Pelliccia,
Silvia
Pernarella,
Elena
Polic Greco,
Francesco
Santagada,
Stefano
Scialanga,
Josafat
Vagni,
Andrea
Volpetti
scene Marco
Rossi
costumi
Gianluca
Sbicca
luci
Luigi Biondi
canto
Francesca
della Monica
video Luca
Brinchi, Daniele Spanò
regia
Massimo Popolizio
produzione
Teatro
di Roma - Teatro Nazionale
È su una scena nuda e scarna che
Massimo Popolizio fa muovere i 19 ragazzi di vita pasoliniani,
riuscendo ad essere fedele al primo romanzo dell’autore friulano
dando forma e voce al mondo intricato e contraddittorio, crudo e
dolce, disumano e solidale delle borgate romane. «I “ragazzi” di
cui parla Pasolini – afferma Emanuele Trevi - sono persone che
lottano con la quotidianità. Una vitalità infelice, la loro, e la
cosa più commovente in quest’opera è proprio la mancanza di
felicità. I “ragazzi di vita”, più in generale, sono un popolo
selvaggio, una squadra, un gruppo, un branco di povere anime
perdute». La pièce nasce da un’esigenza di fedeltà sia al testo
sia alle acute osservazioni di Pasolini sull’universo del
sottoproletariato italiano degli anni ’50. La scena pertanto, è un
turbinio di voci, pose e gesti in cui prevale la parlata romanesca «o
meglio - continua Trevi - quella singolare invenzione verbale, di
gusto espressionista e non neorealistico, che Pasolini stesso
definiva una lingua inventata».
dal
9 al 14 aprile
LA
CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO
liberamente
tratto dal film di Elio
Petri
sceneggiatura
di
Elio Petri, Ugo Pirro
di
Paolo Di Paolo
con
Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell'Utri, Simone
Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, Franca Penone,
Simone Tangolo, Filippo Zattini
scene
Guia
Buzzi
costumi
Gianluca Sbicca
luci
Vincenzo Bonaffini
video
Riccardo Frati
musiche
e arrangiamenti
Filippo Zattini
regia
Claudio Longhi
produzione
Emilia Romagna Teatro Fondazione
A
quasi 50 anni dall’uscita de La
classe operaia va in Paradiso
di Elio Petri, che sollevò un duro dibattito sul tema del
proletariato, Paolo Di Paolo scrive un testo costruito intorno ai
materiali della sceneggiatura di Elio Petri e Ugo Pirro. Sulla scena
assistiamo alla storia dell'operaio Lulù Massa, stakanovista odiato
dai colleghi - interpretato da Lino Guanciale – e al tempo stesso,
ascoltiamo le riflessioni dello sceneggiatore e del regista e le
opinioni degli spettatori di allora e di oggi. Coinvolti dal commento
sonoro delle sinfonie di Vivaldi e dalle note delle canzonette
italiane dell’epoca, lo spettacolo ci trasporta direttamente nella
genesi creativa dell’opera invadendo la platea con manifestazioni
di piazza e comizi. Due epoche distanti solo apparentemente si
ritrovano sulla scena a fare i conti con l’umana condizione di
alienazione, in un confronto cinico e ironico. «Lo spettacolo -
affermano il regista e il drammaturgo - racconta un mondo che oggi
non c’è più. Eppure ci parla ancora».
dal
3 al 12 maggio
SI NOTA
ALL’IMBRUNIRE (SOLITUDINE DA PAESE SPOPOLATO)
di
Lucia
Calamaro
con
Silvio
Orlando
e
con
Riccardo
Goretti, Roberto Nobile, Alice Redini, Maria Laura Rondanini
regia
Lucia
Calamaro
coproduzione
Cardellino
srl,
Teatro
Stabile dell’Umbria
in
collaborazione con Fondazione
Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia
Dopo
il successo di Lacci,
Silvio Orlando torna al Teatro Bellini con un lavoro scritto e
diretto dalla straordinaria Lucia Calamaro, già vincitrice di 3 UBU.
Attraverso la storia di Silvio – che da tre anni ha deciso di
vivere in un paese disabitato e di smettere di camminare - e degli
incontri-scontri tra i suoi tre figli – costretti ad affrontare la
singolare e delicata situazione paterna – lo spettacolo ci parla
delle distanze generazionali e umane tra individui. Con la sua
consueta ironia, al tempo stesso acuta e delicatissima, la Calamaro
pone l’accento su una specifica patologia della nostra epoca: la
solitudine sociale. «Ci piace pensare – scrive la regista – che
gli spettatori, grazie a un potenziale smottamento dell’animo
dovuto speriamo a questo spettacolo, magari la sera stessa
all’uscita, o magari l’indomani, chiameranno di nuovo quel padre,
quella madre, quel fratello, lontano parente o amico oramai isolatosi
e lo andranno a trovare, per farlo uscire di casa. O per fargli
solamente un po’ di compagnia».
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