Il coreografo Shen Wei firma la versione danzata dei Carmina Burana in onda su Rai5
Giovedì 9 aprile alle ore 18 va in onda su Rai5 nell'ambito di Rai Cultura una versione coreografica dei Carmina Burana di Orff che si presenta come uno spettacolo di “arte totale”.
Commissionato dal Teatro San Carlo di Napoli, dove è andato in scena nel 2014, l'allestimento è firmato dal coreografo cinese di adozione newyorkese Shen Wei, che ne ha curato coreografie, ideazione visiva, scene e costumi.
Per la prima volta, all'interno dell'opera di Carl Orff, sono stati eseguiti altri quattro brani tratti dal codice Cantiones Profanae, orchestrati su melodie di epoca medievale da Jordi Bernàcer.
Sul podio del Lirico è impegnato proprio il direttore spagnolo, per uno spettacolo che coinvolge tutte le forze artistiche del “Massimo” napoletano: l'Orchestra, il Coro diretto da Salvatore Caputo, il Coro di Voci Bianche diretto da Stefania Rinaldi e il Corpo di Ballo diretto da Alessandra Panzavolta, con 32 danzatori del Lirico e 7 della Shen Wei Dance Arts.
Le voci soliste sono il soprano Angela Nisi, il tenore Valdis Jansons e il baritono Ilham Nazarov.
“I Carmina Burana” - ha detto Wei - “sono una partitura estremamente nota, immediata, in qualche modo svilita dalla sua estrema popolarità. Tuttavia, ascoltandola nel profondo, ho ritrovato la sua purezza e la sua bellezza autentiche, ed è questo ciò che voglio trasmettere al pubblico”. “Allestire questo spettacolo è stata per me una vera e propria sfida, nella quale ho curato i movimenti dei cantanti, i loro costumi, le scene e naturalmente le coreografie. Ma soprattutto, non essendoci un libretto vero e proprio, ho ideato una narrazione coreografica e visiva, nel rispetto della struttura originaria di Orff, in cui i movimenti si susseguono e si legano l’uno l’altro, descrivendo ciascuno una poesia o la sensazione della musica dei singoli canti”.
Tra riferimenti agli elementi naturali, al Medioevo, al Rinascimento, Wei ha immaginato in chiave contemporanea la sua personale versione dei Carmina, con ballerini come figure astratte – alcuni con costumi simili a una seconda pelle – e cantanti prigionieri in statue di cui diventano anima.
Commissionato dal Teatro San Carlo di Napoli, dove è andato in scena nel 2014, l'allestimento è firmato dal coreografo cinese di adozione newyorkese Shen Wei, che ne ha curato coreografie, ideazione visiva, scene e costumi.
Per la prima volta, all'interno dell'opera di Carl Orff, sono stati eseguiti altri quattro brani tratti dal codice Cantiones Profanae, orchestrati su melodie di epoca medievale da Jordi Bernàcer.
Sul podio del Lirico è impegnato proprio il direttore spagnolo, per uno spettacolo che coinvolge tutte le forze artistiche del “Massimo” napoletano: l'Orchestra, il Coro diretto da Salvatore Caputo, il Coro di Voci Bianche diretto da Stefania Rinaldi e il Corpo di Ballo diretto da Alessandra Panzavolta, con 32 danzatori del Lirico e 7 della Shen Wei Dance Arts.
Le voci soliste sono il soprano Angela Nisi, il tenore Valdis Jansons e il baritono Ilham Nazarov.
“I Carmina Burana” - ha detto Wei - “sono una partitura estremamente nota, immediata, in qualche modo svilita dalla sua estrema popolarità. Tuttavia, ascoltandola nel profondo, ho ritrovato la sua purezza e la sua bellezza autentiche, ed è questo ciò che voglio trasmettere al pubblico”. “Allestire questo spettacolo è stata per me una vera e propria sfida, nella quale ho curato i movimenti dei cantanti, i loro costumi, le scene e naturalmente le coreografie. Ma soprattutto, non essendoci un libretto vero e proprio, ho ideato una narrazione coreografica e visiva, nel rispetto della struttura originaria di Orff, in cui i movimenti si susseguono e si legano l’uno l’altro, descrivendo ciascuno una poesia o la sensazione della musica dei singoli canti”.
Tra riferimenti agli elementi naturali, al Medioevo, al Rinascimento, Wei ha immaginato in chiave contemporanea la sua personale versione dei Carmina, con ballerini come figure astratte – alcuni con costumi simili a una seconda pelle – e cantanti prigionieri in statue di cui diventano anima.
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