CON TUS OJOS (recensione)
Un "cammino" esistenziale
in scena all'Elfo Puccini di Milano
Recensione di Michele Olivieri
in scena all'Elfo Puccini di Milano
Recensione di Michele Olivieri
Un evento immerso nella tradizione spagnola miscelando alla narrazione pulsazioni, incontri, donne, sogni, desideri, fama, successo in un “processo visionario” recuperando periodi dell’esplosiva vita artistica del geniale pittore di Malaga con sfumature visionarie.
Susanna Beltrami, affiancata dai suoi validi collaboratori, è riuscita a stupire il pubblico per la personalissima rilettura del contesto picassiano, non solo artistico ma anche umano o meglio sentimentale, ponendosi come ponte tra la memoria e il linguaggio contemporaneo, unendo gusti ed esigenze ambivalenti.
Un lavoro colto e concettuale, sicuramente non di immediata facile lettura però votato alla perfezione e al perfezionamento dell’arte riuscendo così a trasmettere una diversificazione di stili e generi riccamente posti in essere dai simbolismi, che hanno sottolineato la capacità del pittore, di combinare le tendenze del secolo (forma, colore, surrealismo, cubismo, scultura, disegno e pittura).
La qualità artistica di “Con tus ojos” si è sposata con l’originalità interpretativa nella rassicurante presenza di Ida Marinelli, nel fulgore del flamenco di José Greco e nell’enigmatismo di Roy ‘Bryan’ Poer. Ogni immaginario quadro ed opera del maestro han ripreso “struttura, colore e prospettiva” mediante i volti di Selene Manzonii, Daniele Ziglioli, Alice Beatrice Carrino, Samira Cogliandro, Cristian Cucco, Mario Giallanza e dei giovani danzatori della DanceHaus milanese Camilla De Campo, Vittoria Franchina, Vanessa Franzoi, Giovanni Leone, Vanessa Loi, Anita Lorusso, Giuseppe Morello, Armida Pieretti, Michela Priuli, Elena Valdetara, sapientemente illuminati dalle crepuscolari luci di Matteo Bittante e dall’evocativo sound design di Francesco Sacco con l’intensità di Luca Pasquino alle percussioni.
L’aspetto tragico e quello volitivo sono risultati in costante equilibrio, svelando il volto intimo dell’uomo. Un evento di teatro che chiama in causa il pubblico, lo incita a spostarsi non solo concettualmente ma anche materialmente da un luogo all’altro (la stanza dei giochi, la stanza blu, la stanza dell’attesa, le stanze del non ritorno) dando la sensazione di un cammino “sospeso” in cui custodire la spiritualità del dolore femmineo in antitesi all’egoismo e alla complessità caratteriale, offrendo costantemente un’alternativa possibile: l’abbandono come antidoto alla bellezza e alla poesia estetica pur lottando in un vortice di sregolatezza, senza mai scegliere nessuna sorta di compromesso.
Susanna Beltrami ha dato l’ennesima prova di saper coltivare la “ricerca” essenziale del linguaggio teatrale coreografico, aprendo nuove porte, accendendo nuovi interruttori, lanciando inediti input per scavare nell’ordinaria fenomenologia delle sensazioni corporee affinché le emozioni accompagnino lo spettatore, quasi musicalmente, nel cammino temporale, ponendo al centro la figura ammaliante del pittore.
Picasso soleva ripetere: “Tutti i bambini sono degli artisti nati; il difficile sta nel fatto di restarlo da grandi”... Susanna è l’eccezione che conferma il pensiero del Maestro, perché in ogni suo lavoro traspare il “non giudicare sbagliato ciò che non conosci, ma prendi l’occasione per comprendere”.
(foto
di Michela Piccinini)
Michele Olivieri
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