Ad ottobre a Venezia il 14° Festival Internazionale di Danza Contemporanea diretto da Marie Chouinard
La
Biennale di Venezia
14.
Festival Internazionale di Danza Contemporanea
AnD
NoW!
Direttrice
Marie Chouinard
Venezia,
13 > 25 ottobre 2020
con
il sostegno della Regione del Veneto
BIENNALE
DANZA
Photo-by-Francesco-Galli_Courtesy-of-La-Biennale-di-Venezia |
Il
Festival
Dal
13 al 25 ottobre andrà in
scena a Venezia il 14.
Festival Internazionale di Danza Contemporanea secondo
Marie Chouinard,
che completa il suo quadriennio di direzione al settore Danza della
Biennale di Venezia.
Due
settimane di spettacoli con 19
coreografi autori di 23 titoli (7
in prima assoluta e 5 in prima nazionale), ma anche incontri
e film che si snoderanno
lungo il percorso dell’Arsenale – Teatro Piccolo Arsenale, Sale
d’Armi, Teatro alle Tese e Tese dei Soppalchi – per arrivare a
Ca’ Giustinian e al Teatro Goldoni.
Nel
solco delle edizioni passate, i coreografi invitati, fra cui molti
appartenenti alle generazioni degli anni ’80 e ’90, fanno della
danza un territorio senza limiti, fra i più dinamici nel mondo
dell’arte e i più permeabili all’ibridazione, una danza che
trova spazio in teatri, gallerie, musei e anche fiere. In questo
senso vanno le attribuzioni dei Leoni
per la Danza 2020: il Leone
d’oro alla carriera alla
coreografa ispano-elvetica La
Ribot e il Leone
d’argento alla coreografa
Claudia Castellucci.
Artista
“indisciplinata” per sua stessa definizione, La
Ribot è una personalità
unica nel mondo dell’arte coreografica in cui si impone costruendo
pezzo dopo pezzo nell’arco di oltre un ventennio quei Piezas
distinguidas che la
imporranno dalla Tate Modern, per anni cuore della live
art, al Théâtre de la Ville
di Parigi, passando per il Museo Reina Sofia, il Centre Pompidou e
tutti i maggiori festival che le hanno dedicato ritratti.
Alla
Biennale La Ribot presenta in prima per l’Italia Panoramix
– che raccoglie tre dei
cicli dei Piezas distinguidas
composti dal 1993 al 2003 per
un totale di 34 pezzi - e
Another Distinguée,
una nuova raccolta di 8 pezzi, presentata nel 2016. I Piezas
distinguidas sono serie di
assoli variabili dai 30” ai 7’: raggruppati per cicli
costituiscono una sorta di poema visivo realizzato con tecniche
diverse che attingono anche al mondo dell’arte (disegno, taglio,
collage, manipolazioni, forme installative in cui il corpo è un
oggetto in movimento). Quello dei Piezas
distinguidas è un discorso
in continua evoluzione i cui punti fermi sono la donna, il corpo, la
frammentarietà.
Claudia
Castellucci presenterà
Fisica dell’aspra
comunione,
basato su brani dal
Catalogue des oiseaux
di Olivier Messiaen eseguiti dal vivo dal pianista Matteo Ramon
Arevalos. Drammaturga, coreografa e didatta, Claudia Castellucci ha
costruito un’architettura teorico-pratica di assoluto rigore: una
scuola e una compagnia, saggi e lezioni che sviluppano la sua
riflessione sul concetto di tempo e sul movimento ritmico in rapporto
alla musica e che in Messiaen, inventore di procedimenti ritmici
personali, ha trovato il suo naturale impulso.
Anche
la catalana Maria Campos
e il libanese Guy Nader,
che dal 2006 formano una compagnia indipendente con sede a
Barcellona, in Times Takes
the Time Time Takes
insieme ad altri tre danzatori esplorano il tempo attraverso la
ripetizione e l’accumulo del movimento, movimenti oscillatori che
creano complessi meccanismi in sincronia con il pulsare della musica
dal vivo di Miguel Marin, un’ipnotica rappresentazione del moto
perpetuo.
Apripista
di una nuova generazione di coreografi, Noè
Soulier vanta una formazione
completa che abbraccia tutta la danza occidentale, studiata tra
Parigi Toronto e Bruxelles, ma anche una laurea in filosofia alla
Sorbona e la scrittura di saggi. Già prenotato come direttore dal
prossimo luglio dal CDNC di Angers, Soulier alla Biennale presenta
due lavori che mettono sotto la lente d’ingrandimento il gesto e la
memoria del corpo: The
Waves con due
percussionisti dell’Ictus Ensemble e Portrait
of Frédéric Tavernini,
con lo stesso Soulier ad
eseguire le musiche di Fargion al pianoforte.
Inscrivendo le sue
coreografie in un contesto concettuale – quale erede di una
generazione di artisti come Jérôme Bel, Xavier Leroy, Tino Seghal -
i suoi lavori sono all’insegna dell’armonia e della bellezza.
Nel
solco dell’alchimia tra danza e musica, della mutua conversazione
tra corpo e suono, si muove anche la belga Lisbeth
Gruwez, proveniente dal
laboratorio artistico di Jan Fabre dopo una formazione nel classico:
a Venezia sarà in scena con la pianista Claire Chevallier per Piano
Works Debussy, una danza
che dipinge come un acquerello la musica immateriale di Debussy;
mentre è con le canzoni di Bob Dylan degli anni ‘60 e ‘70,
mixate dal vivo su vinile da Maarten Van Cauwenberghe, che la
coreografa e interprete dialoga in Lisbeth
Gruwez dances Bob Dylan.
La
basca Jone San Martín con
Legitimo/Rezo
mette in danza il suo personale “diario di appunti” degli oltre
vent’anni di lavoro con William Forsythe, che firma con lei questo
assolo/conferenza che ha fatto il giro del mondo. Uno sguardo
dall’interno sul processo creativo che Forsythe sviluppa con i suoi
danzatori, una riflessione sul corpo come archivio del gesto con una
danzatrice che è considerata “l’archivio vivente di Forsythe”.
Da
Micha Van Hoecke a Constanza Macras, da Yasmeen Godder e Ohad Naharin
a Sasha Waltz fino agli italiani Virgilio Sieni e Ambra Senatore,
l’esperienza di Claudia
Catarzi è ampia e continua
al fianco di nomi importanti anche quando si cimenta, a partire dal
2011, con la creazione personale, ideando assoli premiati ovunque.
Attualmente artista associata del CDCN di Bordeaux, Claudia Catarzi
alla Biennale presenta Posare
il tempo, uno studio a
due sul movimento in rapporto alle dimensioni essenziali di
spazio-tempo, il tempo che opera nella modificazione e
nell’evoluzione delle cose e lo spazio che genera le connessioni.
Matteo
Carvone, attivo con
importanti coreografi come William Forsythe, Emmanuel Gat, Wayne
McGregor e dal 2009 coreografo freelance
principalmente nel Nord Europa, rivisita e mette in “gabbia” la
figura mitologica del fauno, che è anche un archetipo del balletto
moderno da Nijinsjkij in poi, con cui si sono misurati coreografi
come Lifar, Robbins, Amodio, Petit, Kylián, Béjart, Neumeier e la
stessa Chouinard, che ne diede una provocatoria versione al
femminile. Ancorato alla nostra contemporaneità, Carvone propone un
duo maschile su un prato artificiale, una natura definitivamente
perduta nella furia autodistruttiva dell’uomo.
Alla
più celebre scultura
neoclassica, le Tre Grazie di Antonio Canova, quintessenza di
equilibrio, armonia, bellezza universali, si ispira, con brillante
ironia, Silvia Gribaudi
in Graces,
che mette in scena tre danzatori fra cui irrompe la stessa
coreografa. Contro ogni convenzione, stereotipo, automatismo, la sua
danza sfreccia leggera in un’apoteosi della potenza liberatoria
dell’imperfezione. Premio Danza&Danza 2019, lo spettacolo gioca
sui codici sociali come su quelli della danza.
Considerato
spettacolo manifesto della sua ricerca sul corpo politico, Gentle
Unicorn di e con Chiara
Bersani, artista attiva
nell’ambito delle arti performative e visive, le è valso un Ubu
come miglior attrice e performer under 35 della scorsa stagione.
All’unicorno, figura mitologica di cui non si conoscono le origini
e che ha cambiato forma e significati attraverso i secoli, “creatura
senza patria e senza storia, usato e abusato dall’essere umano,
privato del diritto di parola”, Chiara Bersani consacra il proprio
corpo – carne, muscoli e ossa, cuore, occhi e respiro – per
risarcirlo dei torti subiti. Regalargli una storia, un amore, una
scelta.
Marco
D’Agostin, già interprete
per Claudia Castellucci, Alessandro Sciarroni, Iris Erez, inizia
l’attività coreografica nel 2010 e da allora ha presentato i suoi
lavori oltre che in Italia, in Francia, Gran Bretagna, Spagna,
Belgio, vincendo il premio Ubu 2018 come miglior performer under 35.
E’ uno dei fondatori nel 2013 di VAN insieme ad altri 8 artisti
(Francesca Foscarini, Andrea Costanzo Martini, Camilla Monga, Giorgia
Ohanesian Nardin, Ginevra Panzetti & Enrico Ticconi, Irene
Russolillo). Avalanche,
che ha debuttato ai Recontres
chorégraphique
internationale de Seine-Saint-Denis si ispira a un universo distopico
e mette in scena un uomo e una donna sopravvissuti a una catastrofe
imminente e che “camminano all’alba di un nuovo pianeta, dopo
essersi caricati sulle spalle la loro tristezza”.
Sofia
Nappi e
Adriano Bolognino sono i
vincitori del College Coreografi dello scorso anno. Il loro debutto
trova ora conferma nella commissione della Biennale per due nuove
opere.
Classe
1995, nato a Napoli, Adriano Bolognino, che al suo attivo ha già
diverse coreografie, si è
formato sia nel classico che nel
contemporaneo ed è stato attivo come danzatore con Marcos Morau
della compagnia La Veronal e con la compagnia di Wayne McGregor per
cui è interprete di Entity.
Your Body is a
Battleground è
il titolo della coreografia per la Biennale,
ispirata all’omonima opera
dell’artista Barbara Kruger, dove il corpo del programmatico titolo
è quello delle donne.
Con
una formazione orientata al contemporaneo Sofia
Nappi, nata a Firenze nel
1994, si è diplomata nel 2017 all’Alvin Ailey American Dance
Theatre, per poi approfondire i suoi studi con corsi della Batsheva
Dance Company e con Hofesh Shechter. Interprete di lavori firmati da
Alessio Silvestrin, Jon Ole
Olstad, Brice Mousset, Alvin Ailey, Earl Mosley, Clifton Brown, Sidra
Bell, Netta Yerushalmy, Juel D. Lane, Robert Moses, la Nappi cerca
una strada autonoma vincendo il
terzo posto al Netherlands Choreography Competition
2018.
Ima
è il nuovo lavoro che
propone alla Biennale Danza, composto “ispirandosi alla complessa
semplicità del vivere, che è
motivo del nostro andare avanti senza mai saziarsi”.
Ultima
star, in termini di tempo, a scuotere la scena della danza francese
ed europea degli ultimi dieci anni, Olivier
Dubois, che ha lavorato con
Sasha Waltz, Jan Fabre, Angelin Preljocaj, il Cirque du Soleil prima
di imporsi con la sua compagnia sulla scena internazionale, sarà a
Venezia con Pour sortir au
jour. Un
assolo intimo sulla memoria del corpo in cui si inscrive la storia
stessa dell’arte della danza. Un viaggio attraverso i frammenti di
oltre 60 spettacoli che dipanano la storia artistica di Dubois alla
ricerca dell’artista attraverso l’anatomia dell’interprete.
Incontri
nelle Sale d’Armi e conversazioni
dopo gli spettacoli con grandi artisti: un mosaico di immagini,
visioni, racconti, saperi per sollecitare un rapporto aperto alla
conoscenza e al confronto, anche con un pubblico consapevole,
sensibile alla ricerca dei diversi linguaggi espressivi.
Infine
un ciclo di proiezioni
di lungometraggi e cortometraggi in via di definizione sarà
all’Arsenale per allargare lo sguardo sul mondo della danza e anche
oltre la danza.
______ooOoo_______
Biennale
College - Danza
Avviato
nel 2012 in tutti i settori della Biennale di Venezia con l’obiettivo
di promuovere giovani artisti
offrendo loro di operare a contatto di maestri per la messa a punto
di nuove creazioni, Biennale College – Danza si è strutturato, con
Marie Chouinard, in due comparti, uno dedicato ai danzatori e uno
dedicato all’arte della coreografia.
Danzatori
- Dalle circa 100 richieste di partecipazione arrivate al bando
lanciato a novembre da 16 Paesi del mondo, la direttrice Marie
Chouinard ha selezionato 12 danzatori e danzatrici tra i 18 ai 25
anni: Styliana Apostolou,
Magda Argyridou, Giulia Cannas, Sandy Ceesay, Gaia De Martino, Toni
Flego, Silvia Galletti, Thalia Livingstone, Alice Ortona Coles, Elisa
Ruffato, Damiano Scavo, Luca Tomasoni.
Dal
20 luglio al 25 ottobre
2020 i danzatori del College
partecipano a un percorso
intensivo che integra
sessioni dedicate alla
consapevolezza del corpo (somatic
approach),
tecniche contemporanee, ricerca del movimento e interpretazione con
particolare riferimento al repertorio di un
coreografo contemporaneo, che
quest’anno saranno due: Marie Chouinard e Xavier Le Roy. Al
termine del percorso intensivo i
12 danzatori presenteranno
tre lavori
all’interno del 14. Festival
Internazionale di Danza Contemporanea:
una nuova creazione
ideata appositamente da Marco D’Agostin, In
Museum dal repertorio di
Marie Chouinard e una nuova versione, ideata appositamente per i
danzatori del College, del celebre Sacre
du printemps di Xavier Le
Roy (14 ottobre, Tese dei Soppalchi).
Coreografi
–
Dall’avvio del college
dedicato all’arte della coreografia nel 2017 sono
state prodotte 9 brevi coreografie originali.
I vincitori del bando
internazionale 2020 sono:
-
Silvia Giordano,
31 anni da Cividale del
Friuli
-
Emese Nagy, 30 anni da
Budapest
-
Melina Sofocleous,
23 anni da Cipro
A
ognuno di loro è affidata l’elaborazione di
una creazione libera e originale
di circa 20 minuti.
A questo scopo i tre coreografi ammessi saranno residenti a Venezia
dal 8 settembre al 25 ottobre
2020. Dopo una fase
propedeutica, dedicata all’analisi del meccanismo compositivo e
ideativo di Merce Cunningham – una fase che servirà da spunto per
la ricerca personale - i coreografi lavoreranno per 6
settimane consecutive alla
propria creazione con 7
danzatori professionisti selezionati:
Giorgia Bortoluzzi, Rebecca
Carluccio, Stefano De Luca, Ludovica Di Santo, Mathilde Fasciana,
Francesca Roini Andrea Scarfi.
In
questa fase di ricerca ed elaborazione delle 3 creazioni originali i
coreografi si potranno confrontare con esperti,
fra cui: Guy Cools
per la drammaturgia, Simone
Derai per la regia e
l’allestimento scenico, Sander
Loonen per le luci.
Le
tre creazioni saranno
presentate nelle
ultime due serate del 14.
Festival Internazionale di
Danza Contemporanea (24 e 25
ottobre Tese dei Soppalchi).
______ooOoo_______
Si
ringraziano il Ministero per i
Beni e le Attività Culturali
per il suo importante contributo e la Regione
del Veneto per il sostegno
accordato ai programmi dei Settori Danza Musica e Teatro della
Biennale di Venezia.
Da
oggi tutte le informazioni sulle attività 2020 dei Settori Danza
Musica e Teatro sono disponibili sul sito della Biennale di Venezia
www.labiennale.org
Intervento
di Marie
Chouinard
Direttrice
del Settore Danza
della Biennale di Venezia
AnD
NoW!
E
adesso è l’espressione
sacrale con cui si annuncia l’inizio di uno spettacolo
E
adesso, signore e signori, ecco a voi…
E
adesso, per il vostro gran piacere…
e
adesso
noi,
gli spettatori, abbiamo vissuto un’attesa comune
a
un tratto, l’e adesso del
presentatore le mette fine
trepidazione,
eccitazione, gioia, speranza
si
alza il sipario
e
adesso
siamo
nel vivo dello spettacolo
una
sequenza di istanti presenti che si concatenano
ciascuno
al presente
in
un presente che è perpetuo, fino alla fine
del
presente costruito proprio per noi
costruito
per mantenerci nella presenza per tutta la durata della
rappresentazione
per
mantenere la nostra presenza al presente
in
ciò che si sta creando lì, sotto i nostri occhi
bagliore,
rivelazione:
il
presente/vivente non è accessibile se non nell’incompiuto che si
compie infinitamente
scende
il sipario
l’opera
era destinata a evaporare
se
non nella nostra memoria
quanto
vale la nostra memoria
è
moneta?
acquista
valore con il tempo?
È
l’arte la più povera
ma
i suoi artisti vi diranno che abita nel baldacchino
più
vicino al cielo
memoria,
ma noi ci ricordiamo di molto poco:
qualche
immagine, un’impressione
quel
che resterà nella memoria somiglia forse proprio a ciò che
l’autrice aveva in sé prima
di
dare inizio alla sua creazione: un mare di sensazioni
e
qualche immagine folgorante
siamo
davvero coraggiosi e avventurosi, noi spettatori
perché
acquistiamo sempre un biglietto, riconfermiamo la speranza, l’atto
di fede
e
ci ritorniamo
i
momenti di grazia sono rari ma sublimi
meritano
la pena, a volte ci sembra, di aver perduto un po’ del nostro tempo
questa
perdita: un’accumulazione di speranza per la prossima volta
e
quando arriverà la grazia, verrà a devastarci in tutta la crudeltà
della sua bellezza
uno
spettatore conserverà con cura il programma, un altro il biglietto
una
spettatrice chiederà un autografo
un’altra
resterà alla discussione pubblica che segue
un’altra
tornerà rapida a casa
per
provare a danzare come quella che ha visto stasera….
io
c’ero !
ho
visto Steve Paxton, ho visto Louise Lecavalier, ho visto Marlene
Monteiro Freitas
ho
visto Carol Prieur, ho visto Benoît Lachambre,
io
c’ero!
Sarah
Bernhardt, vedendo Vaslav Nijinsky danzare, ha detto: “mio Dio, ho
paura”
E
saranno tutti con me, al momento di morire lentamente
Commenti
Posta un commento