Presentata la nuova stagione del Teatro Bellini e Piccolo Bellini di Napoli


Il 19 Ottobre 2018 con una nostra produzione del Don Giovanni di Mozart nell’originale e appassionante versione dell’Orchestra di Piazza Vittorio inaugureremo la trentesima stagione del Teatro Bellini da quando nel 1988 fu ristrutturato e riaperto attraverso la volontà e l’iniziativa del suo fondatore Tato Russo che, con questo gesto, ha riconsegnato alla città uno dei suoi teatri più belli e prestigiosi.

Trent’anni in cui il teatro Bellini è diventato un punto di riferimento centrale nella produzione e programmazione teatrale italiana, per il pubblico, per gli artisti nazionali ed internazionali ospitati e per i giovani aspiranti attori formati dalla nostra accademia di recitazione, oggi chiamata Bellini Teatro Factory, nata anch’essa con la riapertura del teatro e giunta al suo decimo triennio di attività.

Trent’anni in cui l’attività teatrale - che nel tempo si è allargata con la programmazione del Piccolo Bellini e di molteplici attività collaterali come i concerti di musica classica dell’orchestra Corallium e Le Lezioni di Storia curate della casa editrice Laterza che si tengono la domenica mattina; le presentazioni di libri, le letture e i corsi di scrittura creativa organizzati all’interno del nostro foyer dall’associazione A voce Alta, sempre nel foyer vengono allestite le mostre di artisti contemporanei curate da Palomart o le serate dedicate al tango; e ancora le rassegna di danza contemporanea e quella dei concerti che si alternato alle stagioni di prosa, gli appuntamenti con i cantautori del Be Quiet sempre al Piccolo Bellini, le serate che dell’anno prossimo dedicheremo alla Stand Up Commedy e la Bellini Baby Factory nata da un anno e dedicata ai più piccoli - pur mantenendo una sua identità ben precisa ha continuato ad evolversi attraverso lo sguardo attento e vigile ai mutamenti della società, alle esigenze di un pubblico appassionato e curioso, al nascere e l’alternarsi sulla scena di nuovi linguaggi e nuovi artisti.

Il 2018 è anche l’anno in cui il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali ha collocato il teatro Bellini nella categoria dei Tric (Teatri di Rilevante Interesse Culturale) paragonabile alla vecchia categoria di teatro stabile privato che nei trent’anni di attività, salvo il triennio 2014/2017, era sempre stato riconosciuto al Bellini.

Forse è per questi motivi e per il lavoro svolto che possiamo constatare l’incoraggiante risposta del nostro pubblico che è in costante aumento nonostante la complessità di una proposta sempre di elevata qualità artistica ma non sempre scontata e rassicurante, che vede alternarsi in scena artisti riconoscibili ad altri meno popolari ma altrettanto interessanti ed innovativi.

Possiamo dire che il nostro lavoro miri a creare uno spettatore che vada a teatro per il piacere del teatro e non esclusivamente legato al nome di maggiore richiamo in cartellone. Uno spettatore che creda nel potere del teatro, nella sua funzione civica e sociale, che sappia fare di ogni stagione teatrale, a volte più soddisfacente a volte meno , un piccolo tesoro da portarsi dietro. Un’esperienza.

Le scelte della stagione 2018/2019: all’apertura del Don Giovanni di Mozart seguirà un’altra nostra nuova produzione: Fronte Del Porto, con la regia di Alessandro Gassmann e con protagonista Daniele Russo nel ruolo che sul grande schermo fu di Marlon Brando; si tratta di un progetto in continuità con la fortunata produzione di Qualcuno volò sul nido del cuculo composto dallo stesso cast artistico. Infine sempre fra le nostre produzioni in scena al Bellini Il binomio shakespeariano composto da Tito da me diretto e Giulio Cesare diretto da Andrea De Rosa costituiranno primo e secondo atto di un unico spettacolo che chiuderà per questa stagione la presenza delle nostre produzioni al Bellini.

Mentre al Piccolo Bellini gli spettacoli programmati di nostra produzione saranno: Io mai niente nessuno avevo fatto del gruppo Vuccirìa Teatro per la drammaturgia e regia di Joele Anastasi di cui avete già visto amato e conosciuto l’anno scorso Immacolata Concezione; Tiny Dinamite per la regia di Bruno Tramice; Il cielo in una stanza del gruppo Punta Corsara per la regia di Emanuele Valenti; Creditori di A. Strindberg diretto da Orlando Cinque e Look Like, spettacolo nato interamente all’interno della Bellini Teatro Factory, scritto da Francesco Ferrara per la regia di Salvatore Cutrì.

Per quel che riguarda l’ospitalità abbiamo scelto di ripetere l’Elvira (Elvira Jouvet 40) di Toni Servillo perché potesse essere visto da chi non ci è riuscito due anni fa o rivisto da chi, come noi, ne ha amato interpretazione e contenuti.

Il nostro pubblico li aspettava da un po’ e torneranno anche i Momix con il loro Viva Momix Forever.

Ne abbiamo visto un assaggio al Festival di Sanremo, lo vedremo per intero in scena a Marzo, La Notte poco prima della foresta di Koltes nella magistrale interpretazione di Pier Francesco Favino.

La potenza del linguaggio del corpo sarà protagonista de La Scortecata da G.Basile e il controverso Bestie di Scena; due spettacoli di Emma Dante che si alterneranno una settimana dopo l’altra costituendo un focus sull’artista siciliana.

Dalla Sicilia ci spostiamo alla Sardegna che da qualche anno ha investito e fatto crescere un’artista come Alessandro Serra che con il suo onirico Macbettu ha sorpreso ed emozionato pubblico e critica diventando il caso teatrale della stagione appena terminata. Alessandro Serra sarà presente in stagione anche al Piccolo Bellini con il suo nuovo spettacolo Frame.

Maria Paiato sarà protagonista di Così è (se vi pare) diretta da Filippo Dini, di cui ricorderete lo splendido Ivanov ammirato due stagioni fa.

Cous cous Klan è il nuovo esilarante spettacolo del gruppo Carrozzeria Orfeo che vi proponiamo per la prima volta a Napoli sicuri di regalare al nostro pubblico una gradita sorpresa.

L’occhio del grande fratello ci guarderà durante 1984 di G.Orwell, in scena per la regia del britannico Mathew Lenton.

Ragazzi di Vita di Pier Paolo Pasolini, per la regia di Massimo Popolizio e La Classe operaia va in paradiso dal film di Elio Petri diretto da Claudio Longhi ci offriranno uno sguardo crudo ed attuale delle classi sociali storicamente più deboli della nostra nazione.

La stagione si chiuderà con Silvio Orlando regista e interprete di Si nota all’imbrunire scritto e diretto da Lucia Calamaro che già l’anno scorso con La vita ferma ha divertito e commosso il pubblico del Piccolo Bellini.

Ed è proprio al Piccolo Bellini che contemporaneamente agli spettacoli in programma al Bellini continueranno ad andare in scena le proposte più interessanti del teatro contemporaneo: alle nostre produzioni di cui abbiamo già detto si alterneranno Il Nullafacente di Michele Santeramo; l’adattamento teatrale di un film come Trainspotting nell’avvincente e grottesca versione di Sandro Mabellini; l’amatissimo Ferdinando di A.Ruccello, per la regia di Nadia Baldi; quattro volte vincitore del premio Ubu Danio Manfredini è autore e interprete del suo Vocazione; Avevo un bel pallone rosso è il testo spiazzante di Angela Demattè diretto da Carmelo Rifici. E ancora: Settimo Cielo, un lavoro prodotto dal Teatro Argentina di Roma in collaborazione con l’Angelo Mai, diretto da Giorgina Pi, Ritratto di donna araba che guarda il mare di Davide Carnevali diretto da Claudio Autelli.

Licia Lanera adatta, dirige e interpreta Cuore di Cane di Michail Bulgakov. Il gruppo Il teatro nel baule sarà presente con Desidera. Infine Made in china postcard from Van Gogh; Un eschimese in Amazzonia; Il contrario di uno da Erri De Luca di Nicola Laieta prodotto dai Maestri di Strada; La rondine; Se non sporca il mio pavimento, un melò; sono i cinque lavori che completeranno una stagione di 20 spettacoli complessivi.

Ci auguriamo che le nostre proposte possano ancora una volta e sempre di più incuriosirvi, stimolarvi, appassionarvi; sicuri di aver lavorato con attenzione e scrupolo, consci della responsabilità che un teatro ha nei confronti del suo pubblico e dei più giovani chiamati con sempre maggiore insistenza e forza ad essere spettatori e consumatori passivi dei prodotti che gli si offrono.

Il teatro è ancora e sarà sempre un porto franco, un luogo in cui potersi esprimere, confrontarsi e vivere emozioni condivise, reali. Come ogni anno la Bellini Giovani Card è un pacchetto di 8 spettacoli con un prezzo particolarmente agevolato dedicato esclusivamente agli under29. Regalatelo ai vostri figli o ai vostri nipoti, per alcuni non sarà il regalo più atteso ma magari, nel tempo, scopriranno quanto sia prezioso.

Buon teatro a tutti.

Il direttore artistico
Gabriele Russo






Teatro Bellini 2018-2019

dal 19 al 28 ottobre
DON GIOVANNI DI MOZART secondo L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO
con Petra Magoni, Simona Boo, Hersi Matmuja, Mama Marjas, Evandro Dos Reis, Omar Lopez Valle, Houcine Ataa
pianoforte Leandro Piccioni, contrabbasso Pino Pecorelli, batteria Ernesto Lopez Maturell, chitarre Emanuele Bultrini, tastiere Andrea Pesce
elaborazioni musicali Mario Tronco, Leandro Piccioni, Pino Pecorelli
scene Barbara Bessi
costumi Ortensia de Francesco
luci Daniele Davino
direzione artistica e regia Mario Tronco
regia Andrea Renzi
direzione musicale Leandro Piccioni
coproduzione Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini, Accademia Filarmonica Romana, Le nuits de Fourvière - Lione
produzione originale Accademia Filarmonica Romana, Le nuits de Fourvière - Lione 2017

L’Orchestra di Piazza Vittorio torna al Teatro Bellini con il suo Don Giovanni di Mozart presentato a Lione per il Festival Les nuits de fourvière nel giugno 2017. Uno spettacolo originalissimo in cui il simbolo della seduzione maschile diventa allegoria del gioco dell’attrazione. A vestire i panni del protagonista, la meravigliosa Petra Magoni, già celebre “regina della notte” nel precedente Flauto magico dell’Orchestra di Piazza Vittorio. La regia di Andrea Renzi e la direzione musicale di Mario Tronco creano un meccanismo perfetto in cui le note di Mozart convivono con le principali esperienze musicali del ’900, come il jazz ed il rock, passando per la disco music e il reggae, in quella commistione di generi tanto cara all’Orchestra di Piazza Vittorio. In scena, dunque, Don Giovanni si trasforma in un redivivo Cab Calloway in un immaginario Cotton Club, in un’ambientazione dal gusto anni ’20.


dal 6 al 25 novembre
FRONTE DEL PORTO
di Budd Schulberg con Stan Silverman
traduzione e adattamento Enrico Ianniello
con Daniele Russo, Antimo Casertano, Orlando Cinque, Francesca De Nicolais, Vincenzo Esposito, Ernesto Lama, Daniele Marino, Biagio Musella, Edoardo Sorgente, Pierluigi Tortora
scene Alessandro Gassmann
costumi Mariano Tufano
luci Marco Palmieri
videografie Marco Schiavoni
musiche Pivio e Aldo De Scalzi
uno spettacolo di Alessandro Gassmann
coproduzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Catania

Dopo lo straordinario successo di Qualcuno volò sul nido del cuculo, debutta al Teatro Bellini un nuovo progetto di trasposizione teatrale di una “storia cinematografica”, quella di Fronte del porto. Stavolta Alessandro Gassmann dirige Daniele Russo e altri 9 attori in una riscrittura di Enrico Ianniello che rielabora l’originaria sceneggiatura di Budd Schulberg, ambientandola nella Napoli della speculazione edilizia degli anni ’80. In quell’epoca, spiega Gassmann, «la città stava cambiando pelle nella sua organizzazione criminale; gli anni del terremoto, gli anni di Cutolo. Anni in cui il porto era sempre di più al centro di interessi diversi, legali e illegali». Sulla scena le storie di caporalato, soprusi e gestione violenta del mercato del lavoro prendono vita tra la baraccopoli di Calata Marinella, la Chiesa del Carmine, il molo Bausan, la Darsena Granili e l’avveniristica Casa del Portuale di Aldo Rossi. Uno spettacolo che sarà capace di restituirci la forza della storia, facendoci immedesimare nelle intense e rabbiose relazioni tra i personaggi che la popolano.


dal 27 novembre al 2 dicembre
1984
di George Orwell
adattamento e traduzione Matthew Lenton e Martina Folena
con Luca Carboni, Eleonora Giovanardi, Nicole Guerzoni, Stefano Agostino Moretti, Aurora Peres, Mario Pirrello, Andrea Volpetti
scene Guia Buzzi
luci Orlando Bolognesi
composizione musicale e disegno sonoro Mark Melville
costumi Gianluca Sbicca
video Riccardo Frati
regia Matthew Lenton
produzione Emilia Romagna Teatro, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG

Matthew Lenton, pluripremiato regista britannico, nonché direttore artistico e fondatore della compagnia teatrale Vanishing Point – del quale basta ricordare il magnifico Interiors – torna finalmente a Napoli con il suo nuovo lavoro: una personale rilettura di 1984, il classico senza tempo di George Orwell. Dirigendo un cast tutto italiano, Lenton ci propone una versione teatrale del romanzo che, seppur molto fedele all’originale, ci suggerisce una riflessione sulle numerose similitudini tra la realtà distopica raccontata da Orwell e il nostro presente. Il regista scozzese rilegge 1984 spostandolo in un’era caratterizzata dal controllo da parte dei Big-Data e degli algoritmi dei social media, cioè quella attuale. Secondo Lenton, questi ultimi ci costringono a un pensiero binario: bianco o nero, modificando non solo le dinamiche di interazione tra esseri umani, ma anche il pensiero stesso. Dunque – si chiede Lenton – se il nostro modo di ragionare sta cambiando, chi o cosa guida questo cambiamento?


dal 7 al 16 dicembre
COUS COUS KLAN
drammaturgia Gabriele Di Luca
con Angela Ciaburri, Alessandro Federico, Pier Luigi Pasino, Beatrice Schiros, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
voce fuori campo Andrea Di Casa
musiche originali Massimiliano Setti
scene Maria Spazzi
costumi Erika Carretta
luci Giovanni Berti
regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo
coproduzione Teatro dell’Elfo, Teatro Eliseo, Marche Teatro
in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana, La Corte Ospitale – residenze artistiche

Carrozzeria Orfeo, una delle più interessanti compagnie del momento, presenta al Teatro Bellini il suo Cous Cous Klan che ci trascina nella quotidianità di una comunità di assurdi senzatetto. Siamo in un futuro prossimo in cui l’acqua è privatizzata e i fiumi sono sorvegliati dalle guardie del governo, in un parcheggio abbandonato ci sono due roulottes. In una vivono tre fratelli: Caio, un ex prete nichilista e depresso, Achille, sordomuto e irrequieto, e Olga, la sorella maggiore, obesa e con un occhio solo; accanto, nell’altra ci vive Mezzaluna, il compagno musulmano di Olga. Una piccola comunità logorata da rabbie e conflitti, a cui si aggiungerà Aldo, un medio borghese elegante e maturo che dopo un grave problema famigliare si è ritrovato a dormire per strada e il cui precario equilibrio sarà irrimediabilmente sconvolto dall’arrivo di Nina, una ragazza ribelle e imprevedibile, che si rivelerà al tempo stesso il più grande dei loro problemi e la chiave per un riscatto sociale. «Fotografiamo senza fronzoli - spiegano i registi - un’umanità socialmente instabile, carica di nevrosi e debolezze attraverso un occhio sempre lucido, divertito e, soprattutto, innamorato dei personaggi che raccontiamo». Tutto può precipitare o trovare soluzione: la pièce si muove su una sottile linea tra sublime e banale, con dialoghi serrati e a tratti isterici, in uno stile provocatorio che ci trascina inevitabilmente nell’assurdo senso che muove il quotidiano.


dal 26 dicembre al 6 gennaio
VIVA MOMIX FOREVER
direttore artistico Moses Pendleton
codirettore artistico Cynthia Quenn
uno spettacolo dei Momix

I Momix tornano finalmente al Teatro Bellini con il loro spettacolo evento realizzato per celebrare i 35 anni della compagnia. Viva Momix Forever infatti, ripropone i momenti più intensi delle produzioni che hanno decretato il successo internazionale dell’ensemble. Nei novantacinque minuti di spettacolo rivivono le scene, le coreografie e le emozioni a passo di danza dei loro capolavori da Momix in Orbit, Momix Classics, Passion, Baseball, Opus Cactus, Sun Flower Moon, fino agli ultimissimi successi di Bothanica e Alchemy. A questi, si aggiungono tre nuove coreografie: Daddy Long Leg, Light Reigns e Paper Trails. Il risultato è uno spettacolo travolgente in cui i ballerini danzano con il supporto di giochi di illuminotecnica, illusioni ottiche e tessuti fosforescenti che li trasformano in creature oniriche dalle sembianze di alberi e animali. Viva Momix Forever è un’esperienza imperdibile, uno spettacolo che, come scrive il direttore artistico Moses Pendleton, «i più grandi ricorderanno […] i più piccoli scopriranno! Life is short, art is long».

dall’8 al 20 gennaio
ELVIRA (Elvire Jouvet 40)
di Brigitte Jacques © Éditions Gallimard
da Molière e la commedia classica di Louis Jouvet
traduzione Giuseppe Montesano
con Toni Servillo, Petra Valentini, Francesco Marino, Davide Cirri
costumi Ortensia De Francesco
luci Pasquale Mari
suono Daghi Rondanini
regia Toni Servillo
coproduzione Teatri Uniti, Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa

Dopo una lunga tournée internazionale torna al Teatro Bellini Elvira, la creazione con cui Toni Servillo ha coraggiosamente portato in scena alcune delle lezioni di teatro di Louis Jouvet. «Elvira porta il pubblico all’interno di un teatro chiuso, quasi a spiare tra platea e proscenio, – spiega lo stesso Toni Servillo – con un maestro e un’allieva davanti a un sipario tagliafuoco che non si alzerà mai, un particolare momento di una vera e propria fenomenologia della creazione del personaggio. Un’altra occasione felice, offerta dalle prove quotidiane del monologo di Donna Elvira nel quarto atto del Don Giovanni di Molière, consiste nell’opportunità di assistere ad una relazione maieutica che si trasforma in scambio dialettico, perché il personaggio è per entrambi un territorio sconosciuto nel quale si avventurano spinti dalla necessità ossessiva della scoperta. Louis Jouvet formula a proposito dell’attore la famosa distinzione comédien/acteur e dice precisamente: “il comédien è per così dire il mandatario del personaggio, mentre l’acteur delega se stesso personalmente. Il comédien esiste grazie allo sforzo, alla disciplina interiore, a una regola di vita dei suoi pensieri, del suo corpo. Il suo lavoro si basa su una modestia particolare, un annullarsi di cui l’acteur non ha bisogno”. Trovo il complesso delle riflessioni di Jouvet particolarmente valido oggi per significare soprattutto ai giovani la nobiltà del mestiere di recitare, che rischia di essere svilito in questi tempi confusi».


dal 22 al 27 gennaio
COSI’ E’ (SE VI PARE)
di Luigi Pirandello
con Francesca Agostini, Mauro Bernardi, Andrea Di Casa, Filippo Dini, Giovanni Esposito, Ilaria Falini, Mariangela Granelli, Orietta Notari, Maria Paiato, Nicola Pannelli, Benedetta Parisi
regia Filippo Dini
produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

In una cittadina come tante uno strano terzetto scatena curiosità e pettegolezzi: un uomo, la suocera e la moglie che nessuno vede mai sono i protagonisti di un mistero che Luigi Pirandello costruisce con maliziosa abilità. Filippo Dini è attore e regista di un nutrito cast, tra cui figura la straordinaria Maria Paiato, in questa commedia dove nulla è come appare. Le certezze sfumano inesorabilmente di fronte a una realtà, quella dei coniugi Frola e della suocera: la loro è una famiglia che esce fuori dagli schemi, che ha un comportamento anomalo, contraddice il buon senso, si prende gioco della regole codificate del vivere civile. L’ambientazione rassicurante del salotto borghese fa da sfondo all’enigma del signor Frola: è la seconda moglie, quella che tiene nascosta in casa, per evitare alla suocera lo shock di ricordare la morte della figlia, la prima consorte? Oppure questa è veramente la prima moglie, che la follia del marito scambia per un’altra donna? L’anziana donna e il genero raccontano ciascuno una versione dei fatti, mentre intorno a loro si insegue un’ipotetica Verità. A pochi anni dalla trilogia del teatro nel teatro, Luigi Pirandello consegna un’opera fintamente naturalistica, giocata sui toni della commedia ma che sfugge alla concretezza della realtà. Arte e vita si disintegrano sulle tavole del palcoscenico, e a distanza di un secolo Così è (se vi pare) è ancora una potente metafora sull’incertezza delle relazioni.






Piccolo Bellini 2018-2019

dal 9 al 14 ottobre
TINY DYNAMITE
di Abi Morgan
con Bruno Tràmice, Ettore Nigro, Cecilia Lupoli
scene Mauro Rea
costumi Alessandra Gaudioso
disegno luci Ettore Nigro
regia Bruno Tràmice
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini

Abi Morgan, celebre autrice di teatro, cinema e televisione (di cui ricordiamo la sceneggiatura di The Iron Lady, Shame e The Hours) ci racconta di Anthony “il fulminato”, Lucien “il timido” e la giovane Madeleine, tre anime di un triangolo amoroso. Anthony e Lucien sono amici fin da bambini, il primo è stato colpito da un fulmine quando aveva solo 6 anni ed è convinto che se si indossano stivali di gomma per tutta la vita non si avvertirà mai il crepitio di energia elettrica nel cuore. Il secondo, invece, è chiuso nel suo mondo e non ha il coraggio di vivere davvero. Da giovanissimi, Anthony e Lucien si sono innamorati della stessa donna che, a distanza di anni, si è lanciata da un ponte proprio davanti ai loro occhi, segnando l’esistenza di entrambi. Ma può un fulmine colpire due volte? Evidentemente sì. Infatti molti anni dopo, in una calda estate trascorsa al lago, Anthony e Lucien incontrano Madeleine e se ne innamorano. Tentano entrambi di conquistarla ma sarà lei a scegliere e per i due amici nulla sarà più come prima: scopriranno con stupore che per vivere bisogna rischiare di morire e per amare bisogna rischiare di perdere. «Questo spettacolo – spiega Tràmice – parla a chi, per diverse circostanze, ha smesso di credere che la vita possa continuamente sorprendere, emozionare e trasformare piccoli accadimenti in veri miracoli».


dal 23 al 28 ottobre
IO MAI NIENTE CON NESSUNO AVEVO FATTO
drammaturgia Joele Anastasi
con Joele Anastasi, Enrico Sortino, Federica Carruba Toscano
scene e costumi Giulio Villaggio
disegno luci Joele Anastasi
video Davide Maria Marucci
regia Joele Anastasi
uno spettacolo di Vuccirìa Teatro
produzione Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini

Dopo l’originalissimo Immacolata Concezione, Vuccirìa Teatro torna al Teatro Bellini con una pièce sull’amore. Da una parte c’è Giovanni, ingenuo e puro, la cui innocenza supera tutte le barriere dell’ignoranza di chi vive in un piccolo paese. Dall’altra c’è Federica, la cugina che vuole partire per il “continente” e seguire i propri sogni di libertà. E infine c’è Giuseppe, un insegnante di danza di cui Giovanni si innamora. I due cugini, sullo sfondo della Sicilia brutale e arcigna degli anni ’80, crescono insieme e giocano come fratelli per cancellare la solitudine familiare a cui si sentono destinati, fino a quando lo spettro dell’HIV interviene brutalmente nelle loro vite. Una drammaturgia a tre voci, carica di sensualità e colore che colpisce anche grazie alla forza viva di un dialetto palermitano pungente e dolce e di una recitazione autentica e carnale. Vuccirìa Teatro ancora una volta ci propone un lavoro in cui suoni, voci e corpi ci rapiscono in storie di resistenza testarda e tenace dalla tenerezza disarmante raccontate, per usare le parole di Joele Anastasi, giovane autore, regista e interprete del testo, «un linguaggio autoriale frutto dell’incontro tra una drammaturgia originale e una ricerca attoriale attiva».


dal 30 ottobre al 4 novembre
CUORE DI CANE
di Michail Bulgakov
con Licia Lanera, Tommaso Qzerty Danisi
sound design Tommaso Qzerty Danisi
luci Vincent Longuemare
costumi Sara Cantarone
adattamento e regia Licia Lanera
produzione Compagnia Licia Lanera/TPE – Teatro Piemonte Europa

In Cuore di cane Bulgakov racconta le vicende di Filipp Filippovic, un ricco scienziato che trapianta organi animali nei propri pazienti per donare loro l’eterna giovinezza. Un giorno decide di realizzare un’operazione diversa: impianta nel corpo di un cane randagio ipofisi e testicoli umani, intervento che genera avventure rocambolesche e fa venire a galla tragiche verità. Licia Lanera affronta il lavoro su Cuore di Cane caratterizzandolo con una struttura musicale decisa, affidata al compositore di elettronica Tommaso Qzerty Danisi: una molteplicità di suoni e di voci scaraventano lo spettatore nell’atmosfera moscovita e restituiscono forza pirotecnica alla scrittura. Gli effetti sonori riprendono la bufera, le lamiere che sbattono, le matite che scrivono su pagine di diari, le trivelle e le seghe che aprono scatole craniche, i tacchi di scarpe che corrono e voci, voci, voci. Tutte affidate all’interpretazione di Licia Lanera che intraprende un percorso impervio negli abissi delle sue corde vocali, sperimentandone ogni possibilità: prima il cane, poi l’uomo, poi la donna. Cuore di cane è il primo capitolo della trilogia Guarda come nevica, con cui l’artista porta in scena tre drammaturgie russe con protagonista la neve, al fine di rappresentare i vizi della società odierna, così narcisistica che a furia di rappresentare se stessa esclusivamente da un punto di vista estetico, ha perso ogni legame profondo con la realtà.


dal 6 al 25 novembre
FERDINANDO
di Annibale Ruccello
con Gea Martire, Chiara Baffi, Fulvio Cauteruccio, Francesco Roccasecca
scenografia Luigi Ferrigno
costumi Carlo Poggioli
luci Nadia Baldi
regia Nadia Baldi
produzione Teatro Segreto srl

Ferdinando è considerato uno dei capolavori di Annibale Ruccello; scritto nel 1985, e vincitore di due premi IDI – miglior testo teatrale e miglior messinscena – racconta la storia, in un perfetto equilibrio tra comico e tragico, di Donna Clotilde – qui interpretata da una bravissima Gea Martire - baronessa borbonica che agli albori dell’Unità d’Italia si ritira in un’antica villa vesuviana insieme alla cugina Gesualda. Le giornate trascorrono in una routine anonima e noiosa, intervallate unicamente dalle visite del parroco Don Catellino, quando improvvisamente compare sulla scena il giovane e affascinante Ferdinando, scatenando un delicato intrigo passionale che coinvolgerà prima Donna Clotilde, poi Gesualda ed infine Don Catellino. «Ferdinando - spiega Nadia Baldi - contiene notevoli elementi espressivi per una realizzazione teatrale delle emozioni umane specchiandosi nella tagliente forza di una storia che attraverso il teatro ruoti intorno al disvelamento di una serie di segreti. Ferdinando si concentra su quello che è forse il più insondabile mistero: la mente umana».


dal 27 novembre al 2 dicembre
DESIDERA
drammaturgia e regia Simona Di Maio, Sebastiano Coticelli
con Giuseppe Brancaccio, Sebastiano Coticelli, Simona Di Maio, Amalia Ruocco, Dimitri Tetta
musiche originali Tommy Grieco
scene Damiano Sanna
disegno luci Paco Summonte
costumi Gina Oliva
produzione Il Teatro nel Baule

Simona Di Maio e Sebastiano Coticelli ispirandosi ai racconti di Antoine de Saint Exupéry ci parlano di un uomo anziano, interpretato da Giuseppe Brancaccio, che nutre l’impossibile sogno di diventare aviatore: il protagonista quanto più desidera volare, tanto più ripensa al passato. Seduto a un tavolo, l’anziano sfida il tempo, cercando di trovare un modo per tornare indietro e per recuperare il suo amore perduto. Il contrasto tra vita e morte, il senso di colpa ma soprattutto il desiderio - da de e sidera, cioè mancanza ma anche moto verso le stelle - sono temi evocati in uno spazio intimo attraverso gesti, immagini, emozioni e musica. Alternando passato e presente, la vita e le scelte del protagonista prendono vita attraverso i corpi e le voci di due coppie di giovani attori. Come spiegano i registi, «abbiamo indagato le relazioni tra personaggi e oggetti: come un oggetto fa riaffiorare alla memoria il ricordo, come le forme dei corpi, le relazioni tra i personaggi e i gesti ripetuti nello spazio svelano il tempo della memoria».


dal 4 al 9 dicembre
MADE IN CHINA postcards from Van Gogh
drammaturgia Simone Perinelli
con Claudia Marsicano, Simone Perinelli
musiche originali Massimiliano Setti
luci Marco Bagnai
regia Simone Perinelli
produzione Fondazione Teatro della Toscana

La compagnia romana Leviedelfool, fondata da Simone Perinelli, va in scena per la prima volta al Piccolo Bellini con il suo Made in China, una creazione originale che prende le mosse dalle opere di Vincent Van Gogh. «Il testo – spiega il regista – scorre attraverso suggestioni e richiami a quattro dipinti scelti: Autoritratto con orecchio bendato, La sedia vuota, La notte stellata, La camera di Vincent ad Arles». Attraverso antitesi e contrasti, si pone in essere un originale confronto tra Van Gogh e la Cina, che rappresentano, rispettivamente, l’unicità del genio artistico e la sua riproduzione in serie a fini commerciali «quell’universo kitsch ed effimero – sottolinea Perinelli – proprio dell’oggetto cinese a basso costo. […] Da una parte la solitudine, la follia, il caso. Dall’altra la ricerca di un metodo infallibile per ripetere il caso, riprodurre miracoli a richiesta, una catena di montaggio in grado di pianificare la spontaneità». In Made in China i riferimenti non solo sono alla produzione pittorica di Van Gogh, ma anche a quella epistolare: la corrispondenza con il fratello Theo, con la sorella Wilhelmina e con Emile Bernard. Il risultato è uno spettacolo originalissimo in cui la parola diventa immagine e il riferimento al “made in China” apre la strada ad una serie di osservazioni sulla società contemporanea.


dall’11 al 16 dicembre
AVEVO UN BEL PALLONE ROSSO
di Angela Demattè
con Andrea Castelli, Francesca Porrini
scene e costumi Paolo Di Benedetto
musiche Zeno Gabaglio
luci Pamela Cantatore
regia Carmelo Rifici
coproduzione LuganoInScena, TPE Teatro Piemonte Europa, CTB Centro Teatrale Bresciano

A otto anni dalla prima messinscena e dopo essere stato applaudito in Francia, Svizzera, Lussemburgo e Belgio per quattro stagioni consecutive (in un allestimento firmato da Michel Dydim che si è aggiudicato il prestigioso Premio Molière), Carmelo Rifici e Angela Demattè riallestiscono il loro Avevo un bel pallone rosso. Non è casuale che decidano di farlo nell’anno che segna il 50° anniversario delle contestazioni del ‘68. Margherita è una giovane ragazza cattolica nata in una cittadina del Trentino che, trasferitasi a Milano, diventa in pochi anni “Mara”, leader delle Brigate Rosse. Lo spettacolo, attraverso la messinscena delle conversazioni tra lei e suo padre, racconta la storia di Margherita e delinea il rapporto concreto e drammatico tra un padre e una figlia. La storia del nostro paese si mescola con la relazione intima tra i due: è qualcosa di freddo e struggente allo stesso tempo, che è proprio di una terra faticosa e di un’epoca burrascosa. Si intravede l’aberrazione del linguaggio ideologico, che provoca la frattura tra Margherita e suo padre e si scopre, infine, che è difficile dare colpe e ragioni. E, forse, non è questa la cosa interessante. Ciò che è interessante è il mistero che rimane all’interno di un affetto e di un distacco.


dal 26 dicembre al 6 gennaio
IL CIELO IN UNA STANZA
drammaturgia Emanuele Valenti, Armando Pirozzi
con Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Sergio Longobardi, Valeria Pollice, Emanuele Valenti, Gianni Vastarella
voce registrata Peppe Papa
scene Tiziano Fario
costumi Daniela Salernitano
luci Giuseppe Di Lorenzo
collaborazione artistica Marina Dammacco
regia Emanuele Valenti
uno spettacolo di Punta Corsara
coproduzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, 369gradi

Il cielo in una stanza è la canzone di un amore che abbatte le pareti di una stanza, il racconto di una storia comune, nata in un luogo intimo, privato, come la propria casa. Se però questa casa crolla, cosa resta del sogno romantico e della giovane coppia che l’ha sognato e cosa diventa quel luogo che il crollo ha portato via? Ne Il cielo in una stanza, presentato in prima assoluta nell’ambito del Napoli Teatro Festival Italia 2018, Punta Corsara prende le mosse da fonti diaristiche e fatti di cronaca per raccontare, in una sorta di rivisitazione allucinata della classica commedia Eduardiana, di una stanza vera, di un edificio napoletano costruito durante il boom immobiliare degli anni ‘50, in cui il cielo è entrato veramente a causa del crollo del soffitto. In questa stanza che ora veramente “non ha più pareti”, incontriamo una comunità di personaggi che negli anni ’90 continua a vivere in questa architettura sbilenca, non riuscendo ad allontanarsi da quel che resta del palazzo. Li incontriamo nel momento in cui vogliono fare i conti con il proprio passato e trovare un modo, costi quel che costi, per archiviarlo e ricominciare a sognare un futuro, ammesso che questo sogno sia ancora possibile. Ma le posizioni paradossali che, come in una folle sarabanda, si trovano di volta in volta a sostenere o ripudiare, riflettono la confusione in cui turbina ogni loro ideale politico, etico, anche spirituale, e che ricorda molto da vicino il nostro disorientato presente.


dall’11 al 27 gennaio
CREDITORI
di August Strindberg
con Orlando Cinque, Arturo Muselli, Maria Pilar Pérez Aspa
scene Luigi Ferrigno
costumi Chiara Aversano
musiche e sound design Luisa Boffa, Luca de Gregorio
collaborazione artistica Annachiara Senatore
regia Orlando Cinque
coproduzione Fondazione Teatro di Napoli Teatro Bellini, Hangar-O

Al Piccolo Bellini torna in un nuovo allestimento Creditori, il capolavoro dello svedese August Strindberg adattato, diretto e interpretato da Orlando Cinque. Al centro della storia il rapporto di Adolf con la moglie Tekla: il protagonista si confida con il suo nuovo amico Gustav descrivendo un amore intenso e carico di dubbi, incertezze e preoccupazioni che hanno minato la salute e la stabilità dell’uomo. Gustav, guadagnata la fiducia dell’amico, gli consiglia di mettere alla prova Tekla: osserva i due coniugi nella loro intimità, offre ad Adolf la possibilità di spiare la donna e di valutarne i comportamenti in sua assenza. In realtà, l’interesse che Gustav mostra di avere per le sorti del matrimonio di Adolf cela un profondo desiderio di vendetta personale. Amori coniugali, tradimenti e vendetta. Solo all’apparenza la storia di Creditori è quella di un tipico dramma borghese; lo spettacolo, in realtà, porta alla luce la vera natura del rapporto Uomo-Donna. «Creditori – spiega Orlando Cinque - è un testo che non dà conforto, che mostra la vita nella sua folle incoerenza, che rivela, con chiarezza matematica e disarmante scientificità, logiche e meccanismi del comportamento umano».


dal 5 al 10 febbraio
VOCAZIONE
di Danio Manfredini
con Danio Manfredini, Vincenzo Del Prete
progetto musicale Danio Manfredini, Cristina Pavarotti, Massimo Neri
luci Lucia Manghi, Luigi Biondi
regia Danio Manfredini
produzione La Corte Ospitale

Danio Manfredini, vincitore di quattro Premi Ubu, tra cui uno alla carriera nel 2013, torna al Piccolo Bellini per raccontare il suo viaggio nel teatro. Con la consueta forza scenica, Manfredini porta sul palco le paure e i desideri dell’attore, l’inquietudine e il timore di fallimento, tra voglia di evasione e “vocazione”. Uno spettacolo al tempo stesso comico e poetico che ci introduce all’interno di un linguaggio teatrale sorretto dalla potenza del personaggio. «Fosse anche, come si dice, che il teatro è destinato a sparire, sarebbe comunque un privilegio dare luce al tramonto», commenta il regista. In scena, la drammaturgia ci svela dubbi e assilli, simpatie e grandezza dei personaggi. Da attore a creatura umana, prende corpo la tragedia del “lavoro teatrale” sempre in bilico tra gloria e fatica. Senza effetti scenici strabilianti e musiche assordanti, il teatro diventa corpo e anima scenica, con Manfredini che non è solo un attore, è egli stesso teatro e poesia incarnata: scritte nel volto e nel corpo, le parole che recita e le storie che racconta si svelano con grande vitalità.


dal 12 al 17 febbraio
UN ESCHIMESE IN AMAZZONIA
ideazione, testi e regia Liv Ferracchiati
scrittura scenica di e con Greta Cappelletti, Laura Dondi, Liv Ferracchiati, Giacomo Marettelli Priorelli, Alice Raffaelli
costumi Laura Dondi
disegno luci Giacomo Marettelli
suono Giacomo Agnifili
coproduzione Teatro Stabile dell’Umbria, Centro teatrale MaMiMò, Campo Teatrale, The Baby Walk
in collaborazione con Residenza Artistica Multidisciplinare presso Caos – Centro Arti Opificio Siri Terni

Dopo i successi di Peter Pan guarda sotto le gonne e Stabat Mater, la Trilogia sull'identità della compagnia The Baby Walk si conclude con Un Eschimese in Amazzonia, vincitore del Premio Scenario 2017. Sul palco, assistiamo a un confronto tra un transgender, ovvero l’Eschimese - interpretato da Liv Ferracchiati - e la società, rappresentata dal Coro di quattro voci. Il titolo prende spunto da una citazione dell’attivista per i diritti dei transessuali, Porpora Marcasciano e fa riferimento a quel particolare contesto socio-culturale che «compromette, ostacola, falsifica un percorso che potrebbe essere dei più sicuri e dei più tranquilli»:la presenza degli “eschimesi” nella società chiede a tutti di rimettere in discussione le regole. Il Coro parla all’unisono, utilizzando una gestualità a tratti robotica, per rappresentare una società ottusa. Contro questi luoghi comuni si scaglia l’Eschimese, il quale si sforza di avere una visione autentica della propria vita, mentre in realtà è anch’essa fondata su pregiudizi. La Trilogia sull’identità giunge all’epilogo con una pièce in cui la parola, come spiega Liv Ferracchiati, «diventa metafora della fragilità di qualsiasi forma scegliamo per noi stessi».


dal 19 al 24 febbraio
FRAME
progetto e ideazione Alessandro Serra
con Francesco Cortese, Riccardo Lanzarone, Maria Rosaria Ponzetta, Emanuela Pisicchio, Giuseppe Semeraro
regia, scene, costumi e luci Alessandro Serra
realizzazione scene Mario Daniele
tecnici Mario Daniele, Alessandro Cardinale
coproduzione Cantieri Teatrali Koreja, Compagnia Teatropersona

Alessandro Serra, premiato con un Ubu nel 2017 come Miglior Spettacolo per il suo Macbettu, porta al Piccolo Bellini l’ultimo suo lavoro Frame ispirato all’universo pittorico di Edward Hopper. «Ogni sua opera è stata trattata come un piccolo frammento di racconto dal quale distillare figure, situazioni, parole. Una novella visiva, senza trama e senza finale, direbbe Čechov, una porta semiaperta per un istante su una casa sconosciuta e subito richiusa», commenta Alessandro Serra. Sul fondo del palco solo una cornice al di là della quale tutto sembra poter accadere oppure tutto potrebbe essere già accaduto. Tra confini scenici millimetrici, gli attori raccontano la stasi, la solitudine, l’ordinario di una realtà che guarda non ai grandi simboli dell’America d’inizio Novecento ma ai paesaggi anonimi di un caffè o di una veranda sull’oceano. Lo spettacolo prende forma anche grazie al contributo evocativo di suoni che vibrano, stridono e rimbombano in una dimensione scenica abitata. La pièce è un affondo all’interno dell’universo immaginifico del pittore americano, da cui nascono immagini potentissime che rappresentano quell’“esperienza interiore” che secondo Serra è la qualità prima del lavoro del pittore americano.


dal 27 febbraio al 1 marzo
LOOK LIKE
drammaturgia Francesco Ferrara
con Chiara Celotto, Simone Mazzella, Rosita Chiodero, Manuel Severino, Salvatore Cutrì
regia Salvatore Cutrì
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini

Look Like è uno spettacolo scritto diretto e interpretato dagli allievi della Bellini Teatro Factory che hanno scelto di trattare con un tono amaro ma al tempo stesso ironico l’ossessione di apparire che caratterizza la società contemporanea. Francesco Ferrara, allievo drammaturgo, scrive la storia di Chiara, una ragazza che non si accontenta di essere bella, ma che aspira ad essere ancora più bella, perché solo la perfezione estetica può condurla al successo. Chiara decide di rivolgersi ad Arturo Marras, il chirurgo estetico delle showgirl. Per prima cosa, un consulto. Poi dubbi, paure, ma anche illusioni. Infine la decisione e quindi l'intervento. Ma dopo? Dopo cosa ne resta di Chiara e dei suoi diciotto anni? Salvatore Cutrì, allievo regista, ha creato dei personaggi che vivono una vita sempre in posa, con le labbra apparecchiate per un ininterrotto selfie. Una metafora che sottolinea, come spiega il regista , come tutti noi ci troviamo «anche inconsapevolmente, all'interno di una perenne cornice virtuale e gettati, anche involontariamente, in una continua esibizione alla quale sembra impossibile sottrarci».


dal 5 al 10 marzo
SE NON SPORCA IL MIO PAVIMENTO un melò
drammaturgia Giuliano Scarpinato, Gioia Salvatori
con Michele Degirolamo, Francesca Turrini, Ciro Masella
in video Beatrice Schiros
scene Diana Ciufo
luci Danilo Facco
progetto video Daniele Salaris
costumi Giovanna Stinga
regia Giuliano Scarpinato
produzione Wanderlust Teatro, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
in collaborazione con Teatro di Rifredi, Corsia OF – Centro di Creazione Contemporanea, Industria Scenica, Angelo Mai Altrove Occupato

Presentato al Romaeuropa Festival 2017, Se non sporca il mio pavimento di Giuliano Scarpinato e Gioia Salvatori è un originale melò di provincia dal respiro cupo, un noir a base di menzogne, pericolose fughe dalla realtà e passioni incontentabili. Lo spettacolo è ispirato a una recente vicenda di cronaca italiana, il delitto Rosboch: «Una vicenda – spiega Giuliano Scarpinato - che mi ha impressionato, oltre che per l’intreccio, per la forza archetipica dei suoi personaggi. Mi sembrò subito, quando la prima volta ne lessi, che in quella provincia piemontese fatta di supermarket, tubi catodici e fughe nei social, si fosse incarnato bizzarramente, attraverso Gloria Rosboch e il suo giovane seduttore Gabriele Defilippi, il mito di Eco e Narciso». L'opera di Scarpinato è una profonda indagine sulla contemporaneità, costruita mediante la rappresentazione dolorosa e struggente di un insieme di individui – Gioia, insegnante di sostegno in un istituto magistrale, Alessio, studente diciassettenne che ha 12 profili su Facebook e Cosimo, il parrucchiere cinquantenne proprietario di un centro estetico – impegnati nell’ostinata ricerca di un’improbabile felicità e dell’utopistico riconoscimento di sé.


dal 12 al 17 marzo
LA RONDINE (LA CANZONE DI MARTA)
di Guillem Clua
traduzione Martina Vannucci
adattamento Pino Tierno
con Lucia Sardo, Luigi Tabita
musiche Massimiliano Pace
costumi Riccardo Cappello
luci Salvo Orlando
regia Francesco Randazzo
coproduzione Associazione Teatro Biondo Stabile di Palermo, Teatro Stabile di Catania

La rondine (La canzone di Marta) è il primo allestimento in lingua italiana del testo del drammaturgo catalano Guillem Clua, autore tra i più innovativi della scena internazionale. La pièce teatrale prende spunto dall’attentato avvenuto nel giugno del 2016 nel bar Pulse di Orlando, Florida, dove morirono 49 omosessuali. Marta è la maestra di canto e Matteo è un allievo che desidera migliorare la propria tecnica vocale. Durante la lezione, i due protagonisti svelano il loro passato riflettendo sulle loro identità e sulla fragilità dell’amore, al punto da unirsi in un solo canto alla vita. Oltre alla strage di Orlando, nel dramma risuonano anche le tragedie del Bataclàn di Parigi, del lungomare di Nizza, della Rambla di Barcellona. «Questa storia – spiega il regista Francesco Randazzo – ci dice quanto sia importante l’accettazione dell’altro nella sua verità, e che questa è l’essenza pura dell’amore. In questi tempi che vedono, accanto a progressi sempre più diffusi di riconoscimento di diritti civili finalmente raggiunti, rigurgiti di oscurantismo e violente negazioni, è molto importante mettere in scena storie come quella raccontata da Clua (…) e, attraverso le emozioni, trovare le ragioni per renderci migliori».


dal 19 al 24 marzo
IL NULLAFACENTE
di Michele Santeramo
con Vittorio Continelli, Silvia Pasello, Francesco Puleo, Michele Santeramo, Tazio Torrini
musiche Ares Tavolazzi
luci Valeria Foti, Stefano Franzoni
regia Roberto Bacci
produzione Fondazione Teatro della Toscana

Michele Santeramo, uno dei drammaturghi più interessanti dell’ultima generazione, intraprende un’originale riflessione sul senso di impotenza e di fragilità dell’individuo nei confronti delle difficili prove della vita. Santeramo è anche in scena, nei panni del protagonista: un uomo che reagisce alla grave malattia della moglie scegliendo, d’accordo con lei, di non reagire; scelta che appare paradossale, al di fuori dell’esistere secondo le esigenze del “mondo” così come lo pratichiamo. Purtroppo, intorno a loro due, c’è il mondo che si muove, con la sua morale, la sua etica, le sue regole. Intorno a loro il Fratello, il Medico, il Proprietario, sono a diverso titolo rappresentanti di quel mondo dal quale il Nullafacente vorrebbe star fuori, dal quale cerca di rimanere fuori, ma questa scelta diventa una forma di ribellione. Alla base di questa pièce c’è l’esigenza di «riflettere - scrive Santeramo - su cosa sia giusto fare per stare bene. Ma il Nullafacente, un giorno, ha voluto correggermi e mi ha detto: caro mio - siamo ormai in confidenza -, tu sbagli domanda; quella giusta sarebbe: cosa, ogni giorno NON devo fare, per stare bene?».


dal 26 al 31 marzo
RITRATTO DI DONNA ARABA CHE GUARDA IL MARE
di Davide Carnevali
con Alice Conti, Michele Di Giacomo, Giacomo Ferraù, Giulia Viana, Noemi Bresciani
scene e costumi Maria Paola Di Francesco
suono Gianluca Agostini
luci Marco D'Andrea
regia Claudio Autelli
coproduzione LAB121, Riccione Teatro con il sostegno di Next/laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo
in collaborazione con Teatro San Teodoro Cantù

Un turista europeo, in una città senza nome del Nordafrica, incontra una giovane donna al tramonto davanti al mare. Il confronto tra i due darà vita ad una riflessione sui valori di culture differenti, sulla condizione della donna e sul potere dell’uomo. La drammaturgia, fortemente allegorica, pone l’accento sulla difficoltà di comunicazione tra i protagonisti: nessuno, infatti, sembra in grado di spostarsi dalle proprie convinzioni ed accogliere diverse visioni del mondo. La narrazione si snoda tra dialoghi e didascalie e coinvolge lo spettatore attraverso un plastico in scala che, ripreso da una telecamera, offre a chi guarda l’illusione di entrare nella scena. L’ambiguità della storia tra l’uomo e la donna, tra lo straniero e il popolo, rimbomba nello spazio scenico fino al punto in cui la città diventa il quinto personaggio della pièce, che contiene tutti gli altri. Il testo di Davide Carnevali ha vinto il 52° Premio Riccione per il teatro.


dal 9 al 14 aprile
SETTIMO CIELO
di Caryl Churchill
traduzione Riccardo Duranti
con Marco Cavalcoli, Sylvia De Fanti, Tania Garribba, Aurora Peres, Alessandro Riceci, Marco Spiga
scene Giorgina Pi
costumi Gianluca Falaschi
musica e ambiente sonoro Collettivo Angelo Mai
luci Andrea Gallo
tecnico del suono Lorenzo Danesin
uno spettacolo di Bluemotion
regia Giorgina Pi
produzione Teatro di Roma, Angelo Mai/Bluemotion

Settimo Cielo è il capolavoro datato 1979 della scrittrice inglese Caryl Churchill, una delle più importanti penne del teatro mondiale molto poco rappresentata in Italia; infatti, questo del collettivo artistico romano Bluemotion è il primo allestimento italiano dell’avanguardistico testo. Nella pièce si assiste ad una contrazione del tempo a causa della quale i protagonisti, una famiglia inglese, vivono prima in epoca vittoriana nell’Africa coloniale e poi nel 1979, agli albori del governo di Margaret Tatcher, nella Londra tra swing e punk della rivoluzione sessuale, il tutto in soli 25 anni! Vedremo i personaggi mentre cercano di costruire e definire la propria identità nel tentativo di superare i ruoli sociali che sono stati loro attribuiti, come l’immagine della famiglia eterosessuale o di un rapporto schiavo-colonizzatore. «Questo testo – scrive la regista – è costruito su una vertigine: sociale, artistica, intima, storica di cui resta oggi intatto lo slancio, la necessità di percorrere una battaglia anche camminando sul suo crinale. […] Settimo Cielo è un’opera di decolonizzazione che passa attraverso il teatro come strumento di rivolta».


dal 2 al 5 maggio
IL CONTRARIO DI UNO
da Erri De Luca
adattamento e regia Nicola Laieta
con i giovani del Laboratorio Territoriale delle Arti, i peer educator dell’Associazione Maestri di Strada ONLUS, Associazione Trerrote
produzione Associazione Maestri di Strada ONLUS, Associazione Trerrote
in collaborazione con Centro Giovanile Asterix

Prosegue la collaborazione con Maestri di Strada, per cui Nicola Laieta torna al Piccolo Bellini dirigendo i giovani allievi del Laboratorio Territoriale delle Arti ne Il contrario di uno. L’idea della drammaturgia nasce in seguito ad un’escursione sul Vesuvio in cui i giovani di Maestri di Strada si sono confrontati con Erri De Luca sulla bellezza che nasce dalle catastrofi. «Inizialmente – spiega Laieta – lo spunto è partito da Morso di luna nuova, il racconto della città durante il suo anno forse più catastrofico, il ’43, che ha prodotto uno dei suoi frutti più belli: la propria liberazione. […] La ricerca, poi si è allargata, alla poetica di Erri De Luca, facendo riferimento a più di un romanzo e/o racconto. La mia idea è quella prima di tutto di omaggiare un autore e poeta, ormai noto in tutta Europa. Tutto questo senza dimenticare il senso del mio lavoro teatrale con i giovani, ovvero crescere, creare insieme, accompagnarli a scoprire e integrare le infinite possibilità racchiuse nel processo creativo e nella loro adolescenza».


dal 7 al 12 maggio
TRAINSPOTTING
da Irvine Welsh
uno spettacolo di Sandro Mabellini
drammaturgia scenica e interpretazione Marco S. Bellocchio, Valentina Cardinali, Michele Di Giacomo, Riccardo Festa
elementi scenici e costumi Chiara Amaltea Ciarelli
coproduzione Viola Produzioni S.r.l., Accademia degli Artefatti 2018_20

Del romanzo di Irvine Welsh, diventato un cult generazionale grazie alla trasposizione cinematografica di Danny Boyle, esiste una riduzione teatrale firmata da Harry Gibson e un adattamento dell’autore di origine libanese Wajdi Mouawad: questo testo, oggi rivive nel lucido allestimento di Sandro Mabellini. Anche nella sua versione, i quattro protagonisti, sconfitti e rassegnati alla mancanza di senso dell’epoca contemporanea, si negano alla vita, reagendo al proprio malessere attraverso i furti, l’alcool e la droga. Trainspotting è dunque un viaggio allucinogeno, un trip adrenalinico e alienante nel nichilismo dilagante degli ultimi decenni. La messa in scena dell’atteggiamento decadente e amorale dei quattro personaggi diventa uno spunto di riflessione nell’analisi delle dinamiche sociali e individuali della nostra epoca.


Dal 29 gennaio al 3 febbraio
LA SCORTECATA
liberamente tratto da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile
testo e regia Emma Dante
con Salvatore D’Onofrio, Carmine Maringola
elementi scenici e costumi Emma Dante
luci Cristian Zucaro
coproduzione Festival di Spoleto 60, Teatro Biondo di Palermo
in collaborazione con Atto Unico, Compagnia Sud Costa Occidentale
coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone, Roma

Emma Dante torna al Teatro Bellini con La scortecata, lo spettacolo presentato al Festival di Spoleto del 2017 che ha ricevuto un grande consenso di pubblico e critica. Liberamente ispirato all’omonima fiaba de Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, narra la bizzarra vicende di due anziane sorelle, Rusinella e Carolina che vivono insieme malsopportandosi e non si rassegnano alla vecchiaia. L’artista palermitana si appropria completamente della vicenda, affida a due uomini - Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola – i ruoli delle due vecchine e li fa muovere su una scena scarna, abitata solo da due sedioline un castello in miniatura e un baule. Così, attraverso i due interpreti che drammatizzano il racconto di Basile, passando dalla narrazione in terza persona all’immedesimazione e saltando da un registro all’altro senza soluzione di continuità, assistiamo a una divertente e originale riflessione sul «maledetto vizio delle femmine di apparire belle».


dal 5 al 10 febbraio
BESTIE DI SCENA
scritto e diretto da Emma Dante
con Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Viola Carinci, Italia Carroccio, Davide Celona, Sabino Civilleri, Roberto Galbo, Carmine Maringola, Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino, Stephanie Taillandier, Emilia Verginelli, Marta Zollet
e con Daniela Macaluso, Gabriele Gugliara
luci Cristian Zucaro
coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Atto Unico, Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro Biondo di Palermo, Festival d’Avignon
coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone, Roma

In esclusiva al Teatro Bellini, lo sconvolgente e provocatorio Bestie di scena con cui Emma Dante ha stupito, affascinato e scandalizzato critica e pubblico. L’artista palermitana presenta un lavoro in cui 16 personaggi, muti e senza vestiti, si muovono sul palco come delle “bestie di scena”. Sono attori che cercano il proprio personaggio e lo fanno ballando, cantando, urlando, litigando nei dialetti del sud, seducendo e impazzendo, amando, ridendo e combattendo, mettendo in atto un processo selvaggio che rimanda, secondo l’artista palermitana, a quello attraverso il quale nasce e si forma un individuo. In Bestie di scena, spiega la Dante, «c’è una comunità in fuga. Come Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso, le “bestie” finiscono su un palcoscenico pieno di insidie e di tentazioni, il luogo del peccato, il mondo terreno. […] Dopo aver affrontato svariate prove, dalla quinta arriverà l’ennesimo comandamento, l’ultimo, il più terribile. Solo allora gli “imbecilli” disubbidiranno. Sceglieranno di restare nudi in schiera davanti a noi. La loro scoperta sarà di essere sempre stati nudi e di non essere stati altro che quello. Non avrà più senso raccogliere, coprirsi, compiere altre azioni ma semplicemente stare, e guardare».


dal 12 al 17 febbraio
MACBETTU
tratto dal Macbeth di William Shakespeare
traduzione in sardo Giovanni Carroni
con Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu, Felice Montervino
musiche pietre sonore Pinuccio Sciola
composizioni pietre sonore Marcellino Garau
regia, scene, luci, costumi Alessandro Serra
coproduzione Sardegna Teatro, Compagnia Teatropersona

Finalmente il Macbettu di Alessandro Serra – vincitore, nel 2017, dell’UBU come miglior spettacolo e del premio ANCT – arriva al Teatro Bellini. Lo spettacolo trasferisce il Macbeth di Shakespeare in lingua sarda, così sul palcoscenico prende vita l’universalità della vicenda di Macbeth interpretata dagli attori - solo uomini, come da tradizione elisabettiana - che con maschere, sonagli e abiti scuri, si donano, corpo e voce, ad una regia tutta sonorità e ritmo, grazie anche alle composizioni musicali. «Quell’incedere di ritmo antico, un’incombente forza della natura che sta per abbattersi inesorabile, placida e al contempo inarrestabile: la foresta che avanza», con queste parole Serra descrive la suggestione da cui ha preso forma il suo lavoro. Il risultato è uno spettacolo ricco di meraviglia tragica e affascinante, in grado di utilizzare elementi della tradizione in modo contemporaneo. In uno spazio evocativo, gli attori si muovono seguendo precise traiettorie coreografiche e Macbettu inquieta con atroce bellezza.


dal 26 febbraio al 4 marzo
LA NOTTE POCO PRIMA DELLE FORESTE
di Bernard-Marie Koltès
traduzione Giandonato Crico, Pierfrancesco Favino
adattamento teatrale Pierfrancesco Favino
con Pierfrancesco Favino
luci Marco D’Amelio
sound designer Sebastiano Basile
regia Lorenzo Gioielli
produzione Compagnia Gli Ipocriti


Il Teatro Bellini presenta La notte poco prima delle foreste, il monologo di Koltès reso celebre da Pierfrancesco Favino e presentato in piccola parte sul palco del Festival di Sanremo. La regia firmata da Lorenzo Gioielli propone uno spettacolo dalla scena scarna ed essenziale, costituita esclusivamente da una sedia e da luci al neon intermittenti nascoste da un velatino a rappresentare una pioggia battente ed incessante. Sotto il temporale si muove Pierfrancesco Favino nelle vesti del “diverso”, dello “straniero”, dell’“immigrato” dalla postura inclinata dal dolore e dalla voce che sembra sempre essere ad un passo dall’infrangersi nel pianto. Le parole struggenti di Koltès danno vita ad un monologo al tempo stesso caloroso e crudo, che esprime e denuncia l’oppressione del diverso, il suo dolore e la sua ribellione. «Mi sono imbattuto in questo testo – spiega Favino – un giorno lontano, mi sono fermato ad ascoltarlo senza poter andar via e da quel momento vive con me ed io con lui. Mi appartiene, anche se ancora non so bene il perché. E’ uno straniero che parla in queste pagine. Non sono io […] eppure mi perdo nelle sue parole e mi ci ritrovo».



dal 12 al 24 marzo
TITO/GIULIO CESARE
2 riscritture originali da Shakespeare
Tito di Michele Santeramo
con cast da definire
regia Gabriele Russo
Giulio Cesare di Fabrizio Sinisi
con cast da definire
regia Andrea De Rosa
scene Francesco Esposito
costumi Chiara Aversano
luci Salvatore Palladino, Gianni Caccia
produzione Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini

Tito/Giulio Cesare nasce nell'ambito del Glob(e)al Shakespeare, il progetto presentato a giugno 2017 nell'ambito del Napoli Teatro Festival Italia, per il quale Gabriele Russo, che l’ha ideato, si è aggiudicato il Premio dell'Associazione Nazionale Critici 2017 come migliore progetto speciale. Il Giulio Cesare e il Tito Andronico di Shakespeare, riscritti e diretti l'uno da Fabrizio Sinisi/Andrea De Rosa e l'altro da Michele Santeramo/Gabriele Russo – in un riallestimento pensato appositamente per la tournée – condividono identità, spazio scenico e un linguaggio potente e fortemente contemporaneo e, insieme, diventano due parti di una riflessione unitaria sul concetto di potere e sulle conseguenze del suo esercizio. Da una parte, il Tito di Santeramo riesce a restituire l’insensatezza della guerra e della violenza con un tono generale lieve ed elegante, capace di strappare anche un sorriso; dall’altra, Andrea De Rosa, privilegiando l’aspetto politico e filosofico del Giulio Cesare di Shakespeare, realizza un allestimento dall’atmosfera metallica in cui i congiurati cercano le ragioni profonde del loro omicidio, le interrogano e ne sono al tempo stesso travolti.


dal 26 al 31 marzo
RAGAZZI DI VITA
di Pier Paolo Pasolini
drammaturgia Emanuele Trevi
con Lino Guanciale
e con Sonia Barbadoro, Giampiero Cicciò, Roberta Crivelli, Flavio Francucci, Francesco Giordano, Lorenzo Grilli, Michele Lisi, Pietro Masotti, Paolo Minnielli, Alberto Onofrietti, Lorenzo Parrotto, Cristina Pelliccia, Silvia Pernarella, Elena Polic Greco, Francesco Santagada, Stefano Scialanga, Josafat Vagni, Andrea Volpetti
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci Luigi Biondi
canto Francesca della Monica
video Luca Brinchi, Daniele Spanò
regia Massimo Popolizio
produzione Teatro di Roma - Teatro Nazionale

È su una scena nuda e scarna che Massimo Popolizio fa muovere i 19 ragazzi di vita pasoliniani, riuscendo ad essere fedele al primo romanzo dell’autore friulano dando forma e voce al mondo intricato e contraddittorio, crudo e dolce, disumano e solidale delle borgate romane. «I “ragazzi” di cui parla Pasolini – afferma Emanuele Trevi - sono persone che lottano con la quotidianità. Una vitalità infelice, la loro, e la cosa più commovente in quest’opera è proprio la mancanza di felicità. I “ragazzi di vita”, più in generale, sono un popolo selvaggio, una squadra, un gruppo, un branco di povere anime perdute». La pièce nasce da un’esigenza di fedeltà sia al testo sia alle acute osservazioni di Pasolini sull’universo del sottoproletariato italiano degli anni ’50. La scena pertanto, è un turbinio di voci, pose e gesti in cui prevale la parlata romanesca «o meglio - continua Trevi - quella singolare invenzione verbale, di gusto espressionista e non neorealistico, che Pasolini stesso definiva una lingua inventata».


dal 9 al 14 aprile
LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO
liberamente tratto dal film di Elio Petri
sceneggiatura di Elio Petri, Ugo Pirro
di Paolo Di Paolo
con Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell'Utri, Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, Franca Penone, Simone Tangolo, Filippo Zattini
scene Guia Buzzi
costumi Gianluca Sbicca
luci Vincenzo Bonaffini
video Riccardo Frati
musiche e arrangiamenti Filippo Zattini
regia Claudio Longhi
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione

A quasi 50 anni dall’uscita de La classe operaia va in Paradiso di Elio Petri, che sollevò un duro dibattito sul tema del proletariato, Paolo Di Paolo scrive un testo costruito intorno ai materiali della sceneggiatura di Elio Petri e Ugo Pirro. Sulla scena assistiamo alla storia dell'operaio Lulù Massa, stakanovista odiato dai colleghi - interpretato da Lino Guanciale – e al tempo stesso, ascoltiamo le riflessioni dello sceneggiatore e del regista e le opinioni degli spettatori di allora e di oggi. Coinvolti dal commento sonoro delle sinfonie di Vivaldi e dalle note delle canzonette italiane dell’epoca, lo spettacolo ci trasporta direttamente nella genesi creativa dell’opera invadendo la platea con manifestazioni di piazza e comizi. Due epoche distanti solo apparentemente si ritrovano sulla scena a fare i conti con l’umana condizione di alienazione, in un confronto cinico e ironico. «Lo spettacolo - affermano il regista e il drammaturgo - racconta un mondo che oggi non c’è più. Eppure ci parla ancora».


dal 3 al 12 maggio
SI NOTA ALL’IMBRUNIRE (SOLITUDINE DA PAESE SPOPOLATO)
di Lucia Calamaro
con Silvio Orlando
e con Riccardo Goretti, Roberto Nobile, Alice Redini, Maria Laura Rondanini
regia Lucia Calamaro
coproduzione Cardellino srl, Teatro Stabile dell’Umbria
in collaborazione con Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia

Dopo il successo di Lacci, Silvio Orlando torna al Teatro Bellini con un lavoro scritto e diretto dalla straordinaria Lucia Calamaro, già vincitrice di 3 UBU. Attraverso la storia di Silvio – che da tre anni ha deciso di vivere in un paese disabitato e di smettere di camminare - e degli incontri-scontri tra i suoi tre figli – costretti ad affrontare la singolare e delicata situazione paterna – lo spettacolo ci parla delle distanze generazionali e umane tra individui. Con la sua consueta ironia, al tempo stesso acuta e delicatissima, la Calamaro pone l’accento su una specifica patologia della nostra epoca: la solitudine sociale. «Ci piace pensare – scrive la regista – che gli spettatori, grazie a un potenziale smottamento dell’animo dovuto speriamo a questo spettacolo, magari la sera stessa all’uscita, o magari l’indomani, chiameranno di nuovo quel padre, quella madre, quel fratello, lontano parente o amico oramai isolatosi e lo andranno a trovare, per farlo uscire di casa. O per fargli solamente un po’ di compagnia».



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