We Humans are movement di Wayne McGregor conclude la Biennale Danza
We Humans are Movement di Wayne McGregor conclude emblematicamente questa edizione della Biennale Danza: la sua prima creazione veneziana è ideata per e con i danzatori di Biennale College e i grandi interpreti della stessa Company McGregor, in scena venerdì 2 agosto nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido (ore 21.00).
Sempre venerdì 2 agosto, dopo l’intimo e commovente assolo Sister or he Buried the Body, Trajal Harrell è di nuovo in scena alla Biennale Danza, questa volta con un lavoro d’ensemble: debutta in prima italiana alle Tese dei Soppalchi Tambourines, ispirato a La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne (ore 18.00).
E’ al termine di un lungo festival, dove spettacoli e artisti trovanoun orizzonte comune nella convergenza tra sapienza umanistica e pensiero tecnologico, che il coreografo britannico Wayne McGregor presenta come un’epitome la sua nuova coreografia We Humans are movement. E’ con quella macchina perfetta che è il corpo dell’uomo che sperimentiamo il mondo e che comunichiamo, da cui anche l’irrefrenabile senso del danzare.
“Per migliaia di anni – scrive McGregor - noi umani abbiamo comunicato muovendo i nostri corpi a ritmo, insieme. Abbiamo implorato gli dèi perché ci dessero il sole e la pioggia, abbiamo mostrato la forza bruta in temibili unisoni, abbiamo ostentato il nostro amore, stuzzicato la fertilità, celebrato le gioie e i dolori condivisi su questa terra e ci siamo lanciati verso l’estasi, liberandoci dal dolore della morte.
Tuttavia, non c’è più bisogno che lo facciamo: disponiamo di molti modi, artificiali e digitali, per comunicare i nostri desideri, le nostre riflessioni, le nostre emozioni e le nostre intenzioni. Per attrarre, esplorare e nutrire la connessione autentica, l’intimità. Eppure persistiamo. Perché la danza è sempre dentro di noi. Questa modalità espressiva, questa via di mezzo, è talmente immediata, risonante, versatile e potente che le parole da sole non potranno mai sostituirla. Infatti, quando non ci sono parole – ovvero quando i nostri sentimenti sono troppo forti, troppo complicati, troppo pesanti da sopportare – troviamo il sollievo e la consolazione attraverso il corpo: sia nel tocco curativo degli altri, sia attraverso il nostro movimento mentre corriamo, ci agitiamo, ci allunghiamo, respiriamo, danziamo. Noi umani siamo movimento”.
We Humnas are Movement, lo spettacolo che il direttore artistico del settore Danza Wayne McGregor presenta in prima assoluta, mette al centro il movimento come essenza dell’uomo.
Un lavoro site specific, pensato appositamente per la Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido, spazio che per la prima volta si trasforma attraverso la danza, lo spettacolo vede i sedici danzatori di Biennale College condividere l’ampio palcoscenico, che si allarga sulla platea inglobando le prime file, con i nove membri della Company Wayne McGregor sulle musiche dal vivo del popolarissimo Dj Benji B, anche collaboratore del rapper americano Kanye West, le proiezioni video dello scultore, fotografo, artista del video Ben Cullen Williams e le luci di Theresa Baumgartner, la light designer che scolpisce la scena elettronica berlinese.
Racconta McGregor: “Volevo vedere in relazione tanti elementi: il suono, la danza, il cinema. E poi c’erano fantasmi che affollavano la mia mente: la morte di Diaghilev al DesBains, Peggy Guggenheim in gondola, il funerale di Stravinskij a Venezia. Volevo vedere come si può far risuonare un palazzo come quello del cinema, modernista, con la danza, utilizzare un linguaggio non verbale in un luogo dove il verbale è usato per eccellenza” (Corriere del Veneto).
Ispirato a La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthrone, Tambourines di Trajal Harrell si domanda, re-immaginando la storia, cosa sarebbe successo se Hester Prynne, la protagonista del romanzo, avesse trovato nella sua comunità sostegno anziché condanna. Sviluppato in tre atti - fornicazione, educazione, celebrazione - Tambourines racchiude in sé due dei maggiori interessi del coreografo americano: l’estetica dei costumi e un approccio immaginativo alla storia.
Spiega il coreografo: “Per me La lettera scarlatta è una bellissima storia di abiti, parla di ciò che indossiamo, ma è anche una storia d’identità femminile, di comunità, di società, di fede. Con questo spettacolo volevo provare a usare l’immaginazione storica per dare alla protagonista del romanzo una comunità”.
Ex studente dell’attivista e teorica femminista afro-americana bell hooks, con Tambourines TrajalHarrell dona al pubblico una visione alternativa del passato, in onore di tutte quelle donne che, al tempo di Nathaniel Hawthorne, non potevano vivere liberamente né il proprio corpo né il proprio desiderio.
I due spettacoli saranno in replica sabato 3 agosto alla stessa ora.
Acquisto dei biglietti online
(www.labiennale.org) e nei punti
vendita della Biennale:
Ca’ Giustinian (10.00>17.00)
Infopoints ai Giardini
e all’Arsenale (11.00>19.00)
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