Presentata la quarta inedita stagione teatrale del Cielo sotto Milano


IL CIELO SOTTO MILANO
Stagione teatrale 2019-20 – Di tutti i colori



Questa è la quarta stagione del Cielo sotto Milano. Presenteremo 32 spettacoli: 16 nostri tra concerti-racconto, incontri e spettacoli musicali e di prosa in italiano e in inglese – tra cui 8 nuovi – e 16 ospitalità. 

Due filoni caratterizzano il nostro cartellone: il racconto dei classici della musica, della letteratura e del teatro, e il concerto vocale comico, quel pastiche fra musica e teatro impreziosito dalla risata, da sempre cifra distintiva della Dual Band.





Da Shakespeare ai Beatles, da Beethoven a Dickens, da Beckett a Schumann, sempre ci piace lavorare – ma soprattutto divertire e sorprendere noi stessi e gli spettatori – con i classici. Perché? Perché un classico, per dirla con Calvino, è “quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto, e magari in contrasto, con lui”. I classici per vivere meglio, dunque: per vivere di più noi stessi e il mondo. 

E poi, dato il bilinguismo di origine della maggior parte della compagnia, la Dual Band mette in scena il teatro inglese in lingua originale, offrendo un’esperienza quasi unica nel panorama teatrale milanese. 

Protagonista delle due produzioni principali sarà la dicotomia odio-amore. Con una forte preferenza per l’amore. In questo momento di eccessi, in cui i toni sono alti anche quando ci sarebbe bisogno di stare in silenzio e riflettere per costruire un futuro migliore, vogliamo aprire l’orologio ed esaminare da vicino – ridendo e in musica, come piace a noi – le molle dell’odio online; che ci porta all’altro fil rouge che percorrerà questa stagione multicolore: il necessario, pressante distinguo fra la Storia, maestra del presente, e le storie inventate ad hoc per distorcere i fatti e manipolare l’opinione pubblica: le fake news.




E poi le nostre ospitalità, per descrivere le quali l’espressione “di tutti i colori” è riduttiva: partiamo interrogandoci sul senso dell’Occidente con Moni Ovadia e continuiamo, con Piera Rossi ed Elsa Bossi, togliendo la polvere da una grande intellettuale del ‘900, Ada Negri; poi è il turno delle bugie intorno ai vaccini con Andrea Migliorini. E ancora lottiamo per amore insieme a Annagaia Marchioro, che sarà al Cielo sotto Milano con ben due anteprime; guardiamo tutti insieme la Tosca in occasione della Prima diffusa della Scala e scopriamo un sorprendente legame fra Argentina e Italia insieme a Manuel Ferreira. Ma non è finita! Triplo appuntamento con Fatti di Storia di Davide Verazzani: insieme a lui parliamo della leggenda che aleggia attorno a Paul McCartney e alla sua “morte”, ma anche degli Sforza e, per la Giornata della Memoria, di Johann Trollmann, eroico pugile sinti che sfidò apertamente la follia nazista. E non è ancora tutto! Torna da noi il grande clown russo Vladimir Olshansky con uno spettacolo tutto nuovo, Spazzatura Man; mentre abbiamo la gioia di ospitare per la prima volta a Milano da Odessa uno straordinario ensemble di mimi, i Dek.Ru. E poi ci aspettano Don Chisciotte, che rivive nella sua stupenda lingua d’origine con Paola Morales, e lo strabiliante tenore Marco Beasley che percorrerà le sue doppie radici anglo-napoletane da Purcell a Pino Daniele; e poi infine il teatro civile di Paolo Di Stefano e Leonardo De Colle, alle prese con una morte misteriosa e sospetti di nonnismo.

Ah, e, rivoluzione epocale (e non facile!), saremo plastic-free!! A tutti i nostri iscritti regaleremo un bicchierino pieghevole, tutto morbido e colorato, e soprattutto riutilizzabile, per fare festa insieme come sempre dopo gli spettacoli senza danneggiare troppo il pianeta.  Insomma, vi attendiamo con gioia. Per farvene vedere di tutti i colori. 

Buona stagione a tutti!

La Dual Band
Anna, Ben, Ben, Eloisa, Federica, Lorenzo, Lucrezia, Mario, Piera





PROGRAMMA


venerdì 4 ottobre, ore 20.45 
Inaugurazione della stagione con
Moni Ovadia
Riflessioni sul senso

Riflessioni sul senso è un monologo riflessione sul concetto di civilizzazione e in particolare sulla nostra civiltà. Esiste ancora la civiltà occidentale, e se sì, come la possiamo definire oggi? Essa è vitale, declinante o addirittura in necrosi? Ma soprattutto qual è il suo senso primo? È ancora lecito interrogarsi sulle grandi questioni? In che mondo vogliamo vivere? Che società vogliamo edificare? Vogliamo consegnare alle generazioni a venire un futuro? Abbiamo diritto a un sogno? Questi i grandi temi su cui avvieremo una riflessione. Un’occasione per provare ad ampliare i nostri orizzonti. Moni Ovadia



sabato 12 ottobre, ore 20.45
domenica 13 ottobre, ore 16.30
Ada. La solitaria
un ritratto di Ada Negri, liberamente tratto
dalla raccolta di racconti brevi Le solitarie
drammaturgia di Elsa Bossi
con Elsa Bossi e Alberto Braida
regia di Piera Rossi

“Ho consegnato il manoscritto delle mie novelle: Le Solitarie.Vi è contenuta tanta parte di me, e posso dire che non una di quelle figure di donna che vi sono scolpite o sfumate mi è indifferente.Vissi con tutte, soffersi, amai, piansi con tutte”.Questa l'epigrafe a Le Solitarie, pubblicato nel 1917. Da questi racconti, stupefacenti per l'attualità della tematica sociale e per la grande adesione dell'autrice alle protagoniste di queste storie, è nata l'ispirazione per uno spettacolo incentrato sulla prosa di Ada Negri, che svela questa autrice nella sua veste più passionale. Una prosa coraggiosa, che ci parla di stupro, di aborto, di violenza di genere, di prostituzione, di gelosia, di sogni spezzati, di desideri, di amore, e che ci fa conoscere la Negri come una donna attenta alle tematiche sociali del suo tempo più di quanto si immagini. Lo spettacolo si sviluppa attraverso l’interazione ora armonica e lieve, ora aspra e sofferta, di musica e voce. I pezzi per pianoforte, scritti appositamente da Alberto Braida, non solo sostengono la narrazione, ma a loro volta ci parlano, aiutandoci a penetrare le storie dei personaggi; profili di donne vere, concrete, che cercano di realizzare quel sogno di amore assoluto che l'autrice stessa ha avuto come ideale. 



venerdì 18 e sabato 19 ottobre, ore 20.45 
Benedetta Borciani 
in La signorina Else
di Arthur Schnitzler 
drammaturgia e regia di Anna Zapparoli

scene di Beniamino Borciani 

costumi di Alessandro Brevi e Beniamino Borciani

musiche di Mario Borciani

​produzione Dual Band 
con Terre des Hommes e Artepassante
progetto inDifesa, arte contro la violenza di genere


Una famiglia indebitata. Una figlia bellissima. Un ricco amico di famiglia che apprezza la bellezza. Un affare molto semplice. Non è il Sexgate: siamo all’inizio del Novecento, in un grande albergo nelle Dolomiti. Ma la storia è sempre quella. Un nudo annunciato. Un monologo interiore – con qualche momento di dialogo che abbiamo scelto di far “raccontare” all’attrice-Else – che verte su una scelta: accettare le regole del gioco, note a tutti, e per un quarto d’ora lasciarsi guardare nuda da von Dorsday, il mercante d’arte che apprezza la bellezza, oppure l’exitus verso le fredde stelle che l’attendono fuori dal grande albergo? La novella, datata 1923 ma purtroppo tristemente attuale, è scritta da un uomo di teatro: e si sente. Else gioca a fare la sofisticata, ma, con i suoi candori e le sue passioni, è una bambina. E difatti, proprio per la sua straordinaria vividezza e carnalità, fin da subito questo ritratto di donna così pienamente novecentesco dalla pagina scritta è stato “risucchiato” in palcoscenico, ponendosi come una sfida, un banco di prova per la bravura di un’attrice sola. 







sabato 26 ottobre, ore 20.45 – domenica 27 ottobre, ore 16.30
Del mal d’amore (e di altri piaceri)
La storia del piacere di cantare, dall’australopiteco ai giorni nostri
NUOVA produzione Dual Band
Sapete che ci piace tenere conferenze canore semiserie, sintesi scherzose del “come è successo che...?” Ebbene, nelle due produzioni musicali nuove della Dual di quest’anno i temi sono molto polarizzati: amore e odio (molto polarizzati effettivamente). Cominciamo con l’amore, che è meglio. E più precisamente col mal d’amore – che dal vero fa malissimo, ma che da sentir cantato è deliziosamente, sensualmente masochista. Perché il mal d’amore ci fa cantare? E, più in generale, perché l’australopiteco ha cominciato a cantare? E come cantava? E gli antichi greci poi? Che salti facevano su quei vecchi sassi dell’orchestra?  E perché i primi papi hanno fatto chiudere i teatri obbligando tutti a cantare all’unisono, salvo poi riscoprire – in chiesa – che cantare a tante voci è la cosa più sensuale che c’è? E chi erano, e a quali regole severissime si sottoponevano i cantautori del medioevo? Chi era il re del pop medievale? E chi è re, la musica o le parole? Chi era Maria d’Avalos, la donna più bella di Napoli, che faceva impazzire d’amore tutti, salvo fare una bruttissima fine? E che cos’è l’armonia per Gesualdo e Monteverdi, che cos'è questo fil rouge che percorre i loro madrigali legando sofferenza e piacere e tagliando l’anima come un pugnale, come Tancredi che affonda la spada nel bel petto di Clorinda senza sapere che è lei... Tutto questo, e molto altro (anche tutta la musica greca antica rimasta) troveremo; e mai come questa volta incontreremo riso e pianto intrecciati e innamorati l’uno dell’altro. 



venerdì 8 novembre, ore 20.45
1791 – L’ultimo anno di Mozart
concerto-racconto a cura di Mario Borciani con la Dual Band

1829: la vedova di Mozart, ritiratasi a Salisburgo, riceve la visita di un musicista ed editore inglese, Vincent Novello, cui racconta molti particolari della vita di suo marito, morto quasi quarant'anni prima. La Dual Band ricostruisce, in forma teatrale, questo colloquio, soffermandosi sull'ultimo anno di Mozart, l'anno disperato delle sue peggiori difficoltà economiche, l'anno glorioso del Flauto magico, della grande musica sacra, dall'Ave verum al Requiem, l'anno che si concluse con quella che un celebre critico definisce "la più grande sciagura nella storia della musica": la sua morte, avvenuta il 5 dicembre 1791. Alle scene parlate, cui faranno anche da supporto stralci di lettere di Mozart scritte nell'ultimo anno, si alterneranno, nell'esecuzione dal vivo della Dual Band, alcuni dei capolavori che videro la luce in quel fatale 1791: un quintetto e un'aria del Flauto magico, la Fantasia in re minore per pianoforte, il Lacrymosa dal Requiem.




sabato 16 novembre, ore 20.45
Grandi e vaccinati
di e con Andrea Migliorini

Vaccini? Che noia. Già si è detto troppo. Se veramente vogliamo farci un favore dovremmo stare zitti. Sono cose già sentite: l’immunità di gregge e i sergenti linfocitari, le canzonette del virus influenzale... Cominciamo da qui: dalla marcia battente dei tasti di milioni di pc, dai trilli dei social network, da frasi che si mordono la coda e si sovrappongono smozzicate: il difficile orientamento verso una reale informazione. “l’efficienza nella presentazione dell’antigene permette il riconoscimento…” “io credo che siano indubbiamente pericolosi …” “vaccinarsi oggi è un gesto superfluo perché...” “un’infermiera mi ha parlato degli effetti nascosti dei vaccini…” “si può aspettare che il bimbo sia più grande…” “ma non sono troppi? voglio dire, con solo un paio non si potrebbe…” “ne riconosco l’importanza ma non vorrei che fossero obbligatori…” Quando avremo cominciato non riusciremo più a lasciare una frase a metà, siete avvisati. In molti si sono iscritti a parlare: virus, vaccini, sergenti linfocitari e becchini vanitosi. Perfino la Malattia in persona ci terrebbe a dire due parole. La storia sarà più avvincente di una soap, non preoccupatevi: ci saranno truffe, matrimoni e lapidi. Voci dall’Antica Grecia, da Costantinopoli, dall’Inghilterra e dall’Italia, voci di statue, vacche e pecore. Già, anche le pecore. Non contatele, Grazie.


21, 22, 23 novembre, ore 20.45 – domenica 24 novembre, ore 16.30
Deus ex Musical – la nascita degli dèi più simpatici del mondo
un musical di Anna Zapparoli e Mario Borciani
con la Dual Band

Non capita ogni giorno di vedersi squadernare davanti la Teogonia in forma di musical da camera. Quelli della Dual Band hanno il talento di accendere con mezzi talmente minimi da rasentare la magia il lampo di ricordi immensi e oggi perduti, il grandioso e il grottesco dei regni, l'umano il divino e il bestiale, lì lì sul punto di separarsi, ma ancora un po' confusi insieme. Ci siamo ancora in mezzo, la teogonia accade imperterrita, è la sgangherata, disperante meraviglia dei giorni. Ma ci vuole un po' d'arte per farcene accorgere. Roberta De Monticelli

Gli dèi greci sono i più simpatici di tutti, è inutile star lì. Ecco perché vogliamo far parlare ancora loro. Vogliamo raccontare – in musica naturalmente – come sono nati. La Teogonia, appunto. Si fa un gran parlare di identità, e spesso lo si fa per delimitare, tranciare, separare col coltello il proprio io dall’io di chiunque altro. Noi invece rivendichiamo un’identità enorme, che abbia come padre almeno l’Universo, come madre almeno la Terra. E lo faremo col taglio che ci è caro: in parole e musica, con ironia alternata a momenti di drammaticità, lungo quel filo ideale che ci vede funambolicamente in equilibrio fra parodia e rispetto, un po’ Esiodo un po’ Kerényi un po’ Woody Allen - e in certi punti, perché no?, anche un po’ Walt Disney.




27, 28, 29 novembre, ore 20.45 – domenica 30 novembre, ore 16.30

Per la prima volta a Milano da Odessa 

la compagnia di mimi
DEKRU 
Anime leggere
Evento speciale: ospitalità internazionale

La Dual Band è fiera di ospitare il debutto milanese dello straordinario quartetto di mimi ucraini Dek.Ru, fondato a Kiev nel 2010, e pluripremiato ai festival del Circo di Mosca e Odessa. Anime Leggere è già stato presentato e apprezzato in numerosi paesi di tutto il mondo, tra i quali Paesi Bassi, Polonia, Francia, Polinesia, Tahiti e Nuova Caledonia, oltre che in Russia e Ucraina. La poesia del teatro fisico : Anime Leggere è uno show elegante e fortemente evocativo, nella più alta tradizione del mimo russo. Nero su nero; i volti e le mani, e qualche raro oggetto, bianchi, ed ecco che è possibile creare mondi, scrivere col corpo nello spazio come su una lavagna. Come per magia, ecco comparire davanti ai nostri occhi un affascinante mondo marino, ricco di pesci e piante curiose; oppure una storia d'amore tra due statue viventi; e ancora il multiforme universo del circo: leoni, acrobati, trapezisti e giocolieri. Il tutto eseguito col linguaggio del corpo semplice e concreto che è proprio dei grandi virtuosi, e che grazie alla sua semplicità diventa metafora. Poesia, appunto.  NB: DEKRU terrà presso il Cielo sotto Milano due laboratori di mimo, uno per adulti e uno per bambini (per info e prenotazioni: organizzazione@ladualband.com) il 28 e 29 novembre. 




Annagaia Marchioro al Cielo sotto Milano
domenica 1° dicembre, ore 20.45
Love Riot – Lottare per amore
martedì 3 marzo, ore 20.45
Colabrodo – Parte I

“Dalla scorsa stagione è iniziato un bellissimo rapporto con la Dual Band, di stima e affetto reciproci. Trovo molto importante il lavoro che stanno facendo nel dare vita alla periferia-sotto, quella che è meno ancora che periferia perché terra di mezzo e di nessuno. Terra quindi difficile ma anche molto libera, dove la libertà creativa può sperimentarsi e inventarsi in forme nuove. Al Cielo sotto Milano mi sono sentita accolta come a casa. Così quest’anno abbiamo pensato di presentare due anteprime, per testare in un luogo protetto, ma sempre in-divenire, i temi ed i testi su cui programmaticamente intendo lavorare nei prossimi due anni. Quindi in-divenire. Che riguardano le tematiche lgbt di cui mi occupo da anni, ma anche tematiche ambientali e le saghe sui vinti, in un’epoca dove si esaltano solo i vincitori.  Credo nel teatro popolare, inteso come teatro che parli a tutti, su tematiche sociali raccontate con ironia e poesia. Vorrei che diventassero così anche questi due lavori in fieri che prenderanno vita proprio al Cielo sotto Milano.” Annagaia Marchioro 



1° dicembre
Love Riot 
con Annagaia Marchioro 
di Marchioro e Donini 
produzione Brugole&co
Love Riot – lottare per amore è una stand-up che nasce dall’esigenza di raccontare l’importanza delle parole, quelle della lotta e quelle dell’amore. Che a volte si mescolano tra loro. A volte si scambiano il numero. A volte si baciano proprio. Una serata alla ricerca delle giuste parole. Poiché le parole possono essere finestre oppure muri. Wittgenstein scrive: i limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo. In un periodo storico dove le parole cambiano continuamente significato, sentivo l’esigenza di fermarmi ad osservarle. A 50 anni dai moti di Stonewall, una serata alla ricerca delle parole giuste per amare, senza distinzione di lingua, razza, sesso o religione.


3 marzo
Colabrodo Parte I
produzione LE BRUGOLE&co 
di Marchioro, Donini, Scotti
con Annagaia Marchioro
Colabrodo è uno stato emotivo, quando ci si sente di fare acqua da tutte le parti. Ma è anche uno stato fisico, quando si fa acqua da tutte le parti proprio. Quando la ricerca del senso della vita si riduce anche solo alla ricerca di un bar aperto sotto Natale, in una città deserta, con una casa piena di gente che non è casa nostra ma quella del vicino. Colabrodo è quando si iniziano a prendere le medicine solo per gli effetti collaterali. Colabrodo è un divertente e scanzonato racconto di quelle fasi della vita in cui tutto sembra cadere, e in questa caduta, forse rinascere. È una sfida aperta, per capire come raccontare la sconfitta come un passaggio necessario e naturale della vita. Vuole essere una saga dalla parte dei vinti, in un mondo che esalta solo i vincitori. Al Cielo sotto Milano presenterò il primo studio di questo lavoro. Sarà una sorpresa divertente e malinconica come quei regali che nessuno pensa di tenere, ma che poi restano sul comodino per anni. Fino a diventare significativi. Fino a che non ce ne affezioniamo. Perché prima o poi arriva e se ne va per tutti, il tempo di Colabrodo.
Annagaia Marchioro: nata quando è nata, morta solo un paio di volte ma con ottimi risultati, si diploma alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi nel 2009. Da allora a teatro lavora con registi come Andrée Ruth Shammah, Mimmo Sorrentino, Bruno Fornasari, Rodrigo Garcia, Andrea De Rosa, Mattia Torre e Serena Sinigaglia. Nel 2012 fonda anche la propria compagnia Le Brugole. Oltre al teatro lavora anche in tv (la tv delle ragazze su rai3, Snl con Claudio Bisio su tv8) oltre a qualche piccolo ruolo nel cinema.




12, 13, 14 dicembre, ore 20.45 – domenica 15 dicembre, ore 16.30
Pocket Theatre – il teatro inglese fatto da attori inglesi
Charles Dickens – A Christmas Carol
NUOVA produzione Dual Band
spettacolo in inglese con sopratitoli

“I have always thought of Christmas time as a good time: a kind, forgiving, charitable, pleasant time: the only time I know of […] when men and women seem to open their shut-up hearts freely, and to think of people below them as if they really were fellow-passengers to the grave, and not another race of creatures bound on other journeys.” È stato in gran parte Dickens col suo Christmas Carol a far del Natale quello che è per noi tutti, credenti e non: similmente al caso del Werther, che settant’anni prima aveva scatenato un’onda di suicidi in tutta Europa, così il successo editoriale di Christmas Carol ebbe conseguenze sociali immediate, scatenando atti altruisti, donazioni, elargizioni filantropiche in tutto il mondo anglosassone. Come il nostro Innominato, anche l’avaro Scrooge (sì, quello che ha dato il nome a Paperone) si converte in una notte. È la vigilia di Natale, ma il sacro è solo un antefatto: predomina qui la sensualità. Sensualità estrema degli odori del cibo e della nebbia, sensualità dei rumori e delle luci. Sensualità della parola inglese nitida e luminosa che ha piacere di se stessa e del piacere che dà a chi la ascolta, nel gioco infinito dello humour e dell’assurdo che caratterizza tutti i grandi scrittori britannici. Il sacro ora siamo noi umani a doverlo far vivere, con uno sforzo di letizia anche un po’ alticcia: i fantasmi si aggirano ilari, i miracoli accadono: essere buoni è non solo utile, ma anche bello. Un fazzoletto può servire, ma si ride anche tanto. Spettacolo per attore solo e fantasmi adatto per adulti, ma anche bambini sopra gli otto anni.



venerdì 20 dicembre, ore 20.45
Grande festa del solstizio natalizio, ovvero 
L’Arte di mangiare il Panettone
(evento speciale con cenone natalizio)

L’idea per uno spettacolo-panettone ci era venuta qualche anno fa, leggendo un libriccino pubblicato da una nota casa di panettoni, e dalla suddetta casa infilato surrettiziamente all’interno di ciascun esemplare (non dentro alla pasta, neh?, fuori, fra il cartone e la plastica dell’imballaggio; la casa non ve la diciamo però) in cui si parlava del simpatico dolce meneghino in termini di assaggio, profumo e bouquet, che neanche un Brunello di Montalcino. Qui c’è una drammaturgia bell’e pronta, ci siamo detti. Il libriccino rimase in un vecchio zaino verde-canarino dell’Ikea, e fu dimenticato. Passano gli anni, e per caso lo zaino viene riaperto. Ma nel frattempo l’argomento si è arricchito; perché, si sa, l’italica gente discute, ha opinioni importanti e motivate intorno a simili temi. Dibatte a lungo. E si divide. Si diverte a dividersi. (E poi soffre e si lamenta perché è divisa, come stiamo facendo noi ora.) La prima linea divisiva: pandoro o panettone? E, ammettendo tu sia della setta del panettone, canditi sì (baby-boomer parrucconi) o canditi no (millennial viziati)? E sapori aggiunti? Pistacchio? Pera Williams? Limoncello? Cioccolato di Modica? Bacche di goji? Ci è sembrata un’ottima sintesi della nostra temperie culturale.* Per questo ve la offriremo a Natale. In musica, naturalmente, e poi cenone. * In realtà si tratta di una scusa per cucire insieme un po’ di sketch e canzoni e fare un po’ di casino prenatalizio coi nostri spettatori affezionati. 



sabato 11 gennaio, ore 20.45
domenica 12 gennaio, ore 16.30
Beethoven, la vita in un quaderno
concerto-racconto di Mario Borciani
produzione Dual Band

A causa della sua sordità ormai quasi totale, racconta un testimone del tempo, “dal 1818 alla sua morte la conversazione con Beethoven dovette farsi in parte per iscritto; egli parlava, e i suoi interlocutori erano obbligati a scrivere le loro domande e risposte. A questo fine egli aveva sempre a portata di mano dei grossi quaderni di carta ordinaria, di formato in-quarto, e delle matite da muratore”. La Dual Band ricostruisce gli ultimi anni della vita di Beethoven teatralizzando i suoi Quaderni di conversazione, e giocando sulla straordinaria varietà di temi che ne emergono, spesso in una sola pagina: ricerca sempre faticosa delle governanti, conti lunghissimi (Beethoven non sapeva fare le moltiplicazioni e incolonnava addizioni anche interminabili), liste di vivande, appunti per libri da acquistare, indirizzi di enoteche, discussioni politiche e artistiche, pettegolezzi sugli altri protagonisti della vita culturale viennese… e naturalmente abbozzi per i suoi capolavori estremi: la Nona Sinfonia, la Missa Solemnis, gli ultimi Quartetti. Di queste opere verranno fatti ascoltare vasti brani; mentre Mario Borciani eseguirà dal vivo alcune parti delle Sonate op. 106, 110 e 111 e, sempre dal vivo, verranno eseguiti anche alcuni canoni scherzosi che Beethoven improvvisava in birreria per gli amici. Tra la fatica di vivere e la dura felicità di creare, la vita in un quaderno.


17, 18 gennaio, ore 20.45
domenica 19 gennaio, ore 16.30
24, 25 gennaio, ore 20.45
domenica 26 gennaio, ore 16.30
Pocket Theatre – il teatro inglese fatto da attori inglesi
Samuel Beckett – Happy Days
NUOVA produzione Dual Band
in inglese con sopratitoli in italiano

“She is not heroic; she is unaware,” diceva Beckett di Winnie, la protagonista di Giorni felici, conficcata nella terra (perché? non viene detto) fino alla vita nel primo atto, e fino alla testa nel secondo. Non eroica, ma inconsapevole. Eppure, nonostante i divieti dell’autore, questa, la più straordinaria figura femminile da lui creata – e si potrebbe dire una delle figure femminili chiave del secondo Novecento, tenerissima e tragicomica nel suo tentativo di aggrapparsi ai pochi oggetti rimasti del suo passato e alle sue canzoncine per mantenere una parvenza di umanità – da molti è stata vista come un Prometeo-donna, incatenata come lui alla terra, e come lui infinitamente tenace nel voler sopravvivere al sole bruciante, e – quel che è il peggio di ogni prigionia – alla perdita della memoria. Avrà ragione l’autore? Certo è che fin dalla sua nascita nel 1961, Winnie si è prestata, tra riso e pianto, alle interpretazioni attoriali più diverse. Benedetta Borciani e Anna Zapparoli, madre e figlia nella vita reale, daranno insieme vita a Winnie, a segnare il passaggio del tempo fra il primo e il secondo atto.


FATTI DI STORIA
Progetto di teatro di narrazione 
di Davide Verazzani

La Dual Band è lieta di ospitare tre appuntamenti della rassegna
Fatti di storia di e con Davide Verazzani

Fatti di Storia è una tautologia: la Storia è composta di fatti inanellati, sennò che Storia è?
Fatti di Storia è un insieme importante: quanto sono piene di significato le cose che sono fatte di Storia!
Fatti di Storia è, soprattutto, un’esortazione sotto forma di imperativo gentile.
Fatti di Storia è un palco nudo. Una musica nell’aria. A volte, uno schermo su cui passano immagini.
E in mezzo, una persona che narra, come un antico cantastorie intorno a un fuoco immaginario.

Fatti di Storia 1
lunedì 27 gennaio, ore 20.45 – Giornata della Memoria
Sembrava danzare
Storia del pugile che sfidò Hitler
“Rukeli” era una star del pugilato tedesco: gli uomini lo ammiravano, le donne lo adoravano, ma aveva un difetto: era sinti. Uno “zingaro” non poteva essere il più bravo di tutti; non in Germania, non in quegli anni. Per la Giornata della Memoria la Dual Band sceglie di raccontare con Davide Verazzani la straordinaria vicenda di Johann Trollmann, il pugile che sfidò Hitler. Il nazismo propagandò pesantemente in ogni settore sportivo le proprie idee di purezza ariana. Nel pugilato, però, l’astro nascente era Johann Trollmann. Che, oltre a combattere in maniera non convenzionale, saltellando intorno all’avversario come in una danza anziché rimanere piantato in mezzo al ring, aveva, agli occhi dei nazisti, una macchia indelebile: era di origine sinti. Trollmann aveva una classe incredibile, che lo portò in brevissimo tempo a diventare campione tedesco dei pesi medi. Dato che sul ring era nettamente il più forte, la federazione non trovò di meglio, per sconfiggerlo, che penalizzarlo cambiando le regole del gioco. In un impeto di ribellione quasi anarchica, Trollmann sbeffeggiò l’ottusità della dittatura trionfante e accettò la sua sorte con fermezza, fino alla deportazione in un campo di concentramento. Raccontare la sua storia è importante da due punti di vista: da un lato, sottolinea i veri valori dello sport, che sono lealtà e rispetto, anche e soprattutto nella diversità, e non la vittoria a ogni costo; dall’altro, mostra un sentiero da percorrere per combattere ogni forma di razzismo e di privazione della libertà: rifiutare ogni compromesso, irridere i prevaricatori, nella consapevolezza di far parte di un’unica razza, quella umana.


Fatti di Storia 2
mercoledì 12 febbraio, ore 20.45 
GAME OF SFORZA – i 50 anni che sconvolsero Milano
Questa è la storia degli Sforza, una famiglia di origini romagnole, che arriva a possedere quasi tutte le Marche, per poi dirigersi verso Milano dove prende il potere nel 1450, e lo perde per sempre solo cinquant’anni dopo. Da Francesco Sforza che dà prestigio al ducato, inaugurando un periodo di relativa pace che rese possibile il Rinascimento, all’irrequieto Galeazzo Maria, che muore di morte violenta, a Ludovico il Moro, politico abilissimo che rende Milano una grande capitale (grazie anche alla giovanissima moglie Beatrice d’Este, sorta di “fashion blogger” ante litteram), ma che manca della lungimiranza necessaria per unire gli italiani in un solo Paese. Sete di potere, lussuria, arroganza, intrighi, tradimenti, ma anche amicizia, bellezza e, perché no?, una bellissima impensabile storia d’amore. E poi c’è Leonardo da Vinci, che giunge a Milano chiamato dal Moro, e qui resta per quasi vent’anni, dipingendo alcuni capolavori quali “La Vergine delle Rocce”, “La dama con l’ermellino” e “L’Ultima Cena”, e disegnando la maggior parte delle sue invenzioni, raccolte poi nel Codice Atlantico conservato presso la Biblioteca Ambrosiana. Avvincente e imprevedibile, con trama, sviluppi e intrecci che paiono usciti da Game of Thrones. Non ci sono i draghi (almeno, non ci sono pervenute note al riguardo…), ma tutto il resto c’è.

Fatti di storia 3
giovedì 14 maggio, ore 20.45 
Paul is dead
Nell’autunno del 1969, un dj di una radio di Detroit riceve una telefonata da parte di un ascoltatore anonimo: Paul McCartney è morto in un incidente automobilistico nel settembre 1966, e l’attuale bassista dei Beatles è un sosia. Inizia così, piuttosto in sordina, una delle “teorie del complotto” più surreali che esistano, che ha fatto scrivere fiumi d’inchiostro, impegnato esperti (o pseudo tali) in ogni parte del mondo e fatto sospettare milioni di fan della reale identità di Paul; senza peraltro impedire che McCartney continuasse una importante e ricchissima carriera che dura tuttora, e che i dischi dei Beatles vendessero milioni di copie. L’approccio sarà quello di una seriosissima conferenza, non tanto per deridere chi crede davvero alla morte di Paul, quanto per riflettere su come si crea una psicosi collettiva, e quali siano gli strumenti dell’inganno. Compito del teatro è approfondire le pazzie umane nelle sue più svariate incarnazioni; nel nostro caso, ci siamo interrogati sui motivi che spingono persone sane di mente a credere a teorie che definire fantasiose è un eufemismo, perché nella vicenda “Paul Is Dead”, seppure in piccolo, ci sono gli stessi elementi che sono alla base della nascita di una setta o di una dittatura. 


sabato 1 febbraio, ore 20.45
Gente come Uno
di e con Manuel Ferreira
una produzione Alma Rosé

Buenos Aires: pentole percosse come tamburi di guerra, fumo di copertoni bruciati nelle strade. In piazza i disoccupati e le signore borghesi del Barrio Norte si guardano per la prima volta in faccia gridando insieme: “Que se vajan todos!” Manuel Ferreira racconta la sua Argentina, vittima, nel 2001, di uno dei più vertiginosi sconvolgimenti economici mai accaduti a uno Stato. Racconta lo stupore nel vedere un Paese così ricco di risorse ritrovarsi privato di tutto, l'ansia e la rabbia di vedere perduti per milioni di cittadini la casa, i risparmi, il lavoro, la propria identità di persona e di popolo, lasciando in tutti la paura del futuro. Vogliamo raccontare l'Argentina della crisi, quella della classe media, della Gente come Uno, per usare un'espressione convenzionale. Quella di chi per anni ha girato la testa dall'altra parte, perdendo ogni interesse per la politica. La Gente come Uno che, dopo tanti anni di silenzio, è scesa in piazza, si è autorganizzata, ha occupato le banche, ha partecipato alle assemblee di quartiere, nella consapevolezza che solo uniti ci si può salvare. Argentina: il Paese degli estremi, la punta dell'iceberg, il laboratorio degli esperimenti. Così lontana, ma anche così vicina – lo specchio del nostro Paese.



sabato 8 febbraio, ore 20.45 – domenica 9 febbraio, ore 16.30
Pocket Theatre – il teatro inglese fatto in inglese
William Shakespeare – The Tempest
in inglese con sopratitoli in italiano
regia di Anna Zapparoli
costumi di Susan Marshall
musiche di Mario Borciani
età: dai 12 anni 
con la Dual Band

Torna a grande richiesta, per il quarto anno consecutivo, uno degli spettacoli Dual Band più amati. The Tempest, il capolavoro estremo del Bardo: l’opera che scrisse di ritorno a Stratford, ormai lontano dai clamori della scena londinese. Un dramma romanzesco che è tutto e soltanto magia, a partire dal naufragio, voluto dal sapiente duca di Milano, Prospero, a continuare con gli inquietanti rumori dell’Isola, e con i suoi due abitanti originari: Ariel, lo spirito alto, e Calibano, l’incarnazione del profondo. Un’isola/palcoscenico/mondo, quella in cui gli esiliati da una Milano che Shakespeare immagina affacciarsi sul mare si perdono, si riconoscono e, attraverso una punizione fittizia, ritrovano finalmente se stessi, ma pagando un prezzo altissimo: la perdita della magia. Un tavolaccio di legno, reclinabile, forma di volta in volta gli scogli dell’isola o la cella di Prospero o la tana di Calibano. Quattro attori per i ruoli di Prospero, Ariel/Caliban, Miranda/Trinculo e Ferdinando/Stefano, mentre i nobili malvagi sono pupazzi animati da Prospero e Ariel. Un gioco teatrale volutamente scopertissimo per permettere allo spettatore di entrare nel meccanismo della trama; per creare intimità e complicità con lui, affinché perda ogni soggezione verso la lingua “straniera” e gusti con piacere il verso sia se l’inglese lo conosce bene sia – grazie ai sopratitoli in italiano – se si avvicina al teatro in lingua originale per la prima volta; anche grazie all’aiuto prezioso delle musiche di Mario Borciani, che ha contaminato voluttuosamente musica barocca con musica elettronica per restituirci l’Isola “piena di rumori, di suoni, di dolci arie, che danno gioia e non malinconia”.


venerdì 14 febbraio, ore 20.45
Pocket Theatre – il teatro inglese fatto da attori inglesi
William Shakespeare – A Midsummer Night’s Dream
una produzione Dual Band 
adattamento e regia di Anna Zapparoli
musiche dei Beatles, King Crimson e Led Zeppelin
arrangiate da Mario Borciani
in inglese con sopratitoli in italiano 
durata: 1 ora e 50 minuti (+ intervallo)
età: dai 10 anni

Festeggiamo San Valentino con un classico della Dual Band. Un classico dell’amore, uno dei più perfetti ed esilaranti teoremi d’amore mai scritti, detto nella lingua in cui fu scritto. Quattro innamorati perduti in un bosco popolato di suoni; l’incantesimo dell’amore pilotato ad arte, con buone intenzioni ma non sempre in modo efficiente, sugli occhi di questo o di quel personaggio finché nessuno ci si raccapezza più. Titania e Oberon, Demetrio ed Elena, Lisandro ed Ermia ma anche Bottom e Titania: “coppie scoppiate” che scappano nel bosco per trovare se stesse. E, per sottolineare la graduale perdita del senno, e il suo successivo ritrovamento, alcuni capolavori del rock inglese degli anni 60-70: Beatles, King Crimson, Pink Floyd.  Adatto sia per chi l’inglese lo conosce bene sia – grazie ai sopratitoli in italiano – per chi si avvicina al teatro in lingua originale per la prima volta.


sabato 22 febbraio, ore 20.45
Don Quijote de la Mancha – Il disincanto di Dulcinea
uno spettacolo per parola e musica
adattamento da Cervantes di e con Paola Morales
musiche di Mauro Buttafava
spettacolo in italiano e spagnolo

Il Disincanto di Dulcinea è uno spettacolo bilingue, dove il testo spagnolo del Don Quijote si alterna alla versione italiana senza soluzione di continuità. Paola Morales, unica attrice in scena, sceglie uno degli episodi più divertenti dell’universo fantastico di Don Chisciotte.  È accompagnata dalla musica di Mauro Buttafava, che trae ispirazione dal Rinascimento, plasmando le atmosfere e definendo i personaggi. Paola sceglie l’avventura in cui l’amore per Dulcinea fa cadere Don Chisciotte in un duplice inganno: l’uno tramato da Sancho, che gli fa credere che l’amata sia vittima di un incantesimo, l’altro dai Duchi, che inscenano un grandioso scherzo per prendersi gioco del Cavaliere dalla Trista Figura e del suo scudiero.  Paola Morales 

Paola Morales è nata nelle Isole Canarie e risiede in Italia dal 1984. Pupilla amatissima di Giorgio Strehler, con il quale ha partecipato al Faust di Goethe (Parte I e II) e ad Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni, Paola ha lavorato con moltissimi registi (Ian McKellen, Giorgio Albertazzi, Pippo del Bono per citarne alcuni) sia in Italia sia in Spagna sia in tutta Europa, recitando indifferentemente in italiano e spagnolo.   





venerdì 28 e sabato 29 febbraio, ore 20.45
(Sabato Grasso)
Vladimir Olshansky
Spazzatura-man

Per Carnevale un gradito ritorno: il grande Vladimir Olshansky, erede della nobile tradizione della clownerie russa, guest star del Cirque du Soleil e sostituto di Slava Polunin nel ruolo da protagonista in Slava’s Snowshow.

“Sono molto pochi quelli che sanno cosa sia la clownerie, l’arte del clown. Cos’è un clown? Un clown non è una maschera di carnevale che può essere indossata da chiunque ne abbia voglia, ma un attore dallo spiccato talento comico, dedicato a sviluppare questo dono per tutta la vita. L’arte della clownerie è tutt’altro che facile. È molto frequente che il clown sia anche l’autore e il drammaturgo del suo repertorio. La presenza della pantomima dà una maggiore libertà di azione, non costringendo l’attore a rapportarsi all’attrezzeria di scena: il clown può creare mondi ricorrendo alla propria fantasia e alla fantasia degli spettatori. Oggi, con questo mio spettacolo Spazzatura-man voi potrete vedere un ampio spettro di questa arte, con la quale descriverò come stiamo lentamente distruggendo noi stessi e il nostro mondo; e cercherò di mostrarvi come solo l’amore, un amore che non chiede nulla in cambio, ci potrà salvare. Siete pronti? Allora cominciamo.” Vladimir Olshansky






10, 11, 12, 13,14, marzo, ore 20.45 
domenica 15 marzo, ore 16.30
Post-Truth, the Musical 
Troll, Fake, Hate: storia ragionata dell’odio online
NUOVA PRODUZIONE Dual Band

Adesso studiamo l’odio. Ridendo.  La parola dell’anno secondo l’Oxford Dictionary è “post-truth”: ovvero “la condizione in cui, discutendo un fatto o una notizia, la verità viene considerata una questione di secondaria importanza”. E lo possiamo constatare: letteralmente sotto i nostri occhi, dentro alle nostre mani, dai nostri telefonini, si sono insinuati sottilmente nella nostra vita miasmi d’odio, violenza, stupidità e bugia, che invadono il nostro quotidiano a ogni ora. Vogliamo capire come funziona il meccanismo. Mostrarlo, sotto forma di sketch, in modo scientifico, analitico, perché questo racconto serva a tutti. Nonostante la gravità del tema, la Dual Band si impegna fin d’ora a renderlo uno spettacolo comico. (Speriamo di riuscirci). In musica naturalmente!



sabato 21 marzo, ore 20.45
Due radici
recital del tenore Marco Beasley
con Stefano Rocco (arciliuto, tiorba e chitarra barocca)
Fra Marco Beasley e Dual Band è stato subito amore, perché è dual anche lui: dual perché di padre inglese e di madre napoletana, dual perché svaria dal barocco al pop, dual perché è attore e cantante (spesso tutte e due le cose insieme).  Dall'Italia all'Inghilterra e ritorno, viaggiando attraverso le musiche di una vita. Un viaggio nel sentimento, un viaggio nel tempo e nello spazio. Un programma che unisce il Sud al Nord, la musica italiana e quella inglese per me che sono nato da una madre di Napoli e da un padre che ha spiccato il volo dalla verde Coventry, in Inghilterra. Due Radici racconta un viaggio nel sentimento, nel tempo e nello spazio. Uno spazio mentale, non solo geografico, uno spazio nell'animo di chi oggi non è più così giovane ma che si accorge ogni giorno di quanta bellezza la vita ancora gli regala, regalandogli la musica. Un programma che è anche un ulteriore capitolo del libro che racconta una antica amicizia. Conobbi Stefano Rocco nel 1979 quando si era studenti di musica all'Università di Bologna. Abbiamo condiviso studi, difficoltà, case e occasioni. A lui e a pochi altri devo la spinta che mi ha lanciato verso l'esplorazione del canto. Con lui ho imparato ad amare cose tanto diverse in apparenza come Monteverdi e Tromboncino e Pino Daniele e Purcell e Steve Winwood e Nick Drake. Due Radici canta di vita e di morte, di amore e di solitudine, di riso e di pianto: canta l’animo umano insomma, seguendo un filo preciso: quello della ricerca delle proprie radici come segno di appartenenza a un luogo del cuore. Perché siamo vivi.



sabato 28 marzo, ore 20.45
IL RAGAZZO CHE CADEoratorio per Emanuele
di Paolo Di Stefano
regia di Leo De Colle
con Leo De Colle (voce recitante) 
e Veronica Marchi (voce e musiche). 
immagini di Matteo Canetta e Luca Di Stefano

Sono le 16.30 del 16 agosto 1999 quando il funzionario di dogana Corrado Scieri, in dormiveglia su una sdraio nella sua villetta al Lido di Noto, il giornale aperto sulle gambe, sente il suono prolungato del campanello. Cerca con i piedi le ciabatte da mare, si alza, scende la breve scalinata e oltre il cancello, sotto un sole bruciante profumato di gelsomino e verbena, trova davanti a sé due carabinieri: «Buongiorno, il signor Scieri?» «In persona». Gli stringono la mano abbassando in contemporanea lo sguardo. «Suo figlio aveva dei problemi?». Così papà Scieri ricevette la notizia della morte di Emanuele. Laureato in giurisprudenza, fisico atletico, ventisei anni, un ragazzo allegro, un ragazzo normale che non aveva problemi: né problemi psicologici, né problemi di rapporti con gli altri. Emanuele aveva cominciato da pochi giorni a Pisa, nella caserma Gamerra, il servizio di parà: il suo corpo era stato rinvenuto poche ore prima, quello stesso pomeriggio estivo, ai piedi della torre di asciugatura. Da subito quell’omicidio per nonnismo fu insabbiato da falsi sospetti e insinuazioni nel tentativo di farlo passare per suicidio. Sono trascorsi più di vent’anni da allora e dopo una sentenza di archiviazione, la magistratura ha riaperto il caso grazie a un’inchiesta parlamentare. Ne sono emerse verità inquietanti. Lo spettacolo di Leo De Colle e Paolo Di Stefano, interpretato dallo stesso De Colle e con le musiche di Veronica Marchi, ricostruisce lo strazio dal punto di vista degli amici e dei familiari, mamma Isabella e papà Corrado, che hanno combattuto una disperata e lunghissima battaglia per la giustizia. «Così gira il mondo attraverso la notte smisuratamente ostile e silenziosa» ha scritto Louis-Ferdinand Céline nel suo Viaggio al termine della notte, il romanzo che stava leggendo Emanuele in quei giorni.  


venerdì 3 aprile, ore 20.45
domenica 5 aprile, ore 16.30
La Passione nel Passante
una versione urbana della Passione secondo Matteo di J.S. Bach

Io non ho una chiesa dove meditare la Passione. E allora sono andata a vederla, sentirla e camminarci dentro, al Cielo sotto Milano. Mai avevo vissuto tanto a fondo la potenza di Bach e quella di una storia tanto familiare e tremenda, che mette in scena il Popolo (crucifige, crucifige!), il Potere (mi lavo le mani del sangue di questo giusto) e il divino (il morire calpestato e deriso, senza risentimento, mentre il cielo sorride nel canto del gallo). Seguendo la via crucis di chi passa, dietro un pianino sul carretto, nel canto dei discepoli migranti e infingardi, attraverso il Passante e le sue voci stridenti di treni e ritardi e scioperi. Fino alla liberazione finale... che uno non s'inginocchia solo per pudore, o reuma impediente. La Dual Band miracolosamente moltiplicata per pane e vino e per suoni e per voci. La passione nel passante - di Porta Vittoria. Non perdetevi quest'ora di arte vera, sconvolgente e quotidiana. Roberta De Monticelli, filosofa

Un appuntamento rituale della Dual Band. Gli ultimi giorni di Cristo raccontati da Bach: un Dio che, per la prima volta nella storia della Chiesa, parla la lingua del popolo. Una Passione intima: quattro cantanti e alcuni attori ad accompagnare Cristo – e con lui il pubblico – nelle stazioni della sua sofferenza di uomo dentro alla stazione, lungo i corridoi di Porta Vittoria.





domenica 19 aprile, ore 16.30
Casa Schumann
concerto-racconto di Mario Borciani e Anna Zapparoli
NUOVA produzione Dual Band
La storia d’amore di Robert e Clara Schumann è lo specchio dell’Ottocento. Grande compositore lui, grande pianista lei; una passione ostacolata dalla gelosia e dalla luciferina freddezza del padre di lei, Friedrich Wieck, e coronata da un matrimonio fortissimamente voluto da entrambi contro tutto e tutti. Otto figli in tredici anni; e infine la tragica discesa di Robert nei meandri della follia, la sua morte, la vedovanza di Clara, che divenne, nella seconda metà del secolo, la musa e la messaggera per tutta Europa dei capolavori del marito. Un grande amore, dunque: ma fu veramente così? I diari, che i due coniugi tennero congiuntamente, le lettere di Clara, le testimonianze indirette che filtrano dalla puritanissima società sassone, ci dicono che fu poco meno che un inferno. Clara non poteva studiare il pianoforte quando lui componeva (e lui componeva tutto il giorno): Clara non poteva andare in tournée, guadagnando quel che occorreva alla numerosissima famiglia, perché le donne non potevano viaggiare da sole, e Robert non accompagnava sua moglie perché si sentiva frustrato; infine, cosciente o no che fosse, Robert impediva a Clara di dare concerti mettendola ripetutamente incinta, lasciandosi prendere dalla malinconia e dall’alcol quando non lo era. Nel colmo di questo inferno, mentre la mente di Robert scivolava nella follia, comparve e catturò l’affetto dei due coniugi un “eletto” (per dirla con Schumann): il giovanissimo Johannes Brahms. Nell’ultimo articolo che scrisse, Schumann diede voce all’ammirazione che Brahms suscitava in lui; ma, pochi giorni dopo averlo scritto, tentò di annegarsi nel Reno. Fu internato in manicomio, e due anni dopo, senza che Clara, che intanto viveva sotto lo stesso tetto con Johannes, fosse mai andata a trovarlo, si lasciò morire di inedia. La Dual Band farà rivivere questa storia; con le musiche di Robert, Clara e Johannes suonate dal vivo.




venerdì 8 e sabato 9 maggio, ore 20.45
C’est une chanson qui nous ressemble”
concerto-racconto con Anna Zapparoli e la Dual Band

Una serata insieme con gli chansonnier francesi. Quelle melodie che vivono in noi anche se non ce ne ricordiamo, che risvegliano una voglia di tutto e di niente. La seconda guerra mondiale in Francia (come in molti paesi occidentali) ebbe almeno un merito: quello di risvegliare una coscienza sopita, una voglia di recuperare gli anni di giovinezza perduti, in una parola una voglia di rinascita. Già poco prima della fine della guerra Marcel Carné e Jacques Prévert avevano dato vita, con Les enfants du paradis, al cosiddetto “realismo poetico” nel cinema; tornata la pace, lo stesso Prévert con il musicista Joseph Kosma diede il via a una stagione irripetibile di capolavori musicali. Mentre Parigi rinasce, e riprende il suo posto di capitale della cultura europea, mentre Sartre elabora il suo pensiero esistenzialista, a due passi dai Deux magots dove Hemingway scrive romanzi seduto a un tavolino, a pochi metri dai banconi di zinco dove il commissario Maigret scola i suoi calvados durante le inchieste, nelle buie caves di Saint-Germain-des-Prés sfila un’impressionante serie di artisti. Oltre a Prévert e Kosma, Juliette Grèco e Edith Piaf, Yves Montand e Gilbert Bécaud, Charles Trenet e Boris Vian, Jacques Brel e Maurice Chevalier... Anna Zapparoli insieme con la Dual Band ci racconta quegli anni magici. 

  

giovedì 28 maggio, ore 20.45 
With a Little Help From My Friends
racconto inCanto della meteora Beatles 
di e con La Dual Band
drammaturgia di Anna Zapparoli e Beniamino Borciani
direzione musicale di Mario Borciani
durata: 75 minuti
età: dai 12 anni

Dopo il successo all’Estate Sforzesca 2019, la Dual Band porta al Cielo sotto Milano
With a Little Help From My Friends.  Una storia mai accaduta prima e mai più ripetuta: quella dei Beatles. With a Little Help From My Friends ripercorre la parabola artistica e di vita dei Fab Four. Dall’incontro fra John, Paul, George e Ringo alla gavetta nei piccoli club di Amburgo, dal Cavern Club di Liverpool fino ai tour mondiali davanti a folle sterminate, vi racconteremo quel periodo magico – gli anni ’60 – in cui da un’Inghilterra uscita distrutta dalla guerra ma affamata di musica, colori e rinascita, spuntarono fuori quattro ragazzi che cambiarono per sempre le regole del gioco. Da sempre appassionata al mondo dei Beatles, la Dual Band offre in questa serata-racconto 17 canzoni, fra grandi classici e perle meno conosciute, fino ad arrivare ad alcune gemme solistiche di Paul, John e George; il tutto raccontato in musica e parole, com’è cifra stilistica della band, da un pianoforte e da un quartetto vocale che a sua volta fa tutti gli strumenti.

Lista delle canzoni:
Love Me Do
She Loves You
When I’m 64
Can’t Buy Me Love
Michelle
Yesterday
I am the Walrus
Fool on the Hill
All You Need is Love
Lucy in the Sky with Diamonds
For the Benefit of Mr Kite
I’ve Just Seen a Face
Sgt. Pepper’s Lonely Hearts’ Club Band
A Working Class Hero
Some Days
While My Guitar Gently Weeps



sabato e domenica 20 e 21 giugno, ore 20.45 
Ben Sings
Serata di canzoni di e con Beniamino Borciani

Beniamino Borciani a sei mesi emise una quinta discendente. Intonatissima. Era nell’aria, un pomeriggio a Firenze, e lui la imitò in modo quasi soprannaturale. Poi tacque per diversi anni. Lo ritroviamo seienne a Edimburgo, alle prese con una poesia di Brecht, in cui dà voce a una patata (la patata era enorme, di polistirolo), meritando dalla stampa locale l’epiteto di “remarkably resourceful”. Da allora la sua attività è più documentata. Nel 1999 il coro delle voci bianche della Scala, poi tutti gli spettacoli della Dual Band dal 2001 a oggi e, a partire dal 2003, l’incontro con la musica barocca. Ora di anni ne ha ventisei, e ama tutto, letteralmente tutto quel che si fa in teatro: recitare, suonare, avvitare, disegnare, martellare, cucire, inventare, illuminare, organizzare, trapanare, trasportare, caricare e scaricare e di nuovo caricare, pagare l’INPS, bestemmiare, telefonare, ritelefonare, ricucire quel che nel frattempo si è scucito, rimartellare; ma soprattutto gli piace cantare.  Cantare tutto quel che di bello si può: il Lied, il rock e il barock, il pop, il rock pop, il pop rock, il rock pop barock, l’opera, il blues, il jazz, il musical, il folk, il klezmer, rientrano nelle sue passioni, e li canta. Sul palcoscenico, ma se del caso anche la doccia va benissimo. Quello che finora ha tenuto segreto – se non ai parenti e agli amici più cari – è che scrive anche canzoni. Ai parenti e agli amici più cari piacciono molto, sicché l’hanno convinto a cantarle anche in pubblico; e lo farà in occasione della Festa della Musica. Venite a sentire che cosa ve ne pare, che poi così brindiamo insieme all’estate.



Associazione culturale La Dual Band




Direzione artistica: Anna Zapparoli e Mario Borciani




CIELO SOTTO MILANO

Stazione di Porta Vittoria (viale Molise) Milano












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