Lunghi applausi per l’apertura della Stagione di Danza al San Carlo di Napoli
Il Lago dei cigni di Pëtr Il'ič Čajkovskij
ha inaugurato la Stagione di Danza del Teatro di San Carlo
Recite fino al 5 gennaio
In programma anche spettacoli in versione ridotta per famiglie
Lunghi applausi ieri sera martedì 28 dicembre per l’apertura della Stagione di Danza 2021/2022 del Teatro di San Carlo.
Protagonista il Balletto del Massimo napoletano diretto da Clotilde Vayer, impegnato in un classico, Il lago dei cigni di Pëtr Il'ič Čajkovskij, nella versione di Partice Bart.
Ad interpretare Odette/Odile e il Principe Siegfried, due eccellenze del Lirico di Napoli come Luisa Ieluzzi e Alessandro Staiano che hanno suscitato grandi consensi nel pubblico in sala.
L’Orchestra del Teatro di San Carlo è stata diretta per l’occasione da Benjamin Shwartz.
Nelle successive recite a vestire i panni di Odette/Odile saranno Luisa Ieluzzi (30 dicembre e 5 gennaio), Claudia D’Antonio (29 dicembre) e Anna Chiara Amirante (2, 4 gennaio). Ricoprono il ruolo del Principe Sigfried Alessandro Staiano (30 dicembre, 5 gennaio), Salvatore Manzo (29 dicembre) e Danilo Notaro (2, 4 gennaio).
L’allestimento dell’Opera di Roma con le scene e i costumi di Luisa Spinatelli sarà in scena fino al 5 gennaio 2022.
In programma anche matinéé per famiglie, spettacoli in versione ridotta del Lago dei Cigni, in cartellone il 30 e il 31 dicembre il 4 e il 5 gennaio alle 11.30.
IL LAGO DEI CIGNI SECONDO BART
Alla prima di Mosca nel 1877 Il lago dei cigni primo dei tre balletti composti da Caikovskij, non convinse nonostante la straordinaria qualità della partitura, anzi proprio perché nei balletti non si ascoltavano mai musiche troppo importanti. Invece la ripresa a San Pietroburgo nel 1895 da parte del coreografo francese Petipa, coadiuvato dall’altro coreografo Ivanov, si trasformò in un trionfo che non si è mai fermato fino ai nostri giorni. Il “modello Petipa” ha condizionato, nel bene e nel male, tutte le riprese del balletto fino alla seconda metà del secolo scorso, quando per la prima volta il genio di Rudol’f Nureev riuscì a proporne una versione assai diversa, in cui il ruolo del protagonista maschile poteva essere alla pari di quello femminile, ponendo le basi per interpretazioni molto più profonde degli archetipi sottesi alla favola. Alla prima parigina del Lago dei cigni di Nureev ballava nel ruolo del mago Rothbard Patrice Bart, più tardi assistente del grande danzatore e poi affermato coreografo. Questi nel 1997 a Berlino volle creare un suo personale Lago dei cigni, che riprendeva e andava oltre la lezione di Nureev. E’ questa la versione che è rappresentata al Teatro di San Carlo di Napoli, ad inaugurazione della prima stagione di balletto firmata dalla nuova Direttrice del ballo Clotilde Vayer, proveniente da Parigi dove a sua volta aveva non solo danzato il Lago in tante versioni ma strettamente collaborato come Maitre de Ballet sia con Nureev che con Bart. La scelta di questa versione si è rivelata estremamente felice, sia per la raffinatezza delle scene e costumi di Luisa Spinatelli e le luci di Nunzio Perrella, che per l’emozione suscitata dalla ripresa della coreografia con i giovani danzatori del San Carlo. Bart aveva voluto ambientare il suo Lago negli anni intorno al 1910, un momento chiave per il mondo occidentale che correva negli “anni folli”, inconsciamente, verso la catastrofe della prima guerra mondiale. Sono accentuate in questa versione tutte le difficoltà nelle relazioni umane già insite nella storia come in tutte le fiabe, ad una lettura anche superficialmente psicanalitica: la regina madre che fin dalla festa del I Atto tenta di tenersi attaccato il figlio pur spingendolo all’atto formale dello scegliersi la sposa , situazione edipica che innesca uno stato di estrema confusione nel giovane principe Siegfried; quest’ultimo nel II Atto si divide tra la compagnia dei suoi amici e la scoperta dell’universo femminile attraverso la regina dei cigni bianchi Odette, ancor più in crisi con l’arrivo nel terzo atto della figlia del mago resa identica a Odette, pur restando un cigno nero per noi spettatori. La catarsi finale non può che avvenire come nei miti antichi con l’eliminazione dei modelli che imprigionano il principe. Tutti questi elementi sono stati proposti con una grazia ed un livello virtuosistico che rende davvero magico lo spettacolo. Il direttore Benjamin Schwartz ha esaltato i momenti più lirici della partitura (in grande evidenza il violino solista di Cecilia Laca) con l’Orchestra del Teatro San Carlo in grande sintonia con i danzatori. Lo spettacolo è concepito da Bart in due parti, ciascuna delle quali raggruppa due Atti dell’originale, per favorire la maggiore concentrazione emotiva sulla storia.
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