A Piacenza uno sfavillante Schiaccianoci
Il celebre titolo inaugura Domenica 14 gennaio
la Stagione Danza 2018
della Fondazione Teatri di Piacenza Lo Schiaccianoci
di Amodio/Luzzati
Tutto il fulgore del balletto classico risplende nella Stagione Danza 2018 della Fondazione Teatri di Piacenza. Ad alzare il sipario sulle atmosfere da fiaba del nuovo cartellone dedicato all'immortale grandezza di Čajkovskij, sarà domenica 14 gennaio alle 16 in un Teatro Municipale che si preannuncia già sold out, uno dei più balletti più celebri e incantevoli, ormai divenuto un classico: Lo Schiaccianoci di Amodio/Luzzati.
Sfavillante nelle coreografie di Amedeo Amodio, impreziosito dalle visioni scenografiche e dai coloratissimi costumi di Emanuele Luzzati, con l'ideazione delle ombre affidata al piacentino Teatro Gioco Vita, il balletto è interpretato dal Corpo di ballo Daniele Cipriani Entertainment.
Primi ballerini saranno due celebrità quali Anbeta Toromani e Alessandro Macario, già applauditi in Coppélia nella scorsa stagione.
In scena 40 artisti, di cui 37 ballerini, 2 artisti del teatro d'ombre e un trampoliere.
La trama del balletto deriva dalla novella Schiaccianoci e il Re dei Topi di E.T.A. Hoffmann, riscoprendone le ombre e le tinte forti spesso assenti dalle altre versioni e sottolineando il confine labile tra immaginazione e realtà.
La maggior parte delle versioni de Lo Schiaccianoci – a partire dalla prima, del coreografo Marius Petipa (San Pietroburgo, 1892) – si rifà invece al più edulcorato adattamento della novella hoffmanniana da parte di Alexandre Dumas.
In questa versione invece, creata da Amodio nel 1989 per Elisabetta Terabust e Vladimir Derevianko, e che rappresenta anche una delle pagine più originali ed importanti della storia della coreografia italiana del Novecento, lo Schiaccianoci del titolo non è il prodotto di un sortilegio, bensì della fantasia di una bambina la quale - come tutti i bimbi - gioca e parla coi suoi giocattoli, facendoli vivere anche nel mondo magico dell’immaginazione il cui confine con la realtà è labile.
Una rivisitazione in chiave psicologica del balletto normalmente popolato di fate, che lascia tuttavia intatto l’elemento fiabesco poiché nulla vi è di più magico della fantasia infantile.
“Ho voluto rimanere il più possibile fedele al racconto originale di Hoffmann: la realtà vista con gli occhi di una bambina – ha sottolineato Amodio –, che conserva il senso della “realtà magica”, il fantastico presente nella realtà quotidiana dove i confini tra il mondo dell’immaginario e la realtà di tutti i giorni sono così attenuati che, a volte, non sappiamo quale sia più vero e più concreto”.
Lo Schiaccianoci di Amodio/Luzzati si rivolge a grandi e piccini e s’inserisce nell’ambito dell’impegno personale di Daniele Cipriani a recuperare il repertorio italiano del balletto della seconda metà del ‘900. Questa produzione è una delle sue colonne portanti, esempio delle vette artistiche toccate quando alla robustezza del pensiero tedesco e all’anima russa che impregna la partitura di Čajkovskij, si uniscono l’estro e la fantasia italiani.
L'indimenticato Emanuele Luzzati, scomparso nel 2007, cui è dedicata questa produzione, aveva così raccontato il suo lavoro su Lo Schiaccianoci: “Nella scenografia, nei costumi, negli oggetti ho lavorato di 'collage', cioè mescolando stili e materie, confondendo le idee, ammiccando perfino a Mozart, e con l’aiuto del Teatro Gioco Vita, specialista in ombre, contrastando continuamente con le silhouettes nere l’esplosione dei colori nelle scene esotiche o in quelle dei giocattoli. E così con Hoffmann e con Čajkovskij ci siamo buttati in questo giuoco meraviglioso della fantasia e speriamo che ogni persona che veda questo spettacolo, bambino o adulto, semplice o sofisticato, ci ritrovi un po’ del suo mondo onirico, sia questo gioioso, o pauroso, o come piace a noi contemporaneamente allegro e conturbante, felice e triste, e torni a casa, almeno per una sera, un po’ più ricco”.
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