KK (I’am a kommunist kid) a Bolzano Danza
“sono figlio dell’Albania comunista
e
lo metto in danza insieme a mio fratello”
Il coreografo e performer albanese Glen Çaçi presenta nell’ambito
di Bolzano Danza mercoledì 19 luglio al Teatro Studio KK
(I’am
a kommunist kid),
duetto di successo interpretato con il fratello Olger in cui emergono
i chiaroscuri emozionali dei due ragazzi cresciuti in Albania e
successivamente emigrati alla ricerca della propria strada: Glen,
danzatore, approdato in Italia nel 2002; Olger artista circense
emigrato in Spagna e tuttora in attesa della cittadinanza.
Un
racconto danzato in cui affiorano i ricordi d’infanzia ma anche lo
sguardo disincantato sul paese natale.
Glen
Çaçi, che rapporto
ha
con
la
sua
terra
d’origine,
l’Albania?
Prima
di lasciarla era molto conflittuale. Ora è
di
riscoperta:
affiorano
cose bellissime.
Ci
spiega come nasce “KK” e il titolo del lavoro?
KK
sta per Kommunist Kid. Io e mio fratello siamo cresciuti in Albania,
sotto la dittatura comunista divenuta poi socialista. In noi non è
rimasto
niente
di quella ideologia perché
poco
ci
importava
da bambini, ma il grigiore che ci circondava,
le
canzoni
sul
raccolto
del
grano,
la
ginnastica
collettiva
obbligatoria
la
mattina
sono segni indelebili
che hanno strutturato esteticamente
il
nostro
periodo
più
bello,
l'infanzia,
e
ci
hanno
resi
diversi
dai
nostri
coetanei
europei.
Quando arrivai in Italia, alla fine degli anni ´90, capii
immediatamente che la differenza tra noi albanesi e gli italiani
altro non era che uno scarto di quarant’anni di vita. L’Albania
era ferma agli anni ’50, mentre l’Italia era negli anni ’90.
Uno straniamento identitario che ho voluto affrontare in KK,
un lavoro
che
mi
ha
permesso
di
riscoprire
l'Albania
e
la
sua
nuova
era
dalla
quale mi sono escluso, avendola lasciata a vent’anni. Kommunist
Kid
non
è
un
titolo
nostalgico;
è un
contenitore
della
nostra
alienazione.
Ma
oltre all’alienazione nel duetto c’è molta ironia…
Sì
i ricordi di mescolano con la mistificazione, con l’occhio esterno
di oggi.
Si
può
parlare
di
identità
culturale
nel
mondo
globalizzato?
Per
quanto mi riguarda si può
parlare
di
frammenti sparsi, e a volte inafferrabili, di identità.
L’identità
è un puzzle
i
cui
pezzi,
a volte,
sono
nascosti
e vanno cercati. Personalmente
questa
ricerca
dei
frammenti
mi
ha
reso
prima
nervoso
e poi sereno in quanto ha sviluppato in me la capacità di
adattamento.
www.bolzanodanza.it
(dal comunicato stampa)
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