Callas, Callas, Callas: "la divina in danza" al Teatro degli Illuminati di Città di Castello
Nel centenario della nascita di Maria Callas
la Compagnia Opus Ballet
rende omaggio alla “Divina”
rende omaggio alla “Divina”
La Stagione 24/25 del Teatro degli Illuminati di Città di Castello, organizzata dal Teatro Stabile dell'Umbria insieme all'amministrazione comunale, prosegue domenica 26 gennaio alle ore 17 all'insegna della danza: nel centenario della nascita di Maria Callas, la Compagnia Opus Ballet rende omaggio alla “Divina” con lo spettacolo dal titolo Callas Callas Callas attraverso gli sguardi di tre giovani, e già affermati, coreografi dal linguaggio contemporaneo: Adriano Bolognino, Roberto Tedesco e Carlo Massari. Un titolo che è anche un invito, per lo spettatore, a scoprire o ritrovare la “propria” Callas tra le pieghe di un movimento o la coralità dell'ensemble, tra le sonorità elettroniche o i frammenti di arie celebri disseminati nelle coreografie.
Le tre coreografie: DIVINA è di Adriano Bolognino, gli interpreti sono Giuliana Bonaffini, Aura Calarco, Ginevra Gioli, Gaia Mondini, Rebeca Zucchegni; STANDPOINTS è di Roberto Tedesco, gli interpreti Matheus Alves De Oliveira, Giuliana Bonaffini, Aura Calarco, Emiliano Candiago, Ginevra Gioli, Gaia Mondini, Riccardo Papa, Frederic Zoungla; TOUJOURS LA MORT è una creazione originale di Carlo Massari, gli interpreti Matheus Alves De Oliveira, Aura Calarco, Emiliano Candiago, Riccardo Papa, Frederic Zoungla.
«Dotata di "tre voci", è stato detto, per la sua eccezionale estensione vocale. Donna e artista carismatica, voce potente e teatrale per tecnica e abilità nel fondere canto e recitazione, capace di interpretazioni infuocate e coinvolgenti nell'incarnare personaggi femminili seducenti e tragici. Il suo nome è inciso nella storia del melodramma. E non solo. Arte e stile, trionfi e consensi, mondanità e vicende private si sono intrecciati nella vita di Maria Callas, La Divina. (...) Nel centenario della nascita, tra omaggi già celebrati e altri in corso, quello della COB Compagnia Opus Ballet ha una particolare valenza anche per l'originalità che l'ha ispirato: affidare a tre coreografi dal linguaggio contemporaneo, una creazione a serata, che rifletta la loro personale visione della leggendaria artista, senza però volerla raccontare descrivendola. Tre sguardi differenti, quindi, tre approcci e restituzioni in danza che il bel titolo Callas, Callas, Callas, già evidenzia. Titolo che è anche un invito, per lo spettatore, a scoprire o ritrovare tra le pieghe di un movimento o la coralità dell'ensemble, tra le sonorità elettroniche o i frammenti di arie celebri disseminati nell'architettura coreografica, tra una luce o un costume che sagoma gesti e posture, la propria Callas. O magari un'altra, inedita, che la danza astratta può suggerire, evocare, imprimere nell'atmosfera e nella memoria.Di sicuro riconosceremo, contaminate o appena palesate, tre celebri arie: da Tosca, Norma, Carmen.
Roberto Tedesco amalgama le note di Vissi d’arte sulla partitura musicale elettronica composta da Giuseppe Villarosa dentro la quale mixa anche brani d’interviste e interferenze di voci. È soprattutto nella struttura sonora che il coreografo imprime la sua visione della vita di Callas, quasi un voler predisporre lo spettatore – citando George Balanchine – a “vedere la musica e ascoltare la danza”. Tedesco tesse una drammaturgia immaginaria con un percorso musicale, quasi cronologico, che va dagli anni a New York dove Callas nacque, alle sue origini greche; dall’Italia che le ha dato il maggior successo, alla Francia dove infine si è ritirata. Vaghe sonorità jazz iniziali rimandano all’America, poi quelle del Bouzouki alla Grecia. Su un ritmo crescente, quasi techno, s’innesta una danza corale che pulsa nei corpi - maschili e femminili, un’unica entità -, rivestiti di stilizzati corsetti rossi e maschere nere a forma di abatjour. Un’estetica che rimanda ai costumi teatrali dell’opera, e a quel mondo della moda del quale Callas, ispirando molti stilisti, è stata anche un’icona.
Questo divismo fashion lo rimarca nella sua creazione il coreografo napoletano Adriano Bolognino, enfatizzando così il suo “immaginario Callas” anche sotto l’aspetto estetico, unito alla forza, al rigore e all’estrosità della danza. Velocità e ritmo caratterizzano il suo linguaggio. Lo incarnano le cinque danzatrici con una gestualità combattiva che sottende alcuni riferimenti della vita del soprano: il canto, la sua radice greca, la mancata maternità, la storia d’amore tormentata. Sempre in scena il quintetto gioca tra morbidezze e movimenti spezzati, ritmi e pause, sulla musica introduttiva composta da Vito Pizzo che funge da preludio per sfociare e chiudere con Casta diva.
Non interviene, invece, con particolari contaminazioni sonore Carlo Massari nel suo viaggio creativo dell’universo Callas. Con una drammaturgia legata a una componente anche ironica che s’impatta con la dimensione sonora, ad avvolgere l’etere è, dopo averla udita in loop, la voce riconoscibile della cantante nella celeberrima Habanera della Carmen, e più avanti l’Aria delle carte, momento in cui le carte da gioco predicono alla gitana l’avvicinarsi della morte. Ed è questa visione a permeare la coreografia di Massari, con Callas che, nel suo perire fisicamente, vive sapendo della fine che l’attende. Gli applausi che udiamo all’inizio l’accompagneranno a ritroso ripercorrendo il filo della sua esistenza, fino a lasciarci il ricordo della sua voce sublime, dell’artista immortale”.» (Giuseppe Distefano)
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