Presentata la quarta inedita stagione teatrale del Cielo sotto Milano
IL CIELO SOTTO MILANO
Questa
è la quarta stagione del Cielo sotto Milano. Presenteremo 32
spettacoli: 16 nostri tra concerti-racconto, incontri e spettacoli
musicali e di prosa in italiano e in inglese – tra cui 8 nuovi –
e 16 ospitalità.
Due
filoni caratterizzano il nostro cartellone: il
racconto dei classici
della musica, della letteratura e del teatro, e il
concerto vocale comico,
quel pastiche fra musica e teatro impreziosito dalla risata, da
sempre cifra distintiva della Dual Band.
Da Shakespeare ai Beatles,
da Beethoven a Dickens, da Beckett a Schumann, sempre ci piace
lavorare – ma soprattutto divertire e sorprendere noi stessi e gli
spettatori – con i classici. Perché? Perché un classico, per
dirla con Calvino, è “quello che non può esserti indifferente e
che ti serve per definire te stesso in rapporto, e magari in
contrasto, con lui”. I classici per vivere meglio, dunque: per
vivere di più noi stessi e il mondo.
E
poi, dato il bilinguismo di origine della maggior parte della
compagnia, la Dual Band mette in scena il teatro inglese in lingua
originale, offrendo un’esperienza quasi unica nel panorama teatrale
milanese.
Protagonista delle due produzioni principali sarà la dicotomia odio-amore. Con una forte preferenza per l’amore. In questo momento di eccessi, in cui i toni sono alti anche quando ci sarebbe bisogno di stare in silenzio e riflettere per costruire un futuro migliore, vogliamo aprire l’orologio ed esaminare da vicino – ridendo e in musica, come piace a noi – le molle dell’odio online; che ci porta all’altro fil rouge che percorrerà questa stagione multicolore: il necessario, pressante distinguo fra la Storia, maestra del presente, e le storie inventate ad hoc per distorcere i fatti e manipolare l’opinione pubblica: le fake news.
Protagonista delle due produzioni principali sarà la dicotomia odio-amore. Con una forte preferenza per l’amore. In questo momento di eccessi, in cui i toni sono alti anche quando ci sarebbe bisogno di stare in silenzio e riflettere per costruire un futuro migliore, vogliamo aprire l’orologio ed esaminare da vicino – ridendo e in musica, come piace a noi – le molle dell’odio online; che ci porta all’altro fil rouge che percorrerà questa stagione multicolore: il necessario, pressante distinguo fra la Storia, maestra del presente, e le storie inventate ad hoc per distorcere i fatti e manipolare l’opinione pubblica: le fake news.
E
poi le
nostre ospitalità,
per descrivere le quali l’espressione “di tutti i colori” è
riduttiva: partiamo interrogandoci sul senso dell’Occidente con
Moni
Ovadia
e continuiamo, con Piera
Rossi
ed Elsa
Bossi, togliendo
la polvere da una grande intellettuale del ‘900, Ada
Negri;
poi è il turno delle bugie intorno ai vaccini con Andrea
Migliorini.
E ancora lottiamo per amore insieme a Annagaia
Marchioro,
che sarà al Cielo sotto Milano con ben due anteprime; guardiamo
tutti insieme la Tosca in
occasione della Prima diffusa della Scala e scopriamo un sorprendente
legame fra Argentina e Italia insieme a Manuel
Ferreira.
Ma non è finita! Triplo appuntamento con Fatti
di Storia
di Davide
Verazzani:
insieme a lui parliamo della leggenda che aleggia attorno a Paul
McCartney e alla sua “morte”, ma anche degli Sforza e, per la
Giornata della Memoria, di Johann Trollmann, eroico pugile sinti che
sfidò apertamente la follia nazista. E non è ancora tutto! Torna da
noi il grande clown russo Vladimir
Olshansky con
uno spettacolo tutto nuovo, Spazzatura
Man;
mentre abbiamo la gioia di ospitare per la prima volta a Milano da
Odessa uno straordinario ensemble di
mimi, i Dek.Ru.
E poi ci aspettano Don
Chisciotte,
che rivive nella sua stupenda lingua d’origine con Paola
Morales,
e lo strabiliante tenore Marco
Beasley
che percorrerà le sue doppie radici anglo-napoletane da Purcell a
Pino Daniele; e poi infine il teatro civile di Paolo
Di Stefano
e Leonardo
De Colle,
alle prese con una morte misteriosa e sospetti di nonnismo.
Ah,
e, rivoluzione epocale (e non facile!), saremo plastic-free!!
A
tutti i nostri iscritti regaleremo un bicchierino pieghevole, tutto
morbido e colorato, e soprattutto riutilizzabile, per fare festa
insieme come sempre dopo gli spettacoli senza danneggiare troppo il
pianeta. Insomma,
vi attendiamo con gioia. Per farvene vedere di tutti i colori.
Buona
stagione a tutti!
La
Dual Band
Anna,
Ben, Ben, Eloisa, Federica, Lorenzo, Lucrezia, Mario, Piera
PROGRAMMA
venerdì
4 ottobre, ore 20.45
Inaugurazione
della stagione con
Moni
Ovadia
Riflessioni
sul senso
Riflessioni
sul senso
è un monologo riflessione sul concetto di civilizzazione e in
particolare sulla nostra civiltà. Esiste ancora la civiltà
occidentale, e se sì, come la possiamo definire oggi? Essa è
vitale, declinante o addirittura in necrosi? Ma soprattutto qual è
il suo senso primo? È ancora lecito interrogarsi sulle grandi
questioni? In che mondo vogliamo vivere? Che società vogliamo
edificare? Vogliamo consegnare alle generazioni a venire un futuro?
Abbiamo diritto a un sogno? Questi i grandi temi su cui avvieremo una
riflessione. Un’occasione per provare ad ampliare i nostri
orizzonti. Moni
Ovadia
sabato
12 ottobre, ore 20.45
domenica
13 ottobre, ore 16.30
Ada.
La solitaria
un
ritratto di Ada Negri, liberamente tratto
dalla raccolta di racconti
brevi Le
solitarie
drammaturgia
di Elsa Bossi
con Elsa Bossi e Alberto Braida
regia di Piera
Rossi
“Ho
consegnato il manoscritto delle mie novelle: Le
Solitarie.
Vi
è contenuta tanta parte di me, e posso dire che non una di quelle
figure di donna che vi sono scolpite o sfumate mi è
indifferente.
Vissi
con tutte, soffersi, amai, piansi con tutte”.
Questa
l'epigrafe a Le
Solitarie,
pubblicato nel 1917.
Da
questi racconti, stupefacenti per l'attualità della tematica sociale
e per la grande adesione dell'autrice alle protagoniste di queste
storie, è nata l'ispirazione per uno spettacolo incentrato sulla
prosa di Ada Negri, che svela questa autrice nella sua veste più
passionale. Una
prosa coraggiosa, che ci parla di stupro, di aborto, di violenza di
genere, di prostituzione, di gelosia, di sogni spezzati, di desideri,
di amore, e che ci fa conoscere la Negri come una donna attenta alle
tematiche sociali del suo tempo più di quanto si immagini. Lo
spettacolo si sviluppa attraverso l’interazione ora armonica e
lieve, ora aspra e sofferta, di musica e voce. I pezzi per
pianoforte, scritti appositamente da Alberto Braida, non solo
sostengono la narrazione, ma a loro volta ci parlano, aiutandoci a
penetrare le storie dei personaggi; profili di donne vere, concrete,
che cercano di realizzare quel sogno di amore assoluto che l'autrice
stessa ha avuto come ideale.
venerdì
18 e sabato 19 ottobre, ore 20.45
Benedetta
Borciani
in
La signorina Else
di
Arthur Schnitzler
drammaturgia
e regia di Anna Zapparoli
scene di Beniamino Borciani
costumi
di Alessandro Brevi e Beniamino Borciani
musiche di Mario Borciani
produzione
Dual Band
con
Terre des Hommes e Artepassante
progetto inDifesa, arte contro la
violenza di genere
Una
famiglia indebitata. Una
figlia bellissima. Un ricco amico di famiglia che apprezza la
bellezza. Un affare molto semplice. Non è il Sexgate: siamo
all’inizio del Novecento, in un grande albergo nelle Dolomiti. Ma
la storia è sempre quella. Un
nudo annunciato. Un monologo interiore – con qualche momento di
dialogo che abbiamo scelto di far “raccontare” all’attrice-Else
– che verte su una scelta: accettare le regole del gioco, note a
tutti, e per un quarto d’ora lasciarsi guardare nuda da von
Dorsday, il mercante d’arte che apprezza la bellezza, oppure
l’exitus verso le fredde stelle che l’attendono fuori dal grande
albergo? La
novella, datata 1923 ma purtroppo tristemente attuale, è scritta da
un uomo di teatro: e si sente. Else gioca a fare la sofisticata, ma,
con i suoi candori e le sue passioni, è una bambina. E difatti,
proprio per la sua straordinaria vividezza e carnalità, fin da
subito questo ritratto di donna così pienamente novecentesco dalla
pagina scritta è stato “risucchiato” in palcoscenico, ponendosi
come una sfida, un banco di prova per la bravura di un’attrice
sola.
sabato
26 ottobre, ore 20.45 – domenica 27 ottobre, ore 16.30
Del
mal d’amore (e di altri piaceri)
La
storia del piacere di cantare, dall’australopiteco ai giorni nostri
NUOVA
produzione Dual Band
Sapete
che ci piace tenere conferenze canore semiserie, sintesi scherzose
del “come è successo che...?” Ebbene, nelle due produzioni
musicali nuove della Dual di quest’anno i temi sono molto
polarizzati: amore e odio (molto polarizzati
effettivamente). Cominciamo con l’amore, che è meglio. E più
precisamente col mal
d’amore –
che dal vero fa malissimo, ma che da sentir cantato è
deliziosamente, sensualmente masochista. Perché il mal d’amore ci
fa cantare? E, più in generale, perché l’australopiteco ha
cominciato a cantare? E come cantava? E gli antichi greci poi? Che
salti facevano su quei vecchi sassi dell’orchestra? E perché
i primi papi hanno fatto chiudere i teatri obbligando tutti a cantare
all’unisono, salvo poi riscoprire – in chiesa – che cantare a
tante voci è la cosa più sensuale che c’è? E chi erano, e a
quali regole severissime si sottoponevano i cantautori del medioevo?
Chi era il re del pop medievale? E chi è re, la musica o le parole?
Chi era Maria d’Avalos, la donna più bella di Napoli, che faceva
impazzire d’amore tutti, salvo fare una bruttissima fine? E che
cos’è l’armonia per Gesualdo e Monteverdi, che cos'è
questo fil rouge che percorre i loro madrigali legando sofferenza e
piacere e tagliando l’anima come un pugnale, come Tancredi che
affonda la spada nel bel petto di Clorinda senza sapere che è lei... Tutto
questo, e molto altro (anche tutta la
musica greca antica rimasta) troveremo; e mai come questa volta
incontreremo riso e pianto intrecciati e innamorati l’uno
dell’altro.
venerdì
8 novembre, ore 20.45
1791
– L’ultimo anno di Mozart
concerto-racconto
a cura di Mario Borciani con la Dual Band
1829:
la vedova di Mozart, ritiratasi a Salisburgo, riceve la visita di un
musicista ed editore inglese, Vincent Novello, cui racconta molti
particolari della vita di suo marito, morto quasi quarant'anni
prima. La Dual Band ricostruisce, in forma teatrale, questo
colloquio, soffermandosi sull'ultimo anno di Mozart, l'anno disperato
delle sue peggiori difficoltà economiche, l'anno glorioso del Flauto
magico,
della grande musica sacra, dall'Ave
verum al
Requiem, l'anno che si concluse con quella che un celebre critico
definisce "la più grande sciagura nella storia della musica":
la sua morte, avvenuta il 5 dicembre 1791. Alle scene parlate,
cui faranno anche da supporto stralci di lettere di Mozart scritte
nell'ultimo anno, si alterneranno, nell'esecuzione dal vivo della
Dual Band, alcuni dei capolavori che videro la luce in quel fatale
1791: un quintetto e un'aria del Flauto
magico,
la Fantasia in re minore per pianoforte, il Lacrymosa
dal Requiem.
sabato
16 novembre, ore 20.45
Grandi
e vaccinati
di
e con Andrea Migliorini
Vaccini? Che noia. Già si è detto troppo. Se veramente vogliamo farci un favore dovremmo stare zitti. Sono cose già sentite: l’immunità di gregge e i sergenti linfocitari, le canzonette del virus influenzale... Cominciamo da qui: dalla marcia battente dei tasti di milioni di pc, dai trilli dei social network, da frasi che si mordono la coda e si sovrappongono smozzicate: il difficile orientamento verso una reale informazione. “l’efficienza nella presentazione dell’antigene permette il riconoscimento…” “io credo che siano indubbiamente pericolosi …” “vaccinarsi oggi è un gesto superfluo perché...” “un’infermiera mi ha parlato degli effetti nascosti dei vaccini…” “si può aspettare che il bimbo sia più grande…” “ma non sono troppi? voglio dire, con solo un paio non si potrebbe…” “ne riconosco l’importanza ma non vorrei che fossero obbligatori…” Quando avremo cominciato non riusciremo più a lasciare una frase a metà, siete avvisati. In molti si sono iscritti a parlare: virus, vaccini, sergenti linfocitari e becchini vanitosi. Perfino la Malattia in persona ci terrebbe a dire due parole. La storia sarà più avvincente di una soap, non preoccupatevi: ci saranno truffe, matrimoni e lapidi. Voci dall’Antica Grecia, da Costantinopoli, dall’Inghilterra e dall’Italia, voci di statue, vacche e pecore. Già, anche le pecore. Non contatele, Grazie.
21,
22, 23 novembre, ore 20.45 – domenica 24 novembre, ore 16.30
Deus
ex Musical – la nascita degli dèi più simpatici del mondo
un
musical di Anna Zapparoli e Mario Borciani
con
la Dual Band
Non
capita ogni giorno di vedersi squadernare davanti la Teogonia in
forma di musical da camera. Quelli della Dual Band hanno il talento
di accendere con mezzi talmente minimi da rasentare la magia il lampo
di ricordi immensi e oggi perduti, il
grandioso e il grottesco dei regni, l'umano il divino e il bestiale,
lì lì sul punto di separarsi, ma ancora un po' confusi insieme. Ci
siamo ancora in mezzo, la teogonia accade imperterrita, è la
sgangherata, disperante meraviglia dei giorni. Ma ci vuole un po'
d'arte per farcene accorgere. Roberta De
Monticelli
Gli dèi greci
sono i più simpatici di tutti, è inutile star lì. Ecco perché
vogliamo far parlare ancora loro. Vogliamo raccontare – in musica
naturalmente – come sono nati. La Teogonia, appunto. Si
fa un gran parlare di identità, e spesso lo si fa per
delimitare, tranciare, separare col coltello il proprio io
dall’io di chiunque altro. Noi invece rivendichiamo un’identità
enorme, che abbia come padre almeno l’Universo, come madre almeno
la Terra. E lo faremo col taglio che ci è caro: in parole e
musica, con ironia alternata a momenti di drammaticità, lungo quel
filo ideale che ci vede funambolicamente in equilibrio fra parodia e
rispetto, un po’ Esiodo un po’ Kerényi un po’ Woody
Allen - e in certi punti, perché no?, anche un po’ Walt
Disney.
27, 28, 29 novembre, ore 20.45 – domenica 30 novembre, ore 16.30
Per la prima volta a Milano da Odessa
la compagnia di mimi
DEKRU
Anime leggere
Evento speciale: ospitalità internazionale
La
Dual Band è fiera di ospitare il debutto milanese dello
straordinario quartetto di mimi ucraini Dek.Ru, fondato a Kiev nel
2010, e pluripremiato ai festival del Circo di Mosca e Odessa. Anime
Leggere
è già stato presentato e apprezzato in numerosi paesi di tutto il
mondo, tra i quali Paesi Bassi, Polonia, Francia, Polinesia, Tahiti e
Nuova Caledonia, oltre che in Russia e Ucraina. La
poesia del teatro fisico : Anime
Leggere
è uno show elegante e fortemente evocativo, nella più alta
tradizione del mimo russo. Nero su nero; i volti e le mani, e qualche
raro oggetto, bianchi, ed ecco che è possibile creare mondi,
scrivere col corpo nello spazio come su una lavagna. Come per magia,
ecco comparire davanti ai nostri occhi un affascinante mondo marino,
ricco di pesci e piante curiose; oppure una storia d'amore tra due
statue viventi; e ancora il multiforme universo del circo: leoni,
acrobati, trapezisti e giocolieri. Il tutto eseguito col linguaggio
del corpo semplice e concreto che è proprio dei grandi virtuosi, e
che grazie alla sua semplicità diventa metafora. Poesia, appunto. NB:
DEKRU terrà presso il Cielo sotto Milano due laboratori di mimo, uno
per adulti e uno per bambini (per info e prenotazioni:
organizzazione@ladualband.com)
il 28 e 29 novembre.
Annagaia
Marchioro al Cielo sotto Milano
domenica
1° dicembre, ore 20.45
Love
Riot – Lottare per amore
martedì
3 marzo, ore 20.45
Colabrodo
– Parte I
“Dalla
scorsa stagione è iniziato un bellissimo rapporto con la Dual Band,
di stima e affetto reciproci. Trovo molto importante il lavoro che
stanno facendo nel dare vita alla periferia-sotto, quella che è meno
ancora che periferia perché terra di mezzo e di nessuno. Terra
quindi difficile ma anche molto libera, dove la libertà creativa può
sperimentarsi e inventarsi in forme nuove. Al Cielo sotto Milano mi
sono sentita accolta come a casa. Così quest’anno abbiamo pensato
di presentare due anteprime, per testare in un luogo protetto, ma
sempre in-divenire, i temi ed i testi su cui programmaticamente
intendo lavorare nei prossimi due anni. Quindi in-divenire. Che
riguardano le tematiche lgbt di cui mi occupo da anni, ma anche
tematiche ambientali e le saghe sui vinti, in un’epoca dove si
esaltano solo i vincitori. Credo
nel teatro popolare, inteso come teatro che parli a tutti, su
tematiche sociali raccontate con ironia e poesia. Vorrei che
diventassero così anche questi due lavori in
fieri
che prenderanno vita proprio al Cielo sotto Milano.” Annagaia
Marchioro
1° dicembre
Love Riot
con Annagaia Marchioro
di Marchioro e Donini
produzione Brugole&co
Love Riot – lottare per amore è una stand-up che nasce dall’esigenza di raccontare l’importanza delle parole, quelle della lotta e quelle dell’amore. Che a volte si mescolano tra loro. A volte si scambiano il numero. A volte si baciano proprio. Una serata alla ricerca delle giuste parole. Poiché le parole possono essere finestre oppure muri. Wittgenstein scrive: i limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo. In un periodo storico dove le parole cambiano continuamente significato, sentivo l’esigenza di fermarmi ad osservarle. A 50 anni dai moti di Stonewall, una serata alla ricerca delle parole giuste per amare, senza distinzione di lingua, razza, sesso o religione.
3 marzo
Colabrodo Parte I
produzione LE BRUGOLE&co
di Marchioro, Donini, Scotti
con Annagaia Marchioro
Colabrodo è uno stato emotivo, quando ci si sente di fare acqua da tutte le parti. Ma è anche uno stato fisico, quando si fa acqua da tutte le parti proprio. Quando la ricerca del senso della vita si riduce anche solo alla ricerca di un bar aperto sotto Natale, in una città deserta, con una casa piena di gente che non è casa nostra ma quella del vicino. Colabrodo è quando si iniziano a prendere le medicine solo per gli effetti collaterali. Colabrodo è un divertente e scanzonato racconto di quelle fasi della vita in cui tutto sembra cadere, e in questa caduta, forse rinascere. È una sfida aperta, per capire come raccontare la sconfitta come un passaggio necessario e naturale della vita. Vuole essere una saga dalla parte dei vinti, in un mondo che esalta solo i vincitori. Al Cielo sotto Milano presenterò il primo studio di questo lavoro. Sarà una sorpresa divertente e malinconica come quei regali che nessuno pensa di tenere, ma che poi restano sul comodino per anni. Fino a diventare significativi. Fino a che non ce ne affezioniamo. Perché prima o poi arriva e se ne va per tutti, il tempo di Colabrodo.
Annagaia
Marchioro: nata
quando è nata, morta solo un paio di volte ma con ottimi risultati,
si diploma alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi nel 2009. Da
allora a teatro lavora con registi come Andrée Ruth Shammah, Mimmo
Sorrentino, Bruno Fornasari, Rodrigo Garcia, Andrea De Rosa, Mattia
Torre e Serena Sinigaglia. Nel 2012 fonda anche la propria
compagnia Le Brugole. Oltre al teatro lavora anche in tv (la tv delle
ragazze su rai3, Snl con Claudio Bisio su tv8) oltre a qualche
piccolo ruolo nel cinema.
12,
13, 14 dicembre, ore 20.45 – domenica 15 dicembre, ore 16.30
Pocket
Theatre – il teatro inglese fatto da attori inglesi
Charles
Dickens – A Christmas Carol
NUOVA
produzione Dual Band
spettacolo
in inglese con sopratitoli
“I have always thought of Christmas time as a good time: a kind, forgiving, charitable, pleasant time: the only time I know of […] when men and women seem to open their shut-up hearts freely, and to think of people below them as if they really were fellow-passengers to the grave, and not another race of creatures bound on other journeys.” È stato in gran parte Dickens col suo Christmas Carol a far del Natale quello che è per noi tutti, credenti e non: similmente al caso del Werther, che settant’anni prima aveva scatenato un’onda di suicidi in tutta Europa, così il successo editoriale di Christmas Carol ebbe conseguenze sociali immediate, scatenando atti altruisti, donazioni, elargizioni filantropiche in tutto il mondo anglosassone. Come il nostro Innominato, anche l’avaro Scrooge (sì, quello che ha dato il nome a Paperone) si converte in una notte. È la vigilia di Natale, ma il sacro è solo un antefatto: predomina qui la sensualità. Sensualità estrema degli odori del cibo e della nebbia, sensualità dei rumori e delle luci. Sensualità della parola inglese nitida e luminosa che ha piacere di se stessa e del piacere che dà a chi la ascolta, nel gioco infinito dello humour e dell’assurdo che caratterizza tutti i grandi scrittori britannici. Il sacro ora siamo noi umani a doverlo far vivere, con uno sforzo di letizia anche un po’ alticcia: i fantasmi si aggirano ilari, i miracoli accadono: essere buoni è non solo utile, ma anche bello. Un fazzoletto può servire, ma si ride anche tanto. Spettacolo per attore solo e fantasmi adatto per adulti, ma anche bambini sopra gli otto anni.
venerdì
20 dicembre, ore 20.45
Grande
festa del solstizio natalizio, ovvero
L’Arte
di mangiare il Panettone
(evento speciale con cenone natalizio)
L’idea
per uno spettacolo-panettone ci era venuta qualche anno fa, leggendo
un libriccino pubblicato da una nota casa di panettoni, e dalla
suddetta casa infilato surrettiziamente all’interno di ciascun
esemplare (non dentro alla pasta, neh?, fuori, fra il cartone e la
plastica dell’imballaggio; la casa non ve la diciamo però) in cui
si parlava del simpatico dolce meneghino in termini di assaggio,
profumo e bouquet, che neanche un Brunello di Montalcino. Qui c’è
una drammaturgia bell’e pronta, ci siamo detti. Il libriccino
rimase in un vecchio zaino verde-canarino dell’Ikea, e fu
dimenticato. Passano
gli anni, e per caso lo zaino viene riaperto. Ma nel frattempo
l’argomento si è arricchito; perché, si sa, l’italica gente
discute, ha opinioni importanti e motivate intorno a simili temi.
Dibatte a lungo. E si divide. Si diverte a dividersi. (E poi soffre e
si lamenta perché è divisa, come stiamo facendo noi ora.) La prima
linea divisiva: pandoro o panettone? E, ammettendo tu sia della setta
del panettone, canditi sì (baby-boomer parrucconi) o canditi no
(millennial viziati)? E sapori aggiunti? Pistacchio? Pera Williams?
Limoncello? Cioccolato di Modica? Bacche di goji? Ci
è sembrata un’ottima sintesi della nostra temperie culturale.* Per
questo ve la offriremo a Natale. In musica, naturalmente, e poi
cenone. *
In realtà si tratta di una scusa per cucire insieme un po’ di
sketch e canzoni e fare un po’ di casino prenatalizio coi nostri
spettatori affezionati.
sabato
11 gennaio, ore 20.45
domenica
12 gennaio, ore 16.30
Beethoven,
la vita in un quaderno
concerto-racconto
di Mario Borciani
produzione
Dual Band
A
causa della sua sordità ormai quasi totale, racconta un testimone
del tempo, “dal 1818 alla sua morte la conversazione con Beethoven
dovette farsi in parte per iscritto; egli parlava, e i suoi
interlocutori erano obbligati a scrivere le loro domande e risposte.
A questo fine egli aveva sempre a portata di mano dei grossi quaderni
di carta ordinaria, di formato in-quarto, e delle matite da
muratore”. La
Dual Band ricostruisce gli ultimi anni della vita di Beethoven
teatralizzando i suoi Quaderni di conversazione, e giocando sulla
straordinaria varietà di temi che ne emergono, spesso in una sola
pagina: ricerca sempre faticosa delle governanti, conti lunghissimi
(Beethoven non sapeva fare le moltiplicazioni e incolonnava addizioni
anche interminabili), liste di vivande, appunti per libri da
acquistare, indirizzi di enoteche, discussioni politiche e
artistiche, pettegolezzi sugli altri protagonisti della vita
culturale viennese… e naturalmente abbozzi per i suoi capolavori
estremi: la Nona Sinfonia, la Missa Solemnis, gli ultimi Quartetti.
Di queste opere verranno fatti ascoltare vasti brani; mentre Mario
Borciani eseguirà dal vivo alcune parti delle Sonate op. 106, 110 e
111 e, sempre dal vivo, verranno eseguiti anche alcuni canoni
scherzosi che Beethoven improvvisava in birreria per gli amici. Tra
la fatica di vivere e la dura felicità di creare, la vita in un
quaderno.
17,
18 gennaio, ore 20.45
domenica
19 gennaio, ore 16.30
24,
25 gennaio, ore 20.45
domenica
26 gennaio, ore 16.30
Pocket
Theatre – il teatro inglese fatto da attori inglesi
Samuel
Beckett – Happy Days
NUOVA
produzione Dual Band
in
inglese con sopratitoli in italiano
“She
is not heroic; she is unaware,” diceva Beckett di Winnie, la
protagonista di Giorni
felici,
conficcata nella terra (perché? non viene detto) fino alla vita nel
primo atto, e fino alla testa nel secondo. Non
eroica, ma inconsapevole. Eppure, nonostante i divieti dell’autore,
questa, la più straordinaria figura femminile da lui creata – e
si potrebbe dire una delle figure femminili chiave del secondo
Novecento, tenerissima e tragicomica nel suo tentativo di aggrapparsi
ai pochi oggetti rimasti del suo passato e alle sue canzoncine per
mantenere una parvenza di umanità – da molti è stata vista come
un Prometeo-donna, incatenata come lui alla terra, e come lui
infinitamente tenace nel voler sopravvivere al sole bruciante, e –
quel che è il peggio di ogni prigionia – alla perdita della
memoria. Avrà ragione l’autore? Certo è che fin dalla sua
nascita nel 1961, Winnie si è prestata, tra riso e pianto, alle
interpretazioni attoriali più diverse. Benedetta Borciani e Anna
Zapparoli, madre e figlia nella vita reale, daranno insieme vita a
Winnie, a segnare il passaggio del tempo fra il primo e il secondo
atto.
FATTI
DI STORIA
Progetto
di teatro di narrazione
di
Davide Verazzani
La
Dual Band è lieta di ospitare tre appuntamenti della rassegna
Fatti
di storia
di e con Davide Verazzani
Fatti
di Storia è
una tautologia: la Storia è composta di fatti inanellati, sennò che
Storia è?
Fatti
di Storia è
un insieme importante: quanto sono piene di significato le cose che
sono fatte di Storia!
Fatti
di Storia è,
soprattutto, un’esortazione sotto forma di imperativo gentile.
Fatti
di Storia
è un palco nudo. Una musica nell’aria. A volte, uno schermo su cui
passano immagini.
E
in mezzo, una persona che narra, come un antico cantastorie intorno a
un fuoco immaginario.
Fatti
di Storia 1
lunedì
27 gennaio, ore 20.45 – Giornata della Memoria
Sembrava
danzare
Storia
del pugile che sfidò Hitler
“Rukeli”
era una star del pugilato tedesco: gli uomini lo ammiravano, le donne
lo adoravano, ma aveva un difetto: era sinti. Uno “zingaro” non
poteva essere il più bravo di tutti; non in Germania, non in quegli
anni. Per la Giornata della Memoria la Dual Band sceglie di
raccontare con Davide Verazzani la straordinaria vicenda di Johann
Trollmann, il pugile che sfidò Hitler. Il
nazismo propagandò pesantemente in ogni settore sportivo le proprie
idee di purezza ariana. Nel
pugilato, però, l’astro nascente era Johann Trollmann. Che, oltre
a combattere in maniera non convenzionale, saltellando intorno
all’avversario come in una danza anziché rimanere piantato in
mezzo al ring, aveva, agli occhi dei nazisti, una macchia indelebile:
era di origine sinti. Trollmann
aveva una classe incredibile, che lo portò in brevissimo tempo a
diventare campione tedesco dei pesi medi. Dato che sul ring era
nettamente il più forte, la federazione non trovò di meglio, per
sconfiggerlo, che penalizzarlo cambiando le regole del gioco. In
un impeto di ribellione quasi anarchica, Trollmann sbeffeggiò
l’ottusità della dittatura trionfante e accettò la sua sorte con
fermezza, fino alla deportazione in un campo di concentramento. Raccontare
la sua storia è importante da due punti di vista: da un lato,
sottolinea i veri valori dello sport, che sono lealtà e rispetto,
anche e soprattutto nella diversità, e non la vittoria a ogni costo;
dall’altro, mostra un sentiero da percorrere per combattere ogni
forma di razzismo e di privazione della libertà: rifiutare ogni
compromesso, irridere i prevaricatori, nella consapevolezza di far
parte di un’unica razza, quella umana.
Fatti
di Storia 2
mercoledì
12 febbraio, ore 20.45
GAME
OF SFORZA – i 50 anni che sconvolsero Milano
Questa
è la storia degli Sforza, una famiglia di origini romagnole, che
arriva a possedere quasi tutte le Marche, per poi dirigersi verso
Milano dove prende il potere nel 1450, e lo perde per sempre solo
cinquant’anni dopo. Da
Francesco Sforza che dà prestigio al ducato, inaugurando un periodo
di relativa pace che rese possibile il Rinascimento, all’irrequieto
Galeazzo Maria, che muore di morte violenta, a Ludovico il Moro,
politico abilissimo che rende Milano una grande capitale (grazie
anche alla giovanissima moglie Beatrice d’Este, sorta di “fashion
blogger” ante litteram), ma che manca della lungimiranza necessaria
per unire gli italiani in un solo Paese. Sete
di potere, lussuria, arroganza, intrighi, tradimenti, ma anche
amicizia, bellezza e, perché no?, una bellissima impensabile storia
d’amore. E poi c’è Leonardo da Vinci, che giunge a Milano
chiamato dal Moro, e qui resta per quasi vent’anni, dipingendo
alcuni capolavori quali “La Vergine delle Rocce”, “La dama con
l’ermellino” e “L’Ultima Cena”, e disegnando la maggior
parte delle sue invenzioni, raccolte poi nel Codice Atlantico
conservato presso la Biblioteca Ambrosiana. Avvincente
e imprevedibile, con trama, sviluppi e intrecci che paiono usciti da
Game
of Thrones.
Non ci sono i draghi (almeno, non ci sono pervenute note al
riguardo…), ma tutto il resto c’è.
Fatti
di storia 3
giovedì
14 maggio, ore 20.45
Paul
is dead
Nell’autunno
del 1969, un dj di una radio di Detroit riceve una telefonata da
parte di un ascoltatore anonimo: Paul McCartney è morto in un
incidente automobilistico nel settembre 1966, e l’attuale bassista
dei Beatles è un sosia. Inizia
così, piuttosto in sordina, una delle “teorie del complotto” più
surreali che esistano, che ha fatto scrivere fiumi d’inchiostro,
impegnato esperti (o pseudo tali) in ogni parte del mondo e fatto
sospettare milioni di fan della reale identità di Paul; senza
peraltro impedire che McCartney continuasse una importante e
ricchissima carriera che dura tuttora, e che i dischi dei Beatles
vendessero milioni di copie. L’approccio
sarà quello di una seriosissima conferenza, non tanto per deridere
chi crede davvero alla morte di Paul, quanto per riflettere su come
si crea una psicosi collettiva, e quali siano gli strumenti
dell’inganno. Compito
del teatro è approfondire le pazzie umane nelle sue più svariate
incarnazioni; nel nostro caso, ci siamo interrogati sui motivi che
spingono persone sane di mente a credere a teorie che definire
fantasiose è un eufemismo, perché nella vicenda “Paul Is Dead”,
seppure in piccolo, ci sono gli stessi elementi che sono alla base
della nascita di una setta o di una dittatura.
sabato
1 febbraio, ore 20.45
Gente
come Uno
di
e con Manuel Ferreira
una
produzione Alma Rosé
Buenos Aires: pentole percosse come tamburi di guerra, fumo di copertoni bruciati nelle strade. In piazza i disoccupati e le signore borghesi del Barrio Norte si guardano per la prima volta in faccia gridando insieme: “Que se vajan todos!” Manuel Ferreira racconta la sua Argentina, vittima, nel 2001, di uno dei più vertiginosi sconvolgimenti economici mai accaduti a uno Stato. Racconta lo stupore nel vedere un Paese così ricco di risorse ritrovarsi privato di tutto, l'ansia e la rabbia di vedere perduti per milioni di cittadini la casa, i risparmi, il lavoro, la propria identità di persona e di popolo, lasciando in tutti la paura del futuro. Vogliamo raccontare l'Argentina della crisi, quella della classe media, della Gente come Uno, per usare un'espressione convenzionale. Quella di chi per anni ha girato la testa dall'altra parte, perdendo ogni interesse per la politica. La Gente come Uno che, dopo tanti anni di silenzio, è scesa in piazza, si è autorganizzata, ha occupato le banche, ha partecipato alle assemblee di quartiere, nella consapevolezza che solo uniti ci si può salvare. Argentina: il Paese degli estremi, la punta dell'iceberg, il laboratorio degli esperimenti. Così lontana, ma anche così vicina – lo specchio del nostro Paese.
sabato
8 febbraio, ore 20.45 – domenica 9 febbraio, ore 16.30
Pocket
Theatre – il teatro inglese fatto in inglese
William
Shakespeare – The Tempest
in
inglese con sopratitoli in italiano
regia
di Anna Zapparoli
costumi di Susan Marshall
musiche di Mario
Borciani
età:
dai 12 anni
con
la Dual Band
Torna
a grande richiesta, per il quarto anno consecutivo, uno degli
spettacoli Dual Band più amati. The
Tempest,
il capolavoro estremo del Bardo: l’opera che scrisse di ritorno a
Stratford, ormai lontano dai clamori della scena londinese. Un dramma
romanzesco che è tutto e soltanto magia, a partire dal naufragio,
voluto dal sapiente duca di Milano, Prospero, a continuare con gli
inquietanti rumori dell’Isola, e con i suoi due abitanti originari:
Ariel, lo spirito alto, e Calibano, l’incarnazione del profondo.
Un’isola/palcoscenico/mondo, quella in cui gli esiliati da una
Milano che Shakespeare immagina affacciarsi sul mare si perdono, si
riconoscono e, attraverso una punizione fittizia, ritrovano
finalmente se stessi, ma pagando un prezzo altissimo: la perdita
della magia. Un
tavolaccio di legno, reclinabile, forma di volta in volta gli scogli
dell’isola o la cella di Prospero o la tana di Calibano. Quattro
attori per i ruoli di Prospero, Ariel/Caliban, Miranda/Trinculo e
Ferdinando/Stefano, mentre i nobili malvagi sono pupazzi animati da
Prospero e Ariel. Un gioco teatrale volutamente scopertissimo per
permettere allo spettatore di entrare nel meccanismo della trama; per
creare intimità e complicità con lui, affinché perda ogni
soggezione verso la lingua “straniera” e gusti con piacere il
verso sia se l’inglese lo conosce bene sia – grazie ai
sopratitoli in italiano – se si avvicina al teatro in lingua
originale per la prima volta; anche grazie all’aiuto prezioso delle
musiche di Mario Borciani, che ha contaminato voluttuosamente musica
barocca con musica elettronica per restituirci l’Isola “piena di
rumori, di suoni, di dolci arie, che danno gioia e non malinconia”.
venerdì
14 febbraio, ore 20.45
Pocket
Theatre – il teatro inglese fatto da attori inglesi
William
Shakespeare – A Midsummer Night’s Dream
una
produzione Dual Band
adattamento
e regia di Anna Zapparoli
musiche
dei Beatles, King Crimson e Led Zeppelin
arrangiate
da Mario Borciani
in
inglese con sopratitoli in italiano
durata:
1 ora e 50 minuti (+ intervallo)
età:
dai 10 anni
Festeggiamo
San Valentino con un classico della Dual Band. Un classico
dell’amore, uno dei più perfetti ed esilaranti teoremi d’amore
mai scritti, detto nella lingua in cui fu scritto. Quattro innamorati
perduti in un bosco popolato di suoni; l’incantesimo dell’amore
pilotato ad arte, con buone intenzioni ma non sempre in modo
efficiente, sugli occhi di questo o di quel personaggio finché
nessuno ci si raccapezza più. Titania e Oberon, Demetrio ed Elena,
Lisandro ed Ermia ma anche Bottom e Titania: “coppie scoppiate”
che scappano nel bosco per trovare se stesse. E, per sottolineare la
graduale perdita del senno, e il suo successivo ritrovamento, alcuni
capolavori del rock inglese degli anni 60-70: Beatles, King Crimson,
Pink Floyd. Adatto sia per chi l’inglese lo conosce bene sia
– grazie ai sopratitoli in italiano – per chi si avvicina al
teatro in lingua originale per la prima volta.
sabato
22 febbraio, ore 20.45
Don
Quijote de la Mancha – Il disincanto di Dulcinea
uno
spettacolo per parola e musica
adattamento
da Cervantes di e con Paola Morales
musiche
di Mauro Buttafava
spettacolo
in italiano e spagnolo
Il
Disincanto di Dulcinea
è uno spettacolo bilingue, dove il testo spagnolo del Don Quijote
si alterna alla versione italiana senza soluzione di continuità.
Paola Morales, unica attrice in scena, sceglie uno degli episodi più
divertenti dell’universo fantastico di Don Chisciotte. È
accompagnata dalla musica di Mauro Buttafava, che trae ispirazione
dal Rinascimento, plasmando le atmosfere e definendo i
personaggi. Paola sceglie l’avventura in cui l’amore per
Dulcinea fa cadere Don Chisciotte in un duplice inganno: l’uno
tramato da Sancho, che gli fa credere che l’amata sia vittima di un
incantesimo, l’altro dai Duchi, che inscenano un grandioso scherzo
per prendersi gioco del Cavaliere dalla Trista Figura e del suo
scudiero. Paola
Morales
Paola
Morales è nata nelle Isole Canarie e risiede in Italia dal 1984.
Pupilla amatissima di Giorgio Strehler, con il quale ha partecipato
al Faust
di
Goethe
(Parte
I e II)
e ad Arlecchino
servitore di due padroni di
Goldoni, Paola ha lavorato con moltissimi registi (Ian McKellen,
Giorgio Albertazzi, Pippo del Bono per citarne alcuni) sia in Italia
sia in Spagna sia in tutta Europa, recitando indifferentemente in
italiano e spagnolo.
venerdì
28 e sabato 29 febbraio, ore 20.45
(Sabato Grasso)
Vladimir
Olshansky
Spazzatura-man
Per
Carnevale un gradito ritorno: il grande Vladimir Olshansky, erede
della nobile tradizione della clownerie russa, guest star del Cirque
du Soleil e sostituto di Slava Polunin nel ruolo da protagonista in
Slava’s
Snowshow.
“Sono molto pochi quelli che sanno cosa sia la clownerie, l’arte del clown. Cos’è un clown? Un clown non è una maschera di carnevale che può essere indossata da chiunque ne abbia voglia, ma un attore dallo spiccato talento comico, dedicato a sviluppare questo dono per tutta la vita. L’arte della clownerie è tutt’altro che facile. È molto frequente che il clown sia anche l’autore e il drammaturgo del suo repertorio. La presenza della pantomima dà una maggiore libertà di azione, non costringendo l’attore a rapportarsi all’attrezzeria di scena: il clown può creare mondi ricorrendo alla propria fantasia e alla fantasia degli spettatori. Oggi, con questo mio spettacolo Spazzatura-man voi potrete vedere un ampio spettro di questa arte, con la quale descriverò come stiamo lentamente distruggendo noi stessi e il nostro mondo; e cercherò di mostrarvi come solo l’amore, un amore che non chiede nulla in cambio, ci potrà salvare. Siete pronti? Allora cominciamo.” Vladimir Olshansky
“Sono molto pochi quelli che sanno cosa sia la clownerie, l’arte del clown. Cos’è un clown? Un clown non è una maschera di carnevale che può essere indossata da chiunque ne abbia voglia, ma un attore dallo spiccato talento comico, dedicato a sviluppare questo dono per tutta la vita. L’arte della clownerie è tutt’altro che facile. È molto frequente che il clown sia anche l’autore e il drammaturgo del suo repertorio. La presenza della pantomima dà una maggiore libertà di azione, non costringendo l’attore a rapportarsi all’attrezzeria di scena: il clown può creare mondi ricorrendo alla propria fantasia e alla fantasia degli spettatori. Oggi, con questo mio spettacolo Spazzatura-man voi potrete vedere un ampio spettro di questa arte, con la quale descriverò come stiamo lentamente distruggendo noi stessi e il nostro mondo; e cercherò di mostrarvi come solo l’amore, un amore che non chiede nulla in cambio, ci potrà salvare. Siete pronti? Allora cominciamo.” Vladimir Olshansky
10,
11, 12, 13,14, marzo, ore 20.45
domenica
15 marzo, ore 16.30
Post-Truth,
the Musical
Troll,
Fake, Hate: storia ragionata dell’odio online
NUOVA
PRODUZIONE Dual Band
Adesso
studiamo l’odio. Ridendo. La parola dell’anno secondo
l’Oxford Dictionary è “post-truth”: ovvero “la condizione
in cui, discutendo un fatto o una notizia, la verità viene
considerata una questione di secondaria importanza”. E lo possiamo
constatare: letteralmente sotto i nostri occhi, dentro alle nostre
mani, dai nostri telefonini, si sono insinuati sottilmente nella
nostra vita miasmi d’odio, violenza, stupidità e bugia, che
invadono il nostro quotidiano a ogni ora. Vogliamo capire come
funziona il meccanismo. Mostrarlo, sotto forma di sketch, in modo
scientifico, analitico, perché questo racconto serva a tutti.
Nonostante la gravità del tema, la Dual Band si impegna fin d’ora
a renderlo uno spettacolo comico. (Speriamo di riuscirci). In musica naturalmente!
sabato
21 marzo, ore 20.45
Due
radici
recital
del tenore Marco Beasley
con
Stefano Rocco (arciliuto, tiorba e chitarra barocca)
Fra
Marco Beasley e Dual Band è stato subito amore, perché è dual
anche lui: dual perché di padre inglese e di madre napoletana, dual
perché svaria dal barocco al pop, dual perché è attore e cantante
(spesso tutte e due le cose insieme). “Dall'Italia
all'Inghilterra e ritorno, viaggiando attraverso le musiche di una
vita. Un
viaggio nel sentimento, un viaggio nel tempo e nello spazio. Un
programma che unisce il Sud al Nord, la musica italiana e quella
inglese per me che sono nato da una madre di Napoli e da un padre che
ha spiccato il volo dalla verde Coventry, in Inghilterra. Due
Radici racconta
un viaggio nel sentimento, nel tempo e nello spazio. Uno spazio
mentale, non solo geografico, uno spazio nell'animo di chi oggi non è
più così giovane ma che si accorge ogni giorno di quanta bellezza
la vita ancora gli regala, regalandogli la musica. Un programma che è
anche un ulteriore capitolo del libro che racconta una antica
amicizia. Conobbi Stefano Rocco nel 1979 quando si era studenti di
musica all'Università di Bologna. Abbiamo condiviso studi,
difficoltà, case e occasioni. A lui e a pochi altri devo la spinta
che mi ha lanciato verso l'esplorazione del canto. Con lui ho
imparato ad amare cose tanto diverse in apparenza come Monteverdi e
Tromboncino e Pino Daniele e Purcell e Steve Winwood e Nick Drake. Due
Radici
canta di vita e di morte, di amore e di solitudine, di riso e di
pianto: canta l’animo umano insomma, seguendo un filo preciso:
quello della ricerca delle proprie radici come segno di appartenenza
a un luogo del cuore. Perché
siamo vivi.
sabato
28 marzo, ore 20.45
IL
RAGAZZO CHE CADE – oratorio
per Emanuele
di
Paolo Di Stefano
regia
di Leo De Colle
con
Leo De Colle (voce recitante)
e
Veronica Marchi (voce e musiche).
immagini
di Matteo Canetta e Luca Di Stefano
Sono
le 16.30 del 16 agosto 1999 quando il funzionario di dogana Corrado
Scieri, in dormiveglia su una sdraio nella sua villetta al Lido di
Noto, il giornale aperto sulle gambe, sente il suono prolungato del
campanello. Cerca con i piedi le ciabatte da mare, si alza, scende la
breve scalinata e oltre il cancello, sotto un sole bruciante
profumato di gelsomino e verbena, trova davanti a sé due
carabinieri: «Buongiorno, il signor Scieri?» «In persona». Gli
stringono la mano abbassando in contemporanea lo sguardo. «Suo
figlio aveva dei problemi?». Così
papà Scieri ricevette la notizia della morte di Emanuele. Laureato
in giurisprudenza, fisico atletico, ventisei anni, un ragazzo
allegro, un ragazzo normale che non aveva problemi: né problemi
psicologici, né problemi di rapporti con gli altri. Emanuele aveva
cominciato da pochi giorni a Pisa, nella caserma Gamerra, il servizio
di parà: il suo corpo era stato rinvenuto poche ore prima, quello
stesso pomeriggio estivo, ai piedi della torre di asciugatura. Da
subito quell’omicidio per nonnismo fu insabbiato da falsi sospetti
e insinuazioni nel tentativo di farlo passare per suicidio. Sono
trascorsi più di vent’anni da allora e dopo una sentenza di
archiviazione, la magistratura ha riaperto il caso grazie a
un’inchiesta parlamentare. Ne sono emerse verità inquietanti. Lo
spettacolo di Leo De Colle e Paolo Di Stefano, interpretato dallo
stesso De Colle e con le musiche di Veronica Marchi, ricostruisce lo
strazio dal punto di vista degli amici e dei familiari, mamma
Isabella e papà Corrado, che hanno combattuto una disperata e
lunghissima battaglia per la giustizia. «Così
gira il mondo attraverso la notte smisuratamente ostile e silenziosa»
ha scritto Louis-Ferdinand Céline nel suo Viaggio
al termine della notte,
il romanzo che stava leggendo Emanuele in quei giorni.
venerdì
3 aprile, ore 20.45
domenica
5 aprile, ore 16.30
La
Passione nel Passante
una
versione urbana della Passione secondo Matteo di J.S. Bach
Io
non ho una chiesa dove meditare la Passione. E allora sono andata a
vederla, sentirla e camminarci dentro, al Cielo sotto Milano. Mai
avevo vissuto tanto a fondo la potenza di Bach e quella di una storia
tanto familiare e tremenda, che mette in scena il Popolo (crucifige,
crucifige!), il Potere (mi lavo le mani del sangue di questo giusto)
e il divino (il morire calpestato e deriso, senza risentimento,
mentre il cielo sorride nel canto del gallo). Seguendo la via crucis
di chi passa, dietro un pianino sul carretto, nel canto dei discepoli
migranti e infingardi, attraverso il Passante e le sue voci stridenti
di treni e ritardi e scioperi. Fino alla liberazione finale... che
uno non s'inginocchia solo per pudore, o reuma impediente. La Dual
Band miracolosamente moltiplicata per pane e vino e per suoni e per
voci. La passione nel passante - di Porta Vittoria. Non
perdetevi quest'ora di arte vera, sconvolgente e quotidiana. Roberta
De Monticelli,
filosofa
Un
appuntamento rituale della Dual Band. Gli ultimi giorni di Cristo
raccontati da Bach: un Dio che, per la prima volta nella storia della
Chiesa, parla la lingua del popolo. Una Passione intima: quattro
cantanti e alcuni attori ad accompagnare Cristo – e con lui il
pubblico – nelle stazioni della sua sofferenza di uomo dentro alla
stazione, lungo i corridoi di Porta Vittoria.
domenica
19 aprile, ore 16.30
Casa
Schumann
concerto-racconto
di Mario Borciani e Anna Zapparoli
NUOVA
produzione Dual Band
La storia
d’amore di Robert e Clara Schumann è lo specchio dell’Ottocento.
Grande compositore lui, grande pianista lei; una passione ostacolata
dalla gelosia e dalla luciferina freddezza del padre di lei,
Friedrich Wieck, e coronata da un matrimonio fortissimamente voluto
da entrambi contro tutto e tutti. Otto figli in tredici anni; e
infine la tragica discesa di Robert nei meandri della follia, la sua
morte, la vedovanza di Clara, che divenne, nella seconda metà del
secolo, la musa e la messaggera per tutta Europa dei capolavori del
marito. Un grande amore, dunque: ma fu veramente così? I diari,
che i due coniugi tennero congiuntamente, le lettere di Clara, le
testimonianze indirette che filtrano dalla puritanissima società
sassone, ci dicono che fu poco meno che un inferno. Clara non poteva
studiare il pianoforte quando lui componeva (e lui componeva tutto il
giorno): Clara non poteva andare in tournée, guadagnando quel che
occorreva alla numerosissima famiglia, perché le donne non potevano
viaggiare da sole, e Robert non accompagnava sua moglie perché si
sentiva frustrato; infine, cosciente o no che fosse, Robert impediva
a Clara di dare concerti mettendola ripetutamente incinta,
lasciandosi prendere dalla malinconia e dall’alcol quando non lo
era. Nel colmo di questo inferno, mentre la mente di Robert
scivolava nella follia, comparve e catturò l’affetto dei due
coniugi un “eletto” (per dirla con Schumann): il giovanissimo
Johannes Brahms. Nell’ultimo articolo che scrisse, Schumann diede
voce all’ammirazione che Brahms suscitava in lui; ma, pochi giorni
dopo averlo scritto, tentò di annegarsi nel Reno. Fu internato in
manicomio, e due anni dopo, senza che Clara, che intanto viveva sotto
lo stesso tetto con Johannes, fosse mai andata a trovarlo, si
lasciò morire di inedia. La
Dual Band farà rivivere questa storia; con le musiche di Robert,
Clara e Johannes suonate dal vivo.
venerdì
8 e sabato 9 maggio, ore 20.45
“C’est
une chanson qui nous ressemble”
concerto-racconto
con Anna Zapparoli e la Dual Band
Una
serata insieme con gli chansonnier francesi. Quelle melodie che
vivono in noi anche se non ce ne ricordiamo, che risvegliano una
voglia di tutto e di niente. La
seconda guerra mondiale in Francia (come in molti paesi occidentali)
ebbe almeno un merito: quello di risvegliare una coscienza sopita,
una voglia di recuperare gli anni di giovinezza perduti, in una
parola una voglia di rinascita. Già poco prima della fine della
guerra Marcel Carné e Jacques Prévert avevano dato vita, con Les
enfants du paradis,
al cosiddetto “realismo poetico” nel cinema; tornata la pace, lo
stesso Prévert con il musicista Joseph Kosma diede il via a una
stagione irripetibile di capolavori musicali. Mentre Parigi rinasce,
e riprende il suo posto di capitale della cultura europea, mentre
Sartre elabora il suo pensiero esistenzialista, a due passi dai Deux
magots dove
Hemingway scrive romanzi seduto a un tavolino, a pochi metri dai
banconi di zinco dove il commissario Maigret scola i suoi calvados
durante le inchieste, nelle buie caves
di
Saint-Germain-des-Prés sfila un’impressionante serie di artisti.
Oltre a Prévert e Kosma, Juliette Grèco e Edith Piaf, Yves Montand
e Gilbert Bécaud, Charles Trenet e Boris Vian, Jacques Brel e
Maurice Chevalier... Anna
Zapparoli insieme con la Dual Band ci racconta quegli anni magici.
giovedì
28 maggio, ore 20.45
With
a Little Help From My Friends
racconto
inCanto della meteora Beatles
di
e con La Dual Band
drammaturgia
di
Anna Zapparoli e Beniamino Borciani
direzione
musicale di
Mario Borciani
durata:
75 minuti
età:
dai 12 anni
Dopo il successo all’Estate Sforzesca 2019, la Dual Band porta al Cielo sotto Milano With a Little Help From My Friends. Una storia mai accaduta prima e mai più ripetuta: quella dei Beatles. With a Little Help From My Friends ripercorre la parabola artistica e di vita dei Fab Four. Dall’incontro fra John, Paul, George e Ringo alla gavetta nei piccoli club di Amburgo, dal Cavern Club di Liverpool fino ai tour mondiali davanti a folle sterminate, vi racconteremo quel periodo magico – gli anni ’60 – in cui da un’Inghilterra uscita distrutta dalla guerra ma affamata di musica, colori e rinascita, spuntarono fuori quattro ragazzi che cambiarono per sempre le regole del gioco. Da sempre appassionata al mondo dei Beatles, la Dual Band offre in questa serata-racconto 17 canzoni, fra grandi classici e perle meno conosciute, fino ad arrivare ad alcune gemme solistiche di Paul, John e George; il tutto raccontato in musica e parole, com’è cifra stilistica della band, da un pianoforte e da un quartetto vocale che a sua volta fa tutti gli strumenti.
Lista
delle canzoni:
Love
Me Do
She
Loves You
When
I’m 64
Can’t
Buy Me Love
Michelle
Yesterday
I
am the Walrus
Fool
on the Hill
All
You Need is Love
Lucy
in the Sky with Diamonds
For
the Benefit of Mr Kite
I’ve
Just Seen a Face
Sgt.
Pepper’s Lonely Hearts’ Club Band
A
Working Class Hero
Some
Days
While
My Guitar Gently Weeps
sabato
e domenica 20 e 21 giugno, ore 20.45
Ben
Sings
Serata
di canzoni di e con Beniamino Borciani
Beniamino
Borciani a sei mesi emise una quinta discendente. Intonatissima. Era
nell’aria, un pomeriggio a Firenze, e lui la imitò in modo quasi
soprannaturale. Poi tacque per diversi anni. Lo
ritroviamo seienne a Edimburgo, alle prese con una poesia di Brecht,
in cui dà voce a una patata (la patata era enorme, di polistirolo),
meritando dalla stampa locale l’epiteto di “remarkably
resourceful”. Da
allora la sua attività è più documentata. Nel 1999 il coro delle
voci bianche della Scala, poi tutti gli spettacoli della Dual Band
dal 2001 a oggi e, a partire dal 2003, l’incontro con la musica
barocca. Ora di anni ne ha ventisei, e ama tutto, letteralmente tutto
quel che si fa in teatro: recitare, suonare, avvitare, disegnare,
martellare, cucire, inventare, illuminare, organizzare, trapanare,
trasportare, caricare e scaricare e di nuovo caricare, pagare l’INPS,
bestemmiare, telefonare, ritelefonare, ricucire quel che nel
frattempo si è scucito, rimartellare; ma soprattutto gli piace
cantare. Cantare tutto quel che di bello si può: il Lied, il
rock e il barock, il pop, il rock pop, il pop rock, il rock pop
barock, l’opera, il blues, il jazz, il musical, il folk, il
klezmer, rientrano nelle sue passioni, e li canta. Sul palcoscenico,
ma se del caso anche la doccia va benissimo. Quello
che finora ha tenuto segreto – se non ai parenti e agli amici più
cari – è che scrive anche canzoni. Ai parenti e agli amici più
cari piacciono molto, sicché l’hanno convinto a cantarle anche in
pubblico; e lo farà in occasione della Festa della Musica. Venite a
sentire che cosa ve ne pare, che poi così brindiamo insieme
all’estate.
Direzione artistica: Anna Zapparoli e Mario Borciani
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