"La leggerezza del tempo", omaggio a Valentina Cortese, Luciano Damiani e Franco Graziosi al Piccolo Teatro
Chiostro Nina Vinchi e foyer Teatro Grassi
dal 17 ottobre
LA LEGGEREZZA DEL TEMPO
Omaggio a
Valentina Cortese, Luciano Damiani, Franco Graziosi
Il Piccolo Teatro di Milano rende omaggio a tre artisti le cui biografie si sono lungamente intrecciate con la sua storia. Cento anni fa nascevano Valentina Cortese (a Milano, il 1° gennaio 1923) e Luciano Damiani (a Bologna, il 14 luglio dello stesso anno), mentre il 12 ottobre 1953 – gli anni sono, in questo caso, settanta – Franco Graziosi debuttava sulle scene del Piccolo Teatro ne La vedova scaltra di Carlo Goldoni, con la regia di Strehler.
È Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov a costituire il minimo comun denominatore tra le diverse personalità: la storica regia di Giorgio Strehler – di cui l’anno prossimo ricorrono i cinquant’anni dall’andata in scena – debuttò al Piccolo il 22 maggio 1974, con le scene di Luciano Damiani, Valentina Cortese nei panni di Ljubov’ Andreevna Ranevskaja e con Franco Graziosi nel ruolo del villain Ermolaj Alekseevič Lopachin.
L’installazione allestita nel foyer del Grassi, la proiezione della registrazione integrale del Giardino e tre incontri a cura di Maurizio Porro approfondiscono il complesso dell’esperienza umana e professionale di Cortese, Damiani e Graziosi, a partire da uno spettacolo che non solo ha scritto la storia del teatro, ma è entrato a far parte dell’immaginario collettivo di tutto il pubblico.
L’inaugurazione si terrà alle ore 15 del 17 ottobre, poi l’installazione sarà fruibile dal pubblico negli orari di spettacolo
Luciano ha proposto una “cosa in alto”, che investe gli spettatori, ma “da sopra”. Su questa idea, non ancora immagine, abbiamo lavorato e siamo giunti alla decisione di tentare il “giardino” come una “cupola” lieve, di stoffa, non velo ma altro, che può palpitare, che è trasparente, che sale sopra la platea, in luce e movimento e colore e che si proietta nella scena come un soffitto ideale che prolunga quello invisibile di una casa.
Giorgio Strehler, 21 marzo 1974
Reinterpretando lo spazio del foyer del Teatro Grassi e rendendo i lampadari epicentri di luce che rappresentano gli artisti, sono stati creati degli elementi leggeri e aerei che si propagano dai tre fulcri luminosi. Nasce così una continuità che investe tutta l’area sospesa, a partire dall’ingresso, dedicato a Luciano Damiani, la parte centrale, riservata a Franco Graziosi e la terza destinata a Valentina Cortese
Nel solco tracciato da Damiani, il progetto ideato dallo scenografo Paolo Di Benedetto e realizzato dalle maestranze del Piccolo Teatro, in collaborazione con alcuni allievi dell’Accademia di Belle Arti di Brera, presenta una continua osmosi tra spazio reale e luogo dell’immaginario: le suggestioni create dalle fotografie di Luigi Ciminaghi, dai bozzetti di Luciano Damiani e dalle parole indirizzate da Giorgio Strehler agli artisti e al personale del suo teatro risaltano e filtrano attraverso i cerchi concentrici sui quali è disposto il materiale di ciascuna installazione.
Massima attenzione è stata riservata all’artigianalità, privilegiando il disegno e la decorazione a mano nella riproduzione dei materiali originali provenienti dall’Archivio storico del Piccolo Teatro, reinterpretati così da esaltarne i particolari più consoni al tipo di fruizione proposta al pubblico. Analoga la cura nella scelta del supporto tecnico, una pregiata qualità di carta, in grado di valorizzare chiaroscuri e sfumature, dialogando opportunamente con la luce.
Chiostro Nina Vinchi, 17 ottobre 2023, ore 15.30
Proiezione integrale de Il giardino dei ciliegi
Registrazione trasmessa dalla Rai – Radiotelevisione italiana il 24 e 25 marzo 1978
Il giardino dei ciliegi
di Anton Čechov, traduzione Luigi Lunari e Giorgio Strehler
regia Giorgio Strehler
scene e costumi Luciano Damiani
musiche Fiorenzo Carpi
registi assistenti Carlo Battistoni, Enrico D’Amato, Lamberto Puggelli
personaggi e interpreti:
Liuba Valentina Cortese, Ania Monica Guerritore, Varia Giulia Lazzarini
Gaief Renato De Carmine, Lopachin Franco Graziosi, Trofimof Antonio Fattorini,
Piscik Enzo Tarascio, Charlotte Claudia Lawrence, Iepicodof Gianfranco Mauri,
Duniascia Marisa Minelli, Firs Renzo Ricci, Iascia Cip Barcellini,
un viandante Vladimir Nikolaev, un invitato Armando Benetti
[I nomi dei personaggi sono riportati con la grafia impiegata nelle locandine originali dello spettacolo]
ingresso libero con prenotazione su piccoloteatro.org
Ci sono alcuni grandi testi di teatro nei quali, periodicamente, l’umanità è chiamata a riconoscersi. Lo è Il giardino dei ciliegi, con la sua luminosità fredda, il sentimento doloroso del tempo che passa, la malinconia delle cose perdute.
Giorgio Strehler
Il 22 maggio 1974 Giorgio Strehler rimette in scena Il giardino dei ciliegi di Čechov, di cui nel 1955 aveva già presentato al pubblico una prima edizione. Diciannove anni dopo, nel pieno della maturità artistica e umana, il regista pensa a un giardino più astratto, non naturalistico, riportando Čechov alla sua dimensione universale e più autentica.
La trama del Giardino racconta il ritorno a casa, in un grande podere nella campagna russa, di una nobildonna, Ljubov’ Andreevna Ranevskaja, accompagnata dalla figlia Anja e dal fratello Gaiev. Nella casa ritrova Varia, figlia adottiva e governante della proprietà, e alcuni fedeli servitori, tra cui il vecchio Firs. Ljubov’ è vissuta all’estero per cinque anni, sperperando l’intero patrimonio e trovandosi costretta a mettere in vendita i possedimenti, incluso il magnifico giardino dei ciliegi al quale lei, al pari di tutti i componenti della famiglia, è intimamente legata.
Tra coloro che frequentano la casa è anche Lopachin, figlio di servi della gleba e da bambino servo egli stesso, riscattatosi dalla miseria grazie alla propria abilità negli affari. Egli vorrebbe convincere Ljubov e Gaiev ad associarsi in affari con lui – che si farebbe carico dei debiti – scongiurando così il rischio di perdere casa e giardino nell’imminente asta, ma la donna rifiuta la sua proposta…
Chiostro Nina Vinchi, 20 ottobre 2023, ore 17
Ricordando Luciano Damiani
Renata Bulgheroni e Vittoria Crespi Morbio dialogano con Maurizio Porro
ingresso libero con prenotazione su piccoloteatro.org
È diverso, il nostro “spazio” – di Damiani e mio –… […] È un giardino, il nostro, che vuol essere il simbolo stesso dell’esistere: luogo sì dell’infanzia, dell’innocenza, della felicità, ma anche luogo della costrizione, talvolta, luogo abitato dai servi della gleba, ancestrale ricordo di piantagioni di schiavi di ieri e di oggi. In questo giardino ho voluto ricreare un’atmosfera di leggerezza fiabesca (ma non astratta: le fiabe quasi mai lo sono), da risolvere in una cifra stilistica che fosse immediatamente visibile: donde il bisogno assoluto di semplificare, di purificare tutto, per raggiungere quello “spazio bianco” di cui dice Čechov nella sua lettera del 5 ottobre 1903 da Jalta.
Giorgio Strehler
Oltre a Il giardino dei ciliegi, sono all’incirca una quarantina i titoli, nel repertorio del Piccolo Teatro, per i quali Giorgio Strehler si avvale della collaborazione di Luciano Damiani, a partire da un testo contemporaneo, Il cammino sulle acque di Orio Vergani, nella stagione 1951/52. Poi è la volta di capolavori come le due edizioni de El nost Milan di Carlo Bertolazzi (stagioni 1955/56 e 1979/80), di un intenso lavoro sulle opere di Bertolt Brecht, tra i cui titoli vale citare, a titolo esemplificativo, la prima e la terza edizione de L’anima buona di Sezuan (stagioni 1957/58 e 1995/96), Schweyk nella seconda guerra mondiale (stagione 1960/61) ma soprattutto Vita di Galileo (stagione 1962/63), La storia della bambola abbandonata di Brecht/Strehler/Sastre (stagione 1976/77), senza trascurare le due edizioni de Le baruffe chiozzotte (stagioni 1964/65 e 1992/93) e de Il campiello (stagioni 1974/75 e 1992/93) di Goldoni, La tempesta di Shakespeare (stagione 1977/78), fino al L’avaro di Molière, progetto avviato da Strehler, ma portato in scena da Lamberto Puggelli (stagione 1996/97).
Il sodalizio con lo scenografo bolognese (scomparso a Roma nel 2007) è particolarmente intenso anche nella produzione operistica di Strehler. Dopo un primo Angelo di fuoco di Prokof’ev alla Fenice di Venezia, nel settembre 1955, seguono altri titoli, tra cui un capolavoro assoluto quale Il ratto dal serraglio di Mozart, allestito per ben tre volte, a Salisburgo nel luglio 1965 (con la direzione di Bernhard Konz), quindi alla Pergola di Firenze nel maggio 1969 (direzione di Zubin Mehta), infine alla Scala, nel maggio 1972 (di nuovo con Bernhard Konz). Nel repertorio mozartiano compare anche Il flauto magico, andato in scena a Salisburgo nel luglio 1974 con la direzione di von Karajan, che era stato maestro concertatore e direttore anche dell’edizione di Cavalleria rusticana di Mascagni, allestita alla Scala nel maggio 1966. Tra gli altri titoli, un indimenticabile Macbeth di Verdi, che inaugurò, il 7 dicembre del 1975, la stagione del Teatro alla Scala.
Nell’incontro con Maurizio Porro, Renata Bulgheroni – costumista nonché per lungo tempo assistente di Luciano Damiani – e Vittoria Crespi Morbio – critica d’arte, curatrice di mostre per il Teatro alla Scala e massima esperta del rapporto tra arti figurative e teatro musicale – evocano e commentano il lavoro di Damiani.
Chiostro Nina Vinchi, 26 ottobre 2023, ore 17
Ricordando Franco Graziosi
Egidio Bertazzoni, Stefano de Luca, Laura Pasetti ed Elio Testoni
dialogano con Maurizio Porro
ingresso libero con prenotazione su piccoloteatro.org
Caro Franco, tu sei uno dei miei attori prediletti. Ciò che la vita ti ha dato, stringilo nelle tue mani come un tesoro: una esperienza di cose che sono tue e che ti rendono l’attore che sei.
Alla prossima, caro attore della mia storia e del nostro teatro!
Un forte abbraccio
il tuo Giorgio
Dopo il debutto (nel ruolo di Folletto) ne La vedova scaltra di Goldoni (stagione 1953/54), Franco Graziosi è rapidamente diventato uno dei protagonisti del teatro di Giorgio Strehler al Piccolo, regalando al pubblico interpretazioni indimenticabili. Si citano qui i titoli più noti, come Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni (entra in compagnia sempre nella stagione 1953/54, in tournée a Buenos Aires, come Primo Cameriere, per poi, rapidamente, divenire titolare del ruolo dell’“innamorato” Florindo Aretusi – anche accanto a Valentina Cortese come Beatrice – parte che reciterà fino alla stagione 1986/87), L’opera da tre soldi di Brecht (stagione 1955/56), Il gioco dei potenti da Shakespeare (Duca di Gloucester e Attore, stagione 1964/65), Il giardino dei ciliegi di Čechov (dove restituisce la combattuta personalità del parvenu Lopachin, stagione 1973/74), Le balcon di Genet (1975/76), El nost Milan di Bertolazzi (è Carloeu nell’edizione del 1979/80), Temporale di Strindberg (dove è il Fratello del Signore, in uno strepitoso duetto con Tino Carraro, stagione 1979/80; nella stagione 2004/05, in una riedizione dello spettacolo curata da Enrico D’Amato, sarà invece il Signore, con Umberto Ceriani come Fratello), le due parti del Faust di Goethe (in cui è uno straordinario Mefistofele accanto allo stesso Strehler, stagioni 1988/89 e 1990/91), I giganti della montagna di Pirandello (è il Mago Cotrone, stagione 1993/94). Vanno menzionate anche alcune sue esperienze al di fuori dello stabile milanese, come la memorabile interpretazione del commissario Ingravallo in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, riduzione teatrale del capolavoro di Gadda allestita da Luca Ronconi al Teatro di Roma (stagione 1995/96), e, al cinema, la partecipazione ad Habemus Papam diretto da Nanni Moretti (2011) e a La grande bellezza di Paolo Sorrentino (2013).
In questo secondo appuntamento con Maurizio Porro, il ricordo dell’attore è affidato a Egidio Bertazzoni, giornalista, docente, autore e regista per la Rai, scrittore e regista teatrale, ruolo che gli ha offerto l’occasione di dirigere Graziosi in alcuni recital di poesia; a Stefano de Luca e Laura Pasetti, oggi entrambi affermati registi, alla fine degli anni Ottanta allievi di Strehler al primo corso della Scuola di Teatro del Piccolo, dove ebbero modo di conoscere Graziosi; a Elio Testoni, saggista e drammaturgo, che a Graziosi ha dedicato una monografia.
Chiostro Nina Vinchi, 30 ottobre 2023, ore 17
Ricordando Valentina Cortese
Giulia Lazzarini e Gian Luca Bauzano dialogano con Maurizio Porro
ingresso libero con prenotazione su piccoloteatro.org
Valentina mia, tra le lacrime ti dico grazie! L’anima di Liuba è tornata a vibrare e sei meravigliosa perché spaventosamente umana. Ecco, ora il “nostro” Giardino è tutto tuo: lo pongo nelle tue mani con quell’amore, quel “dolore” e la dedizione che tu sai. Ti stringo a lungo, teneramente
Tuo Giorgio
Gli spettacoli con Valentina Cortese al Piccolo Teatro sono una manciata, undici in tutto, sette dei quali diretti da Strehler, tutti imprescindibili. L’avventura dell’attrice al Piccolo Teatro prende il via nel 1959, lo spettacolo è Platonov e altri, prima esplorazione di Strehler dell’universo čechoviano. Qui l’attrice recita accanto ai due “Tino”, Buazzelli e Carraro, a Sarah Ferrati e a Gabriella Giacobbe. Sempre diretta da Strehler, due anni dopo, nel 1961, subentra a Valentina Fortunato come Nina, in una ripresa de El nost Milan, impersonando la prima di una serie di indimenticabili eroine: Beatrice nell’Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni (stagione 1962/63, accanto a Franco Graziosi come Florindo), la Regina Margherita de Il gioco dei potenti da Shakespeare (stagione 1964/65), Ilse nella seconda edizione de I giganti della montagna di Pirandello (stagione 1966/67), Giovanna Dark in Santa Giovanna dei macelli di Brecht (stagione 1970/71), Ljuba nel Giardino dei ciliegi di Čechov (stagione 1973/74). Nel periodo del volontario allontanamento di Strehler da via Rovello, vanno ricordati Il processo di Giovanna d’Arco a Rouen – 1431 di Brecht/Seghers, diretto da Klaus Michael Grüber (stagione 1967/68) e Lulu di Frank Wedekind, con la regia di Patrice Chéreau (stagione 1971/72).
La conversazione con Maurizio Porro vede il coinvolgimento di Giulia Lazzarini, che con Valentina Cortese divise la scena ne Il giardino dei ciliegi e di Gian Luca Bauzano, firma del “Corriere della Sera”, esperto di moda, costume, musica e spettacolo.
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